sabato 29 novembre 2008

LA PROFEZIA DI DON ORIONE SUL FEMMINISMO E L'ATTACCO ALLA FAMIGLIA SI E' AVVERATA

San Luigi Orione in maniera profetica aveva previsto, già all'inizio del secolo scorso, l'attacco alla famiglia al quale stiamo assistendo in questi anni ed ha avuto ragione anche sul tema del ruolo del femminismo nel mondo cattolico. Riportiamo di seguito un brano di un suo articolo, datato 1919, dove il santo parla proprio di questi temi.

Simile ad uno scolaro che lascia il collegio per andare in vacanza, dopo un lungo anno di reclusione, la donna si è trovata, dopo le più recenti invenzioni e specialmente durante questa lunga guerra, si è trovata lanciata in una vita di libertà, di movimento e anche di lavori che non aveva mai conosciuto.
La donna sino a ieri era rinchiusa nello stretto cerchio della vita della famiglia, e quelle che ne uscivano erano un'eccezione.
Oggi la donna entra da per tutto. Le donne del popolo entrano nelle fabbriche, ove non si richiede che destrezza e intelligenza, essendo la forza muscolare rimpiazzata dalla forza motrice della macchina. Oggi poi una quantità di nuovi impieghi sono dati alle donne: Le Scuole Elementari anche maschili e Superiori; sono date alle donne le Scuole Tecniche, i Ginnasi, i Licei, le Università sono aperte alle Professoresse; uffici di posta, di telefono, di telegrafo, esattorie, libri di conti, casse, tram elettrici, fattorine, ecc. tutti posti che avvezzano la donna a lavorare fuori di casa, a fare da sé, a entrare in competenza con l’uomo, ad essergli preferita; onde una nuova situazione sociale.
La donna è divenuta la maggioranza in tutti i paesi, e le donne non maritate saranno domani in Italia, le più numerose.
E’ cristiano, è caritatevole occuparsi del femminismo, o meglio della famiglia cristiana.
L'attacco contro questa fortezza sociale che è la famiglia cristiana, custodita e mantenuta dall'indissolubilità del matrimonio, ora latente ancora, vedete che domani diventerà furioso.
Il femminismo è una parte ed importantissima della questione sociale, e il nostro torto, o cattolici, è quello di non averlo compreso subito. Fu grande errore.
Il giorno in cui la donna, liberata da tutto ciò che chiamiamo la sua schiavitù, madre a piacer suo, sposa senza marito, senza alcun dovere verso chichessìa, quel giorno la società crollerà più spaventosamente all'anarchia che non abbi crollato la Russia al bolscevismo.
Troppa poca gente ancora comprende la questione femminista. Confessiamolo francamente, noi cattolici abbiamo trattato il femminismo con una leggerezza deplorevole. Si vanno ancora oggi ripetendo dai più severi i vecchi scherzi di Molière, le spiritosaggini dei Gaudissarts. Ma noi qui vediamo che il ridicolo non ammazza nulla, e meno che meno il femminismo. Esso si è insidiato da per tutto, formando leghe e comitati, ispirando riviste e giornali, trattando tutte le questioni che interessano la donna.

Da un articolo di san Luigi Orione del 18 maggio 1919 pubblicato sul periodico "La Val Staffora"




Ed ecco che oggi questa profezia si è avverata:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/01_Gennaio/17/caretto.shtml

http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=ilpuntodilp&video=990

Ecco un altro approfondimento:
http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=1302

Sarei curioso di sapere cosa ne pensate

sabato 22 novembre 2008

INTERVISTA A CLAUDIA KOLL

Intervista a Claudia Koll Dai microfoni di RADIO MARIA, 31 agosto 2007, a cura di ALBERTO DI GIGLIO
Alberto – Un caro e cordiale saluto da Alberto di Giglio. Sono in compagnia di Claudia, Claudia Koll. Tutti conosciamo Claudia per il suo impegno nell’evangelizzazione e nella testimonianza. È una artista, una attrice con una grande sensibilità, ma una artista anche dal cuore grande, che si apre al mondo, ai fratelli e ai bisognosi. Questa conversazione è dedicata a lei soprattutto prendendo le mosse da lei come artista, perché di Claudia si può parlare come artista, come attrice. Perché lei non ha abbandonato il lavoro, non ha abbandonato la propria attività teatrale, cinematografica e televisiva, che certamente non disprezza. Ma questo coniugato con la fede, con la sua testimonianza, con l’annuncio. Perché Claudia ha saputo cogliere quel bello che è dato a noi e che libera e salva, come dice Dostoevskij. E voglio introdurre la conversazione con Claudia con un brano tratto dalla Lettera agli artisti di Giovanni Paolo II: «Nessuno meglio di voi artisti, geniali costruttori di bellezza, può intuire qualcosa del patos con cui Dio, all’alba della creazione guardò all’opera delle sue mani. Una vibrazione di quel sentimento si è infinite volte riflessa negli sguardi con cui voi, come gli artisti di ogni tempo, avvinti dallo stupore per il potere arcano dei suoni e delle parole, dei colori e delle forme, avete ammirato l’opera del vostro estro avvertendovi quasi l’eco di quel mistero della creazione, al quale Dio, il solo creatore di tutte le cose, ha voluto in qualche modo associarvi». Ecco Claudia, volevo introdurti, soprattutto con questa lettura per sentire dalla tua viva voce come queste parole di Giovanni Paolo II si sono compiute e si è manifestato ciò che abbiamo ascoltato, nella tua vita di donna, di artista, di testimone.

Claudia – L’incontro con il Signore ha trasformato profondamente la mia vita e mi ha reso consapevole anche della mia piccolezza di fronte al Creatore. Ho scoperto di essere fragile, debole e bisognosa, non solo dell’amore di Dio, ma anche della sua forza. E quindi incontrando il Signore pian piano ho cominciato a conoscerlo e a scoprire la potenza del suo Santo Spirito. Questo Spirito Santo che è la tenerezza di Dio e la dolcezza di Dio, che dobbiamo imparare a pregare e a invocare. Perché è un balsamo per le nostre ferite. E veramente ci distacca dalla sofferenza e ci fa affrontare le cose con amore e con una serenità, con una tranquillità che solo Dio ci può donare. Io ho imparato anche che nel mio mestiere lui è di grande aiuto, e la stessa scena si può interpretare con l’aiuto dello Spirito Santo, e può dare qualcosa di diverso, un valore aggiunto importantissimo! C’è la presenza del Signore che tocca i cuori, che passa. E ho imparato che non è tanto importante essere bravi. Anzi, il modo di parlare di Dio è un modo delicato. È piccolo. E quindi quando mi lascio condurre da lui, ecco, mi accorgo che in quel momento sono anche quasi incapace di recitare una scena. E mi sento molto piccola. Perché il Signore utilizza i piccoli e fa parlare i piccoli. E quindi è importante con Lui non sentirsi troppo importanti, e quindi non utilizzare corde rumorose, che possono in qualche modo dare un senso della bravura, perché è una recitazione piena. E invece a volte il signore passa proprio nelle piccole cose, e parla ai cuori. Perché al Signore interessa parlare al nostro cuore, ma in maniera delicata e senza schiacciare nessuno, senza dominare.

Alberto – È poi lo scopo per cui siamo stati creati… San Ignazio dice nei suoi Esercizi spirituali: «L’uomo è creato da Dio Padre per lodare, riverire e servire Dio nostro, per salvare in questo modo la propria anima». E dice ancora il curato d’Ars, San Giovanni Maria Vianney: «Il compito dell’uomo è pregare ed amare. Questa è la felicità dell’uomo sulla terra». Ecco, con queste forti immagini di questi due testimoni della fede, lo potresti declinare nel corso della tua vita, del tuo modo di avvicinarti alla preghiera e a questa urgenza dell’amore? Perché sappiamo, ne parleremo più tardi di come sei stata raggiunta da questo messaggio dell’Amore misericordioso, della Divina Misericordia.

Claudia – Mah, la preghiera non è un modo per chiedere, ma è un modo per dialogare con il Signore. La preghiera è uno stare cuore a cuore con il Signore. Bisogna cercare di pregare sempre con il cuore e non troppo con le labbra. Mantenere quindi il cuore sempre rivolto a lui, anche mentre si fanno le cose nella casa, si riordina, si rimette a posto. Un modo di meditare il Rosario potrebbe essere proprio questo. Di leggere la parola di Dio che si riferisce al mistero del Rosario, poi pregarlo e lasciare operare questa parola dentro di noi, dopo aver pregato la decina, e fare le cose meditando ancora con il cuore e con la mente a quello che si è pregato. Cioè, rimanere in contatto con il Signore, sempre. Non perché si sta facendo qualcosa di diverso bisogna dimenticarlo. Ecco, questo “Gesù, confido in te!” vuol dire anche fare tutte le cose con Lui. Averlo come amico. E quindi la preghiera è un modo per parlare, per rimanere in comunione con lui. L’amore è il linguaggio di Dio! Dio è amore, e per rimanere in comunione con Lui dobbiamo rimanere nell’amore.

Alberto – Diciamo che questo tuo modo di comunicare, di testimoniare la preghiera, è anche in qualche modo un tuo criterio di discernimento. Perché sappiamo che noi ci troviamo dinnanzi a delle decisioni da prendere. A volte sono decisioni difficili. Ecco, volevo chiederti Claudia, qual è l’atteggiamento che tu adotti ogni volta che devi prendere una decisione? Quali sono i criteri di discernimento imprescindibili che ti permettono di dire questa è la scelta giusta per me?

Claudia – Mah, l’albero si vede dai frutti. Se poi la scelta è giusta lo si capisce anche vivendola quella scelta, vedendo appunto che frutti porta. Però normalmente cerco di leggere la Parola di Dio, ascoltare dentro il cuore cosa mi dice quella parola, e soprattutto consegno la mia scelta al Signore. E quindi cerco di non portare me stessa in quella scelta, ma di capire veramente se la volontà del Signore, e consegnargliela.

Alberto – poi c’è un rapporto particolare – l’abbiamo già accennato – con Maria, con il Rosario, con questa “dolce catena che ci rannoda a Dio”. Quanto è importante Maria nella tua vita di donna, di cristiana, di testimone e di artista?

Claudia – Maria è la figlia prediletta del Padre, di Dio Padre, e allora è alla sua scuola che impariamo a essere figli, figli nel Figlio, figli del Padre e figli di Dio! Il signore ama l’umiltà, ama la semplicità, la docilità al suo Santo Spirito. Quindi Maria ci insegna! Ecco, la scuola migliore è proprio quella del Rosario. Questa fedeltà al Rosario quotidiana, dove Lei opera. Opera. Ed è potente la sua intercessione con il Figlio. E quindi a volte, quando sento la mia fragilità, mi appello alla Mamma, perché so che Lei mi sostiene nelle mie debolezze e nelle mie fragilità, e sa come porgere la preghiera al Figlio. Sa come chiedere al Figlio. Ecco, San Giovanni della Croce mi ha insegnato un modo di pregare legato proprio a Maria. Maria, nelle nozze di Cana non chiede niente al figlio, ma presenta il problema, e dice al Figlio: «Non hanno più vino…». Questo credo sia il modo migliore per amare il Signore e chiedere. Cioè presentare il problema, ma lasciare libero il Signore di compiere la sua volontà. È il modo più bello, perché altrimenti mettiamo i paletti. Chiediamo secondo il nostro punto di vista, e invece bisogna lasciare libero, perché l’amore ha bisogno di libertà. e soprattutto è anche un modo molto umile, perché noi non possiamo capire veramente fino in fondo il senso della situazione che abbiamo davanti. E quindi glie la consegnamo al Signore. Ecco, questo è il modo con il quale cerco di rapportarmi al Signore, consegnando tutto a Lui: le gioie, i dolori, le sofferenze e anche le mie fragilità, le mie preoccupazioni, le mie incapacità di gestire delle situazioni. Ecco, questo riportare tutto a Lui… perché tutto gli appartiene. E confidare nella sua grazia, che tutto trasforma, tutto illumina, tutto rende bello. Perché il Signore è Bellezza, e trasforma tutte le cose! Anche la sofferenza Lui la sa rendere bella.Ecco, ho raccontato un episodio di un mio caro amico che conosco da un po’ di anni ormai. Lotta con l’Aids da 17 anni. Si chiama Ciro, e pochi giorni fa siamo entrati nel santuario della Divina Misericordia con una amica, e lui ci ha prese sotto il braccio e ci ha detto ridendo: «Non so perché, ma il Signore vuole che anche quando soffriamo siamo contenti». Ecco, in questa affermazione, che poi l’ha detta in una maniera che ci ha aperto il cuore e ci ha fatto ridere di cuore, c’è un piccolo segreto: cioè questa “perfetta letizia” di San Francesco. La fiducia completa in Dio che è amore e che vuole il nostro bene, e saprà trasformare tutto in un bene più grande. E allora con questa serenità dobbiamo affrontare la vita e consegnare tutto a Lui. Lui sa di che cosa abbiamo bisogno!

Alberto – Ci hai rivelato quindi, Claudia, che i cristiani, i credenti, sono in qualche modo nella situazione in cui si trovano – qualunque sia questa situazione – i testimoni, possiamo dire, i cantori della gioia e la esprimono nella loro vita. Ci sono molti cristiani musoni, tristi, col volto smunto, tristi, depressi, lamentosi. Tu sei riuscita a fare una diagnosi, a capire il perché di questo corto circuito spirituale?

Claudia – Abbiamo bisogno tutti di essere sempre guariti e sanati dal Signore. Abbiamo tante ferite nel cuore, e quindi queste dobbiamo consegnare al Signore, e chiedere. In questo caso chiedere proprio di accogliere la volontà di Dio con gioia. Ecco, ‘è un’altra preghiera che mi hanno insegnato, che è molto bella: «Maria, Madre del Buon Consiglio, insegnami ad accogliere con gioia la volontà del Figlio tuo!». Questo dobbiamo chiedere al Signore. Alberto – Molti letterati, scrittori, poeti, santi, hanno dedicato delle poesie, delle preghiere bellissime. Qual è la preghiera a Maria della letteratura, della patristica, che ti colpisce maggiormente? Magari ti viene in mente qualche strofa…

Claudia – Allora, c’è una preghiera di Dante che è un inno a Maria, che spesso si recita…

Alberto – Maria, figlia del tuo Figlio… Bellissimo!

Claudia – Posso leggervi qualche strofa?Vergine Madre, figlia del tuo Figlio,umile e alta più che creatura,termine fisso d’eterno consiglio.Tu sei colei che l’umana naturanobilitasti si, che il suo Fattorenon disdegnò di farsi sua fattura.Nel ventre tuo si raccese l’amoreper lo cui caldo, nell’eterna pace,così è germinato questo fiore.Qui sei a noi meridiana facedi caritate, e giuso intra i mortali,sei di speranza fontana vivace.Donna, sei tanto grande e tanto vali,che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disianza vuol volar sanz’ali!La tua benignità non pur soccorrea chi domanda ma molte fiateliberamente al dimandar precorre.In te misericordia, in te pietate,in te magnificenza, in te s’adunaquantunque in creatura è di bontate.

Alberto – Straordinaria! Ogni volta che si riascoltano queste parole, questa preghiera, ci sentiamo trafiggere il cuore. Credo che sia veramente una sintesi straordinaria di quello che è il tuo essere credenti oggi e anche la tua vita artistica, perché il modo con cui pronunzi queste parole, il modo in cui ti addentri, si sente proprio che c’è questo donare te stessa a Colui che ci ha donato la vita e anche i talenti che tu hai, e sono molti. Ma tra questi, appunto, c’è questo della comunicazione di questa Bellezza, di questa Bellezza nascosta. E mi viene in mente questa frase di Benedetto XVI che, rivolgendosi ai cristiani in una veglia di Pentecoste – la prima veglia di Pentecoste da Pontefice - «La bellezza di essere cristiani e la voglia di comunicarlo». Ecco, la comunicazione è un aspetto fondamentale, importantissimo, perché il cristiano non è colui che sta in una grotta, in un eremo, chiuso dentro casa come una monade, ma è colui che deve annunciare e testimoniare. Ma c’è anche un’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II, la Christi fidelis laici, ai cristiani laici appunto, che dice che tutti siamo chiamati a evangelizzare sulle strade del mondo attraverso i vari mezzi, che sono il cinema, la televisione, il teatro… Ecco, come senti questa esortazione nella tua vita? Quali sono le iniziative che hai già intrapreso in questa direzione e quelle che magari hai già in progetto? Sentivo dire che c’è in progetto uno spettacolo… sappiamo che tu non sei uscita dalle scene, ma sei un’artista, sei presente nel panorama artistico italiano.

Claudia – Mah, per quanto riguarda le testimonianze, l’evangelizzazione, la nostra fede dipende dalla predicazione. Quindi per me è una grande gioia e sento che il Signore mi arricchisce ogni volta che Lo testimonio. Non solo, è un’esperienza bella perché mi sostiene con il suo Spirito, con lo Spirito Santo. E quindi è come se fossi condotta dallo Spirito Santo, e non mi basta mai. E di conseguenza non mi fermo a testimoniarlo, perché ne sono innamorata dello Spirito Santo! Della sua dolcezza, della sua leggerezza. E sento che nello stesso tempo il Signore benefica anche quelli che ascoltano la testimonianza, e sono rafforzati nella fede. Del Resto il Signore ci ha lasciato questo mandato di testimoniarlo: «Andate in tutto il mondo…» Fino ai confini della terra! E sento anche che mi conduce Lui. In queste testimonianze mi conduce per mano. E d’altra parte, quando si incontra Dio è una tale forza dentro, che non si può tacere! È qualcosa che ti porta a dirlo a tutti. Perché prima ero nelle tenebre, oggi sono nella luce e so che esiste Dio, che ci aiuta, che è grande nell’amore, che ci sostiene nella sofferenza, che anzi nei momenti della sofferenza dobbiamo stringerci a Lui, perché Lui combatte per noi il male! E questo non lo posso tacere, perché l’ho sperimentato e lo continuo a sperimentare, e questo può aiutare altre persone. È un dono troppo grande, che non si può tenere per se. Perché, vedete, il Signore è un fuoco che brucia e ti porta con sé e ti conduce perché questo amore passi anche agli altri e venga riversato negli altri. E quando tu lo riversi agli altri, Lui te ne dona ancora. E quindi è entrare nel dinamismo dell’Amore trinitario. È veramente: «Amerai il Signore, tuo Dio, con tutte le tue forze, con tutta la tua mente, con tutta la tua anima. E amerai il prossimo tuo come te stesso».Così ha fatto il Signore con me. Io all’inizio non sapevo amarmi. Il Signore mi ha aiutato perdonandomi quando non ero in grazia e quindi non frequentavo la Chiesa, non ero una buona cristiana. E quindi nel momento di massima debolezza Lui si è chinato su di me e mi ha aiutata perdonandomi, e quindi in me è sgorgata una grande gioia, gratitudine per Lui, perché era come se mi ridesse una nuova vita, salvandomi. Ma questa gratitudine si è trasformata in amore man mano che lo conoscevo. E il Signore mi nutriva del suo amore, di sé. Attraverso poi i Sacramenti. Attraverso l’Eucaristia principalmente. E guidandomi con la Sua Parola in questo cambiamento di vita, in questa conversione, che non è altro che desiderare di essere sempre più immagine e somiglianza di Dio. Lasciare sempre più vivere Cristo in noi proprio attraverso l’Eucaristia. Questo Corpo del Signore che entra dentro di noi e ci trasforma.E poi pian piano ho cominciato a vederlo, a riconoscerlo. Gesù crocifisso, Gesù sofferente, nelle persone che soffrono. Ho cominciato quindi a amarlo concretamente con carezze, sorrisi, consolazione, negli altri. Poi pian piano ancora il Signore a mostrarmi che mi amava così com’ero. E mi ha insegnato ad amarmi. E così come mi ha insegnato ad accettarmi come sono, mi ha portato a guardare gli altri e ad amarli anche nelle loro debolezze. E quindi ha fatto – e sta ancora compiendo – un’opera di trasformazione del cuore. Il segreto è non sentirsi migliori degli altri, e quindi avere un atteggiamento sempre di umiltà e mai di sentirci, appunto, superiori agli altri. Questo bloccherebbe completamente il passaggio della grazia, e soprattutto impedisce poi che il Signore regni in mezzo a noi.

Alberto – Preghiera, testimonianza, annuncio, ma anche opere…

Claudia – Misericordia e fiducia in Dio e quindi diffondiamo anche “Gesù, confido in te”.

Alberto – Questo lo avevi accennato anche poco fa quando hai rivelato quasi il segreto di cosa muove tutto questo, questa spinta, questo slancio, questa necessità e il dovere di essere presenti dove c’è bisogno. E il segreto è appunto questo incontro con la divina Misericordia, questa rivelazione di Suor Faustina Kowalska, che è una delle priorità della tua vita di testimone e di cristiana. E sappiamo quanto tu cerchi di essere presente con questa realtà e di non sottrarti mai alla testimonianza della divina Misericordia. Com’è nato questo incontro con la sua spiritualità e questo messaggio: “Gesù, confido in te”? Sappiamo che reciti la coroncina della Divina Misericordia tutti i pomeriggi alle 15. Ecco, quale è il segreto e perché c’è questa urgenza? È qualcosa di imperioso questo messaggio della Divina Misericordia? Qual è stata la cosa che ti ha convinto maggiormente?

Claudia – Mah, il mio incontro con il Signore accaduto in un momento in cui non ero in grazia, ero in peccato mortale. Quindi io ho sperimentato la misericordia di Dio. C’è un Amore che è più grande del nostro peccato e che si china sulla nostra debolezza per rialzarci. Quindi mi sono sentita perdonata dal Signore proprio perché si è chinato in un momento in cui gridavo e chiedevo aiuto. E il Signore è intervenuto.Racconto l’episodio non perché mi piace esibire ciò che è accaduto ma perché è strettamente poi legato alla coroncina della Divina Misericordia. Ecco, il messaggio della Divina Misericordia io l’ho incontrato in un secondo momento dopo che avevo cominciato a camminare con il Signore. Avevo incontrato anche San Giovanni della Croce, Santa Teresina di Lisieux, che avevano cominciato a parlarmi del Signore. Santa Teresina soprattutto ha cominciato ad annunciare l’Amore Misericordioso. Quindi Santa Faustina con il suo diario è arrivata in un secondo momento, ma mi ha spiegato veramente molte cose da lei vissute con il Signore. La cosa che vi posso dire e che concretamente può avere un senso per voi, è la coroncina della Divina Misericordia. Quando io ho incontrato il Signore, la prima volta è accaduto nella mia stanza. Mi sono trovata da sola e attaccata da uno spirito del male, il quale mi ha proprio provocata dicendomi, ordinandomi… mentre il Signore è così educato e dolce, il male invece è autoritario. Comanda e schiaccia sempre. Cerca di dominare. Ecco, questo spirito mi ordinò di odiare. E in quel momento io sentii proprio di non appartenere a questa cosa, perché in tutta la mia vita, anche sbagliando, ho sempre desiderato amare e sentirmi amata. Quindi ho sentito in quel momento di rispondere, nonostante i miei molti peccati, come un fanciullo, semplicemente: “Io sono fatta per amare”. Non posso dimenticare questa mia risposta, perché mi ha parlato di Dio. Mi ha parlato dell’impronta di Dio che c’è dentro di me. Perché io ho capito di essere stata creata a immagine e somiglianza di Dio, in quel momento, quando ho sentito di non appartenere al male, ma anzi di sentirne repulsione.E la mia risposta è stata pulita, semplice, diretta. E anche questo mi ha parlato di Dio, pur con i miei molti pèccati. Quando ho risposto così, questa entità si è arrabbiata e mi ha detto che era la morte, e che voleva uccidermi. E ha cominciato a stritolarmi con delle spire, dal basso. Fisicamente sentivo dolore. Quindi ho cominciato a spaventarmi, perché ho capito la mia debolezza in quel momento. Il Signore mi ha fatto sperimentare attraverso questo episodio la mia povertà spirituale. Perché avevo tutto, e quindi non mi mancava denaro, anche i riconoscimenti da parte del mondo, ma quelli non mi potevano salvare in quel momento. E quindi mi ha fatto sperimentare la mia povertà e mi ha fatto capire che solo lui salva. Solo lui è la vita che vince la morte! E allora, in quel momento, mi sono rivolta a Dio, ho cominciato a pregare il Padre nostro tenendo fra le mani un crocifisso, perché da bambina ero andata a vedere un film, “L’esorcista”, e quindi sapevo della potenza di Cristo, della potenza della croce. Io non ne’avevo a casa di crocifissi, quello mi era stato regalato da un collega qualche giorno prima. Quindi pensate, il Signore aveva preparato la strada per la mia salvezza. E con questa croce in mano ho cominciato a camminare su e giù per la stanza per impedire a questa spira di continuare a salire. Quindi era un mio modo di combattere fisicamente e spiritualmente. Ero completamente rivolta a Dio. E quando il mio grido è diventato proprio un grido del cuore, la mia preghiera è diventata un grido, il Signore è intervenuto. Improvvisamente tutto era finito. Ho sentito solo una grande pace che scendeva dentro di me. E io cercavo Dio in cielo guardando dalla finestra, guardandomi intorno, ma noi il Signore non lo possiamo vedere, ma dai segni noi riconosciamo la sua presenza. Quindi questa pace profonda mi ha portato poi a ritornare in Chiesa, a confessarmi, a nutrirmi del Signore, dell’Eucaristia.Ma perché mi sono soffermata nel dettaglio su questa scena? Perché, che cos’è la coroncina della Divina Misericordia? Preghiamo il Padre, chiediamo misericordia al Padre per i meriti della passione e morte di Cristo. Ed è esattamente quello che ho vissuto nella mia stanza. Il Padre mi ha dato, mi ha concesso la misericordia e mi ha aiutato per un atto di misericordia. Quindi in quel momento io chiedevo misericordia al Padre per i meriti della passione e morte di Cristo. Io tenevo in mano un crocifisso, quindi Gesù intercedeva per me. Ecco perché diffondo anche il messaggio della Divina Misericordia e questa preghiera, perché ne ho sperimentato la potenza. La potenza della croce di Cristo, la potenza dell’intercessione di Cristo con il Padre. Perché Gesù ha pagato per i miei peccati e per i peccati di tutti quanti. Per le sue piaghe noi siamo stati guariti!

Alberto – Ecco, ti ringraziamo, Claudia, per ciò che hai detto. Vuoi leggere qualcosa del diario di suor Faustina?

Claudia – Sono le litanie attraverso le quali poi il direttore spirituale di Santa Faustina compose le litanie alla Divina Misericordia. «L’amore di Dio è il fiore e la misericordia è il frutto. L’anima dubbiosa legga queste considerazioni sulla misericordia e diventi fiduciosa.
Misericordia di Dio che scaturisci dal seno del Padre, confido in te.
Misericordia di Dio, massimo attributo della Divinità, confido in te.
Misericordia di Dio, mistero inconcepibile, confido in te.
Misericordia di Dio, sorgente che scaturisce dal mistero della Santissima Trinità, confido in te.
Misericordia di Dio che nessuna mente umana né angelica può comprendere, confido in te.
Misericordia di dio da cui scaturisce ogni vita e felicità, confido in te.
Misericordia di Dio, al di sopra dei cieli.
Misericordia di Dio, sorgente di miracoli e di eventi eccezionali.
Misericordia di Dio che abbracci tutto l’universo.
Misericordia di Dio venuta nel mondo nella persona del Verbo incarnato.
Misericordia di Dio che sei sgorgata dalla ferita aperta del cuore di Gesù.
Misericordia di Dio rinchiusa nel cuore di Gesù per noi e specialmente per i peccatori.
Misericordia di Dio imperscrutabile nell’istituzione della Santa Eucaristia.
Misericordia di Dio nell’istituzione della Santa Chiesa.
Misericordia di Dio nel sacramento del Santo Battesimo.
Misericordia di Dio nella nostra giustificazione per mezzo di Gesù Cristo.
Misericordia di Dio che ci accompagni per tutta la vita.
Misericordia di Dio che ci abbracci specialmente nell’ora della morte.
Misericordia di Dio che ci doni la vita immortale.
Misericordia di Dio che ci segui in ogni momento della vita.
Misericordia di Dio che ci difendi dal fuoco dell’inferno.
Misericordia di Dio che converti i peccatori induriti.
Misericordia di Dio, meraviglia per gli angeli, incomprensibile ai santi.
Misericordia di Dio insondabile in tutti i misteri di Dio.
Misericordia di Dio che ci sollevi da ogni miseria.
Misericordia di Dio, sorgente della nostra felicità e della nostra gioia.
Misericordia di Dio che ci hai chiamati dal nulla all’esistenza.
Misericordia di Dio che abbracci tutte le opere delle sue mani.
Misericordia di Dio che coroni tutto ciò che esiste ed esisterà.
Misericordia di Dio in cui tutti siamo immersi.
Misericordia di Dio, dolce sollievo dei cuori affranti.
Misericordia di Dio, unica speranza delle anime disperate.
Misericordia di Dio, riposo dei cuori e serenità in mezzo alla paura.
Misericordia di Dio, delizia ed estasi delle anime sante.
Misericordia di Dio che infondi speranza contro ogni speranza

Alberto – Bellissimo questo meraviglioso inno alla misericordia! Speriamo veramente che possa contagiare i tanti, tantissimi, amici in ascolto. Ma soprattutto per contrastare questa ondata di fango nero che ci invade attraverso i mezzi di comunicazione. Soprattutto la televisione. Karl Popper già diceva profeticamente che la televisione è cattiva maestra. E anche Pasolini in un modo pronunciato ci aveva avvisati sul pericolo della televisione. Appunto, come questi cattivi maestri, di questi profeti di sventure. Anche la Madonna a Medjugorje ha detto in più occasioni, non ricordo esattamente quali, di “Spegnere la televisione”.

Claudia – Io personalmente non la guardo la Tv, perché non ho tempo. Però so che quando mi è data la possibilità di testimoniare in televisione, molte persone sono beneficate. E questo perché è il Signore che opera, non sicuramente la mia piccola e povera persona. E quindi penso che dovrebbe dare più spazio – la televisione – ad argomenti alti, ad avere coraggio, a interrogare l’uomo, a parlare di Dio. Invece c’è una sottile censura nei confronti soprattutto di quello che riguarda Gesù. C’è una sottile censura… Non è dato spesso di parlare di Dio in televisione. E credo che gli dovrebbero dare più spazio.

Alberto – Soprattutto anche il modo di trattare la donna. Sappiamo come la donna è stata profanata, oltraggiata in televisione. Veline e quant’altro. Dinnanzi a questa desacralizzazione della figura della donna, della femminilità, tu hai una proposta, che poi è una tua diretta testimonianza di vivere la femminilità, una femminilità vissuta in un modo diverso, nuovo. Ecco, ci puoi dire come si può vivere questa femminilità in un modo puro, bello? Claudia – Eh, bisogna fare un cammino con il Signore! Poi lui guarisce le ferite del corpo e dell’anima e pacifica anche molte nostre contraddizioni. Personalmente Maria mi ha accompagnato in questa trasformazione dove è fondamentale capire che si è tempio di Dio. E quindi il corpo va rispettato. C’è una dignità che va al di là di quello che noi immaginiamo, perché Gesù ha dato la sua vita per la nostra salvezza. E quindi siamo preziosi agli occhi di Dio, e siamo importanti. E quindi non possiamo disprezzarci e disprezzare li altri. Ma questo è un cammino. È un cammino profondo che bisogna fare con il Signore, anche per recuperare un rapporto con noi stessi, con la nostra interiorità. E quindi di conseguenza anche guardare gli altri con altri occhi. Io ho una femminilità pacificata, meno aggressiva. Capisco che non è dominando che si entra nel cuore dell’altro, ma è amando. E l’amore è qualcosa di misterioso, ma anche semplice.

Alberto – Claudia, siamo verso la fine della nostra conversazione e… c’è un altro segreto, diciamo, che… già lo abbiamo rivelato, la preghiera, la testimonianza, ma è di avere questa familiarità, questa assiduità con la Sacra Scrittura. Perché forse chi ci ascolta, ma anche tra i cristiani c’è poca familiarità con la Bibbia e con i Vangeli. Invece so che per te è un nutrimento costante e quindi anche fecondo, perché si vede proprio dal modo che tu hai di esprimerti, addirittura di percepire, di concepire il tempo, diciamo, in modo diverso. Perché la Sacra Scrittura ci fa in qualche modo entrare in una dimensione diversa e travolge quell’ansia, quegli appetiti smodati che ci impediscono di comprendere e di fare pieno discernimento. Ecco,, se volevi dire qualcosa sul tuo rapporto con la Sacra Scrittura per comunicare questa bellezza, appunto, di recuperare, di ricominciare dai Vangeli, dalle Scritture.

Claudia – Mah, mi fa ritornare coi piedi per terra, la Scrittura. Perché quando ti fermi a leggere ricuperi anche il rapporto con te stesso. E quindi anche quando vedi cose troppo negative, ecco, si dissipano le tenebre leggendo la Sacra Scrittura. Soprattutto la passione di Cristo. Mi è capitato, per esempio, in un viaggio, in uno di questi miei spostamenti in aereo, di sentirmi stanca, affaticata, magari anche nello spirito. E proprio in aereo ho letto la passione di Cristo. Mi sono soffermata sulla sofferenza di Cristo, e quando sono scesa, sono rinata. Avevo una forza, una luce e appunto un sorriso, una apertura che prima non avevo. Quindi capisco che la Parola di Dio è viva, è penetrante e opera. Bisogna solo trovare il tempo per lasciarla agire, operare, per lasciarla parlare al nostro cuore.

Alberto. Se vogliamo comunicare a chi ci ascolta la bellezza di questo approccio, soprattutto leggendo… Ecco, ti propongo di leggere un brano a tuo piacimento, proprio per comunicare questo godimento nel sostare, nel fermarsi su questa lettura.

Claudia
Ecco, dal Cantico dei Cantici di Salomone: «Mi baci con i baci della sua bocca! Si, le tue tenerezze sono più dolci del vino. Per la fragranza, sono inebrianti i tuoi profumi, profumo olezzante è il tuo nome, per questo le giovinette ti amano. Attirami dietro a te, corriamo! Mi introduca il re nelle sue stanze; gioiremo e ci rallegreremo per te, ricorderemo le tue tenerezze più del vino. A ragione ti amano!» (Cantico dei cantici, cap. 1)

Alberto – Benissimo! Grazie Claudia per questa tua disponibilità, per questa tua testimonianza, per questo impegno, e soprattutto per questo godimento spirituale che ci hai regalato con questo approccio bello, intenso, con questa bella interiorizzazione della parola di Dio, con la preghiera e i sacramenti. Ecco, soprattutto per questo modo nuovo che tu hai trovato di declinare la tua professione, attraverso la Parola di Dio e la testimonianza a questo Amore Misericordioso che ti ha conquistata e ti ha trafitto il cuore. E tu ti sei aperta con cuore grande, con cuore generoso. Desidero quindi salutarti con le parole di papa Giovanni Paolo II, presto beato, che sappiamo ti è molto caro e che lo preghi molto. Ecco, proprio per la tua attività professionale e per continuare questa testimonianza così bella, così profonda, così benefica.È la bellezza che salva! Ecco, siamo alle soglie del terzo millennio e Giovanni Paolo II la scrisse appunto nel 1999. questa lettera, della quale abbiamo letto un brano all’inizio: «Auguro a tutti voi, artisti carissimi, di essere raggiunti da queste ispirazioni creative con intensità particolare. La bellezza che trasmettete alle generazioni di domani sia tale da destare in esse lo stupore di fronte alla sacralità della vita e dell’essere umano. Di fronte alle meraviglie dell’universo l’unico atteggiamento adeguato è quello dello stupore». Con queste parole, Claudia, voglio salutarti, ti ringrazio e saluto i nostri amici in ascolto.

Claudia – Che il Signore vi colmi del suo amore!... Gesù, confido in te!

Alberto – Ecco, era Claudia Koll. Cari amici in ascolto Alberto di Giglio vi saluta.

sabato 15 novembre 2008

LA PACE DEL CUORE

La pace del cuore Epoca d’inquietudine questa, d’ansie e paure. La ricerca e la custodia della pace del cuore rappresentano quel traguardo che le nostre vite di corsa ed alla ricerca di senso, pur senza saperlo, tentano di raggiungere. Queste note non sono che l’indicazione di un cammino che acquisterà senso passo dopo passo, percorrendolo mano nella mano con il Cristo. Come in altre situazioni qui, ancora di più vale quanto Egli stesso disse “Senza di me non potete fare nulla”. Lui solo è la pace vera, il riposo del nostro andare e del nostro cercare. Trovandolo Lui la sua pace “dimorerà nei nostri cuori”. Innanzitutto è necessario dire che la pace del cuore è frutto di una lotta, di una fatica, non si può pensare di acquisirla o riceverla senza percorrere un cammino. Ciò per una ragione molto semplice e nello stesso tempo drammatica: il male vi si oppone con forza e decisione perché Dio “dimora nella pace ed è nella pace che opera grandi cose” (Lorenzo Scupoli). E’ l’esperienza che ha fatto Gesù per primo – dalle tentazioni nel deserto sino alla croce – e che i santi hanno vissuto altrettanto duramente sulla loro pelle. Ciò, però non deve spaventare, perché Cristo ha vinto peccato e morte, ha vinto il male ed il Demonio. Vediamo allora alcuni “accorgimenti” per smascherare la tentazione e progredire verso l’approdo.
1. Cominciare….. Spesso nella nostra vita cristiana accade che sbagliamo combattimento, che male orientiamo i nostri sforzi. Ci troviamo a combattere si di un terreno in cui il male ci ha condotto e sul quale può vincere e non là dove il combattimento è possibile con l’aiuto di Dio e dove, per questo, siamo sicuri di poter vincere. Il primo passo, dunque, è capire dove condurre la lotta, contro cosa è saggio combattere e dove orientare i nostri sforzi. Il primo grande inganno su cui è necessario fare chiarezza è che il traguardo da raggiungere non è la perfezione, il non avere difetti o limiti, il non cadere mai, il non avere debolezze. Se combattessimo in questo orizzonte è certo che saremmo sconfitti ed ogni caduta, ogni peccato, ogni errore ci condurrebbe, immancabilmente, allo scoramento, alla delusione, ed alla fine all’abbandono della lotta. Il Signore conosce perfettamente le nostre debolezze e le nostre fatiche, il nostro limite Lui che si è fatto uomo e medico dell’uomo. La vera lotta spirituale, invece, consiste nel non abbattersi, demoralizzarsi, turbarsi nel constatare la nostra debolezza ed il nostro errore. Perché è proprio quando sono debole che sono forte, bisogna dunque approfittare delle cadute per rialzarsi il più velocemente possibile. Il primo obbiettivo della lotta spirituale è imparare a custodire il proprio cuore nella pace in tutte le circostanza, anche in caso di sconfitta.
2. Ragioni per cui si perde la pace del cuore Il primo “campo di battaglia”, il luogo dove più facilmente si perde la pace del cuore è il pensiero, i pensieri. Ci scopriamo spesso ad opporre pensieri cattivi a pensieri buoni che ci aiutino a rasserenarci. Il punto di partenza indispensabile su questo fronte è questo: tutte le ragioni che ci fanno perdere la pace del cuore sono cattive ragioni. Questa certezza non proviene dall’esperienza umana, mondana, ma dalla fede in Colui che ci ha promesso che, laddove ci preoccupassimo del Regno di Dio, sarà Dio stesso a preoccuparsi di noi. Cercare, e anche eventualmente trovare, la pace così come la dà il mondo non è né duraturo né saldo. E’ un pace effimera che presto o tardi crolla (sicurezze economiche, affettive, sociali, di compromesso).
3. Là dove la pace abita La pace interiore, al di là di qualunque accorgimento o tecnica deriva principalmente da un unico fattore: l’atteggiamento che abbiamo nei confronti di Dio. L’uomo che si oppone al dono di Dio, al suo amore, al suo desiderio di avere una relazione non avrà mai pace del cuore. Al contrario chi cerca Dio, cerca di portare altri a Lui, di testimoniarlo con la vita e con la parola è aperto al dono della pace. A queste due opposte situazioni corrisponde un antitetico atteggiamento da parte del Demonio. In Colui che è lontano da Dio instillerà una falsa pace, una apparente tranquillità. Al contrario chi al Signore è vicino, desidera essergli vicino, sarà indotto in agitazione, in stati che portano alla perdita della pace: false paure, scrupoli etc. Dio, invece, conferma nella pace quanti si sono avvicinati al suo cuore e dona una sana inquietudine a coloro che ne sono lontani. L’atteggiamento corretto, dunque, è quello dell’uomo di buona volontà che mantiene il suo animo stabile nell’amore a Dio. La conditio sine qua non per avere e mantenere la pace del cuore è l’abituale determinazione a dire sì a Dio in ogni circostanza. Ciò si traduce nell’allontanarsi da quanto ci allontana da Dio e nell’essere santamente inquieti nella tensione a corrispondere all’amore di Dio riconoscendone i segni. Questo è quanto Dio domanda: questo desiderio, questa tensione a Lui, al Suo amore. Non la realizzazione, ma la continua tensione verso, lo sguardo verso quell’orizzonte.
4. Reagire a quanto ci fa perdere la pace.
a. Non fiducia in Dio. Solitamente la pace si perde guardando al futuro: timore di perdere o non raggiungere qualche cosa o determinate situazioni di vita nostre o di coloro che amiamo, paura di non liberarsi mai da un pesante o faticoso passato o presente. Il vangelo di Matteo ci ricorda che: “Chi vorrà salvare la propria vita la perderà” dicendoci così che il modo certo per perdere la pace del cuore è la preoccupazione di “assicurare” la vita con le sole forze umane. Questo accade, principalmente, perché non si ha reale fiducia in Dio, nella possibilità che Egli intervenga nella concreta vita di tutti i giorni e che il futuro particolare di ognuno non gli interessi o, peggio, non gli appartenga. Questa sfiducia è poi mascherata con un falso atteggiamento di maturità, capacità di assumere responsabilità, orgoglioso isolamento. Eppure un bambino non agisce così e non dubita mai del Padre. A motivo di un falso “dolorismo” e di un errata comprensione della croce di Cristo dubitiamo che Dio davvero ci possa rendere felici già qui ed ora. Questa diffidenza è la traccia del peccato originale, ci accomuna tutti sino a farci dire o Io o Dio così come disse Adamo. Questo avviene, nella maggioranza dei casi, perché non siamo capaci di vedere Dio all’opera intorno a noi, nella nostra vita e ciò si verifica perché ribaltiamo l’ordine logico e teologico del nostro pensare ed agire. Desideriamo credere solo dopo aver visto. Il modo di agire e di pensare di Dio è, invece, opposto. Prima è necessario credere e poi si sperimenta la Provvidenza di Dio. Così i miracoli che Gesù ha fatto, così la vita dei santi: “Dio dona nella misura che noi attendiamo da Lui” scriveva S. Giovanni della Croce. Non credendo nella Provvidenza di Dio non se ne fa esperienza e non facendone esperienza non si crede. Abbandonandosi a Dio, invece, si scoprirà che Egli è molto più generoso delle nostre stesse aspettative!
b. Paura della sofferenza. Abbandonarsi a Dio non significa non soffrire. Gesù ha mostrato con la sua vita, non solo con la morte di Croce, che la sofferenza talora è necessaria, e quindi permessa da Dio. Tuttavia, come ricorda S. Teresa di Gesù Bambino, Dio non permette mai delle sofferenze inutili. Come reagire a questi e agli altri possibili fattori che nell’esperienza della vita ci fanno perdere la pace? Con uno sguardo su Cristo contemplativo. Esso è uno sguardo di fede e di amore su Gesù, senza troppe speculazioni intellettuali o ragionamenti né calcoli. Lo sguardo meravigliato ed amoroso del bambino. Con la frequentazione a Lui ed alla sua parola, piano piano, abiterò il nostro cuore e nello Spirito dona quelle certezze che fugano paure ed ansie. Non si tratta di un processo psicologico ma di amore che abita il cuore amando. Evidentemente tanto più il cuore è ingombro di altro tanto meno può essere abitato dallo Spirito. Ciò che non abbandoneremo – in senso spirituale, prima ancora che reale – continuerà a renderci inquieti. E’ necessario lasciare tutto non per tutto perdere ma affinché Dio gestisca il necessario. E’ infatti una delle tentazioni peggiori quella di pensare che Dio chieda per distruggere o togliere o prendere per sempre. La disponibilità che Dio chiede non è mai per la morte, ma per la vita. Se qualche cosa effettivamente sarà tolto sarà la cellula cancerosa, anche se tale non sembrava, ma che avrebbe alla lunga fatto ammalare ed ucciso tutto il corpo. E quando questo dovesse accadere, in un sereno abbandono al Signore, Egli non farà mancare la forza necessaria al distacco. L’abbandono, in ogni caso, non è facile né naturale, è una grazia che deve essere chiesta a Dio che non la rifiuterà perché, certamente, essa è nel suo desiderio. Chiedere, dunque, con la fede di essere ascoltati e la perseveranza di chi sa che i tempi del Signore non sono i nostri.
c. Mi manca qualche cosa. Una tentazione in questa fase si insinua facilmente: quella di pensare che ci manchi qualche cosa ora, nel nostro oggi, e che questo qualcosa non possa che bloccarci. E’, appunto, una tentazione. Ogni momento abbiamo l’essenziale per crescere nella fede e spiritualmente. Se questo non ci è evidente la causa, molto probabilmente è dal cercare nel nostro guardare. L’essere centrati su se stessi, molto banalmente, è ciò che impedisce di essere centrati altrove, in Dio.
d. La sofferenza di chi amiamo. Essa ci turba, sentiamo spesso impotenza nei confronti del male, fisico o spirituale, che assale i nostri cari. Il nodo da risolvere, in questi casi, è quale sia l’amore che proviamo per loro, se esso viene da Dio oppure no e, quindi, finisce per non essere amore. Se la sofferenza di cui parliamo è tale da farci perdere la pace del cuore ciò significa che il nostro amore non è ancora del tutto fondato in Dio. Ciò che vale per noi, infatti, vale anche per coloro che amiamo. La compassione, per essere autentica, deve essere radicata nell’amore (volere il bene secondo il cuore di Dio), altrimenti è radicata nel timore (avere paura della sofferenza in sé, di perdere qualche cosa o qualcuno). La preghiera, in questo caso, non è l’ultima possibilità, è il primo bene da cercare ed in cui perseverare. La vera compassione è, prima di tutto, comunicazione di pace che fonda la speranza e dona la serenità.
e. I difetti degli altri. Senza dolcezza e tranquillità coloro che sono intorno a noi, a maggior ragione se limitati, non progrediranno mai. Solo lo Spirito è capace di condurre al Bene chi vi è lontano e lo Spirito non abita chi si adira e perde la pace a motivo delle mancanze altrui. Il buon proposito e la buona fede, in questi casi, non coprono alcunché, anzi sono abili maschere con cui il Male vanifica ogni sforzo. Più genericamente possiamo dire che un desiderio, che pare in sé eccellente, se ci fa perdere la pace non viene da Dio. Dobbiamo desiderare qualsiasi cosa, anche la conversione di altri, in modo tale che la mancata realizzazione di questo desiderio non ci faccia perdere la pace. Giova qui ricordare che la pace del cuore non è affatto quietismo ma la fiducia che, alla fine, Dio è Signore di tutto e tutto lui conduce. Di qui nasce l’esigenza di essere pazienti, sia con se stessi sia, soprattutto, con l’altro e gli altri da noi. Dio ama tanto me quanto quelle situazioni e persone che mi sono care e, dunque, perché volere anticipare i suoi tempi? Spesso ciò accade perché manchiamo di fiducia e, sottilmente, pensiamo di saperne più di lui. La verità è l’esatto opposto!
f. Il peccato, gli scrupoli. Un criterio molto importante per guardare serenamente a se stessi è che non tutte le critiche mosse dalla nostra coscienza vengono dallo Spirito. Spesso hanno altra origine: orgoglio, vanagloria, erronea rappresentazione di se stessi e del bene. Di fronte al peccato ciò che è più grave non è il fatto in sé, l’azione o l’omissione, ma l’abbattimento che ne deriva. E’ cresciuto spiritualmente non chi non pecca più ma chi si rialza subito dopo averlo fatto! In questi casi non ci si deve auto-punire stando lontani da Dio, ma è l’esatto opposto quanto si deve fare. Cercare subito la pace del cuore facendolo riposare in Dio Amore.
g. Le decisioni da prendere. Vi sono dei casi in cui la volontà di Dio è espressa, altri in cui – le decisioni di minor conto – non lo è così chiaramente o non lo è affatto. Facilmente si perde la pace nel desiderio di “fare la volontà di Dio”. Egli ci ha lasciati e ci lascia liberi, dunque non dobbiamo semplicemente fare quanto ci dice ma liberamente fare cercando la Sua volontà. Questo fa di noi persone libere ma non autosufficienti. E’ importante il consiglio di altri, lo studio delle situazioni, la pazienza nell’attendere i risultati, la perseveranza nella ricerca. Questa è, prima di tutto, la volontà di Dio, il metodo che Dio desidera per chiunque. Scriveva suor Fuastina Kowalska che, una volta fatto tutto quanto si è detto con onestà che se l’indecisione permane: “[…] qualunque cosa io faccia andrà bene, visto che ho l’intenzione di fare del mio meglio”. Dobbiamo accettare di poter sbagliare, e farlo ogni tanto non di proposito ovviamente, ci rende umili di fronte agli altri e ci ricorda che senza Dio non possiamo fare nulla, che senza di Lui il raccolto va disperso. Una classica tentazione del Maligno è quella di farci perseguire imprese belle e nobili ma totalmente fuori della nostra portata. Ciò allo scopo di scoraggiarci e di farci perdere la pace del cuore e la perseveranza nelle piccole imprese buone che quotidianamente portiamo avanti. La tentazione del non fare abbastanza per Dio o che quello che facciamo non lo facciamo per Lui è sempre in agguato: per smascherarla è sufficiente verificare se questi pensieri ci fanno perdere o no la pace del cuore.
5. Regole d’oro. E’ perfetto colui che ama di più, non chi è perfetto! Saremo santi quando le nostre imperfezioni, incapacità e limiti saranno fonte di gioia e serenità nella fiducia e nell’abbraccio della misericordia di Dio. Se non sei capace o non puoi grandi cose non ti scoraggiare, sei certamente capace di piccole ed è in quel poco che il Signore valuterà e premierà la tua fedeltà. La pace con cui porterai avanti la tua quotidianità, con costanza ed amore, sarà il luogo dove il Signore ti incontrerà: ci ricorda S. Paolo, l’apostolo, il missionario, il sanguigno persecutore dei cristiani e poi lo zelante testimone del Cristo risorto sino agli estremi confini della terra che non bisogna angustiarsi per nulla ma esporre a Dio le nostre richieste con preghiere, suppliche e canti e ringraziamenti e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori ed i vostri pensieri in Cristo Gesù (Lettera ai Filippesi 4, 6-7)

(testo ispirato, condotto e guidato da JACQUES PHILIPPE, La pace del cuore, EDB)

lunedì 10 novembre 2008

CHIEDETE A GESU' DI GUARIRE LE VOSTRE FERITE

Cari figli, oggi vi invito in un modo speciale a prendere la croce nelle mani e a meditare sulle piaghe di Gesù. Chiedete a Gesù di guarire le vostre ferite, che voi, cari figli, avete ricevuto durante la vostra vita a causa dei vostri peccati o a causa dei peccati dei vostri genitori. Solo cosi capirete, cari figli, che al mondo è necessaria la guarigione della fede in Dio creatore. Attraverso la passione e la morte di Gesù in croce, capirete che solo con la preghiera potete diventare anche voi veri apostoli della fede, vivendo nella semplicità e nella preghiera la fede che è un dono. Grazie per avere risposto alla mia chiamata! Messaggio del 25 marzo 1997

Oggi vi invito in un modo speciale a prendere la croce nelle mani e a meditare sulle piaghe di Gesù Sappiamo tutti che Maria ebbe il coraggio di restare ai piedi della Croce di suo Figlio. Portò la croce e la sofferenza di Gesù con amore e con fede e così anche lei fece l'esperienza della morte. Certamente, nel momento in cui Gesù pregava per i suoi nemici, anche il cuore di Maria stava pregando assieme a Lui. Come Lui aveva perdonato, anche lei perdonò. Lei sa quindi quanto è importante la croce per noi e ci ha chiesto in molti messaggi di pregare al cospetto della croce. Ci ha detto che dalla croce vengono molte grazie, che dobbiamo meditare sulla Passione di Gesù e pregare di riuscire a portare le nostre croci come Lui ha portato la sua, con amore e pazienza. La Passione e la Morte di Gesù sulla Croce sono la migliore dimostrazione del suo grande amore. Gesù era innamorato di noi ed era pronto a morire sulla croce per noi. Una volta qualcuno disse che si può credere solo nell'amore crocifisso. Contemplando le piaghe di Gesù possiamo capire quanto ci ha amato e ci ama ancora. Sappiamo anche che mostrando le sue piaghe a Tommaso, Gesù rimosse ogni dubbio del suo discepolo e che allora Tommaso cadde in ginocchio e disse: "Mio Signore, mio Dio". Spero quindi che anche noi facciamo lo stesso e prendiamo la croce fra le mani per scoprire il suo amore per noi.
Chiedete a Gesù di guarire le vostre ferite, che voi avete ricevuto durante la vostra vita a causa dei vostri peccati o a causa dei peccati dei vostri genitori Questa è la prima volta che Maria ci dice di rivolgerci direttamente a Gesù per essere guariti. Le nostre ferite sono causate dal peccato, non solo dal nostro, ma anche da quello dei nostri genitori. Questa frase potrebbe essere oggetto di una psicoanalisi, ma certo sarebbe inutile. Anche se sappiamo quali sono i nostri peccati, quali sono i peccati dei nostri genitori, questo comunque non ci aiuta a guarire le nostre ferite. Ad esempio, quando ci rompiamo una gamba e sappiamo in che punto si è rotta, questa consapevolezza non ci risparmia dal dover andare da un dottore. Non è fondamentale che ci analizziamo, ma che invece preghiamo per ottenere la guarigione delle nostre ferite. Tutti sappiamo bene che non siamo amati abbastanza e che la mancanza dell'amore dei nostri genitori ci ha inferto delle ferite. E quelle ferite hanno poi causato anche il nostro peccato. Con queste parole Maria non vuole annunciarci che siamo dei peccatori, ma che da peccatori dobbiamo pregare per la guarigione. Quante storie sentiamo di persone che non sono state amate dalla madre o dal padre? O i cui genitori hanno divorziato o il cui padre era alcolizzato, o che non aveva tempo per i suoi figli perché lavorava sempre? O che era troppo severo, e così via. Tutto questo provoca delle ferite al cuore ed è qui che dobbiamo stare attenti. Non dobbiamo crearci un'immagine di questo tipo quando pensiamo al Padre celeste. Molti sono diventati atei o hanno smesso di pregare perché si sono fatti un'immagine di Dio sull'esempio dei loro genitori e del loro comportamento. Guarendo le nostre ferite, invece, riusciremo a costruire un'immagine dei nostri genitori sul modello dell'immagine di Dio. E per questo è tanto importante che preghiamo per la guarigione delle nostre famiglie. È sicuro che spesso pecchiamo l'uno contro l'altro di debolezza, ma anche di malizia. Non dobbiamo giudicarci a vicenda, ma pregare l'uno per l'altro.
Solo cosi capirete che al mondo è necessaria la guarigione della fede in Dio creatore Il mondo ha un disperato bisogno di guarire nella fede. Uno dei primi messaggi che Maria ha dato ai veggenti è stato che è venuta a dirci che Dio esiste e per aiutarci. Possiamo far risalire tutto alla fede o alla mancanza di fede. Chi crede sarà anche capace di amare e chi è capace di amare sa anche pregare, perdonare ed avere la pace. Coloro che invece non credono e la cui fede è ferita non potranno farlo mai. Sappiamo bene che l'orgoglio domina il nostro mondo e che molti si comportano come se fossero loro i creatori. Specie i progressi della tecnologia possono ingannare l'uomo, facendogli credere di essere il responsabile della creazione. Ma la verità non sta qui. Dio ha creato ogni cosa e ha dato all'uomo l'intelligenza per scoprirlo. Tutte le scoperte della tecnologia non sono altro che la scoperta di ciò che Dio ha posto nella natura e nel mondo materiale. Quindi, l'uomo non ha davvero nessun motivo di inorgoglirsi, o di credersi grande, ma ha invece ragione di essere grato per tutto ciò che Dio Creatore gli ha dato E quando Dio Creatore avrà preso il primo posto nella nostra vita potremo dire che la nostra fede è stata guarita, e allora anche il mondo intero sarà guarito.
Attraverso la passione e la morte di Gesù in croce, capirete che solo con la preghiera potete diventare anche voi veri apostoli della fede Sono le parole più adatte alla Pasqua. Prendendo gli apostoli come esempio lo comprenderemo meglio. Il Venerdì Santo tutti loro, ad eccezione di Giovanni - colui che Gesù amava in modo speciale - fuggirono a nascondersi, abbandonando Gesù per paura. Dopo aver trascorso quel giorno nel terrore, giunge la mattina di Pasqua. Gesù viene a loro e le sue prime parole sono: "Non abbiate paura. La pace è con voi. Sono io". Quello fu l'inizio della guarigione della fede degli Apostoli. Poi, dopo che ebbero pregato assieme a Maria per nove giorni e che lo Spirito Santo fu sceso su di loro, ebbero la pienezza dei doni e divennero veri Apostoli, che dettero la loro vita per Gesù e furono pronti a fare tutto per diffondere la Buona Novella. Questo è ciò che Maria desidera per ciascuno di noi e lo otterremo solo meditando sulla Passione e la Morte di Gesù, solo rispondendo all'amore di Gesù con il nostro amore e cominciando a pregare seriamente. La preghiera guarisce la nostra fede e ci farà diventare veri apostoli della nostra fede. E solo così potrà guarire la fede del mondo. Se noi, le nostre famiglie, le nostre comunità, le nostre parrocchie e tutta la Chiesa avranno la guarigione della fede, anche gli altri la cui fede è ferita potranno essere guariti. Maria poi dice...
Quando nella semplicità e nella preghiera vivete la fede che è un dono La semplicità è certamente una virtù e chi ama sarà in grado di vivere semplicemente la sua fede. L'amore è semplice e la semplicità viene dall'amore. Chi ama non complica il suo rapporto con gli altri, perché sa capire subito, senza bisogno di ricorrere alle parole. Chi ama vede e non ha bisogno di essere chiamato spesso, prima che venga ad aiutare. Chi ama vede subito dove può impegnarsi e cominciare ad aiutare. Non è difficile rendersi conto che quando non si ama qualcuno, tutto si complica, anche il dialogo con lui e i nostri sentimenti nei suoi confronti. E anche l'aiuto che possiamo offrirgli diventa complicato. La preghiera è certamente una chiave, perché chi prega incontra Dio e chi lo incontra crede in Lui e lo ama e comprende che la sua fede è un dono. Chi giunge all'amore attraverso la sua fede guarita diventerà un Apostolo, e di veri Apostoli ce n'è un gran bisogno oggi nelle famiglie, nelle comunità e nelle parrocchie. I programmi che il Santo Padre ci ha suggerito per i prossimi tre anni necessitano di veri Apostoli. Quest'anno, che è stato consacrato al Figlio, necessita di uomini che credano che Gesù sia il Signore Risorto, che siano innamorati di Gesù e facciano di tutto per farlo conoscere anche agli altri. Poi, con amore per Gesù, potremo celebrare degnamente anche gli anni dello Spirito Santo e del Padre. Quindi ora dobbiamo continuare sul cammino con Maria e Lei desidera che facciamo tutto per Gesù. Non è qualcosa di teorico, perché chi ama e fa tutto per Gesù è colui che ama e perdona gli altri ed è pronto a sacrificarsi per gli altri. Come Maria ci ha detto nel messaggio di Mirjana, solo chi vede Gesù negli altri avrà la pace. Questo è il cammino della pace e il cammino di Gesù. Maria vuole mostrarci e condurci su questo cammino e io auguro a tutti voi di ricevere in questa Pasqua un nuovò coraggio a procedere sul cammino di Gesù.
Ora preghiamo...

Dio, Padre nostro, Ti ringraziamo di averci mandato Tuo Figlio e che Lui per amore abbia preso la Croce e sia morto sulla croce. Ti ringraziamo perché ha pregato per i Suoi nemici sulla croce e li ha perdonati. Noi prendiamo fra le mani la croce di Tuo Figlio e Ti chiediamo di farci scoprire il Tuo meraviglioso amore nelle Sue piaghe. Ora offriamo a Te le nostre ferite, da cui sgorgano le nostre paure, le nostre cattive abitudini e i nostri sentimenti negativi, i nostri peccati, il nostro orgoglio e la nostra gelosia. Portiamo a Te anche i rapporti feriti fra i nostri genitori, fra marito e moglie, fra genitori e figli e all'interno delle nostre comunità, della Chiesa e del mondo intero. Padre, anche Tu vedi le nostre ferite e Ti chiediamo di guarirci attraverso le piaghe di Tuo Figlio Gesù e di guarire la nostra fede, il nostro amore e la nostra speranza e di darci la Tua pace. Assieme a Maria, alla Madre Immacolata che non aveva ferite nel cuore perché non aveva peccato, essendo stata esclusa dal peccato originale da Te, Ti chiediamo di guarire tutte le ferite che teniamo dentro a causa dei nostri peccati e di quelli dei nostri genitori. Ti chiediamo di guarire il mondo da tutti gli effetti del peccato originale e di poterTi seguire sul cammino. Padre, guarisci il mondo e le ferite dei battezzati, di tutti quelli che si chiamano cristiani e di tutti coloro che, a causa delle ferite, hanno perso la fede in Te. Guarisci la fede nel mondo, così che tutte le Chiese cristiane possano essere unite fra loro. Guarisci la fede del mondo in Tuo Figlio Gesù Cristo, il Signore Risorto, così che tutti noi, attraverso la Sua Passione e Risurrezione, possiamo risorgere. Padre, dacci l'autentica preghiera, così che nella preghiera possiamo incontrare Te e diventare tutti veri Apostoli della fede. Dacci la semplicità che viene dall'amore, l'amore che si rafforza nella preghiera, nell'amore e nella speranza. Padre, apri i nostri cuori così che possiamo sentire il Tuo saluto pasquale: "La pace sia con voi. Non abbiate paura. Sono Io". Ravviva la fede dei giovani che hanno perso uno scopo nella vita. Guarisci la fede di chi è caduto nella droga, nell'alcolismo e in altre schiavitù. Guarisci la fede di chi in questo momento è tentato dall'odio, dall'autodistruzione o dalla violenza. Padre, guarisci la fede di chi è malato nel fisico e nella mente, così che attraverso la sua fede possa guarire. Padre, noi Ti chiediamo attraverso Gesù Cristo, Tuo Figlio risorto dalla morte, di guarire questo mondo che ami e che hai creato. Ti rendiamo grazie e veniamo a Te attraverso Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.

sabato 8 novembre 2008

DIO E' AMORE (NON GIUDICE)

Dal dialogo tra Gesù e un contemplativo spagnolo contemporaneo:
"Ricorda questa parola del Vangelo: la Verità vi renderà liberi". Voi potete soltanto corrispondere alle chiamate della grazia, con libertà, quando l'accettate umilmente e, sulla sua base, mantenete un dialogo con Dio, finendo per capire che tutto quello che vi è capitato e vi sta capitando corrisponde a un amorevole e provvidenziale progetto di colui che è il Padre vostro. E' vero, molte cose vi renderanno perplessi e forse anche vi sprofonderanno in tenebre spesse, ancor più in un dolore lacerante e paralizzante, ma la fede, vostra risorsa, sarà il vostro scudo. Dio non si rivela vostro Abbà? Non ho sposato io, il Figlio, ciò che di più miserevole c'è nella vostra condizione? Lo Spirito Santo, il Paraclito, non vi difende? Tutta questa realtà, creduta con il cuore e con l'anima, provocherà in voi la fiducia.
Non abbiate paura di voi! Non abbiate paura di tutto ciò che siete, nella vostra realtà, nella realtà che ogni essere umano affronta, la realtà in cui Dio pianta la sua tenda per fare dimora in mezzo a voi. Dio è incarnazione, il nuovo nome di Dio è Emmanuele, Dio con noi: Dio con la tua realtà! Apriti ad essa senza timore. Sarà soltanto nella misura in cui scoprirai te stesso che scoprirai la profondità del suo amore. Nel tuo profondo, in ciò che tu sei nel tuo profondo, sperimenterai che non sei solo. Qualcuno è entrato, per amore e misericordia, nel mistero della tua umanità più intima, e non come spettatore o come giudice, ma come uno che ti ama, che si offre a te e ti sposa per liberarti, salvarti, guarirti....per restare sempre con te, amandoti, amandoti, amandoti!
Pasqua 2002