domenica 24 agosto 2008

COL ROSARIO SALVEREMO LA NOSTRA FAMIGLIA - catechesi di Padre Ljubo

RIMINI 12 Gennaio 2007
Io vengo da Medjugorje e ho chiesto a Maria Vergine di venire con me perché da solo senza di Lei non posso fare niente . C’è qualcuno che non è mai stato a Medjugorje ? (alzare la mano) Va bene. Importante non è stare a Medjugorje Importante è vivere nel cuore Medjugorje , soprattutto la Madonna. Come sapete, la Madonna è apparsa la prima volta a Medjugorje Il 24 Giugno 1981 sulla collina. Come testimoniano i veggenti, la Madonna è apparsa con Gesù Bambino in braccio. La Madonna viene con Gesù e ci porta a Gesù, ci guida a Gesù, come ha detto tante volte nei suoi messaggi. E’ apparsa a sei veggenti e ancora sta apparendo a tre veggenti e ad altri tre appare una volta all’anno,fino a quando apparirà ad uno solo. Ma la Madonna dice: “Io apparirò e sarò con voi finché l’Altissimo me lo permette.” Io sono un sacerdote a Medjugorje da sei anni. La prima volta sono venuto nel 1982 come pellegrino, ero ancora un ragazzino. Quando sono venuto non ho deciso subito di farLa entrare, ma ogni anno venivo come pellegrino, pregavo la Madonna e posso dire grazie alla Madonna mi sono fatto frate. Non c’è bisogno di vedere la Madonna con gli occhi, la Madonna si può vedere , tra virgolette, anche non vedendola con gli occhi. Una volta mi ha chiesto una pellegrina:” Perché la Madonna appare solo ai veggenti e non appare anche a noi?” I veggenti hanno chiesto una volta alla Madonna:” Perché non appari a tutti, perché solo a noi?” La Madonna ha detto:” Beati quelli che non vedono e credono” . Io direi anche beati quelli che vedono, perchè i veggenti hanno una grazia gratuita , gratis, vedere la Madonna, ma per questo non sono per niente privilegiati a noi che non la vediamo con gli occhi, perché nella preghiera si può conoscere la Madonna, il suo cuore immacolato, la profondità, la bellezza e la purezza del suo amore. Ha detto in un suo messaggio: “Cari figli, lo scopo delle mie apparizioni è che voi siate felici.” La Madonna non ci dice niente di nuovo, Medjugorje non serve perché noi, che leggiamo i messaggi della Madonna, sappiamo meglio degli altri, ma Medjugorje è innanzitutto un dono di Dio perché viviamo meglio il Vangelo. Per questo la Madonna viene. Quando spiego un messaggio, nei messaggi non troviamo nessuna cosa nuova. La Madonna non aggiunge niente al Vangelo o all’insegnamento della Chiesa. Prima di tutto la Madonna è venuta a svegliarci. Come ha detto Gesù nel Vangelo:” Quando il Figlio dell’uomo tornerà nella gloria, troverà la fede sulla terra?” Noi speriamo che qualcuno, almeno una persona sulla terra crederà a Gesù, quando lui tornerà nella gloria, quando tornerà io non so. Ma noi preghiamo oggi per la fede. La fede personale sparisce, per questo aumentano superstizioni, cartomanti, maghi e altre forme di paganesimo e tutte le altre cose del paganesimo nuovo, moderno. Per questo la Madonna viene per aiutarci, ma viene nella semplicità, come Dio è venuto nella semplicità. Noi sappiamo come: Gesù è nato a Betlemme, da una donna, Maria, sposa di Giuseppe, venuta in Betlemme, senza rumore, nella semplicità. Solo i semplici riconoscono che questo bambino, Gesù di Nazaret è il figlio di Dio, solo i semplici pastori e i tre Magi che cercano il senso della vita. Oggi noi qui siamo venuti per avvicinarci alla Madonna, perché ci aggrappiamo al suo cuore e al suo amore. La Madonna nei suoi messaggi ci invita: “ prima di tutto pregate il Rosario, perché il Rosario è una preghiera per i semplici, una preghiera comunitaria, una preghiera ripetitiva. La Madonna non ha paura di ripetere tante volte : “ Cari figli, satana è forte, con il Rosario in mano lo vincerete”. Voleva dire: pregando il Rosario vincerete satana, nonostante che lui sembri forte. Oggi prima di tutto è minacciata la vita . Tutti noi sappiamo i problemi, le croci . Qui in questa chiesa, a questo incontro non siete venuti solo voi, ma con voi sono venute anche tutte le persone , ogni vostra famiglia, tutte le persone che portate nel vostro cuore. Qui siamo nel nome di tutti loro, nel nome di tutti quelli della nostra famiglia che sono lontani, che a noi sembra che non credano, che non abbiano la fede. Ma è importante non criticare,non condannare. Noi siamo venuti per presentare tutti loro a Gesù e alla Madonna. Qui siamo venuti prima di tutto per permettere che la Madonna cambi il mio cuore, non il cuore dell’altro.Siamo sempre portati come uomini, come umani, di cambiare l’altro. Proviamo a dire a noi stessi : “Dio, con le mie forze, con la mia intelligenza non posso cambiare nessuno. Solo Dio, solo Gesù con la Sua grazia, può cambiare, può trasformare, non io. Io posso solo permettere. Come dice la Madonna tante volte : “ Cari figli, permettete ! permettete !” Quanti ostacoli ci sono anche in noi quanti dubbi, quante paure che ci sono dentro di me ! Si dice che Dio esaudisce le preghiere subito, ma solo il problema è che non crediamo questo. Per questo Gesù, a tutti quelli che si avvicinavano a Lui con la fede, diceva .” la tua fede ti ha salvato “. Voleva dire: “ Tu mi hai permesso che io ti salvi, che la mia grazia ti guarisca, che il mio amore ti liberi. Mi hai permesso. ” Permettete. Dio aspetta il mio permesso, il nostro permesso. Per questo dice la Madonna:” Cari figli, io mi inchino, io mi sottometto alla vostra libertà.” Con quanto grande rispetto la Madonna si avvicina ad ognuno di noi, la Madonna non ci spaventa, non ci accusa, non ci giudica, ma viene con grande rispetto . Io ripeto che ogni suo messaggio è come una preghiera, una preghiera della madre. Non è solo che noi preghiamo la Madonna, ma io direi, Lei, nella sua umiltà, col suo amore, Lei prega il tuo cuore. Prega anche stasera la Madonna: “ Caro figlio, cara figlia, apri il tuo cuore, avvicinati a me, presenta a me tutti i tuoi cari, tutti i tuoi ammalati, tutti i tuoi che sono lontani. Caro figlio, cara figlia, permetti che il mio amore possa entrare nel tuo cuore, nei tuoi pensieri, nei tuoi sentimenti, nel tuo cuore povero, nel tuo spirito”. L’amore della Madonna, della Vergine Maria, vuole scendere su di noi, su tutti noi, su ogni cuore. Io vorrei dire due parole sulla preghiera. La preghiera è il mezzo più forte che esista. Io direi che la preghiera non è soltanto allenamento spirituale, la preghiera non è solo un precetto, un comandamento per la Chiesa. Io direi che la preghiera è la vita. Come il nostro corpo non può vivere senza il cibo, così il nostro spirito, la nostra fede, il nostro rapporto con Dio si spezza, non esiste, se non esiste, se non c’è la preghiera. Quanto io credo in Dio, tanto prego. Nella preghiera si manifesta la mia fede e il mio amore. La preghiera è il mezzo più forte, non c’è un altro mezzo. Per questo la Madonna per il 90% dei suoi messaggi sempre : “Cari figli pregate. Vi invito a pregare. Pregate col cuore. Pregate finché la preghiera non diventi per voi la vita. Cari figli,mettete Gesù al primo posto.” Se la Madonna conoscesse un altro mezzo, di sicuro non ce lo nasconderebbe, ai suoi figli non vuole nascondere niente. La preghiera io direi è un lavoro difficile e la Madonna nei suoi messaggi non ci dice quello che è facile, quello che ci piace, ma ci dice quello che è per il nostro bene, perché abbiamo la natura ferita di Adamo. E’ più facile guardare la televisione che pregare. Quante volte forse non abbiamo voglia di pregare, non ci sentiamo disposti a pregare. Quante volte satana cerca di convincerci che la preghiera è inutile. Tante volte nella preghiera ci sentiamo dentro vuoti e senza sentimenti. Ma tutto questo non è importante. Nella preghiera non dobbiamo cercare i sentimenti, quelli che siano, ma dobbiamo cercare Gesù, il Suo amore. Come tu non puoi vedere la grazia con gli occhi non puoi vedere la preghiera, la fiducia, la puoi vedere grazie ad un’altra persona che vede . Non puoi vedere l’amore dell’altro, ma lo riconosci dai gesti visibili. Tutte queste realtà sono spirituali e la realtà spirituale non la vediamo, ma la sentiamo. Abbiamo la capacità di vedere, di sentire, direi di toccare queste realtà che non vediamo con gli occhi, ma le sentiamo dentro interiormente. E quando siamo nella preghiera noi sappiamo la nostra pena. Oggi l’uomo io direi soffre e si trova in una situazione di ignoranza, ignoranza per le cose esistenziali, nonostante l’uomo abbia fatto tanti progressi nella tecnica, civiltà. In tutte le altre cose umane è ignorante. Non sa, nessuno degli uomini più intelligenti sa rispondere a queste domande che l’uomo forse non pone a se stesso, ma Dio pone dentro di lui. Da dove siamo venuti su questa terra? Cosa dobbiamo fare? Dopo la morte dove andiamo? Chi ha deciso che tu devi nascere? Quali genitori devi avere quando nasci? Quando nasci ? Nessuno ti ha chiesto tutto questo, la vita ti è stata donata. E’ ogni uomo nella propria coscienza si sente responsabile, non ad un altro uomo , ma si sente responsabile al suo Creatore , Dio , che non è solo nostro creatore, ma è nostro padre, Gesù ci ha rivelato questo. Senza Gesù noi non sappiamo chi siamo e dove andiamo. Per questo la Madonna ci dice: “ Cari figli, io vengo a voi come madre e voglio mostrarvi quanto Dio, vostro padre, vi ama. Cari figli, voi non siete coscienti di quanto Dio vi ama. Cari figli, se sapeste quanto vi amo piangereste di gioia”. Una volta i veggenti hanno chiesto alla Madonna: “ Perché sei tanto bella?”. Questa bellezza non è una bellezza visibile con gli occhi, è una bellezza che riempie, che ti attrae , che ti dona la pace. La Madonna ha detto: “ Sono bella perché amo”. Se anche voi amate sarete belli, così non avrete tanto bisogno di cosmetici ( questo lo dico io, non la Madonna). Questa bellezza, che proviene da un cuore che ama, ma un cuore che odia non può mai essere bello e attraente. Un cuore che ama, un cuore che porta la pace, di sicuro è sempre bello e attraente. Anche il nostro Dio è bello sempre, è attraente. Qualcuno ha chiesto ai veggenti: “ In questi 25 anni la Madonna è invecchiata un po’? “ I veggenti hanno detto : “ Noi siamo invecchiati, ma la Madonna è sempre uguale”, perché si tratta della realtà spirituale, del livello spirituale. Noi sempre cerchiamo di capire, perché viviamo nello spazio e nel tempo e noi non possiamo mai capire questo. L’amore , l’amore non ti invecchia mai, l’amore è sempre attraente. Oggi l’uomo non ha fame di cibo, ma tutti siamo affamati di Dio, dell’amore. Questa fame, se noi cerchiamo di saziarla con le cose, col cibo, diventiamo ancora più affamati. Io come sacerdote, sempre mi chiedo cosa c’è qui a Medjugorje che attrae tanta gente, tanti credenti, tanti pellegrini. Cosa vedono? E non si trova una risposta. Quando si viene a Medjugorje , non è un posto così attraente, non c’è niente da vedere umanamente parlando: sono due monti pieni di sassi e due milioni di souvenir-shops, ma c’è una presenza, un realtà che non si vede con gli occhi, ma si sente col cuore. Questo mi hanno confermato tanti, ma anch’io ho sperimentato che c’è una presenza, una grazia : qui a Medjugorje è più facile aprire il cuore, è più facile pregare, è più facile confessarsi. Dio anche leggendo la Bibbia , sceglie posti concreti, sceglie persone concrete attraverso le quali annuncia, opera. E l’uomo, quando si trova davanti ad un’opera di Dio, si sente sempre indegno, impaurito, si oppone sempre. Se vediamo anche Mosè si oppone e dice:”Non so parlare” e Geremia dice: “Sono un bambino”, anche Giona scappa perché si sente inadeguato a quello che Dio chiede, perché le opere di Dio sono grandi. Dio opera grandi cose attraverso le apparizioni della Madonna, attraverso tutti quelli che hanno detto sì alla Madonna. Anche nella semplicità della vita quotidiana Dio opera grandi cose. Se noi guardiamo al Rosario, il Rosario è simile alla nostra vita quotidiana, semplice, monotono è una preghiera ripetitiva. Così, se guardiamo la nostra giornata, ogni giorno facciamo le stesse cose, da quando ci alziamo, fino a quando andiamo a coricarci, tante cose facciamo ogni giorno. Così anche nella preghiera ripetitiva. Oggi, per così dire, il Rosario può essere una preghiera non capita bene, perché oggi nella vita si cerca sempre qualcosa di nuovo, ad ogni costo. Se Noi guardando la televisione, la pubblicità sempre ci deve essere qualcosa di diverso, o nuovo, creativo. Così, anche noi nella spiritualità cerchiamo qualcosa di nuovo. Invece la forza del cristianesimo non è in qualcosa sempre di nuovo, la forza della nostra fede è nella trasformazione , nella potenza di Dio che trasforma i cuori. Questa è la forza della fede e del cristianesimo. Come ha detto sempre la nostra cara Madre Celeste, una famiglia che prega insieme, rimane insieme. Invece una famiglia che non prega insieme, può rimanere insieme, ma la vita comunitaria della famiglia sarà senza pace, senza Dio, senza benedizione, senza grazie. Oggi , per così dire , nella società in cui viviamo , non è moderno essere cristiani, non è moderno pregare. Sono poche le famiglie che pregano insieme. Possiamo trovare mille scuse per non pregare, televisione, impegni, lavori, e tante cose , così cerchiamo di tranquillizzare la nostra coscienza . Ma la preghiera è un lavoro difficile. La preghiera è qualcosa che il nostro cuore profondamente anela, cerca, desidera, perché solo nella preghiera possiamo assaggiare la bellezza di Dio che vuole prepararci e donarci. Molti dicono che quando si prega il Rosario vengono tanti pensieri, tante distrazioni. Fra Slavko diceva che quelli che non pregano non hanno problemi con le distrazioni, solo quelli che pregano. Mala distrazione non è solo problema della preghiera, la distrazione è problema della nostra vita. Se noi cerchiamo e guardiamo nel nostro cuore più profondamente, vediamo quante cose, quanti lavori facciamo distrattamente, così. Quando guardiamo gli uni con gli altri , siamo proprio noi stessi, o distratti o addormentati La distrazione è problema della vita. Perché la preghiera del rosario ci aiuta a vedere il nostro stato spirituale, dove siamo arrivati. Il nostro Papa defunto Giovanni Paolo II ha scritto nella sua Lettera “Rosarium Virginia Mariae” tante cose belle, che sono sicuro che ha letto anche lui i messaggi della Madonna. In questa sua lettera ci ha incoraggiati di pregare questa preghiera bellissima, questa preghiera forte Io, nella mia vita spirituale, quando guardo al passato, all’inizio, quando mi sono svegliato spiritualmente a Medju , ho cominciato a pregare il Rosario, mi sentivo attratto da questa preghiera. Poi sono venuto nella fase della mia vita spirituale in cui ho cercato la preghiera di tipo diversa, la preghiera di meditazione. La preghiera del Rosario è una preghiera per così dire orale può diventare anche una preghiera contemplativa, una preghiera profonda, una preghiera che può riunire la famiglia, perché attraverso la preghiera del Rosario Dio ci dona la sua pace, la sua benedizione, la sua grazia. Solo la preghiera può rappacificare, tranquillizzare i nostri cuori. Anche i nostri pensieri. Non dobbiamo avere paura delle distrazioni nella preghiera. Dobbiamo venire a Dio così come siamo, distratti, assenti spiritualmente nel nostro cuore e mettere sopra la sua croce, sull’altare, nelle sue mani, nel suo cuore, tutto quello che siamo, distrazioni, pensieri, sentimenti, emozioni, colpe e peccati, tutto quello che siamo. Dobbiamo essere e venire nella verità e nella sua luce. Io sempre mi meraviglio e mi stupisco per la grandezza dell’amore della Madonna, per il suo amore di madre. Soprattutto nel messaggio che la Madonna ha dato al veggente Jakov nel messaggio annuale di Natale, la Madonna si è rivolta soprattutto alle famiglie e ha detto: “ Cari figli, desidero che le vostre famiglie diventino sante”. Noi pensiamo che la santità sia per altri, non per noi, ma la santità non è contro la nostra natura umana. La santità è ciò a cui più profondamente il nostro cuore anela, cerca. La Madonna, apparendo a Medjugorje non è venuta a rubarci la gioia, a privarci della gioia, della vita. Solo con Dio possiamo godere la vita, avere la vita. Come ha detto ha detto:” Nessuno può essere felice nel peccato”. E sappiamo bene che il peccato c’inganna, che il peccato è qualcosa che ci promette tanto, che è attraente. Satana non si presenta brutto, nero e con le corna, di solito si presenta bello e attraente e promette tanto, ma alla fine ci sentiamo ingannati, ci sentiamo vuoti, feriti. Sappiamo bene, io sempre dico questo esempio, che può sembrare banale, ma quando tu hai rubato in un negozio della cioccolata, dopo, quando la mangi, la cioccolata non è più così dolce. Anche l’uomo quando un marito che ha tradito la moglie o la moglie che ha tradito il marito non può essere felice, perché il peccato non permette di godere la vita, di avere la vita, di avere la pace. Il peccato, nel senso più ampio, il peccato è satana, il peccato è una forza che è più forte dell’uomo.L’uomo non può vincere il peccato con le proprie forze, per questo abbiamo bisogno di Dio, abbiamo bisogno del Salvatore. Non possiamo salvare noi stessi, le nostre opere buone non ci salvano di sicuro,non ci salverà nemmeno la mia preghiera, la nostra preghiera. Ci salva solo Gesù nella preghiera, ci salva Gesù nella confessione che facciamo, Gesù nella S. Messa, Gesù in questo incontro salva. Nient’altro. Che questo incontro sia un’occasione,un dono, un mezzo, un momento attraverso il quale Gesù e la Madonna vogliono venire da te, vogliono entrare nel tuo cuore perché tu stasera diventi credente, colui che vede, dice, crede davvero in Dio. Gesù e la Madonna non sono persone astratte, nelle nuvole. Il nostro Dio non è qualcosa di astratto, un qualcosa che è lontano dalla nostra vita concreta. Il nostro Dio è diventato un Dio concreto, è diventato persona e ha consacrato, con la sua nascita, ogni momento della vita umana, dal suo concepimento fino alla morte. Il nostro Dio ha per così dire assorbito ogni momento, tutto il destino umano, tutto quello che tu vivi. Io sempre dico, quando parlo ai pellegrini a Medjugorje: “ La Madonna è qui” La Madonna qui a Medju si incontra, si prega, si sperimenta, non come una statua di legno o un essere astratto, ma come una madre, come una madre viva, una madre che ha il cuore. Molti quando vengono a Medjugorje dicono:” Qui a Medjugorje si sente una pace, ma quando si torna a casa, tutto questo svanisce”. Questo è il problema di ognuno di noi. E’ facile essere cristiani quando siamo qui in chiesa, il problema è quando torniamo a casa ,se allora siamo cristiani. Il problema è dire:” Lasciamo Gesù in chiesa e torniamo a casa senza Gesù e senza la Madonna, invece di portare nel cuore la grazia di loro con noi, di assumere la mentalità, i sentimenti di Gesù, le sue reazioni, di cercare di conoscerlo meglio e permettere che Lui trasformi me ogni giorno e sempre di più. Come ho detto, parlerò meno e pregherò di più . E’ arrivato il momento di preghiera. Quello che io desidero augurare a voi è che dopo questo incontro, dopo questa preghiera, la Madonna venga con te. Va bene.

sabato 23 agosto 2008

23 agosto: COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA PROSSIMA

Predicatore del Papa: “non basta credere nella divinità di Cristo”
Il commento di padre Cantalamessa al Vangelo della XXI domenica
ROMA, venerdì, 22 agosto 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il commento di padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap. - predicatore della Casa Pontificia -, alla liturgia di domenica prossima, XXI del tempo ordinario.

* * *
XXI Domenica del tempo ordinario
Isaia 22, 19-23; Romani 11, 33-36; Matteo 16, 13-20
"Voi, chi dite che io sia?"
C'è, nella cultura e nella società di oggi, un fatto che ci può introdurre alla comprensione del Vangelo di questa domenica, ed è il sondaggio di opinioni. Lo si pratica un po' dappertutto, ma soprattutto in ambito politico e commerciale. Anche Gesù un giorno volle fare un sondaggio di opinioni, ma per fini, vedremo, diversi: non politici, ma educativi. Giunto nella regione di Cesarea di Filippo, cioè nella regione più a nord d'Israele, in una pausa di tranquillità, in cui era solo con gli apostoli, Gesù rivolse loro a bruciapelo la domanda: "La gente chi dice che sia il figlio dell'uomo?"
Sembra che gli apostoli non aspettassero altro per poter finalmente dare la stura a tutte le voci che circolavano sul suo conto. Rispondono: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". Ma a Gesù non interessava misurare il livello della sua popolarità o il suo indice di gradimento presso la gente. Il suo scopo era ben altro. Incalza perciò chiedendo: "Voi chi dite che io sia?"
Questa seconda domanda, inattesa, li spiazza completamente. Silenzio e sguardi che si incrociano. Se alla prima domanda si legge che gli apostoli "risposero", tutti insieme, in coro, questa volta il verbo è al singolare; uno solo "rispose", Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente!"
Tra le due risposte c'è un salto abissale, una "conversione". Se prima, per rispondere, era bastato guardarsi intorno, aver ascoltato le opinioni della gente, ora devono guardarsi dentro, ascoltare una voce ben diversa, che non viene dalla carne e dal sangue, ma dal Padre che sta nei cieli. Pietro è stato oggetto di una illuminazione "dall'alto".
È il primo chiaro riconoscimento, stando ai vangeli, della vera identità di Gesù di Nazareth. Il primo atto pubblico di fede in Cristo della storia! Pensiamo alla scia prodotta in mare da un bel vascello. Essa va allargandosi a misura che il vascello avanza, fino a perdersi all'orizzonte. Ma comincia con una punta che è la punta stessa del vascello. Così è della fede in Gesù Cristo. Essa è una scia che è andata allargandosi nella storia, fino a raggiungere "gli estremi confini della terra". Ma comincia con una punta. E questa punta è l'atto di fede di Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Gesù usa un'altra immagine, che, più che il movimento, fa risaltare la stabilità; un'immagine in verticale, anziché in orizzontale: roccia, pietra: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa".
Gesù cambia il nome a Simone, come si fa nella Bibbia quando uno riceve una nuova importante missione: lo chiama Kefa, Roccia. La vera roccia, la "pietra angolare" è, e resta, lui stesso, Gesù. Ma, una volta risorto e asceso al cielo, questa "pietra angolare", pur se presente e operante, è invisibile. Occorre un segno che la rappresenti, che renda visibile ed efficace nella storia questo "fondamento inconcusso" che è Cristo. E questo sarà appunto Pietro e, dopo di lui, colui che ne farà le veci, il papa, successore di Pietro, come capo del collegio degli apostoli.
Ma torniamo all'idea del sondaggio. Il sondaggio di Gesù, abbiamo visto, si svolge in due tempi, comporta due quesiti fondamentali: primo: "Chi dice la gente che io sia?"; secondo, "Voi chi dite che io sia?". Gesù non sembra dare molta importanza a quello che pensa la gente di lui; gli interessa sapere cosa pensano i suoi discepoli. Li incalza con quel "ma voi chi dite che io sia?". Non permette che si trincerino dietro le opinioni altrui, vuole che dicano la loro opinione.
La situazione si ripete, quasi identica, al giorno d'oggi. Anche oggi "la gente", l'opinione pubblica, ha le sue idee su Gesù. Gesù è di moda. Guardiamo a quello che avviene nel mondo della letteratura e dello spettacolo. Non passa anno che non esca un romanzo o un film con una propria visione distorta e dissacratoria di Cristo. Il caso del Codice da Vinci di Dan Brown è stato il più clamoroso e sta avendo tanti imitatori.
Poi ci sono quelli che sono a metà strada. Come la gente del suo tempo, ritiene Gesù "uno dei profeti". Una persona affascinante, lo si colloca accanto a Socrate, Gandhi, Tolstoj. Sono sicuro che Gesù non disprezza queste risposte, perché di lui si dice che "non spegne il lucignolo fumigante e non spezza la canna incrinata", cioè sa apprezzare ogni sforzo onesto da parte dell'uomo. Ma è una risposta che non regge, neppure alla logica umana. Gandhi o Tolstoj non hanno mai detto: "Io sono la via, la verità e la vita", oppure "Chi ama il padre e la madre più di me non è degno di me".
Con Gesù non ci si può fermare a metà strada: o è quello che dice di essere, o non è un grande uomo, ma il più grande pazzo esaltato della storia. Non ci sono vie di mezzo. Esistono edifici e strutture metalliche (una credo sia la torre Eiffel di Parigi) così fatti che se si tocca un certo punto, o si asporta un certo elemento, crolla tutto. Tale è l'edificio della fede cristiana, e questo punto nevralgico è la divinità di Gesù Cristo.
Ma lasciamo le risposte della gente e veniamo a noi credenti. Non basta credere nella divinità di Cristo, bisogna anche testimoniarla. Chi lo conosce e non da testimonianza di questa fede, anzi la nasconde, è più responsabile davanti a Dio di chi non ha la stessa fede. In una scena del dramma "Il padre umiliato" di Claudel, una fanciulla ebrea, bellissima ma cieca, alludendo al duplice significato di luce, chiede al suo amico cristiano: "Voi che ci vedete, che uso avete fatto della luce?". È una domanda rivolta a tutti noi che ci professiamo credenti.

sabato 16 agosto 2008

15 agosto: COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA PROSSIMA

Predicatore del Papa: Una donna Cananea si mise a gridare
ROMA, venerdì, 15 agosto 2008 (
ZENIT.org).- Pubblichiamo il commento di padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap. - predicatore della Casa Pontificia -, alla liturgia di domenica prossima, XIX del tempo ordinario.
XX Domenica del tempo ordinario
Isaia 56, 1.6-7; Romani 11, 13-15.29-32; Matteo 15, 21-28
Una donna Cananea si mise a gridare

Se Gesù avesse ascoltata la donna Cananea alla prima richiesta, tutto quello che essa avrebbe conseguito sarebbe stata la liberazione della figlia. La vita sarebbe trascorsa con qualche fastidio in meno. Ma tutto sarebbe finito lì e alla fine madre e figlia sarebbero morte senza lasciare traccia di sé. Invece così la sua fede è cresciuta, si è purificata, fino a strappare a Gesù quel grido finale di entusiasmo: "Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri!" Da quell'istante, nota il Vangelo, sua figlia fu guarita. Ma cosa è avvenuto nel frattempo? Un altro miracolo, ben più grande della guarigione della figlia. Quella donna è diventata una "credente", una delle prime credenti provenienti dal paganesimo. Una pioniera della fede cristiana. Una nostra antenata.
Quante cose ci insegna questa semplice storia evangelica! Una delle cause più profonde di sofferenza per un credente sono le preghiere non ascoltate. Abbiamo pregato per una certa cosa, per settimane, mesi e forse anni. Ma niente. Dio sembrava sordo. La donna Cananea è lì, elevata per sempre al ruolo di istitutrice e maestra di perseveranza nella preghiera.
Chi si fosse trovato a osservare il comportamento e le parole di Gesù verso quella povera donna desolata, non avrebbe potuto fare a meno di vedervi insensibilità e durezza di cuore. Come si fa a trattare così una madre afflitta? Ma ora sappiamo cosa c'era nel cuore di Gesù che lo faceva agire in quel modo. Egli soffriva nell'opporre i suoi rifiuti, trepidava davanti al rischio che ella si stancasse e desistesse. Sapeva che l'arco, troppo teso, avrebbe potuto spezzarsi. C'è infatti anche per Dio l'incognita della libertà umana che fa nascere in lui la speranza. Gesù ha sperato, per questo si mostra alla fine così pieno di gioia. È come se avessero vinto in due.
Dio, dunque, ascolta anche quando...non ascolta. E il suo non ascoltare è già un soccorrere. Ritardando nell'esaudire, Dio fa sì che il nostro desiderio cresca, che l'oggetto della nostra preghiera si elevi; che dalle cose materiali passiamo a quelle spirituali, dalle cose temporali a quelle eterne, dalle cose piccole passiamo a quelle grandi. In tal modo egli può darci molto di più di quanto inizialmente eravamo venuti a chiedergli.
Spesso, quando ci mettiamo in preghiera, noi somigliamo a quel contadino di cui parla un antico autore spirituale. Egli ha ricevuto la notizia che il re in persona lo riceverà. È l'occasione della vita: potrà esporgli a viva voce la sua petizione, chiedere la cosa che vuole, sicuro che gli verrà concessa. Arriva il giorno fissato, il buon uomo, emozionatissimo, entra alla presenza del re, e che cosa chiede? Un quintale di letame per i suoi campi! Era il massimo a cui era riuscito a pensare. Noi, dicevo, ci comportiamo a volte con Dio alla stessa maniera. Quello che gli chiediamo, in confronto a quello che potremmo chiedergli, è solo un quintale di concime, cose piccole, che servono per poco, che anzi a volte potrebbero perfino ritorcersi a nostro danno.
Un grande ammiratore della Cananea era Sant'Agostino. Quella donna gli ricordava sua madre Monica. Anche lei aveva inseguito il Signore per anni, piangendo e chiedendogli la conversione del figlio. Non si era lasciata scoraggiare da nessun rifiuto. Aveva inseguito il figlio fino in Italia e a Milano, fino a che lo vide tornato al Signore. In uno dei suoi discorsi egli ricorda le parole di Cristo: "Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto" e conclude dicendo: "Così fece la Cananea: chiese, cercò, bussò alla porta e ricevette. Facciamo anche noi lo stesso e anche a noi sarà aperto.

venerdì 15 agosto 2008

IL MARXISTA NON PUò ESSERE CATTOLICO. BASTA CON LA LITURGIA "CIRCO"

dal sito www.miliziadisanmichelearcangelo.org

CITTÀ DEL VATICANO – “Marxismo e cristianesimo sono culturalmente ed ideologicamente incompatibili” lo afferma senza mezzi termini, il Vescovo di Trani, monsignor Giovan Battista Pichierri. Il Prelato, Vescovo della bellissima cittadina marinara in Puglia, interviene anche sulla polemica estiva tra Famiglia Cristiana e il Governo Berlusconi. Eccellenza, il settimanale paolino ha usato un linguaggio piuttosto duro contro il Governo, definendo la situazione italiana stile Angola, asserendo che il Governo gioca ai soldatini di ferro e infine ha parlato di Presidente spazzino… “Veramente non lo sapevo. Ma se le cose stanno così, mi tocca precisare che nessuno, anche tra i giornali cattolici, può abbandonarsi ad espressioni sconvenienti. Io non entro nel merito politico della diatriba che non mi compete. Affermo che un cristiano ha sempre il dovere di esprimere le sue idee con carità. Affermava san Paolo, del quale celebriamo l’anno giubilare e al quale si ispirano le Paoline:
bisogna essere fermi nella verità, senza rinunciare alla carità. Dunque si evitino linguaggi offensivi”. Nel merito, che pensa dei soldati per le strade, siamo veramente simili all’Angola? “Guardi, un poco di sicurezza non fa male, la gente la vuole e la reclama. Le persone perbene non hanno paura dei soldati. Ma ritengo che ci voglia prevenzione di natura sociale e culturale. Insomma, le forze di polizia siano davvero l’ultimo rimedio. In ogni caso non vedo niente di male”.
Insomma lei invita Famiglia Cristiana ad abbassare i toni.. “Oggi Famiglia Cristiana, domani chissà chi altro. Insomma lo dico chiaro: i cristiani non possono usare un linguaggio che venga meno ai doveri della carità e dell’amore. Le chiedo, gli altri come ci giudicano? Dall’esterno un lettore non cristiano riceve l’idea di una casa rissosa, moderare i toni”. Eccellenza, passiamo alla liturgia, che cosa è esattamente? “Canto di gloria e di lode a Dio. La liturgia non deve tendere al divino, rappresenta e custodisce il divino. La stessa liturgia è divina, rappresenta gloria e lode. Per questo deve essere ben fatta, senza stravaganze, ricordando che padrone della messa è Dio, mai il celebrante. Purtroppo nel tempo si sono verificati e continuano, abusi liturgici di ogni sorta. Credo che essi rappresentino una seria mancanza di rispetto verso Dio. Anche i canti, siano più attenti alla sacralità e al raccoglimento. Insomma, la Messa non è spettacolo, tanto meno un circo”.
A breve si celebra la solennità dell’Assunzione, che cosa rappresenta? “La glorificazione in corpo ed anima di colei che non ha conosciuto peccato, la discepola fedele. Cristo ha voluto esaltarla in corpo ed anima per dimostrare che è lei la via Maestra per arrivare a lui. Insomma, bisogna onorare degnamente Maria. Con l’Assunzione si glorifica il corpo di Maria, la tutta santa, invitandoci a rispettare la sacralità del corpo in Spirito e Verità”. Tempo di vacanze, che cosa ci danno? “Un invito alla serenità. Non siano solo una corsa sfrenata ai piaceri. Si dedichi un poco di tempo anche allo spirito, a Dio e alla famiglia. Insomma, le ferie servano per riprendere fiato e un cammino di pace, anche nelle famiglie”.
(Bruno Volpe )

sabato 9 agosto 2008

8 agosto: COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA PROSSIMA

Predicatore del Papa: La barca era sbattuta dalle onde
ROMA, venerdì, 8 agosto 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il commento di padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap. - predicatore della Casa Pontificia -, alla liturgia di domenica prossima, XIX del tempo ordinario.
XIX Domenica del tempo ordinario
1 Re 19, 9a.11-13a; Romani 9, 1-5; Matteo 14, 22-33

I fatti del Vangelo non sono stati scritti per essere solo raccontati, ma per essere rivissuti. Ogni volta, chi li ascolta è invitato a entrare dentro la pagina di Vangelo, a divenire da spettatore attore, parte in causa. La primitiva Chiesa ce ne dà l'esempio. Il modo con cui è narrato l'episodio della tempesta sedata mostra che la comunità cristiana l'ha applicato alla propria situazione. Quella sera, congedate le folle, Gesù era salito sul monte solo a pregare; ora, al momento in cui Matteo scrive il suo Vangelo, congedatosi dai suoi discepoli, è salito al cielo, dove vive, appunto, pregando e "intercedendo" per i suoi. Quella sera spinse al largo la barca; ora ha spinto la Chiesa nel vasto mare del mondo. Allora si era levato un forte vento contrario; ora la Chiesa fa le prime esperienze di persecuzione.
In questa nuova situazione, cosa diceva ai cristiani il ricordo di quella notte? Che Gesù non era lontano e assente, che si poteva sempre contare su di lui. Che anche ora egli ordinava ai suoi di andare verso di lui "camminando sulle acque", cioè avanzando tra i flutti di questo mondo, appoggiati unicamente sulla fede.
La stessa cosa siamo ora invitati a fare noi: applicare l'accaduto alla nostra personale vicenda umana. Quante volte la nostra vita somiglia a quella barca "agitata a causa del vento contrario". La barca in difficoltà può essere il proprio matrimonio, gli affari, la salute...Il "vento contrario" può essere l'ostilità e l'incomprensione delle persone, rovesci continui di fortuna, la difficoltà di trovare un lavoro o la casa. Forse, all'inizio, abbiamo affrontato con coraggio le difficoltà, decisi a non smarrire la fede, a confidare in Dio. Per un po' abbiamo anche noi camminato sulle acque, cioè fidando unicamente sull'aiuto di Dio. Ma poi, vedendo la prova sempre più lunga e più dura, c'è stato un momento in cui ci è sembrato di non farcela più, di affondare. Abbiamo perso il coraggio.
Questo è il momento di raccogliere e sentire come rivolta personalmente a noi, la parola che Gesù rivolse in quella circostanza agli apostoli: "Coraggio, sono io, non abbiate paura". È nota la frase con cui don Abbondio, nei Promessi Sposi, giustifica le proprie paure e vigliaccherie: "Il coraggio, chi non ce l'ha non se lo può dare". È proprio questa convinzione che dobbiamo sfatare. Il coraggio, chi non ce l'ha, se lo può dare! Come? Con la fede in Dio, con la preghiera, facendo leva sulla promessa di Cristo.
Qualcuno dice che questo coraggio basato sulla fede in Dio e sulla preghiera è un alibi, una fuga dalle proprie possibilità e responsabilità. Uno scaricare su Dio i nostri compiti. È la tesi sottintesa nella nota opera teatrale di B. Brecht ambientata in Germania al tempo della guerra dei Trent'anni, che ha come protagonista una donna del popolo chiamata, per la sua decisione e intraprendenza, "Madre Coraggio". Nel cuore della notte, le truppe imperiali, uccise le guardie, avanzano contro la città protestante di Halle per darla alle fiamme. Nei dintorni della città, una famiglia di contadini, che ospita Madre Coraggio con la figlia muta Kattrin, sa di non poter fare altro che pregare per salvare la città dalla rovina. Ma Kattrin invece di mettersi a pregare, si precipita sul tetto della casa, si mette a battere disperatamente su un tamburo, finché vede accendersi in città le prime luci e capisce che gli abitanti si sono svegliati e sono in piedi. Lei viene uccisa dai soldati, ma la città è salva.
La critica qui sottintesa (che è la critica classica del marxismo) colpisce l'atteggiamento di chi pretendesse di starsene con le mani in mano, in attesa che Dio faccia tutto lui, non la vera fede e la vera preghiera che è tutt'altro che passiva rassegnazione. Gesù lasciò che gli apostoli remassero contro vento per tutta la notte e usassero tutte le loro risorse prima di intervenire lui.

martedì 5 agosto 2008

oggi 5 maggio è il compleanno della Madonna

Lei stessa ci ha rivelato
che la data esatta della sua nascita
è il 5 Agosto e quest'anno celebriamo il 2024° compleanno

"Il cinque agosto prossimo si celebri il secondo millennio della mia nascita.
Per quel giorno Dio mi permette di donarvi grazie particolari
e di dare al mondo una speciale benedizione.
Vi chiedo di prepararvi intensamente con tre giorni
da dedicare esclusivamente a me.
In quei giorni non lavorate.
Prendete la vostra corona del rosario e pregate.
Digiunate a pane e acqua.
Nel corso di tutti questi secoli mi sono dedicata completamente a voi:
è troppo se adesso vi chiedo di dedicare almeno tre giorni a me? "

(Messaggio del 1° agosto 1984 dato ai veggenti di Medjugorje)

COLTIVARE LA FIDUCIA

Non perdere mai la speranza nell’inseguire i tuoi Sogni,
perché c’e’ un’unica creatura che può fermarti,
e quella creatura sei tu.
Non smettere mai di credere in te stessa e nei tuoi sogni.
Non smettere mai di cercare,
tu realizzerai sempre ogni cosa ti metterai in testa.
L’unico responsabile del tuo successo o del tuo fallimento sei tu,
ricordalo…
ogni pensiero o idea pronunciata a voce alta viaggia nel vento,
la voce corre nell’aria, cambiandone il corso.
Se sei brava da udire abbastanza,
tu potrai ascoltare l’eco di saggezze e conoscenze lontane nel tempo e nello spazio.
Tutto il sapere del mondo e’ a disposizione
di chiunque sia disposto a credere e a voler ascoltare.
La libertà e’ una scelta che soltanto tu puoi fare:
tu sei legata soltanto dalle catene delle tue paure.
Non e’ mai una vera tragedia provare e fallire,
perché prima o poi si impara,
la tragedia e’ non provarci nemmeno per paura di fallire.
Mentre noi possiamo orientare le nostre mosse verso un obiettivo comune,
ognuno di noi deve trovare la sua strada,
perché le risposte non possono essere trovate
seguendo le orme di un’altra persona….
Se tu puoi compiere grandi cose quando gli altri credono in te,
immagina ciò che puoi raggiungere
quando sei tu a credere in te stessa.

(Peter O’Connor, da "Ali sull’oceano")

DOBBIAMO PROVARE RIMPIANTO PER I NOSTRI PECCATI?

Nel momento in cui l’apostolo Pietro si rese conto di quello che aveva fatto rinnegando il Cristo, «pianse amaramente» (Matteo 26,75). E alcune settimane dopo, il giorno di Pentecoste, ricordò agli abitanti di Gerusalemme quanto fosse scandalosa l’esecuzione di Gesù innocente. Ed essi, «all’udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: "Che cosa dobbiamo fare, fratelli?"» (Atti 2,37). Il rimpianto si attacca agli errori come un’ombra di cui è difficile disfarsi.
Questo rimpianto è ambiguo: può far sprofondare nella disperazione o portare al pentimento. Deluso di se stesso, Pietro avrebbe potuto disperarsi. Esiste una «tristezza del mondo che produce la morte». Però il ricordo dell’amore di Cristo ha cambiato le lacrime di Pietro in «tristezza secondo Dio, che produce un pentimento che porta alla salvezza» (2 Corinzi 7,10). Il suo rimpianto è allora diventato un passaggio, una porta stretta che si apre sulla vita. La tristezza mortale, invece, è il rimpianto indispettito di colui che conta solo sulle sue forze. Quando queste si rivelano insufficienti, egli comincia a disprezzare se stesso fino a odiarsi.
Forse non c’è pentimento senza rimpianto. Tuttavia la differenza tra i due è enorme. Il pentimento è un dono di Dio, un’attività nascosta dello Spirito santo che attira a Dio. Per provare rimpianto dei miei sbagli non ho bisogno di Dio, lo posso provare da solo. Nel rimpianto io mi concentro su me stesso. Con il pentimento, invece, mi volgo verso Dio, dimenticandomi e abbandonandomi a lui. Il rimpianto non ripara l’errore, ma Dio, a cui ritorno nel pentimento, «dissipa i miei peccati come una nuvola» (Isaia 44,22).
«Peccare» significa «non raggiungere la meta ».Siccome Dio ci ha fatti per vivere in comunione con lui, il peccato è la separazione da lui. Il rimpianto non potrà mai liberarci da questa lontananza da Dio. Può anzi, se ci chiude in noi stessi, allontanarci ancor più da Dio e dunque aggravare il peccato! Secondo una parola un po’ enigmatica di Gesù, il peccato consiste nel fatto «che essi non credono in me» (Giovanni 16,8). La radice del peccato, il solo peccato secondo il significato più vero del termine, è l’assenza di fiducia, è non accogliere l’amore di Cristo.
Un giorno, una donna si reca da Gesù. Piange e con le sue lacrime gli lava i piedi. Mentre gli altri sono scandalizzati, il Cristo comprende ed ammira. Quella donna prova rimpianto per i suoi errori, ma il suo rimpianto non è amaro, non la paralizza. È fiduciosa e dimentica se stessa. Ed è Gesù a dire: «Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato» (Luca 7,47). Credendo a quella parola, ella non ha più nulla di cui dispiacersi. Chi dovrebbe provare rimpianto per aver molto amato? Con la grazia di Dio, i nostri peccati possono portarci ad amare di più. E allora il rimpianto deve cedere il posto alla gratitudine: «Rendete continuamente grazie per ogni cosa» (Efesini 5,20).

IMPORTANZA DELLA PREGHIERA

" Dove non puoi esserci tu, là agisce la tua preghiera. Anche da lontano puoi
far maturare una conversione, far sbocciare una vocazione,
alleviare una sofferenza,
assistere un moribondo,
illuminare un responsabile,
pacificare una famiglia,
santificare un sacerdote.
Puoi far pensare a me, far nascere un atto d'amore,
far crescere in un cuore la carità,
respingere una tentazione,
placare le collere,
addolcire le parole aspre.
Che cosa non si può operare
nell'immensità invisibile del mio Corpo Mistico !
Voi non avete idea delle misteriose connessioni
che vi uniscono gli uni agli altrie delle quali io sono il fulcro.
Tratto dal libro : "Quando il maestro parla al cuore"
di Gaston Courtois edizioni SanPaolo


A completamento di questa poesia, riporto una riflessione molto bella di angelo28trinity (utente di Yahoo Answers): http://it.answers.yahoo.com/question/index;_ylt=AuLp7._Qy6JCp4qt3YSv4FrwDQx.;_ylv=3?qid=20080803082408AA3pRPW&show=7#profile-info-IqxsGdo5aa
"un domani Dio chiederà : perchè non avete pregato per la conversione dei peccatori ? cosa gli risponderemo? che eravamo impegnati a pettinare le bambole ? c'è un passo del VT , in Ezechiele , che Dio dice ad Ezechiele : se vedi che tuo fratello pecca , diglielo che sta sbagliando , se lui si ravvede le vostre vite sono salve , ma se lui non ti ascolta la tua vita sarà salva la sua no , ma se a tuo fratello non glielo dici la sua vita sarà persa ma chiederò conto a te della sua vita.ben vengano i dubbi, la Madonna vuole che tutti i figli si salvino , ma vuole da noi il coraggio di pregare, di agire
angelo28trinity

sabato 2 agosto 2008

MADRE TERESA: "L'AMORE COMINCIA A CASA"

Madre Teresa ci ricordava che “l’amore comincia a casa”, e questo amore viene mostrato attraverso piccoli atti di gentilezza, di premura nei confronti di coloro che ci sono vicini, - i nostri familiari, i nostri vicini, le persone con cui lavoriamo. Qualunque cosa facciamo a loro, la facciamo a Gesù.

Madre Teresa inoltre sottolineava l’importanza di fare “cose piccole con grande amore”. Ci incoraggiava a non cercare grandi cose, ma ad essere attenti alle piccole opportunitàche si incontrano in ogni momento. Per ognuno di noi la santità è possibile attraverso la fedeltà ai nostri compiti ordinari della vita quotidiana, facendo ogni cosa per Gesù, con Gesù e a Gesù.

In questo modo, quindi, qualunque cosa può diventare un mezzo per portare “la Sua presenza, il Suo amore, la Sua compassione” a tutti, specialmente a coloro che vivono nell’oscurità e nella disperazione.

venerdì 1 agosto 2008

31 luglio: COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA PROSSIMA

ROMA, giovedì, 31 luglio 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il commento di padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap. - predicatore della Casa Pontificia -, alla liturgia di domenica prossima, XVIII del tempo ordinario.
* * *
XVIII Domenica del tempo ordinario
Isaia 55, 1-3; Romani 8,35.37-30; Matteo 14, 13-21
TUTTI MANGIARONO E FURONO SAZIATI


Un giorno Gesù si era ritirato in un luogo solitario, lungo la sponda del mare di Galilea. Ma quando fece per sbarcare, trovò una grande folla che lo attendeva. Egli "sentì compassione per loro e guarì i loro malati". Parlò loro del regno di Dio. Intanto però si era fatto sera. Gli apostoli gli suggeriscono di congedare le folle, perché si procurino da mangiare nei villaggi vicini. Ma Gesù li lascia di stucco, dicendo loro, in modo che tutti sentano: "Date loro voi stessi da mangiare!". "Non abbiamo, gli rispondono sconcertati, che cinque pani e due pesci!" Gesù ordina di portarglieli. Invita tutti a sedersi. Prende i cinque pani e i due pesci, prega, ringrazia il Padre, poi ordina di distribuire il tutto alla folla. "Tutti mangiarono e furono saziati e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati". Erano cinquemila uomini, senza contare, dice il Vangelo, le donne e i bambini. Fu il picnic più gioioso nella storia del mondo!
Cosa ci dice questo vangelo? Primo, che Gesù si preoccupa e "sente compassione" di tutto l'uomo, corpo e anima. Alle anime distribuisce la parola, ai corpi la guarigione e il cibo. Voi direte: allora, perché non lo fa anche oggi? Perché non moltiplica il pane per i tanti milioni di affamati che ci sono sulla terra? Il vangelo della moltiplicazione dei pani contiene un dettaglio che ci può aiutare a trovare la risposta. Gesù non fece schioccare le dita e apparire, come per magia, pane e pesci a volontà. Chiese che cosa avevano; invitò a condividere quel poco che avevano: cinque pani e due pesci.
Lo stesso fa oggi. Chiede che mettiamo in comune le risorse della terra. È risaputo che, almeno dal punto di vista alimentare, la nostra terra sarebbe in grado di mantenere ben più miliardi di esseri umani di quelli attuali. Ma come possiamo accusare Dio di non fornire pane a sufficienza per tutti, quando ogni anno distruggiamo milioni di tonnellate di scorte alimentari, che chiamiamo "eccedenti", per non abbassare i prezzi? Migliore distribuzione, maggiore solidarietà e condivisione: la soluzione è qui.
Lo so: non è così semplice. C'è la mania degli armamenti, ci sono governanti irresponsabili che contribuiscono a mantenere tante popolazioni nella fame. Ma una parte di responsabilità ricade anche sui paesi ricchi. Noi siamo ora quella persona anonima (un ragazzo, secondo uno degli evangelisti) che ha cinque pani e due pesci; solo che ce li teniamo stretti e ci guardiamo bene dal consegnarli perché siano divisi tra tutti.
Per il modo in cui è descritta ("prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, li benedisse, spezzò i pani e li diede ai discepoli"), la moltiplicazione dei pani e dei pesci ha fatto sempre pensare alla moltiplicazione di quell'altro pane che è il corpo di Cristo. Per questo le più antiche rappresentazioni dell'Eucaristia ci mostrano un canestro con cinque pani e, ai lati, due pesci, come il mosaico scoperto a Tabga, in Palestina, nella chiesa eretta sul luogo della moltiplicazione dei pani, o nell'affresco famoso delle catacombe di Priscilla.
In fondo, anche quello che stiamo facendo in questo momento è una moltiplicazione dei pani: il pane della parola di Dio. Io ho spezzato il pane della parola e Internet ha moltiplicato le mie parole, sicché ben più di cinquemila uomini, anche questa volta, hanno mangiato e si sono saziati. Resta un compito: "raccogliere i pezzi avanzati", far giungere la parola anche a chi non ha partecipato al banchetto. Farsi "ripetitori" e testimoni del messaggio.