sabato 2 maggio 2009

LE CONSEGUENZE DEL PECCATO ORIGINALE


Sulle orme di San Paolo, che è solito ricondurre il concetto del peccato ad Adamo e quello della salvezza a Cristo, la Chiesa ha sempre esposto che l'immensa indigenza che opprime gli uomini e la loro attitudine al male e alla morte non si possono intendere senza il loro legame con la colpa di Adamo e trascurando il fatto che egli ci ha trasferito un peccato dal quale tutti nasciamo contaminati e che è “morte dell'anima” ( Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1512). Per questo dogma di fede, la Chiesa amministra il Battesimo per la remissione dei peccati anche ai bambini che non hanno commesso peccati personali. In che modo il peccato di Adamo è diventato il peccato di tutti i suoi discendenti? “Tutto il genere umano è in Adamo sicut unum corpus unius hominis - come un unico corpo di un unico uomo”. (San Tommaso d'Aquino, Quaestiones disputatae de malo, 4, 1). Per questa “unità del genere umano” tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo, ...

... così come tutti sono coinvolti nella giustizia di Cristo. Tuttavia, la trasmissione del peccato originale è un mistero che non possiamo comprendere appieno. Sappiamo però dalla Rivelazione che Adamo aveva ricevuto la santità e la giustizia originali non soltanto per sé, ma per tutta la natura umana; cedendo al tentatore, Adamo ed Eva commettono un peccato personale, ma questo peccato intacca la natura umana, che essi trasmettono in una condizione decaduta ( Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1511-1512). Si tratta di un peccato che sarà trasmesso per propagazione a tutta l'umanità, cioè con la trasmissione di una natura umana privata della santità e della giustizia originali. Il peccato originale, sebbene proprio a ciascuno, in nessun discendente di Adamo ha un carattere di colpa personale. Consiste nella privazione della santità e della giustizia originali, ma la natura umana non è interamente corrotta: è ferita nelle sue proprie forze naturali, sottoposta all'ignoranza, alla sofferenza, alle malattie, alla cupidigia, alla lussuria e al potere della morte, è incline al peccato (questa inclinazione al male è chiamata “concupiscenza”). Il Battesimo, donando la vita della grazia di Cristo, cancella il peccato originale e volge di nuovo l'uomo verso Dio; le conseguenze di tale peccato sulla natura indebolita e incline al male rimangono nell'uomo e lo provocano al combattimento spirituale.

La dottrina della Chiesa sulla trasmissione del peccato originale è andata precisandosi soprattutto nel V secolo, in particolare sotto la spinta della riflessione di sant'Agostino contro il pelagianesimo, e nel XVI secolo, in opposizione alla Riforma protestante. Pelagio riteneva che l'uomo, con la forza naturale della sua libera volontà, senza l'aiuto necessario della grazia di Dio, potesse condurre una vita moralmente buona; in tal modo riduceva l'influenza della colpa di Adamo a quella di un cattivo esempio. Al contrario, i primi riformatori protestanti insegnavano che l'uomo era radicalmente pervertito e la sua libertà annullata dal peccato delle origini; identificavano il peccato ereditato da ogni uomo con l'inclinazione al male (concupiscenza), che sarebbe invincibile. La Chiesa si è pronunciata sul senso del dato rivelato concernente il peccato originale soprattutto nel II Concilio di Orange nel 529 ( Concilio di Orange II: Denz.-Schönm., 371-372) e nel Concilio di Trento nel 1546 (Concilio di Trento: Denz.-Schönm., 1510-1516).
[Catechismo della Chiesa Cattolica]

Secondo quanto la Tradizione ci ha trasmesso, si evince che il peccato originale non è fine a se stesso. Noi uomini, generati ad immagine e somiglianza di Dio, quindi Santi, veniamo ad essere indeboliti da quel gesto imperdonabile commesso dai nostri progenitori Adamo ed Eva e siamo obbligati a dover condurre un continuo combattimento contro la spirito del male che ci aleggia intorno e che, approfittando di questa ferita, accentua le nostre problematiche fisiche, materiali, psicologiche e spirituali. Non pensiamo, quindi, di essere stati “ideati” da Dio già mortali o vulnerabili, anzi, là dove noi risiedevamo prima del peccato originale, tutto era fantastico e ruotava intorno alla nostra figura immortale. Dio non ci vuole affogare nelle sofferenze e vulnerabilità e, proprio questa benevolenza del nostro Creatore e Signore, ci fornisce le “Armi” per intraprendere uno spaventoso combattimento spirituale contro le predisposizioni al male fisico e morale. Le “Armi” che il signore ci ha donato, per vincere questa battaglia contro il Maligno, sono e saranno, fino alla fine dei tempi, la Santa Messa, i Sacramenti, i Sacramentali, la Preghiera quotidiana e la lettura dei Testi Sacri. Non ci illudiamo, quindi, di vivere nel giusto pur non avvalendoci di tali “Armi”.

Il Maligno è abile, tentatore e menzognero, farà di tutto per renderci fiduciosi della nostra retta condotta di vita ma…. sarà una vana illusione e verrà smaschrata al momento del Giudizio. Non ascoltiamo, quindi, coloro i quali asseriscono che la vita è preghiera, che il lavoro è preghiera ed altre eresie analoghe. Certo, il lavoro è importante, la vita “sana” idem, ma la preghiera è tutt’altro. Pregare significa dedicare parte della nostra giornata a Dio, implorando il suo aiuto. Se qualcuno di voi si domandasse quanto tempo al giorno deve pregare, io consiglio di fare la mia stessa riflessione: “Quante ore dedico quotidianamente alla demolizione della mia anima guardando la TV? Semplice… se fossi un vero cattolico, butterei via la televisione e la sostituirei con un inginocchiatoio”.

Tratto dal testo "il Burattinaio" di Carlo Maria di Pietro (WebMaster e Promoter della Milizia di San Michele Arcangelo, M.S.M.A.)

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