mercoledì 28 ottobre 2009

TRASFIGURARE LE PICCOLE COSE _ La perfezione consiste nel fare le azioni comuni e quotidiane in intima unione con il Signore


Dal sito www.iosonoamore.splinder.com


IL SENSO REDENTORE DELLA VITA QUOTIDIANA

(Parole di Nostro Signore a Santa Josefa - 5 dicembre 1922)

L'Amore trasforma e divinizza tutto!


"(...)Il sabato 2 dicembre ella scrive con semplicità: «Ho fatto molta fatica ad andare alla meditazione perché mi sento sfinita». Tuttavia alle otto del mattino sta al suo posto e Gesù la raggiunge prima.

« Scrivi per le anime» le dice come due giorni prima. Essa s'inginocchia davanti al tavolino vicino a Gesù che le dice: «Il mio Cuore è tutto amore e questo amore abbraccia tutte le anime ma come potrò far comprendere alle mie anime scelte la predilezione del mio Cuore che vuol servirsi di esse per salvare i peccatori e tante anime esposte ai pericoli del mondo? «Perciò voglio che sappiano quanto il desiderio della loro perfezione Mi consuma e come questa perfezione consista nel fare tutte le azioni comuni e quotidiane in intima unione con Me. Se esse capiscono bene questo, possono divinizzare la loro vita e tutta la loro attività mediante questa intima unione al mio Cuore, e qual valore ha una giornata di vita divina!

«Quando un 'anima è infiammata dal desiderio di amare nulla le è difficile ma se è fredda e inerte tutto le diventa penoso e duro. Venga il mio Cuore ad attingere coraggio! Mi offra l'abbattimento in cui si trova! Lo unisca all'ardore che Mi consuma e rimanga sicura che la sua giornata avrà un valore incomparabile per le anime! Il mio Cuore conosce tutte le miserie umane e le compatisce assai.

«Ma non desidero soltanto che le anime stiano unite a Me in maniera generale: voglio che questa unione sia costante e intima come quella di coloro che si amano e vivono insieme poiché se anche essi non si parlano sempre almeno si scambiano sguardi e si usano vicendevolmente le delicatezze ed attenzioni ispirate dall'amore.

«Se l'anima si trova calma e in consolazione certo le è facile pensare a Me. Ma se è oppressa dalla desolazione e dall'angoscia non tema! Mi basta uno sguardola capisco e quello sguardo solo otterrà dal mio Cuore le più tenere delicatezze. «Ripeterò di nuovo alle anime quanto il mio Cuore le ami... Voglio che esse Mi conoscano a fondo per poter Mi far conoscere a quelle che il mio amore loro affida.

«Desidero ardentemente che tutte le anime da Me scelte fissino gli occhi su di Me senza più distoglierli... che in esse non vi sia mediocrità, ciò che spesso proviene da una falsa comprensione del mio amore. No,amare il mio Cuore non è cosa difficile e dura ma soave e facile. Non occorre nulla di straordinario per giungere a un alto grado d'amore: purità d'intenzione nelle azioni piccole e grandi... unione intima al mio Cuore e l'Amore farà il resto!» Gesù tace un istante poi chinatosi verso Josefa che si è prostrata ai suoi piedi: «- Va' - le dice - e non temere! Sono il giardiniere che coltiva questo fiorellino affinché non avvizzisca. «AmaMi nella pace e nella gioia!».

La sera di questo primo sabato del mese Nostro Signore risponde alle sue ansie poiché ella teme i tranelli del demonio sempre in agguato per rapirle la pace e la conforta così: «- Ricordati di ciò che un giorno dissi ai miei discepoli: perché non siete del mondo, il mondo vi odia. «Oggi ve lo ripeto: perché non siete del demonio, il demonio vi perseguita! Ma il mio Cuore vi custodisce e per mezzo di queste sofferenze si glorifica. «Ama e soffri Josefa ,è per un'anima!». E ancora una volta le affida un'anima consacrata che vacilla nell'amore e la cui generosità Gli sta molto a cuore. «Gesù è sparito scrive lasciandomi la croce». Questa croce con tutto il corteggio di sofferenze che l'accompagnano peserà sulle spalle di Josefa i giorni e le notti che seguirannomentre il suo pensiero resta fisso alla ferita che ella indovina nel Cuore del Maestro. Tre giorni dopoil martedì 5 dicembre. Gesù è già ad aspettarla nella cella quando ella vi giunge e rinnova subito i voti. «- Si - incomincia col dirle.

- Sono quel Gesù che ama teneramente le anime. Ecco quel Cuore che non cessa mai di chiamarle, di custodirle, di prender cura di loro! Ecco quel Cuore infiammato dal desiderio d'essere amato dalle animema soprattutto dalle anime da Lui prescelte...». Poi continua: «Scrivi scrivi di nuovo per esse: «Il mio Cuore non è soltanto un abisso di Amore ma è anche un abisso di Misericordia! E siccome conosco tutte le miserie umane da cui neppure le anime più amate vanno esenti ho voluto che le loro azioni, anche le più piccole potessero rivestirsi per mezzo mio di un valore infinito a vantaggio di quelle che hanno bisogno di essere aiutate e per la salvezza dei peccatori. «Non tutte possono predicare né andare lontano ad evangelizzare i selvaggi ma tutte sì tutte possono far conoscere e amare il mio Cuore... tutte possono vicendevolmente aiutarsi per aumentare il numero degli eletti impedendo a molte anime di perdersi... e tutto ciò per effetto del mio amore e della mia misericordia!

«Dirò alle mie anime come il mio Cuore si spinge ancora più in là! Non soltanto si serve della loro vita ordinaria e delle loro minime azioni ma vuole utilizzare per il bene delle anime anche le loro miserie... le loro debolezze... le stesse mancanze. «Sì l'amore trasforma tutto e tutto divinizza e la misericordia tutto perdona!». Dopo un istante di silenzio Gesù prosegue: «- Addio, ritornerò ancora per dirti i miei segreti. Nel frattempo porta la mia croce con coraggio. Se Mi ami, io pure ti amo! Non dimenticarMi».

Il ritorno del Signore si farà attendere parecchi giorni trascorsi sotto il peso della croce. Tuttavia la festa dell'Immacolata non passa senza che la Madonna venga ad assicurare la figlio la della sua presenza e della sua protezione. Josefa ha molto sofferto tutto il giorno. Il suo cuore è nell'angoscia e la sera dopo la benedizione del Santissimo invoca in suo aiuto la Madre celeste. «Le ho affidato tutta l'anima mia – scrive - e l'ho supplicata di tenermi per mano. Improvvisamente mi apparve tanto bella! Aveva le mani incrociate sul petto e un velo candidissimo sul capo con riflessi d'oro. Non mi disse che queste parole: «Figlia mia, se vuoi dare molta gloria a Gesù e salvarGli le anime lasciaLo fare di te ciò che vorrà e abbandonati al suo amore». «Mi benedisse, lasciò che Le baciassi la mano e disparve». Josefa riprende coraggio in quell'abbandono che esige da lei così grandi offerte e sofferenze per mantenersi fedele giorno per giorno. Ma non può liberarsi da un'inquietudine: le sembra che attorno a lei si intuisca qualcosa dei disegni di cui è lo strumento, e la sua umiltà, il suo desiderio di nascondimento, ne rimangono attenti. «Volevo parlare di questo con Nostro Signore durante i Vespri - scrive la domenica 10 dicembre - e avevo appena cominciato quando Gesù è venuto:

«- Josefa perché sei triste? Dimmelo!». Essa rinnova i voti e Gli confida la sua ansietà. «- Ti ho detto che vivrai nascosta nel mio Cuore: perché dubiti del mio amore? Lascia che le mie parole vadano a molte anime che ne hanno bisogno». Poi sprofondandola ancora più nel sentimento della sua inutilità: «- D'altra parte che te ne viene di tutto questo? «Quando una persona parla dal basso di un grande ambiente vuoto la voce risuona in alto. Così avviene di te. Tu sei l'eco della mia voce ma se Io non parlo che cosa sei tu Josefa?». Tali parole approfondiscono in lei la convinzione del suo nulla e la confermano nella fiducia e nella pace. «Sono io Signore - ella prosegue - che Ti impedisco di venire? Perché sono già cinque giorni che non sei venuto!». «- No - risponde con bontà piena di compassione - tu non M'impedisci di venire ma Mi piace quando Mi desideri e Mi chiami. Ritornerò presto a parlarti delle mie anime. Del resto se in qualche cosa tu Mi facessi dispiacereti mostrerei la tua miseria e il tuo nulla e ti manifesterei il dominio che ho su di te! «Addio resta nascosta nel mio Cuore e lasciati coltivare dalle delicatezze del mio Amore». Nostro Signore non tarda infatti a riprendere le sue confidenze e il martedì 12 dicembre ricompare all'ora abituale. Dapprima insiste sulla sua promessa: «- Sì,Josefate l'ho detto: non devi rattristarti perché il mio Amore prende cura di te e Io M'incarico di tenerti ben nascosta in fondo al mio Cuore. Voglio che tu non dubiti mai del mio Amore! Ricorda ciò che più volte ti ho detto: non sei che una piccola e miserabile creatura che deve abbandonarsi nelle mani del suo Creatorecon intera sottomissione alla sua divina volontà.

«E ora – prosegue - scrivi ancora qualche cosa per le mie anime: «L'amore trasforma le loro azioni più comuni arricchendole di un valore infinito ma fa di più: «Il mio Cuore ama così teneramente queste anime che vuole utilizzare anche le loro miserie, le debolezze e spesso anche le loro mancanze. «L'anima che si vede circondata da miserie non si attribuisce niente di buono e quelle stesse miserie l'obbligano a rivestirsi di una certa quale umiltà che non avrebbe se si vedesse meno imperfetta. «Così quando nel suo lavoro o nel suo incarico apostolico essa sente al vivo la sua incapacità, quando prova ripugnanza ad aiutare le anime nel tendere a una perfezione che essa stessa non possiede, allora è costretta ad annientarsi. E se in questa umile conoscenza della propria debolezza essa ricorre a Me chiedendoMi perdono del suo scarso slancio implorando dal mio Cuore forza e coraggio, quest'anima non può sapere fino a qual punto i miei occhi si fissano su di lei e quanto rendo feconde le sue fatiche! «Altre anime sono poco generose nel fare momento per momento gli sforzi e i sacrifici di ogni giorno. La loro vita sembra trascorrere in belle promesse senza realizzazione. «Qui s'impone una distinzione: se queste anime si formano una certa abitudine a promettere senza tuttavia reprimere in nulla la loro natura né dare prova affatto di abnegazione e di amore, Io non dirò loro che queste parole:

"Fate attenzione che il fuoco non prenda a tutta questa paglia che ammassate nei vostri granaio, che il vento non se la porti via in un istante". «Ma le altre - ed è di queste che intendo parlare - incominciano la giornata piene di buona volontà e animate da vivo desiderio di provarMi il loro amore: Mi promettono abnegazione e generosità in questa o in quell'altra circostanza... ma giunta l'occasione, il carattere, l'amor proprio, la salute, che so Io?... impediscono loro di attuare ciò che con tanta sincerità Mi avevano promesso qualche ora prima. Tuttavia subito dopo riconoscono la loro debolezza e tutte confuse Mi chiedono perdono, si umiliano, rinnovano le loro promesse... Ah! si sappia bene che queste anime Mi piacciono come se non avessero nulla da rimproverarsi!»
La campana diede il segno d'un esercizio comune di religione e Gesù fedele al primo segno dell'obbedienzapartì subito.
Il giovedì 30 novembre Gesù è là alle otto del mattino fedele al convegno. «Scrivi per le anime - dice - e senza preambolo prosegue:
«L'anima che vive una vita costantemente unita alla mia Mi glorifica e lavora molto al bene delle anime. Forse il suo lavoro è di per sé insignificante?... se lo bagna nel mio sangue o l'unisce a quello che ho fatto Io durante la mia vita mortale quale frutto non produrrà nelle anime!... più grande forse che se avesse predicato a tutto il mondo... E ciò sia che studi sia che parli o scriva che cuci o spazzi,si riposi... purché l'azione sia prima di tutto regolata dall'obbedienza o dal dovere e non dal capriccio; inoltre che sia fatta in intima unione con Me, ricoperta del mio Sangue e con grande purità d'intenzione.

«Desidero tanto che le anime comprendano questo! Non è l'azione in sé che ha valore ma l'intenzione con cui è fatta! Quando spazzavo e lavoravo nell'officina di Nazaret davo tanta gloria al Padre come quando predicavo durante la mia vita pubblica.
«Ci sono molte anime che agli occhi del mondo hanno cariche importanti e procurano al mio Cuore una grande gloria: è vero. Però ho anche molte anime nascoste che nei loro oscuri lavori sono operaie assai utili alla mia vigna poiché sono mosse dall'amore e sanno bagnare le minime azioni nel mio Sanguee così ricoprirle con l'oro soprannaturale.

«Il mio Amore tanto può che dal nulla fa ricavare alle anime immensi tesori. Allorché unendosi a Me al mattino offrono tutta la loro giornata con l'ardente desiderio che il mio Cuore se ne serva per il vantaggio delle anime... quando con amore compiono ogni loro dovere ora per oramomento per momento, quali tesori non accumulano in un giorno! «Scoprirò loro sempre più il mio Amore... Esso è inesauribile ed è molto facile per l'anima che ama lasciarsi guidare dall'Amore!». Gesù tace e Josefa posa la penna e resta un istante in adorazione davanti a Colui il cui Cuore così largamente le si dischiude. «Addio! - le dice finalmente - torna al tuo lavoro, ama e soffri poiché l'amore non può separarsi dalla sofferenza. Abbandonati alla cura del migliore dei padri,all'amore del più tenero degli sposi!». Questa è sempre la lezione più cara al divin Salvatore. La croce è un dono di predilezione che sorpassa i favori più insigni.
In quel primo venerdì del mese la lascia a Josefa che la porterà il giorno e la notte. Il sabato 2 dicembre ella scrive con semplicità: «Ho fatto molta fatica ad andare alla meditazione, perché mi sento sfinita». Tuttavia alle otto del mattino sta al suo posto. Gesù la raggiunge. prima.

« Scrivi per le anime» le dice come due giorni Essa s'inginocchia davanti al tavolino vicino a Gesù che le dice: «Il mio Cuore è tutto amore e questo amore abbraccia tutte le anime ma come potrò far comprendere alle mie anime scelte la predilezione del mio Cuore che vuol servirsi di esse per salvare i peccatori e tante anime esposte ai pericoli del mondo? «Perciò voglio che sappiano quanto il desiderio della loro perfezione Mi consuma e come questa perfezione consista nel fare tutte le azioni comuni e quotidiane in intima unione con Me.

Se esse capiscono bene questo possono divinizzare la loro vita e tutta la loro attività mediante questa intima unione al mio Cuore e qual valore ha una giornata di vita divina! «Quando un 'anima è infiammata dal desiderio di amare nulla le è difficile, ma se è fredda e inerte tutto le diventa penoso e duro. Venga il mio Cuore ad attingere coraggio! Mi offra l'abbattimento in cui si trova! Lo unisca all'ardore che Mi consuma e rimanga sicura che la sua giornata avrà un valore incomparabile per le anime! Il mio Cuore conosce tutte le miserie umane e le compatisce assai. «Ma non desidero soltanto che le anime stiano unite a Me in maniera generale: voglio che questa unione sia costante e intima come quella di coloro che si amano e vivono insieme, poiché se anche essi non si parlano sempre, almeno si scambiano sguardi e si usano vicendevolmente le delicatezze ed attenzioni ispirate dall'amore. «Se l'anima si trova calma e in consolazione certo le è facile pensare a Me. Ma se è oppressa dalla desolazione e dall'angoscia non tema! Mi basta uno sguardo ,la capisco e quello sguardo solo otterrà dal mio Cuore le più tenere delicatezze. .."

martedì 20 ottobre 2009

IL GRANDE TENTATORE del Cardinale Dionigi Tettamanzi: "Credi fermamente che Cristo ha già vinto il peccato e ci rende partecipi della sua vittoria!"



E' più che doveroso segnalare la voce autorevole del Cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Genova, che recentemente ha pubblicato presso le Ediz. Piemme, un opuscolo intitolato "Il Grande Tentatore": in esso sono evidenziati i pericoli dell'azione di satana, per le anime e per la società, e indicati alcuni preziosi suggerimenti per contrastarne l'opera malefica. Ecco le dieci regole contro Satana, suggerite dal Cardinale:

1) - Non dimenticare che il diavolo esiste. "E' menzognero e padre della menzogna" (Gv 8, 44). E la prima menzogna, di cui vuol renderci vittime, è farci credere che non esiste!

2) - Non dimenticare che il diavolo è tentatore. Ha tentato Adamo, Israele, lo stesso Gesù. Tenta, ossia mette alla prova e sollecita al male, ogni uomo. La tentazione è, dunque, per tutti e per ciascuno di noi. Non ritenerti né esente né invulnerabile.

3) - Non dimenticare che il diavolo è molto intelligente e astuto. Continua ad insidiare affascinando, come ha fatto col primo uomo, cui ha mostrato gli aspetti seducenti del frutto proibito "buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza" (Gen 3, 6).

4) - Sii vigilante: negli occhi e nel cuore. E sii forte: nello spirito e nella virtù. Il primo Papa San Pietro, continua ad esortarci: "Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando di divorare" (I Pt 5, 8).

5) - Credi fermamente nella vittoria di Cristo sul tentatore. Questa fede ti rende sicuro e imperturbabile anche di fronte all'assalto più violento che può essere sferrato contro di te. Cristo è il più forte: "Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio" (Mt 12, 28).

6) - "Ricordati che Cristo ti rende partecipe della sua vittoria". E' questa la grazia del Santo Battesimo, come insegnava S. Cirillo di Gerusalemme ai catecumeni del suo tempo: "Il sangue dell'Agnello immolato, Gesù Cristo, è la forza che espelle i demoni...".

7) - "Sta in ascolto della Parola di Dio. E' ancora Pietro che, di fronte al diavolo quale "leone ruggente", ci ammonisce: 'Resistetegli saldi nella fede"' (I Pt 5, 9).

8) - Sii umile e ama la mortificazione. Di fronte alla sconfinata superbia del tentatore, che pretende di mettere Gesù prostrato in adorazione ai suoi piedi, occorre rispondere con l'umiltà, con la consapevolezza cioè della propria fragilità e miseria e quindi con la fiducia piena nel Signore.

9) - Prega sempre senza stancarti (cfr. Lc 18, 1). Il combattimento e la vittoria sulle tentazioni sono possibili solo nella preghiera. E' per mezzo della sua preghiera che Gesù vince il Grande Tentatore, fin dall'inizio e nell'ultimo combattimento della sua agonia.

10) - "Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto". E una legge di natura, questa. E' l'amore crescente al bene che indebolisce e cancella la seduzione del male. E' soprattutto la linea di vita indicata da Gesù: "Là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore... Nessuno può servire a due padroni" (Mt 6, 21-24)...

venerdì 16 ottobre 2009

LA VERA PREGHIERA


La Preghiera

Per capire cosa sia la preghiera cristiana è bene leggere il brano di Mt 6,7-8 dove Gesù dice: “Pregando, non fate come i pagani (cioè quelli che non conoscono il Vangelo) i quali credono di venire ascoltati a forza di insistere. Il Padre vostro sa di cosa avete bisogno (in vista del bene eterno) ancor prima che glielo chiediate.”
La preghiera, quindi, non è un modo di influire su Dio, perché Egli non si lascia e non può essere condizionato da nessuno, in quanto è la libertà assoluta, non sbaglia mai, vuole il nostro bene vero ed eterno. Neanche è necessario informarlo, Gesù dice che Dio già sa di cosa abbiamo bisogno.
La preghiera è stare sotto lo sguardo di Dio, cercarlo perché ci illumini su come dobbiamo agire.
Dice Gesù che è “beato chi ascolta la parola di Dio e la mette in pratica” ed ancora: “non chi dice Signore, Signore entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà di Dio”.
In altre parole: la preghiera cristiana non ha lo scopo di far diventare buono Dio, né di sottrarlo alla distrazione perché si ricordi di noi, né di fargli decidere qualcosa a nostro favore.
La vera preghiera è prendere coscienza dei nostri doveri cristiani; è convincersi a vivere da figlio di Dio. Ecco perché la preghiera per eccellenza è il Padre Nostro, dove nella prima parte Gesù insegna a noi quattro motivi per ubbidire a Dio, poi alcune cose da fare per la nostra salvezza eterna.
Con il segno della croce diciamo: Io mi impegno a vivere nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; cioè come mi insegna Dio e non a modo mio. Ecco perché mi ricordo di Gesù che per vivere nel nome di suo Padre ha accettato di morire in croce. Con la parola Amen (cioè: sono d'accordo) esprimo il mio proposito di volere imitare Gesù. Quando si recita l'Ave Maria si promette alla Madonna di vivere come Lei: sempre ubbidiente a Dio e sempre pronta a sacrificarsi per il bene altrui.
Come si vede, qualsiasi preghiera che sia cristiana ci spinge a prendere coscienza dei nostri doveri per viverli ogni giorno.

Preghiera di richiesta
Nel Vangelo ci viene detto di chiedere con insistenza, ma non qualsiasi cosa, bensì lo Spirito Santo!!! Egli ha il compito di suggerirci le cose giuste da compiere; perciò chiederlo vuol dire disporsi ad ubbidirgli anche quando non è facile.
Il cristiano può esprimere i suoi desideri, sempre disposto ad accettare con serenità la risposta di Dio, anche quando non è come la vorremmo. Se abbiamo fede, siamo convinti che Dio fa tutto con saggezza ed amore. Un vero cristiano pregava così:” Ti ringrazio Dio, perché non fai a modo mio”. Nell'orto degli ulivi, Gesù chiede al Padre di non farlo morire, però aggiunge:”se è possibile...”, e continua dicendo:”però sia fatta la tua volontà e non la mia”. Gesù, come uomo, vuole prepararsi ad accettare la morte con serenità: non vuole convincere Dio a cambiare il piano di salvezza.
I falsi cristiani pensano che Dio non ascolta le nostre richieste, invece siamo noi che non vogliamo ascoltare la sua risposta.
Se preghiamo come Gesù, troviamo la pace anche noi.

Pregare per gli altri
Significa cercare di capire quale bene dobbiamo fare agli altri (è opportuno consigliarsi con un sacerdote per non essere preda del proprio egoismo). Quando non possiamo fare nulla li affidiamo a Dio.
Dinanzi alla sofferenza nostra o degli altri, non dobbiamo essere fatalisti, ma dobbiamo darci da fare per cercare di modificare la situazione e contemporaneamente accettare il piano di Dio, perché non è da cristiani disperarsi quando i nostri tentativi non producono il risultato desiderato.
Rifletti: soffrire passa; l'aver sofferto per amore di Dio, non passa. Dice Gesù: ”Beato chi soffre, perché suo sarà il Paradiso”.


Pregare per le vocazioni (cioè perché ci siano più Sacerdoti e più Suore nella Chiesa di Dio)
Anzitutto, vuol dire che mi devo preparare a dire di si al Signore se mi indica questa strada. Inoltre mi devo chiedere cosa faccio per far capire agli altri che devono cercare il progetto divino su di loro e rendersi liberi dall'attaccamento ai propri desideri terreni per essere pronti a compiere, per il proprio bene e dell'umanità intera, la missione che Dio affida loro.
Non dimentichiamo però che vocazione ha un significato più ampio, cioè: chiamata. Ognuno di noi è chiamato da Dio a compiere questa missione: ama il tuo prossimo. Questo obiettivo può essere raggiunto o da consacrato (sacerdote o suora) o nella vita coniugale o da singolo. E' il Signore che deve indicare la strada a ciascuno di noi. Ecco perché il cristiano deve pregare così:”Signore, indicami Tu il sentiero da percorrere: io lo seguirò”.

La preghiera vera incomincia con le parole e si deve trasformare in fatti concreti. Perché ciò avvenga, cioè trasformare il nostro modo di vivere da umano in cristiano, è necessario pregare costantemente ed esercitarsi sul dominio dei propri istinti.
Spesso e volentieri dobbiamo richiamare alla nostra mente i propositi fatti, i difetti da eliminare. Dobbiamo convincere noi stessi sempre di più che è giusto quello che Dio ci insegna e perciò non dobbiamo desiderare a tutti i costi il benessere terreno. Così si esprime Sant'Ignazio di Lojola, fondatore dei Padri Gesuiti:”L' uomo deve usare le cose terrene tanto quanto lo aiutano a raggiungere lo scopo della sua esistenza eterna”. Perciò deve accettare cristianamente sia la salute sia la malattia; la vita lunga come la vita breve; la ricchezza come la povertà; ecc. Tutto è dono di Dio e tutto è una prova di Dio. Il benessere è una prova, perché Gesù dice che bisogna aiutare i bisognosi (non solo i parenti) in misura giusta (è bene consultarsi con un sacerdote per combattere il proprio egoismo!), altrimenti si va all'inferno. “Chi ama, compie il proprio dovere nei confronti del prossimo” (così dice Kant).
L'amore verso gli altri è un atto di fede, chi ne ha poca ha poco amore.
E' male non fare del bene. Ma è anche un danno a se stessi non accettare la sofferenza che Dio ci dà o permette.
La sofferenza è una prova necessaria per la salvezza, se non si accetta, porta alla disperazione.
La preghiera vera ci porta non alla rassegnazione, ma alla gratitudine verso Dio, che attraverso le prove giuste e necessarie, ci dà l'opportunità di guadagnarci il Paradiso. Questa è la nostra fede!
Rifletti:anche se perdi tutto, ma hai ancora la fede in Dio, non hai perso niente. Ma se perdi la fede in Dio, hai perso tutto!!!
Gesù, come uomo, prega a parole ma anche con la vita. Si ritira per quaranta giorni nel deserto per esercitarsi a fare a meno del piccolo benessere che aveva a casa sua.
Nel deserto dorme per terra e mangia alla men peggio: così fa l'esperienza che basta poco per vivere:ecco è pronto a superare la tentazione del benessere.
L'egoista vuole più comodità possibili o come diceva uno:” Si vuole il superfluo necessario”, ma con questa mentalità non si supera nessuna tentazione e non si raggiunge la felicità.
Gesù si esercita a vivere da solo, ma insieme con Dio; così si esercita a non avere bisogno dell'affetto degli altri, né la stima degli altri.
Vivendo da figlio di Dio, sa di essere amato da Dio, quindi non dà importanza al fatto che lo calunnieranno e resta nella pace non nell'amarezza.
Imitiamo la preghiera di Cristo nel deserto, creando il deserto nel nostro cuore perché ci sia posto per i sentimenti cristiani. Se non ci esercitiamo concretamente a vivere cristianamente, imponendoci volontariamente le giuste rinunce per essere padroni di noi stessi, non saremo mai felici. Ecco la necessità di imparare a pregare. E' la preghiera che ci rende felici!
“O Signore, la tua parola illumina la mia vita. Tu sei la vera Vita e mi insegni a vivere nella Verità e nella Giustizia. Nella difficoltà, la certezza della felicità eterna dà pace e serenità: Grazie a te, Signore Gesù. Amen.”
Rifletti: l'amore verso Dio non preserva da ogni dolore, ma ci fa accettare il dolore con serenità.

La preghiera purifica l'anima (chiedendo perdono e impegnandoci ad evitare il peccato con convinzione è possibile migliorare sempre di più); regola gli affetti (più che affezionarsi agli altri bisogna fare loro del bene; bisogna ringraziare Dio nella salute e nella malattia, quando siamo soli e quando siamo in compagnia, ecc.); dirige le azioni (è bene fare ciò che è giusto secondo Dio); corregge gli eccessi; riforma i costumi:” la preghiera vera ci porta alla conoscenza della parola di Dio e perciò, chi è di buona volontà fa ciò che è giusto anche se non piace” (San Bernardo).
“Troppo spesso crediamo che Dio non ascolti le nostre domande, mentre siamo noi che non ascoltiamo le sue risposte” (François Mauriac).
“Pregare vuol dire cercare i rimedi ai propri difetti” (Henry Ford).

La preghiera di lode
Non è un fine. Cristo non vuole ammiratori ma discepoli: “Non sa che farsene di chi lo loda, vuole che lo imitiamo il più possibile” (Kierkegaard Soren, filosofo cristiano).
Gesù sia il nostro fine; negli affetti il nostro amore; nelle parole ed azioni il nostro modello.
Essere cristiani non è facile, ma rende felici. Non è bene il vivere, ma il vivere bene.
Fare del bene è l'opera migliore (Voltaire).
La scelta di bontà non ha limite (Bacone).
I malvagi non raggiungono la felicità.

Preghiamo con Gesù e come Gesù
Il motivo che ha spinto Gesù, in quanto uomo, a pregare è stato quello di diventare padrone dei suoi istinti, dei suoi desideri terreni e dei suoi sentimenti umani. La preghiera gli ha dato la possibilità di vivere la vita terrena così come deve vivere un figlio di Dio.
Notiamo che Gesù non ha avuto una vita facile. Ha avuto tutte le difficoltà che incontra ogni essere umano, ma non si è depresso o scoraggiato e non ha ceduto alla tentazione perché ha pregato e si è lasciato aiutare dal Padre.
Gesù, infatti, ha accettato la Parola di Dio, non ha dato importanza a quello che diceva la gente, o a quello che a lui come uomo sembrava giusto.
Ecco perché Gesù, diventato adulto, si ritira nel deserto: vuole vivere di poco per non essere schiavo dei beni terreni e vivere da solo con Dio per non essere schiavo degli affetti umani.
Amare il prossimo, cioè volere e fare il bene, è una cosa giusta; affezionarsi tanto da pretendere l'affetto degli altri, la gratitudine degli altri è essere schiavi dei propri affetti. La schiavitù non rende felici.

Nelle tentazioni preghiamo come Gesù!
Nel deserto Gesù non si limita a fare buoni propositi o a dire: - Dio mio, aiutami a superare le tentazioni – per poi andare alla ricerca di ogni comodità possibile con la scusa che essendo su questa terra bisogna pur vivere.
C'è modo e modo di vivere! Gesù si esercita a vivere di poco, senza comodità, cercando l'amicizia di Dio e non quella degli essere umani.
Secondo Gesù, noi preghiamo quando cerchiamo di educarci a vivere senza troppe pretese, liberi dal volere a tutti i costi ciò che ci piace.
La preghiera, infatti, non consiste soltanto nel recitare delle preghiere ma in modo particolare nell'esercizio a vivere da cristiani con gesti concreti che ci aiutano a modificare le abitudini peccaminose o i nostri affetti disordinati.
Le tentazioni che Gesù ha avuto sono state l'occasione per prendere atto della sua libertà interiore acquistata proprio perché ha accettato con convinzione di vivere secondo l'insegnamento di Dio che ci è comunicato nella Bibbia.
E' bene leggere attentamente Matteo 4, 1-11.
Nota bene: la libertà consiste nella possibilità di scegliere o tra cose buone o tra cose cattive.
La spinta a fare ciò che è male la chiamiamo tentazione.
La Bibbia è il manuale della Verità; ecco perché è bene conoscerla per metterla in pratica.
Gesù ha stima di suo Padre e lo accetta come guida della sua vita, perciò non cede alle tentazione. Noi invece vorremmo che Dio ci concedesse ciò che a noi sembra giusto; inoltre quando ci è possibile fare a modo nostro, anche se è peccato, lo facciamo lo stesso perché pensiamo che tutto sommato non è un danno per la nostra vita e poi basta chiedere perdono a Dio e tutto finisce lì. Ragionando così si cade facilmente nella tentazione.

Gesù ringrazia
Così prega Gesù (Mt 11,25): - Ti ringrazio, Padre, perché hai nascosto la Verità ai presuntuosi e ai sapienti di scienza umana e l'hai comunicata agli umili.-
Gesù ringrazia, cioè riconosce che Dio vuole il nostro bene e gratis, cioè disinteressatamente e liberamente, comunica a noi la Verità che ci salva. Purtroppo i presuntuosi, i superbi rifiutano Dio perché si sentono sapienti abbastanza per raggiungere la felicità a modo loro, invece gli umili, cioè quelli che riconoscono i loro limiti, accettano la verità che Dio comunica.
Gesù ringrazia, cioè riconosce i meriti di Dio e predispone la sua volontà all'ubbidienza totale.
Grazie, infatti, vuol dire che prendiamo atto che tutto è dono di Dio e che perciò è giusto vivere ed utilizzare i suoi doni secondo le sue direttive perché ci conducono alla vera felicità.

Gesù c'insegna a prepararci ad accettare dalle mani di Dio ciò che piace poco o niente. (vedi Mt 16, 21-23; 17, 22-23; 20, 17-28)
Gesù ripete a se stesso e ai suoi discepoli, e non una sola volta, il Piano di Dio su di lui.
Dovrà soffrire per mano di gente malvagia, morire e infine Risorgere. Lo dice con serenità, con insistenza per preparare se stesso ad affrontare questi momenti difficili con fede e con dignità umana e cristiana.
Gesù ha pregato con fede, cioè per accettare la croce, non perché non ci fosse e così ha conquistato la serenità; se noi non facciamo altrettanto non troveremo mai la pace.
La pace anteriore conquistata a poco a poco è il segno che preghiamo come Cristo. Se siamo e restiamo nell'amarezza è perché preghiamo da pagani, senza fede e pretendiamo che Dio ci dia quello che chiediamo noi.

Chiedere come ha chiesto Gesù (Mt 26, 39-46)
Gesù sta per essere preso ed ucciso. Dopo l'ultima cena, si reca nell'orto degli ulivi e prega così:- Padre, se è possibile, non farmi morire; però non si faccia come dico io, ma come vuoi Tu.
Gesù esprime il suo desiderio umano, ma avendo stima di suo Padre dichiara convinto che vuole ubbidire, nonostante tutto. Dopo tre ore di preghiera costante, monotona, insistente accetta la morte e si rasserena.
Non è male presentare a Dio ciò che vorremmo noi, ma non bisogna mai perdere di vista che Dio, con saggezza ed amore, ci negherà ciò che non ci giova.

Gesù c'insegna a chiedere nel suo nome (rifletti: non a nome suo, chiaro?)
Mt 18,19-20. Chiedere nel suo nome o invocare il nome di Gesù, vuol dire chiedere come ha chiesto Lui: Padre vorrei...., ma se non è possibile, sia fatta la tua volontà.
Quindi prima di chiedere qualcosa ci dobbiamo disporre ad accettare con serenità il contrario di quello che chiediamo, qualora Dio non concede o non concede subito quello che chiediamo.
E lo dobbiamo ringraziare. Meno male che Dio ci dà solo ciò che giova alla nostra salvezza eterna!
Così ragiona e prega il vero seguace di Cristo. I sentimenti di Cristo devono essere i nostri. Gesù ha pregato per accettare la croce, anche noi dobbiamo pregare per raggiungere lo stesso scopo.
Gv 12, 23-28 ci tramanda la preghiera di Gesù: “L'ora è venuta”; Gesù si ripete che è giunto il momento cruciale della sua vita e ci dimostra che fare la volontà di Dio accettando una morte ingiusta, violenta e per colpa della cattiveria umana, è la cosa migliore che si possa fare se si vuole raggiungere la vera felicità . Ecco perché aggiunge che il Figlio dell'Uomo sta per essere innalzato alla Gloria.
Perciò la sua preghiera è cercare i motivi per accettare la prova:- se il frumento non muore, non porta frutto.- Chi ama la sua vita, la perde; chi è pronto a perdere la propria vita per ubbidire a Dio, raggiungerà la felicità eterna.-
E' profondamente turbato, ma riflette con se stesso e dice:- che devo fare? Dire al Padre di farmi evitare questa prova? Ma per questo sono venuto sulla terra! Allora Padre glorifica il tuo nome.
Così combatte il turbamento e lo scoramento, così dobbiamo fare anche noi.
E' vero, Gesù ha anche urlato:- Dio mio, perché mi hai abbandonato? E' l'urlo dell'uomo, ma Gesù ci insegna a non lasciarsi sconfiggere da un sentimento sbagliato. La fede deve vincere e allora conclude:- Padre, nelle tue mai affido la mia vita.
La pace è il frutto della vera preghiera. AMEN.

dal sito
http://www.rocciadisalvezza.it/scritti/itinerario_di_fede/la_preghiera.htm