venerdì 1 maggio 2009

S. GIUSEPPE LAVORATORE


Monaci Benedettini Silvestrini
Il Figlio del carpentiere


Celebriamo la memoria di san Giuseppe di cui non sappiamo molto. Giuseppe, anche lui, come la Madonna Santissima, l'uomo di fede, di fede e di speranza. Anche lui ha creduto, ha creduto alla parola, senza pretendere di capire tutto, come Maria. Il vangelo ci presenta proprio questa famiglia, famiglia di Giuseppe, una famiglia semplice... eppure Gesù sa parlare bene... anche se non ha studiato nelle scuole di Gerusalemme stupisce per la sua saggezza. Oggi la nostra attenzione però viene spostata al lavoro. San Giuseppe lavoratore... La reazione della gente di Nazaret, nel vangelo di oggi, a proposito della sapienza di Gesù fa pensare al capitolo del Siracide, che contrappone il lavoro manuale e la legge. La gente del popolo (operai, contadini) dice il Siracide, mette tutta la sua attenzione nelle cose materiali; lo scriba invece ha pensieri profondi, cerca le cose importanti e può essere consultato per il buon andamento della città. La gente di Nazaret si domanda: «Da dove mai viene a costui questa sapienza. Non è il figlio del carpentiere?», che non ha studiato e non può avere cultura? È chiaro: la sapienza di Gesù è sapienza divina ed egli ha assistito varie volte sul mistero di Dio che viene rivelato ai piccoli, ai semplici e nascosto ai sapienti ed ha criticato gli scribi che dicono e non fanno.
D'altra parte il Vangelo insiste anche sulla parola: è necessario, dobbiamo, accogliere la parola di Dio! E soltanto se ci ispiriamo alla parola di Dio il nostro lavoro vale, il nostro lavoro ha un valore costruttivo, costruiamo, creiamo il mondo con Dio. «Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre». Tutto quello che facciamo, tutti i lavori, lavori materiali, intellettuali, sia lo studio, sia la carità fraterna, lo facciamo per il Signore... Il Vangelo ci dice, che il nostro servizio deve essere sincero, umile, dobbiamo avere la disponibilità nella carità, tutto questo per essere uniti a Gesù, figlio del carpentiere, quel Figlio, che ha dichiarato di essere venuto a servire e non per essere servito. La vera dignità consiste proprio in questo, nel servizio dei fratelli, secondo le proprie capacità, in unione con Gesù, Figlio di Dio. Verifichiamo la nostra scala di valori, per renderla sempre più aderente ai pensieri di Dio.

L'intensità della vita interiore di un monaco si può misurare dal modo di accostarsi al lavoro, dalla pazienza nell'affrontare le fatiche e dalla capacità di utilizzare il tempo.Dalla Regola de "La fraternità di Nazareth"

Non si deve dire: «Ma io prego» per giustificare la propria pigrizia, il proprio orrore alla fatica. Coloro che evitano il lavoro adducendo questo pretesto ricordino bene ciò che dice l'Ecclesiaste: "Ogni cosa va fatta a suo tempo".Basilio il Grande

Nessun commento: