domenica 29 marzo 2009

CHI NON CREDE IN DIO, CREDE A TUTTO!


E' famosa la battuta di Chesterton: "Chi non crede in Dio non è che non crede in nulla, crede a tutto."
Il medesimo concetto si trova espresso con altre parole in uno scritto del cardinale Biffi: "Il problema dei cristiani oggi non è tanto la difesa della fede quanto la difesa della ragione". Il nesso fede - ragione (Fides et ratio si intitola una fondamentale enciclica) è sviluppato dal medesimo cardinale in una omelia tenuta nella Basilica di San Petronio (BO), l'8 dicembre 2004.
Ne copio un brano assai acuto, nello stile ironico e corrosivo tipico dell'autore:

La conseguenza più immediata e grave del rifiuto di Dio è la perdita della ragione. Così sta scritto: "poichè non gli hanno dato gloria nè gli hanno reso grazie come a Dio, hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa" (Rm 1,21).
La scena è sotto gli occhi di tutti: quelli che hanno lasciato illanguidire la fede faticano poi spesso a ragionare; tanto che oggi non sono più in grado di cogliere le distinzioni più elementari tra il vero e il falso, tra il bene e il male, tra ciò che è umano e ciò che disumano. E non affidandosi più al Vangelo di salvezza, si sono messi irragionevolmente a credere a tutto: ai maghi, agli oroscopi, agli extraterrestri, alle multiformi tabelle dietetiche, ai titoli dei giornali, alle sette farneticanti, agli slogan pubblicitari, agli opinionisti etici e religiosi più spericolati e fantasiosi. Siamo diventati un popolo di creduloni; ed è naturale: chi non crede al Dio vivo e vero è condannato a credere a tutto il resto contro ogni buon senso.

"Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti" (Rm 1,22): così San Paolo riassume questa specie di catastrofe intellettuale.
[...]
E, conclude implacabilmente San Paolo, che parrebbe riferirsi proprio al nostro tempo: "non solo continuano a fare queste cose, ma arrivano anche ad approvare chi le fa" (Rm 1,31); che è l'aberrazione più pericolosa, perchè è il peccato contro la luce.

I CRISTIANI SONO I PIU' DISCRIMINATI NEL MONDO


Permalink: http://www.zenit.org/article-17723?l=italian

Il Vaticano vota contro la risoluzione ONU sulla diffamazione delle religioni




GINEVRA, domenica, 29 marzo 2009 (ZENIT.org).- Monsignor Silvano Tomasi, osservatore permanente vaticano presso l'Ufficio ONU di Ginevra, ha constatato che in questo momento la comunità cristiana è la più discriminata nel mondo, spiegando i motivi che hanno portato la Santa Sede a opporsi alla risoluzione delle Nazioni Unite sulla diffamazione delle religioni.

Con una stretta maggioranza - 23 voti a favore, 11 contrari e 13 astensioni -, il Consiglio ONU per i Diritti Umani ha approvato il 26 marzo a Ginevra una controversa risoluzione, presentata dal Pakistan a nome dei Paesi dell'Organizzazione della Conferenza Islamica, nella quale si esprime "profonda preoccupazione" per la frequente diffamazione delle religioni, ma si nomina solo l'islam.

Monsignor Tomasi ha osservato che "se si comincia ad aprire la porta ad un concetto di diffamazione che si applica alle idee, poi, in qualche modo, lo Stato entra a decidere quando si è diffamata una religione o no, e questo, alla fine, tocca la libertà religiosa".

Ad esempio, ha spiegato i microfoni della "Radio Vaticana", "il riconoscimento giuridico del concetto astratto di diffamazione della religione può essere utilizzato per giustificare le leggi contro la blasfemia, che sappiamo bene come in alcuni Stati siano utilizzate per attaccare minoranze religiose, in maniera anche violenta".

Secondo l'ultimo Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo, pubblicato dall'associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), in Pakistan il peggiore strumento della persecuzione religiosa è proprio la Legge sulla Blasfemia, che continua a provocare sempre più vittime e stabilisce la pena di morte o il carcere a vita per le offese al Corano.

Per molti analisti, constata il Rapporto, si tratta di uno degli strumenti che i fondamentalisti islamici utilizzano per attaccare le minoranze e condurre il Paese verso un'islamizzazione radicale.

Per questa ragione, monsignor Tomasi sostiene che "la sfida è quella di arrivare a trovare un equilibrio sano, che combini la propria libertà con il rispetto dei sentimenti degli altri, e la strada per arrivare a questo obiettivo è quella di accettare i principi fondamentali di libertà, che sono iscritti nei trattati internazionali".

Nel suo rapporto davanti alla Commissione, il rappresentante vaticano ha denunciato l'aumento dell'intolleranza religiosa nel mondo, in particolare contro le minoranze cristiane.

"Se guardiamo la situazione mondiale, vediamo che, di fatto, i cristiani - come varie fonti stanno documentando - sono il gruppo religioso più discriminato; si parla addirittura di più di 200 milioni di cristiani, di una confessione o dell'altra, che si trovano in situazioni di difficoltà, perché ci sono delle strutture legali o delle culture pubbliche che portano, in qualche modo, ad una certa discriminazione nei loro riguardi", ha osservato.

"Questo è un dato di cui non si parla moltissimo, che però è reale soprattutto se pensiamo agli scoppi di violenza che sono capitati negli ultimi mesi in vari contesti politici e sociali".

Monsignor Tomasi ha anche denunciato il fatto che ora i cristiani sono sottoposti a discriminazione anche in alcuni Paesi dove sono maggioritari.

"Ci sono delle situazioni particolari, che portano ad una certa emarginazione di coloro che veramente credono e vivono la loro fede cristiana - ha constatato -. Ci sono delle situazioni - anche dichiarazioni pubbliche parlamentari - che attaccano questo o quell'aspetto della credenza cristiana, e questo tende a relegare i cristiani ai margini della società e a togliere il contributo dei loro valori alla società".

NON TURBARTI NEL RICONOSCERTI COME SEI


dagli scritti di Josemaria Escrivà

Non ho bisogno di miracoli: per me sono più che sufficienti quelli della Scrittura. —Invece, ho bisogno del tuo compimento del dovere, della tua corrispondenza alla grazia. (Cammino, 362)

Ripetiamo con le parole e con le opere: Signore, confido in te; mi basta la tua provvidenza ordinaria, il tuo aiuto d'ogni giorno. Non dobbiamo chiedere al Signore grandi miracoli. Dobbiamo piuttosto supplicarlo di aumentare la nostra fede, di illuminare la nostra intelligenza, di fortificare la nostra volontà. Gesù resta sempre vicino a noi e si comporta sempre per quello che è.

Fin dall'inizio della mia predicazione vi ho messo in guardia contro una falsa deificazione. Non turbarti quindi nel riconoscerti come sei: una creatura di fango. Non preoccuparti. Perché tu e io siamo figli di Dio — ecco la vera deificazione — scelti per chiamata divina fin dall'eternità: Ci ha scelti, il Padre, in Gesù Cristo, prima della fondazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto. Noi, che apparteniamo a Dio in modo peculiare e che, nonostante la nostra miseria, siamo strumenti suoi, saremo efficaci nella misura in cui non perderemo la cognizione della nostra debolezza. Le tentazioni ci segnalano le dimensioni della nostra miseria.

Se provate tristezza costatando con evidenza la meschinità della vostra condizione, vuoi dire che è giunto il momento dell'abbandono completo e docile nelle mani di Dio. Narrano di un mendicante che un giorno si fece incontro ad Alessandro Magno chiedendo l'elemosina. Alessandro si fermò e diede ordine che lo facessero signore di cinque città. Il poveretto, sconcertato, esclamò: «Io non chiedevo tanto!». E Alessandro, di rimando: «Tu hai chiesto da quel che sei; io ti ho dato da quel che sono». (E' Gesù che passa, 160)

dai Testi scelti del giorno:
http://www.opusdei.it/sec.php?s=327

NON VOGLIO AGITARMI MIO DIO: CONFIDO IN TE!


di Don Dolindo

--------------------------------------------------------------------------------

Cambiamo l'agitazione in preghiera

Gesù alle anime: - Perché vi confondete agitandovi? Lasciate a me la cura delle vostre cose e tutto si calmerà. Vi dico in verità che ogni atto di vero, cieco, completo abbandono in me, produce l'effetto che desiderate e risolve le situazioni spinose.

Abbandonarsi a me non significa arrovellarsi, sconvolgersi e disperarsi, volgendo poi a me una preghiera agitata perché io segua voi, e cambiare così l'agitazione in preghiera. Abbandonarsi significa chiudere placidamente gli occhi dell'anima, stornare il pensiero dalla tribolazione, e rimettersi a me perché io solo operi, dicendo: pensaci tu. E contro l'abbandono, essenzialmente contro, la preoccupazione, l'agitazione e il voler pensare alle conseguenze di un fatto.

E come la confusione che portano i fanciulli che pretendono che la mamma pensi alle loro necessità, e vogliono pensarci essi, intralciando con le loro idee e le loro fisime infantili il suo lavoro. Chiudete gli occhi e lasciatevi portare dalla corrente della mia grazia, chiudete gli occhi e non pensate al momento presente, stornando il pensiero dal futuro come da una tentazione, riposate in me credendo alla mia bontà, e vi giuro per il mio amore che, dicendomi con queste disposizioni: pensaci tu, io ci penso in pieno, vi consolo, vi libero, vi conduco.

E quando debbo portarvi in una via diversa da quella che vedete voi, io vi addestro, vi porto nelle mie braccia vi fo trovare, come bimbi addormentati nelle braccia materne, all'altra riva. Quello che vi sconvolge e vi fa male immenso è il vostro ragionamento, il vostro pensiero, il vostro assillamento, ed il volere ad ogni costo provvedere voi a ciò che vi affligge.



--------------------------------------------------------------------------------


Nelle necessità spirituali e materiali...


Quante cose io opero quando l'anima, tanto nelle sue necessità spirituali quanto in quelle materiali, si volge a me, mi guarda, e dicendomi: pensaci tu, chiude gli occhi e riposa! Avete poche grazie quando vi assillate voi per produrle, ne avete moltissime quando la preghiera è affidamento pieno a me. Voi nel dolore pregate perché io operi, ma perché io operi come voi credete... Non vi rivolgete a me, ma volete voi che io mi adatti alle vostre idee; non siete infermi che domandano al medico la cura, ma, che gliela suggeriscono. Non fate così, ma pregate come vi ho insegnato nel Pater: Sia santificato il tuo nome, cioè sii glorificato in questa mia necessità; venga il tuo regno, cioè tutto concorra al tuo regno in noi e nel mondo; sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra, cioè disponi tu in questa necessità come meglio ti pare per la vita nostra eterna e temporale.

Se mi dite davvero: sia fatta la tua volontà, che è lo stesso che dire: pensaci tu, io intervengo con tutta la mia onnipotenza, e risolvo le situazioni più chiuse. Ecco, tu vedi che il malanno incalza invece di decadere? Non ti agitare, chiudi gli occhi e dimmi con fiducia: Sia fatta la tua volontà, pensaci tu. Ti dico che io ci penso, e che intervengo come medico, e compio anche un miracolo quando occorre. Tu vedi che l'infermo peggiora? Non ti sconvolgere, ma chiudi gli occhi e di': Pensaci tu. Ti dico che io ci penso, e che non c'è medicina più potente di un mio intervento di amore. Ci penso solo quando chiudete gli occhi.

Insonni, tutto vogliamo valutare, tutto scrutare, confidando solo negli uomini. Voi siete insonni, voi volete tutto valutare, tutto scrutare, a tutto pensare, e vi abbandonate così alle forze umane, o peggio agli uomini, confidando nel loro intervento. E questo che intralcia le mie parole e le mie vedute. Oh, come io desidero da voi questo abbandono per beneficarvi, e come mi accoro nel vedervi agitati! Satana tende proprio a questo: ad agitarvi per sottrarvi alla mia azione e gettarvi in preda delle iniziative umane. Confidate perciò in me solo, riposate in me, abbandonatevi a me in tutto. Io fo miracoli in proporzione del pieno abbandono in me, e del nessuno pensiero di voi; io spargo tesori di grazie quando voi siete nella piena povertà! Se avete vostre risorse, anche in poco, o, se le cercate, siete nel campo naturale, e seguite quindi il percorso naturale delle cose, che è spesso intralciato da satana. Nessun ragionatore o ponderatore ha fatto miracoli, neppure fra i Santi; opera divinamente chi si abbandona a Dio.



--------------------------------------------------------------------------------


Quando invece confidiamo in Dio...

Quando vedi che le cose si complicano, di' con gli occhi dell'anima chiusi: Gesù, pensaci tu. E distràiti, perché la tua mente è acuta... e per te è difficile vedere il male e confidare in me distraendoti da te. Fa' così per tutte le tue necessità; fate così tutti, e vedrete grandi, continui e silenziosi miracoli. Ve lo giuro per il mio amore. Ed io ci penserò, ve lo assicuro. Pregate sempre con questa disposizione di abbandono, e ne avrete grande pace e grande frutto, anche quando io vi fo la grazia dell'immolazione di riparazione e di amore, che importa la sofferenza. Ti sembra impossibile? Chiudi gli occhi e di' con tutta l'anima: Gesù pensaci tu. Non temere, ci penserò e benedirai il mio nome umiliandoti. Mille preghiere non valgono un atto solo di abbandono: ricordatelo bene. Non c'è novena più efficace di questa:

O Gesù m'abbandono in Te, pensaci tu!

venerdì 27 marzo 2009

ATTACCO ALLA FAMIGLIA

di Angela Pellicciari

Fiera avversaria della Chiesa, la Massoneria ha operato per separare l’uomo da Gesù Cristo e dalla Chiesa. E ha capito che distruggendo la famiglia il traguardo sarebbe stato a portata di mano.

[Da «il Timone» n. 64, giugno 2007]

«Poiché quasi nessuno è disposto a servire tanto passivamente uomini scaltriti e astuti come coloro il cui animo è stato fiaccato e distrutto dal dominio delle passioni, sono state individuate nella setta dei Massoni persone che dichiarano e propongono di usare ogni accorgimento e artificio per soddisfare la moltitudine di sfrenata licenza; fatto ciò, esse l’avrebbero poi soggiogata al proprio potere arbitrario, e resa facilmente incline all’ascolto»: così scrive Leone XIII il 20 aprile 1884 nell’Humanum genus, l’enciclica che con più precisione filosofica analizza i presupposti, la natura e l’operato della massoneria (il paolino Rosario Esposito - che recentemente ha reso nota in pompa magna la sua affiliazione massonica - calcola che i pronunciamenti antimassonici del solo Leone XIII siano 2.032).

La Chiesa cattolica condanna la massoneria moderna dal suo primo apparire: la Gran Loggia di Londra nasce il 24 giugno 1717 e Clemente XII emette la prima condanna ventuno anni dopo, il 28 aprile 1738 (enciclica In eminenti). I papi tentano di ostacolare il diffondersi di un’associazione i cui membri si riuniscono nel segreto, sono vincolati (pena la morte) a patti giurati di cui nessuno deve rivelare il contenuto, sono l’anima, a partire dalla Rivoluzione francese, di tutti gli sconvolgimenti che, nell’Ottocento, stravolgono la vita religiosa e civile delle nazioni dell’Europa e dell’America Latina. Condannando i cattolici liberali (che fanno proprie molte delle parole d’ordine della massoneria), Gregorio XVI così scrive nella Mirari vos (15 agosto 1832): «accesi dall’insana e sfrenata brama di una libertà senza ritegno, sono totalmente rivolti a manomettere, anzi a svellere qualunque diritto di Principato, onde poscia recare ai popoli, sotto colore di libertà, il più duro servaggio». La massoneria è certa di conoscere la strada che conduce l’umanità alla felicità e si ripromette di mettersi alla testa del progresso che ritiene di incarnare: il progresso che essa ha in mente prevede la fine della superstizione cattolica. Per conseguire questo obiettivo l’ordine ha bisogno dell’assenso della popolazione. Come ottenerlo?

L’ostacolo principale ai disegni massonici è la fede cattolica capillarmente diffusa. Come convincere un individuo sposato, con figli, credente in Cristo, e cioè nella vita eterna e nell’amore di Dio, bene inserito nella comunità civile ed ecclesiale, come convincerlo che la sua vita diventa più bella e più felice nel mondo progettato dai massoni? Come convincerlo che i battesimi, i funerali, i matrimoni, i catechismi, le cresime, le agapi, i concistori, gli altari, i sinodi, i concili massonici, sono migliori di quelli cattolici, di cui ricalcano il nome?

Si tratta di trasformare quella persona, quell’individuo ben inserito in un corpo sociale ed ecclesiale, in un individuo solo. È necessario far saltare l’istituzione che lega i singoli in un vincolo stretto, il matrimonio, "liberando" così le energie individuali. Bisogna smantellare tutta la rete di solidarietà sociale e professionale che si è sviluppata durante i secoli animati dalla cultura cristiana. Si tratta di fare il deserto intorno all’individuo ben sapendo che l’uomo, non potendo resistere alla disperazione della solitudine, avrebbe cercato una via d’uscita ed avrebbe imboccato quella che prontamente gli sarebbe stata offerta: la possibilità di entrare a far parte di una loggia.

L’attacco alla famiglia (ed alla donna che ne costituisce l’anima) è iscritto nel DNA delle associazioni segrete. Solo "liberando" l’uomo dalla famiglia si può fare di lui ciò che si vuole. Che le cose stiano così lo provano non solo la dinamica della Rivoluzione francese e le politiche familiari centrate sul divorzio di tutte le amministrazioni massoniche a cominciare da quella napoleonica; che le cose stiano così lo provano anche i documenti della Carboneria rinvenuti dalla polizia pontificia e pubblicati dallo storico francese Jacques Crétineau-Joly (1803-1875) sotto il pontificato di Gregorio XVI.

In un documento noto col nome di Istruzione permanente redatto nel 1819, l’Alta Vendita della Carboneria (la direzione strategica rivoluzionaria del tempo) indica l’obiettivo che l’ordine persegue ed i mezzi scelti per conseguirlo. La Carboneria vuole una "rigenerazione universale" inconciliabile con la sopravvivenza del cristianesimo: «Il nostro scopo finale è quello di Voltaire e della rivoluzione francese: cioè l’annichilamento completo del cattolicesimo e perfino dell’idea cristiana». Il documento fa leva sulla debolezza della natura umana che si ripromette di assecondare: «L’uomo ama le lunghe chiacchiere al caffé e assistere ozioso agli spettacoli. Intrattenetelo, lavoratelo con destrezza, fategli credere di essere importante; insegnategli poco a poco ad avere disgusto delle occupazioni quotidiane, e così, dopo averlo separato da moglie e figli e dopo avergli mostrato quanto è faticoso vivere adempiendo ai propri doveri, inculcategli il desiderio di una vita diversa».

Crétineau-Joly pubblica anche la corrispondenza privata tra cugini (così si chiamano i membri delle vendite carbonare). Il carbonaro conosciuto con lo pseudonimo di Piccolo Tigre scrive: «L’essenziale è isolare l’uomo dalla famiglia, è fargliene perdere le abitudini. [...] Quando avrete insinuato in qualche animo il disgusto della famiglia e della religione (l’una va quasi sempre a seguito dell’altra) lasciate cadere qualche parola che provocherà il desiderio di essere affiliato alla Loggia più vicina. Questa vanità del cittadino o del borghese di infeudarsi alla Massoneria ha qualcosa di così banale e universale che sto sempre in ammirazione della stupidità umana. [...] Il fascino di ciò che è sconosciuto esercita sugli uomini una tale potenza, che ci si prepara tremando alle fantasmagoriche prove dell’iniziazione e dei banchetti fraterni. Diventare membri di una Loggia, sentirsi, senza moglie e figli, chiamati a conservare un segreto che nessuno vi svela mai, rappresenta, per alcune nature, una voluttà e un’ambizione».

Isolare l’uomo dalla famiglia non basta: per distruggere la Chiesa bisogna distruggere la donna. I rivoluzionari sono convinti che non si avanzerà di molto su questo terreno fino a quando la donna rimarrà ancorata alla buona notizia cristiana; per staccarla dall’amore di Cristo bisogna corromperla. Il 9 agosto 1838 così scrive il settario noto con lo pseudonimo di Vindice: «Abbiamo deciso che non vogliamo più cristiani; evitiamo dunque di fare martiri: pubblicizziamo piuttosto il vizio presso il popolo». Vindice cita l’opinione di un cugino secondo cui «per abbattere il cattolicesimo bisogna cominciare dall’eliminazione delle donne». Il carbonaro commenta: «In un certo senso questa frase è vera; ma, visto che non possiamo sopprimere le donne, corrompiamole insieme alla chiesa. Corruptio optimi pessima».

I papi sanno che la strategia settaria fa leva sulla perdita del senso morale. La "sfrenata licenza" di cui parla Leone XIII è caparbiamente pubblicizzata da quanti vogliono che uomo e donna dimentichino la propria somiglianza con Dio. Isolati dagli affetti più cari, ridotti come canne al vento, schiavi e non re delle passioni, gli uomini saranno sottoposti a quel "duro servaggio" di cui scrive Gregorio XVI.

Ricorda

«Quanto al consorzio domestico, ecco a un dipresso tutta la dottrina dei Naturalisti. Il matrimonio non è altro che un contratto civile; può legittimamente rescindersi a volontà dei contraenti; il potere sul vincolo matrimoniale appartiene allo Stato. Nell’educare i figli non s’imponga religione alcuna: cresciuti in età, ciascuno sia libero di scegliersi quella che più gli aggrada. Ora questi principi i Frammassoni li accettano senza riserva: e non pure li accettano, ma studiansi da gran tempo di fare in modo, che passino nei costumi e nell’uso della vita. In molti paesi, che pur si professano cattolici, si hanno giuridicamente per nulli i matrimoni non celebrati nella forma civile; altrove le leggi permettono il divorzio; altrove si fa di tutto, perché sia quanto prima permesso. Così si corre di gran passo all’intento di snaturare le nozze, riducendole a mutabili e passeggere unioni, da formarsi e da sciogliersi a talento».
(Leone XIII, Enciclica Humanum genus, 20 aprile 1884)

Bibliografia

Angela Pellicciari, I papi e la massoneria, Ares, 2007

giovedì 26 marzo 2009

SE QUESTI NON SONO I TEMPI DELL'ANTICRISTO...



INGHILTERRA: DA UN LATO, CON LA MODA DEL SESSO LIBERO E LA PROPAGANDA DEL PROFILATTICO, SI INVITA I RAGAZZI (O I BAMBINI...) A FARE SESSO SEMPRE PIU' PRESTO, DALL'ALTRO SI LANCIANO CAMPAGNE PRO-ABORTO IN TV E SI DISTRIBUISCE LA PILLOLA DEL GIORNO-DOPO NELLE SCUOLE MEDIE, SENZA AVVISARE I GENITORI!

Inghilterra: la pillola del giorno dopo la distribuiscono a scuola
(fonte: Panorama.it)

Bambine di undici anni, in Gran Bretagna, possono richiedere la pillola del giorno dopo alla scuola che frequentano con un Sms, con la garanzia che i genitori non ne saranno informati. Fa discutere, e molto, un progetto-pilota in corso dallo scorso luglio in sei scuole nella contea dell’Oxfordshire. L’iniziativa, bollata come irresponsabile da sociologi e educatori, è partita dal Consiglio regionale per limitare le gravidanze indesiderate tra le adolescenti. Proprio per venire incontro alle ragazzine anche più sprovvedute, il meccanismo è di una elementare semplicità. Le allieve delle sei scuole, di una età compresa tra gli 11 e i 13 anni, in caso di rapporto non protetto inviano un messaggino all’infermeria del loro istituto per farsi consegnare gratis la pillola del giorno dopo.

Non pagano niente e non vi sono limitazioni, in teoria possono richiederne quante ne vogliono. C’è anche un numero verde di emergenza da contattare durante il week-end quando la scuola è chiusa. Il tutto con la garanzia assoluta che i genitori non ne sapranno mai niente. “Non voglio fare il moralista ma così stiamo dando un messaggio sbagliato a queste ragazze, anzi quelle di undici anni sono ancora delle bambine”, ha obbiettato Norman Wells, esponente della Fet, una associazione che si occupa di rapporti tra la scuola e la famiglia. Per la sociologa Patricia Morgan, una esperta di problemi dell’adolescenza, è “estremamente pericoloso” tagliare fuori i genitori da temi importanti come questo. “È come dare la luce verde al sesso libero a tutte le età”, ha commentato. I fautori dell’iniziativa sostengono invece che le critiche sono comprensibili ma infondate e frutto di una cultura un po’ bacchettona che non ha più ragione di essere. Il progetto non è campato in aria e sono previste eccezioni e garanzie. Prima di consegnare una pillola, ad esempio, l’operatore si accerterà che la ragazzina non abbia subito uno stupro. “Bisogna stare al passo con i tempi, qui la promiscuità non c’entra, si tratta solo di evitare il trauma dell’aborto a queste giovanissime”, ha detto Hillary Pannack, di Straight Talking, una Ong che assiste le minorenni in caso di gravidanze indesiderate.

Gb, presto spot pro-aborto in tv
Sì anche a pubblicità dei profilattici
Il governo britannico, per fronteggiare l'emergenza di migliaia di adolescenti rimaste incinte, si appresta a autorizzare le cliniche per l'interruzione di gravidanza a fare pubblicità in tv e in radio. A rivelarlo, in prima pagina, sono sia l'Independent sia il Daily Mail, secondo i quali oltre alle campagne pro-aborto saranno consentiti spot espliciti pro-profilattico nelle ore di maggiore ascolto.

A far cadere gli ultimi tabù è stato il caso di Alfie Pattern, il bambino di appena 13 anni diventato padre a febbraio con la "compagna", che di anni ne ha solo due in più.


Regno Unito: Pillola del giorno dopo alle 11enni
(fonte: tgcom.it)

Le bambine di undici anni possono ora richiedere la pillola del giorno dopo alla scuola che frequentano con un semplice Sms avendo la garanzia che i genitori non ne saranno informati. E' il progetto che ha aizzato le polemiche e in corso dallo scorso luglio in sei scuole nella contea dell'Oxfordshire. L'iniziativa è partita dal Consiglio regionale per limitare le gravidanze indesiderate tra le adolescenti. Le obiezioni vengono da sociologi ed educatori che parlano di invito alla irresponsabilità più totale.

Proprio per venire incontro alle ragazzine anche più sprovvedute, il meccanismo è di una elementare semplicità. Le allieve delle sei scuole, di una età compresa tra gli 11 e i 13 anni, in caso di rapporto non protetto inviano un messaggino all'infermeria del loro istituto per farsi consegnare gratis la pillola del giorno dopo. Non pagano niente e non vi sono limitazioni, in teoria possono richiederne quante ne vogliono. C'è anche un numero verde di emergenza da contattare durante il week-end quando la scuola è chiusa.

Il tutto con la garanzia assoluta che i genitori non ne sapranno mai niente. "Non voglio fare il moralista ma così stiamo dando un messaggio sbagliato a queste ragazze, anzi quelle di undici anni sono ancora delle bambine", ha obbiettato Norman Wells, esponente della Fet, una associazione che si occupa di rapporti tra la scuola e la famiglia. Per la sociologa Patricia Morgan, una esperta di problemi dell'adolescenza, è "estremamente pericoloso" tagliare fuori i genitori da temi importanti come questo.

"E' come dare la luce verde al sesso libero a tutte le età", ha commentato. I fautori dell'iniziativa sostengono invece che le critiche sono comprensibili ma infondate e frutto di una cultura un po' bacchettona che non ha più ragione di essere. Il progetto non è campato in aria e sono previste eccezioni e garanzie. Prima di consegnare una pillola, ad esempio, l'operatore si accerterà che la ragazzina non abbia subito uno stupro. "Bisogna stare al passo con i tempi, qui la promiscuità non c'entra, si tratta solo di evitare il trauma dell'aborto a queste giovanissime", ha detto Hillary Pannack, di Straight Talking, una Ong che assiste le minorenni in caso di gravidanze indesiderate.

ULTIMO MESSAGGIO MADONNA MEDJUGORJE



Messaggio di Medjugorje
25 Marzo 2009


"Cari figli, in questo tempo di primavera quando tutto si risveglia dal sonno dell’inverno, svegliate anche voi le vostre anime con la preghiera affinchè siano pronte ad accogliere la luce di Gesù risorto. Sia Lui, figlioli, ad avvicinarvi al suo Cuore affinchè siate aperti alla vita eterna. Prego per voi e intercedo presso l’Altissimo per la vostra sincera conversione. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

lunedì 23 marzo 2009

ULTIMO MESSAGGIO MADONNA MEDJUGORJE


Messaggio a Mirjana 18 Marzo 2009
Cari figli! Oggi vi invito a guardare in modo sincero e a lungo nei vostri cuori. Che cosa vedrete in essi? Dov'è in essi mio figlio e il desiderio di seguirmi verso Lui? Figli miei, questo tempo di rinuncia sia un tempo nel quale domandarvi: che cosa vuole Dio da me personalmente? Che cosa devo fare? Pregate, digiunate e abbiate il cuore pieno di misericordia. Non dimenticate i vostri pastori. Pregate che non si perdano e che restino in mio figlio, affinchè siano buoni pastori per il loro gregge.

La Madonna ha guardato tutti i presenti e ha continuato: Di nuovo vi dico: Se sapeste quanto vi amo piangereste di felicità. Grazie.

----------------------------------------------------------------------------

COMMENTO DI PADRE LIVIO FANZAGA:
Cari amici,

Nel messaggio a Mirjana del 18 Marzo la Regina della pace ci dà uno straordinario suggerimento per proseguire con frutto il nostro cammino quaresimale.

Innanzi tutto ci invita a guardare "in modo sincero" e "a lungo" nei nostri cuori per vedere che cosa c'è in essi. Lasciamo che venga alla luce tutto il sommerso: non respingiamolo, non addomestichiamolo, non giustifichiamolo, anche se ci fa orrore.

Poi la Madre ci chiede: " Dov'è in essi mio Figlio e il desiderio di seguirmi verso di Lui?" La Madonna è qui da così tanto tempo per questo, perchè il nostro cuore si apra all'amore di Gesù. Se questo non è ancora avvenuto, è giunto il tempo di deciderci, perché non siamo noi i padroni del tempo.

La vera rinuncia, alla quale tutte le altre devono condurre, è quella al peccato. Per questo la Madonna ci chiede di ascoltare il cuore domandandoci: " Che cosa vuole Dio da me personalmente? Che cosa devo fare?" Ascoltiamo e decidiamo.

Facciamolo alla luce di un amore sconfinato: "La Madonna ha guardato tutti i presenti e ha continuato: " Di nuovo vi dico: Se sapeste quanto vi amo piangereste di felicità".

Proseguiamo il cammino quaresimale con la preghiera, il digiuno e le opere di misericordia. Vivremo una Pasqua indimenticabile.

Vostro P. Livio

ABBANDONARSI A DIO


DAL SITO www.cinquepani.it

«se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli »



Una frase del profeta Isaia (30, 15) pone in evidente contrasto due parole:

« nell'abbandono confidente sta la vostra forza »!

Chi s'abbandona lo vediamo quasi spontaneamente come un rinunciatario, uno che non sa custodire e difendere e salvare la propria personalità. E questo di per sé non è escluso dall'atteggiamento dell'abbandonarsi, a meno che l'abbandono non sia invece un affidarsi, lasciare che si occupi di me un altro, Dio! A questo alludeva certamente Isaia con l'aggettivo "confidente"! Abbandono la mia vita, sapendo con piena fiducia che c'è un Padre che se ne occupa già!

L'uomo, da quando scopre di non essere più bambino, o non vuole più esserlo, vuole conquistare la vita, essere padrone, determinare le proprie giornate e i propri minuti! E quante agitazioni e arrabbiature quando dei casi chiamati fortuiti o semplicemente imprevisti o disguidi vengono a condizionare le lucide scelte, le chiare previsioni... Ogni movimento di stizza o di rabbia o di prepotenza sono segno di una vita che vuol possedersi. E' il tragico riflesso della decisione di Adamo. Adamo, l'uomo, decide la propria vita autonomamente, come se Dio fosse diventato muto o come se Dio fosse sostituibile dalla propria volontà. L'uomo si ritrova subito non nudo di vestiti, ma nudo di gioia e di libertà. Ci sono tante di quelle cose che lo ostacolano, che gli impediscono di realizzare subito le sue decisioni o di realizzarle comunque! Egli si vede allora come un vinto, come un fallito, e reagisce come un lottatore o come un arreso. Diventa prepotente o rassegnato!

L'abbandono di cui ora ci occupiamo è uno dei modi con cui l'uomo esprime il suo rapporto con Dio. E' l'atteggiamento con cui l'uomo dà concretezza alla Presenza del Padre. L'abbandono vissuto così non è passività, anche se così può sembrare all'occhio estraneo e superficiale, ma è grande e profonda attività.

Senza una faticosa e - talvolta - dolorosa vittoria su se stessi e sull'influsso delle aspettative di coloro che mi circondano o dell'opinione corrente, non riesce possibile un vero abbandono. Abbandonarsi a Dio richiede mettere in atto una fede decisa, un amore pronto ad arrischiare la morte, una speranza contro ogni speranza.

Per questo l'abbandonarsi a Dio dona forza, rende talmente forti da affrontare coraggiosamente e serenamente difficoltà e pericoli e situazioni impossibili: chi si abbandona a Dio tiene conto della forza di Dio!

« Nell'abbandono confidente sta la vostra forza ».

don Vigilio Covi



L'ABBANDONO DI GESÙ
« Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito »


Gesù, con il suo modo di rapportarsi al Padre, ci mostra fino a qual punto giunge il vero abbandono. Nel suo esser figlio vive un rapporto di piena fiducia e di amorevole obbedienza verso il Padre.

Egli sa, non solo che il Padre esiste, ma che è veramente papà e che vuole esercitare la sua paternità. Perciò Gesù si affida a Lui totalmente. Lo notiamo durante tutta la sua esistenza terrena, ma ce ne rendiamo conto in modo più forte nei momenti in cui Gesù viene tentato: nel deserto e sul Calvario.

Nel deserto Gesù viene tentato di usare in modo autonomo i poteri che gli vengono dal suo esser figlio di Dio. « Dato che sei figlio di Dio » - sembra suggerirgli la tentazione - « fa quello che un Dio può fare »! Questo pensiero - apparentemente "giusto" secondo un ragionamento logico - è riconosciuto diabolico da Gesù: è un pensiero che lo porterebbe a non esser più figlio, un pensiero che, rendendo il figlio indipendente dal Padre, lo priva della sua stessa identità di figlio. Se il figlio non riceve più vita dal padre, non riceve gli impulsi della vita e gli orientamenti della vita dal Padre, non può più chiamarsi figlio: non lo è più!

Gesù reagisce a questa tentazione semplicemente con l'abbandono al Padre. Sembra di poter cogliere nel suo cuore questo ragionamento: se io sono figlio di Dio, Dio mi è padre: mi occupo perciò solo di ciò di cui egli mi incarica, non faccio se non ciò che Egli mi indica, mi fido di Lui, Egli sa ciò di cui ho bisogno e provvede, proprio perché mi è Padre! Gesù rimane nell'abbandono totale alla paternità fedele di Dio.

Sul Calvario la situazione interiore di Gesù è identica, benché le condizioni esteriori siano molto più drammatiche. La tentazione si ripresenta allo stesso modo: se sei figlio di Dio, scendi!

Se Gesù considerasse l'esser figlio di Dio come un onore, come un'ambizione, come un motivo di vanto e di potenza, certo Egli non tarderebbe ad obbedire a quella voce. Ma Gesù considera come primo dovere, o, meglio, come suo continuo amore al Padre l'esser figlio, e perciò vuole mantenere viva e reale e pura anzitutto questa figliolanza.

«Se sono figlio di Dio, Dio provvede certamente a me! ».
«Se sono figlio di Dio, voglio essergli obbediente! ».
«Se sono figlio di Dio, accetto quanto Egli sa e promette! ».
«Padre, nelle tue mani affido il mio spirito »!

Con l'abbandono al Padre ogni tentazione è vinta! E il Padre interviene con tutta la sua onnipotenza: dà a Gesù il necessario per vivere, gli dà addirittura di moltiplicare i pani e gli dà sul Tabor e in altre occasioni una gloria molto più grande di quella che avrebbe ricevuto buttandosi illeso dal pinnacolo del Tempio! E al posto di un'autorità di dominio che provoca paura a chi la subisce e a chi la esercita, Gesù riceverà dal Padre un'autorevolezza tale che folle intere lo seguiranno e gli obbediranno! Ed il suo Spirito consegnato al Padre dalla croce non è finito nel nulla: continua ad animare dall'interno la Chiesa, suo nuovo corpo vivente ed operante nel mondo.

L'abbandono di Gesù al Padre è stato completo. La paternità di Dio in Lui si è potuta manifestare con pienezza!



IL MIO ABBANDONO

«se non ritornerete come bambini ... »


L'abbandono di Gesù al Padre è regola per me. Egli, Gesù, è il Maestro ed Egli è il Signore.

So però che io giungerò ad un abbandono come Gesù e con Gesù, gradatamente, con un esercizio costante in piccole occasioni che mi si presentano. Voglio abbandonarmi a Dio semplicemente perché credo che Dio è Padre. Lo affermo spesso: credo in un solo Dio Padre onnipotente! Questo mio "credo" ha conseguenze!

La prima delle conseguenze è un'attenzione a ricevere da Dio gli impulsi della mia vita, a prender da Lui sentimenti e pensieri per il mio cuore. So che se la mia vita non ha la sua sorgente in Dio, se non nasce ora per ora da Lui non posso dirmi figlio, non posso chiamarlo Padre!

La seconda conseguenza è una grande fiducia: ho un Padre che è per davvero papà. Egli si occupa di me ogni giorno. Non è relegato, tanto per dire, alla casa di riposo come un padre che ha smesso il mestiere di papà e lo vado a vedere e salutare di quando in quando, nelle solennità Egli è oggi e sarà anche domani Padre nel pieno senso della parola. Mi posso abbandonare a Lui con fiducia. Il bambino che dà la mano al papà è l'immagine che rappresenta nel modo più vero questo mio atteggiamento interiore. Il bambino non ha paura, perché c'è il papà. il bambino non ha preoccupazioni per il domani, perché c'è il papà. Il bambino non domanda di capire tutto, perché il papà già sa.

Così io lascio la mia vita alla preoccupazione del Padre: Egli sa già il perché di ogni avvenimento, conosce il vero perché di ogni contrattempo. Nei contrattempi posso ringraziare, perché sono quelle le occasioni da me impreviste e imprevedibili attraverso cui il Padre guida e orienta direttamente la mia vita!

Il Padre conosce i miei bisogni, quelli che avrò domani. Non me ne occupo perciò. Il bambino non chiede al proprio papà se ha provveduto al pane del giorno seguente; egli sa infatti che certe cose non occorre dirle al papà.

Nemmeno al Padre occorre dirle certe cose! Mi abbandono. Egli provvede.

Il Padre stesso invece si occupa di dirmi e suggerirmi cose che io non avrei mai pensato né creduto. E talvolta quello che Egli mi dice supera la mia intelligenza: allora mi abbandono alla Sua Parola, faccio ciò che Egli mi dice. Talvolta quello che Egli dice sembra impossibile. Ma se lo dice Lui lo farò: non ha agito così pure Abramo? e Maria?

Quando so che Dio si è impegnato con me chiedendomi obbedienza sto abbandonato a quell'obbedienza. Ci sono sempre ragioni e ragionamenti contrari all'ubbidire, ma vengono dallo spirito della mia mente e non dallo spirito di fede da cui scaturirebbe l'abbandono a Dio.

Se mi lascio andare ai miei ragionamenti prenderà sopravvento il mio io e Dio servirà solo ad avvallare i miei gusti, a giustificare le mie comodità, a rinforzare le mie idee. Prima esprimo me stesso e poi cerco Dio per far vedere a me stesso e agli altri che Egli è d'accordo con me! Se mi abbandono al Padre invece prima cerco la sua Parola e ad essa sottometterò la mia volontà! E per esser sicuro che quella Parola non è il riflesso del mio io - sempre astuto quando si tratta di farsi accontentare cercherò la Parola di Dio nell'obbedienza.

Allora il mio abbandono è concreto, è vero abbandono a Dio.



FRUTTI DELL'ABBANDONO

«Getta sul Signore il tuo affanno ed Egli ti sosterrà» (Sal 55, 23)


Mi preme sottolineare che l'abbandono vero non è rinuncia all'impegno, ma è la fatica dell'impegnare la fede e l'amore al Padre. E' impegno a tenere un cuore di figlio fiducioso proprio quando verrebbe voglia di prendere iniziative al di fuori del volere manifesto di Dio, e al di fuori di uno spirito che rifletta l'amore e la pazienza dello Spirito Santo.

Quando mi manca questo abbandono cresce e prende spazio in me prima l'inquietudine, poi l'impazienza, la fretta, quindi la rabbia, e infine iniziative ricche di queste caratteristiche.

E' quando manca questo atteggiamento di abbandono che prende corpo in me la critica e l'accusa degli altri, al disobbedienza, la divisione del cuore dalle persone con cui Dio stesso mi chiama a vivere in unità.

L'elenco delle situazioni negative potrebbe continuare: ma basta questo a farmi capire invece che il vero atteggiamento di abbandono è fonte di grandi beni.

« Getta sul Signore il tuo affanno, ed Egli ti sosterrà », dice il salmista. Egli l'ha provato. « Affidati a Lui ed Egli ti aiuterà » dice il Siracide (2,6) e ancora: « Confidate in Lui: il vostro salario non verrà meno » (2, 8). « Considerate le generazioni passate e riflettete: chi ha confidato nel Signore ed è rimasto deluso? » (10). Nel libro dei Proverbi troviamo questa affermazione: « Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza » (3,5). L'abbandono è perciò il passaggio dalla fiducia in me stesso, dal fondarmi sulle mie forze, sulla bontà delle mie ragioni e decisioni alla fiducia in Dio, che ha strade insospettate d'intervento, che accorre usando una fantasia senza pari quando l'uomo - come nel caso di Gedeone! - gli fa affidamento.

Abbandonandomi a Lui non resta più addosso a me il peso della mia vita e delle mie pur gravose responsabilità. La vita mi diventa leggera, è sostenuta da Lui. Le mie responsabilità sono compiti che Egli mi ha dato: me ne darà le luci e le forze necessarie - a suo tempo - per portarli a termine: come è nelle sue mani la mia vita, così anche i compiti della mia vita.

La mia vita così non pesa più sui miei pensieri: posso vivere senza tensioni, con l'unico desiderio di essere obbediente a Dio: contento addirittura di far affidamento sulla sua paternità.

La mia vita poi non pesa più sui cuori altrui. Come divento insopportabile quando sono preoccupato! divento inquieto e semino attorno a me inquietudine, divento incapace di condurre i cuori a Dio. Sono come un cieco, non vedo più la meta. Sono senza Spirito Santo, che è Spirito di relazione d'amore al Padre e di accoglienza d'amore del Figlio: preoccupato di cose o di fatti sono ripiegato su di me, e mi ritrovo fuori dello Spirito di Dio! mi ritrovo appesantito e quasi schiacciato psicologicamente e fisicamente!

M'abbandono, ed ecco la leggerezza, ecco tornare il sorriso e la fiducia, ecco tornare la calma e la posatezza, il riposo interiore... e anche quello esteriore.

L'atteggiamento di abbandono al Padre è grande guadagno. E' un atto di fede che mi dà pure salute! « Salute sarà per il tuo corpo e un refrigerio per le tue ossa »! (Prov 3, 8).

Ma il mio atteggiamento di abbandono è soprattutto un grande dono al Padre: Egli è così nella possibilità di mostrare a me e a tutti che la sua attenzione paterna è concreta, che la sua mano interviene, che Egli è veramente Padre!



ESORTAZIONI

« non angustiatevi per nulla» (Fil 4, 6)


Dicono: « come può saperlo Dio?

C'è forse conoscenza nell'Altissimo? ».

Ecco, questi sono gli empi!

Se avessi detto: « parlerò come loro »,

avrei tradito la generazione dei tuoi figli.

Riflettevo per comprendere:

ma fu arduo agli occhi miei,

finché non entrai nel santuario di Dio.

Quando si agitava il mio cuore

e nell'intimo mi tormentavo

io ero stolto e non capivo,

davanti a te stavo come una bestia.

Ma io sono con te sempre:

tu mi hai preso per la mano destra.

Mi guiderai con il tuo consiglio

e poi mi accoglierai nella tua gloria.

La roccia del mio cuore è Dio!



Non è l'unico salmo che mi aiuta a pregare così, cioè a stabilire con Dio un rapporto di figliolanza piena, di abbandono fiducioso. Quando dubito, non dell'esistenza di Dio, ma della Sua concretezza accanto a me, sono un empio che tradisco coloro che credono. La mia intelligenza si rifiuta di comprendere: ho bisogno di vedere, di sperimentare, di provare per entrare nel “ santuario" della verità di Dio.

Quando faccio piccoli atti di abbandono in piccole cose, allora mi accorgo che Dio non è assente! Ma devo dargli fiducia, (Sal 73,11ss) benché in piccole cose, perché Egli possa darmi la prova della sua capacità di intervento. Quali le occasioni?

Ne riferisco alcune banali, perché possibili ogni giorno a tutti: sono in ritardo: invece di inquietarmi, mi affido a Dio. Manca il denaro: invece di agitarmi, mi abbandono alla Provvidenza. C'è un contrattempo: al posto di arrabbiarmi, mi rimetto al Padre. Ecc. ecc...

Ogni ora porta i suoi pesi, ogni ora possiamo esercitarci in questo atteggiamento.

Gesù stesso lo esigeva dai suoi, dandone naturalmente l'esempio. La barca su cui dormiva si riempiva d'acqua. I suoi non erano ancora allenati all'abbandono concreto al Padre: preoccupati, oltre che svegliarlo, lo accusano di indifferenza di fronte al loro comune pericolo di morte. Ed egli: « perché siete così paurosi? non avete ancora fede? ».

E in un'altra occasione fa un lungo discorso per esortare all'indifferenza di fronte alle cose, e ai bisogni. Non è un'indifferenza irresponsabile, ma è una santa indifferenza: un atteggiamento cioè di libertà da ogni preoccupazione materiale, perché già c'è Colui che si è dichiarato responsabile della nostra vita. Una indifferenza santa, come è santo l'abbandono, perché in questo atteggiamento risplende la presenza e l'amore del Padre santo! « Per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete... Il Padre vostro celeste sa che ne avete bisogno ». Sono i pagani che si preoccupano, perché essi non sanno d'avere un Padre. Essi non conoscono Dio se non parzialmente, ma ne ignorano totalmente la paternità.

Gli apostoli fanno eco a Gesù nelle loro lettere: Pietro (1 Pt 5,7) riprendendo il salmo 55 dice: « gettate in Lui ogni vostra preoccupazione, perché Egli ha cura di voi ». E Paolo ai Filippesi (4, 6 ss): « non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste... E la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù ».

Questa è l'unica occupazione seria del cristiano: custodire cuore e mente in Gesù: affinché ciò possa avvenire, Dio è disposto a intervenire oltre le capacità dell'intelligenza.



COME ABBANDONARSI?

« mi abbandono alla fedeltà di Dio ora e per sempre» (Sal 52, 10b)


"Aiutati, che Dio t'aiuta", suona un noto proverbio nostrano. Ma questo proverbio, che è certamente nato dalla vita cristiana, viene interpretato talvolta alla maniera pagana.

L'abbandono a Dio certamente non deve favorire la pigrizia, né il quietismo e la comodità. L'abbandono a Dio non è la concessione dell'ozio e del mangiare a ufo. Parole terribili sono riservate nella Scrittura all'ozioso e al pigro.

L'abbandono non ha origini nella nostra umanità, che tende sempre all'egoismo e, quindi, a non far fatica.

p abbandono - il santo abbandono - ha origini nella presenza i Dio, nel tener conto della sua vicinanza e della sua promessa. p perciò anzitutto obbedienza e non esime dalla obbedienza costosa a Dio.

e Egli mi dà un compito, ce la metto tutta. Il suo compito può essere materiale, come il guadagnare il pane, o intellettuale o spirituale. Non mi esimo dallo svolgere il compito che Dio mi dona.

Ma entro questo compito rimango sereno; rimango abbandonato Dio non mi dà il compito di fidarmi solo delle mie forze, né mi affida il compito di arrabbiarmi e nemmeno quello di affannarmi.

Obbedisco, agisco, faccio quanto mi è ordinato affidandomi a lui, confidando in Lui.

Che significa allora quell' « aiutati che Dio t'aiuta »? o lo sento, caso mai, come un invito a compiere il mio dovere senza riservarmi spazi di pigrizia. Ma il mio dovere non me lo invento io, io non mi metto al posto di Colui « che opera tutto tutti ». Io sono e voglio restare « povero servo »: perciò dall' «aiutati» non posso disgiungere una buona dose di ascolto di Dio, di contemplazione, di disponibilità a Lui. Mi aiuto sì, ma dopo che ho compreso in quale direzione e con quali mezzi Dio vuole che io mi impegni. Altrimenti quella parola mi suona pagana, se non addirittura atea. Se cercassi di « aiutarmi » secondo i miei criteri, lascerei vivere e operare nel mio cuore certamente sentimenti d'egoismo e di egocentrismo, di vanità e soprattutto di materialismo. Chi usa questo proverbio in modo superficiale non si mette forse anche a lavorar di domenica, a intraprendere doppio lavoro, a vivere un ritmo asfissiante, se non addirittura a sfruttare il prossimo? Gli serve di più la prima parte della frase che la seconda. Viene portato a non dare molta fiducia a Dio. Non può pretendere l'aiuto da Lui chi gli disubbidisce nella pigrizia, né chi disubbidisce nell'avidità o nell'attivismo.

Il primo aiuto che Dio vuol dare all'uno e all'altro è che egli venga riconosciuto come Padre: Padre che dà responsabilità e affida compiti e nello stesso tempo Padre che provvede di persona alle necessità di chi gli si fa figlio.

Quando sto eseguendo i compiti che Dio mi ha affidato posso vivere nella pace e nella fiducia. Egli è fedele. Non mi mancherà nulla di ciò che serve perché la mia vita col mio lavoro diventi fruttuosa per il regno di Dio. E per il regno di Dio - in famiglia o in comunità più ampia - serve molto di più la pazienza e la serenità e la pace che diffondo quando m'imbatto in contrattempi, più che non un lavoro materialmente eseguito nei tempi e modi prestabiliti.

Per il Regno di Dio diventa fruttuosa la gioia e la fiducia con cui sopporto la malattia che m'impedisce opere importanti, più delle opere stesse. Per il Regno di Dio nel cuore dei bambini è certamente più fruttuoso del programma finito l'amore e la pazienza con cui li tratto mentre non mi lasciano terminare il programma!

Il "frutto" della nostra vita non lo possiamo calcolare materialmente, perché Dio lo calcola - semmai - spiritualmente!

Non è mai proclamato beato colui che s'affanna a terminare il lavoro, ma colui che diffonde spirito di povertà e spirito di mitezza e di pace!



CONSEGUENZE
« quando penso a te

esulto di gioia all'ombra delle tue ali »

(Sal 63,7-8)


Il numero sette è sempre piaciuto agli uomini: ha un suo fascino, una risonanza divina. Elencherò anch'io sette conseguenze di un vero atteggiamento di abbandono al Padre.

La prima è vantaggiosa per Dio. Egli, nella giornata e nella storia di chi s'abbandona fiducioso a Lui può intervenire e rivelare concretamente la propria presenza, la propria paternità, la propria capacità di operare piccoli e grandi miracoli. Miracoli non sono solo eventi strepitosi, sono tutti gli interventi di Dio. Quando mi abbandono a Lui Egli gode di poter far risplendere il suo amore attento, delicato e premuroso, anche nelle circostanze più... profane del vivere. Chi ha provato sa cosa intendo dire. E ognuno può provare!

La seconda conseguenza, come tutte le seguenti, è vantaggiosa per l'uomo. Quando assumo un atteggiamento filiale mi accorgo che nasce e cresce in me fiducia e fede. Scompare l'ansia, si scioglie l'eventuale angoscia e trepidazione. Vedo il futuro con ottimismo: e non è un ottimismo vuoto e illusorio, ma basato sulla certezza di Dio. Abbandonandomi a Lui, i miei piedi entrano su un terreno sicuro.

La gioia del cuore è la terza conseguenza. Impossibile esser contento fintanto che mi sento e mi voglio padrone della mia vita. Solo quando consegno la vita al Padre fa capolino in me il sorriso libero, la gioia serena di chi sa d'essere al sicuro ovunque, anche nella morte!

« Lo inondi di gioia dinanzi al tuo volto, perché confida nel Signore » (Sal 21,7). Anche gli Apostoli di Gesù sperimenteranno la gioia duratura e vera quando sapranno che il loro nome è scritto in cielo, quando cioè daranno piena fiducia all'amore del Padre!

L'altro effetto proveniente da un cuore affidato a Dio è la capacità d'essere generoso, d'essere disponibile alle necessità dei fratelli. Finché mi occupo io stesso delle mie ore e delle mie cose ho più la tendenza all'avarizia, o, per lo meno, alla chiusura del tempo e delle mani.

Come m'abbandono al Padre, i miei occhi vedono molto di più, diventano cannocchiali e microscopi. Riesco ad accorgermi di necessità piccole e di bisogni grandi dei fratelli, e riesco a dedicare loro maggiori energie e a comunicare loro fiduciosa serenità.

La quinta conseguenza è la lucidità con cui posso riconoscere sempre e ovunque la presenza del Padre. Egli è Colui « nel quale viviamo, ci muoviamo ed esistiamo », eppure com'è diffusa la mentalità e profonda convinzione che ci sono cose sacre e cose profane, che Dio non va mescolato con gli affari, che di Lui non occorre tener conto nelle piccole azioni e situazioni di ogni giorno! In pratica, l'ateismo convive con la fede, cerca compromessi con lei, si riserva spazi lunghi e quotidiani. Il mio abbandono a Dio elimina questo vuoto che assorbe coscienza e volontà. L'abbandonarmi fiducioso mi rende attento alla Presenza operante di Dio in ogni circostanza.

Non vorrei dire troppo in fretta la sesta conseguenza: vorrei attendere ancora cinquant'anni, ma m'immagino che tu la vorrai conoscere subito. Ebbene, chi s'abbandona fiducioso al Padre mette i presupposti per una vita lunga! La pace e la serenità che pervade lo spirito dell'uomo che si lascia cadere nelle mani del Padre si diffonde nel suo corpo e in tutte le espressioni e dimensioni del suo essere.

Certo, anche il malato può abbandonarsi con decisione al volere di Dio e il sano può cadere malato o morire in gioventù! Ma è altrettanto sicuro che l'abbandono al Padre è predisposizione alla salute!

Non ultima conseguenza, ma ultima che vedo io ora, è il superamento dei bisogni, l'allontanamento della schiavitù del denaro e della fretta e frenesia del mondo. Quando t'abbandoni al Padre ti par quasi di « sedere nei cieli », di entrare in un nuovo ritmo di vita che ti permette di respirare, di esser libero, di non aver più necessità di nulla. Se ti vien a mancare qualcosa riesci a... far finta di non averla mai avuta, o di assimilarti al ritmo di chi cento o mille anni fa non lo sognava nemmeno! Quando mi abbandono al Padre l'unico mio programma diventa il vivere da figlio docile, semplice, il portare in cuore il suo amore in qualunque situazione mi venga a trovare. Una grande, immensa libertà, quale nemmeno si potrebbe immaginare!

Mi abbandono a Te, Padre!
Tu sei fedele,
lascio cadere la mia vita nelle tue mani! Tu sei sapiente,
consegno a te i miei pensieri!

Tu sei misericordioso,
presento a te il mio cuore incostante! Tu sei santo,
affido a Te il desiderio di una mia santità! Tu sei buono,
mi rallegro di Te!

Tu sei generoso,
ti guardo col desiderio di imitarti Tu sei Padre,
m'abbandono sempre alla Tua guida!

Padre, eccomi,
prendimi,
lascio a te la responsabilità del mio vivere e del mio morire: Io sono tuo, figlio per Te! Come un bimbo sto in pace e attendo i tuoi cenni per obbedirti in tutto!

Fa di me
ciò che tu hai pensato!

domenica 22 marzo 2009

INTERVISTA AL DEMONIO:


"Intervista" al demonio

di Domenico Mondrone



--------------------------------------------------------------------------------

Nel libro del padre Gesuita Domenico Mondrone (Prete Esorcista) intitolato: "A tu per tu col maligno" (Ediz. La Roccia - Roma) viene riportata una dichiarazione di Satana durante un esorcismo,la quale ci mette di fronte alla realtà del medesimo e dei suoi servitori. Satana gli dice:

"Non vedi che il suo regno (di Gesù) si sgretola e il mio si allarga di giorno in giorno sulle rovine del suo? Provati a fare un bilancio tra i suoi seguaci e i miei, tra quelli che credono nelle sue verità e quelli che seguono le mie dottrine, tra quelli che osservano la sua legge e quelli che abbracciano le mie. Pensa soltanto al progresso che sto facendo per mezzo dell'ateismo militante, che è il rifiuto totale di Lui. Ancora poco tempo e il mondo cadrà in adorazione dinanzi a me. Sarà completamente mio. Pensa alle devastazioni che sto portando in mezzo a voi servendomi principalmente dei suoi ministri. Ho scatenato nel suo gregge uno spirito di confusione e di rivolta che mai finora mi era riuscito di ottenere. Avete quel vostro (...) vestito di bianco che tutti i giorni chiacchiera, grida, blatera. Ma chi lo ascolta? Io ho tutto il mondo che ascolta i miei messaggi e li applaude e li segue. Ho tutto dalla mia parte. Ho le cattedre con le quali ho dato scacco alla Vostra filosofia. Ho con me la politica che vi disgrega. Ho l'odio di classe che Vi dilacera. Ho gli interessi terreni, l'ideale di un paradiso in terra che vi accanisce gli uni con gli altri. Vi ho messo in corpo una sete di denaro e di piaceri che vi fa impazzire e vi sta seducendo in un'accozzaglia di assassini. Ho scatenato in mezzo a voi una sensualità che sta facendo di voi una sterminata mandria di porci. Ho la droga che presto farà di voi una massa di miserabili larve, di folli e di moribondi. Vi ho portati a praticare l'aborto con cui fate stragi di uomini prima che nascano. Tutto quello che può rovinarvi non lascio intentato, e ottengo ciò che voglio: ingiustizie a tutti i livelli per tenervi in continuo stato di esasperazione; guerre a catena che devastano tutto e vi portano al macello come pecore; e insieme a questo la disperazione di non sapersi liberare dalle sciagure con le quali devo portarvi alla distruzione. Conosco fin dove arriva la stupidità degli uomini, e la sfrutto fino in fondo. Alla redenzione di quello che si è fatto ammazzare per voi bestie ho sostituito quella di governanti massacratori, e voi vi buttate al loro seguito come stupidissime pecore. Con le mie promesse di cose che non avrete mai sono riuscito ad accecarvi, a farvi perdere la testa, fino a portarvi dove voglio. Ricorda che io vi odio infinitamente, come odio lui che vi ha creati."

Poi aggiunse:

"In un secondo momento mi lavorerò uno per uno i parroci rispetto al loro pastore. Oggi il concetto di autorità non funziona più come una volta. Sono riuscito a dargli uno scossone irreparabile. Il mito dell'ubbidienza sta tramontando. Per questa via la Chiesa sarà portata alla polverizzazione. Intanto vado avanti con la decimazione continua di preti, dei frati, delle suore, ad arrivare allo spopolamento totale dei seminari e dei conventi: tolti di mezzo i suoi "operai della Vigna", subentreranno i miei e avranno via libera nel loro lavoro definitivo".

Quindi rivelò:

a) quali sono i suoi migliori collaboratori:

"A me preme incrementare il numero dei preti che passano dalla mia parte. Sono i migliori collaboratori del mio regno. Molti o non dicono più messe o non credono a ciò che fanno all'altare. Molti di essi li ho attirati nei mie templi, al servizio dei miei altari, a celebrare le mie messe. Vedessi che meravigliose liturgie ho saputo imporre loro a sfregio di quelle celebrate nelle vostre chiese. Le mie messe nere."

b) quali i suoi più grandi nemici:

"Quelli più legati alla sua amicizia, quelli che Egli riesce a conservare sempre suoi. Quelli che lavorano e si consumano per i suoi interessi. Che zelano la sua gloria. Un malato che per gli amici soffre e si offre per gli altri. Un prete che si conservi fedele, che preghi molto, che non siamo mai riusciti a contaminare, che si serve della messa, di quella tremenda maledettissima messa, per farci un male immenso e strapparci una moltitudine di anime. Questi sono per noi gli esseri più odiosi, quelli che maggiormente pregiudicano gli affari del nostro regno".

Infine Satana, mostrandogli una folla sterminata di giovani in una piazza di città gli disse:

"Guarda, guarda che spettacolo meraviglioso!...E' tutta gioventù passata dalla mia parte. E' gioventù mia. Molta l'ho irretita con la lussuria, con la droga, con lo spirito del materialismo ateo. Quasi tutti sono venuti su senza i soliti sciacqui battesimali. Questi giovani sono passati attraverso scuole programmate su un ateismo sindacale. Lì, hanno imparato che non è stato quello di lassù a creare l'uomo, ma l'uomo ha creato stupidamente lui. Ora sono agguerriti a una lotta attiva contro di lui, che resiste a scomparire. Ma scomparirà. E' fatale! Questi miei giovani hanno imparato a disfarsi di tutte le cosiddette verità eterne. Per essi esiste solo il mondo materiale e sensibile. E' stato un gigantesco lavaggio del cervello, e ci serviremo di questo per tutti coloro che osassero tenersi ancora aggrappati alle vecchie credenze. Egli deve scomparire in modo assoluto dalla faccia della terra. Presto verrà il giorno che neppure il suo nome verrà più ricordato. Le poche cose di resistenza che non riusciremo ad eliminare con la nostra filosofia, le annienteremo col terrore. Ci sono per i resti decine e decine di lager dove li manderemo a marcire. Così per tutti i paesi della terra. Uno dopo l'altro devono cadere ai miei piedi, abbracciare il mio culto, riconoscere che l'unico signore sono io..."


Il demonio però, come al solito, ha fatto i conti senza l'oste, dalla nostra parte abbiamo Maria Santissima che gli schiaccerà la testa sotto i piedi, da soli non ce la faremmo mai a sconfiggerlo, putroppo è più potente dell'uomo, era un angelo, decaduto, ma angelo.Attraverso la preghiera continua e la fiducia continua e l'affidamento continuo a Maria, all'Eucarestia ed al Papa, il demonio sarà ricacciato al suo posto, all'inferno.


"IO PORRO' INIMICIZIA TRA TE E LA DONNA, TRA LA TUA STIRPE E LA SUA STIRPE: QUESTA TI SCHIACCERA' LA TESTA E TU LE INSIDIERAI IL CALCAGNO" (Gen 3,15)

PREGHIAMO OGNI GIORNO IL ROSARIO, COME CI HA SUGGERITO MARIA SANTISSIMA A FATIMA, A MEDJUGORIE E IN TUTTE LE ALTRE APPARIZIONI: E' LA PREGHIERA PIU' POTENTE!

sabato 21 marzo 2009

PADRE JOZO: MARIA E' QUI E HA BISOGNO DI NOI

INTERVISTA CON PADRE JOZO
Post n°1637 pubblicato il 12 Marzo 2009 da diglilaverita



Padre Jozo, qual è il dono di Medjugorje?
I doni e i progetti divini rimangono sempre per noi un mistero, ma dai frutti prodotti possiamo in molti casi capirne lo scopo. Per esempio, dai frutti degli ultimi duemila anni si può comprendere lo scopo dell’incarnazione, resa possibile dalla scelta della Vergine Maria: un nuovo testamento, una nuova strategia della salvezza. L’Incarnazione ha ricondotto l’uomo nel centro della creazione e ha reso possibile che la grazia di Dio passi attraverso Cristo, attraverso l’uomo.
Ma veniamo all’oggi: si dice che l’umanità sta vivendo un tempo di grande crisi, ed è vero: ci sono tante difficoltà nella famiglia, nella scuola, nell’educazione, di fronte alle quali persino noi cristiani sembriamo aver perso le risposte, perché la mentalità comune ci ha influenzato, ha intaccato i valori della nostra fede. Tutto oggi è contro l’uomo, contro la natura: la politica, la scienza, l’informazione, con i mass media che sono inquinati come l’aria, come il cibo. Tutto è contro l’uomo: non possiamo dire che il Signore ha creato una mucca pazza, o una pecora malata... Il Signore non ha affidato il mondo così all’uomo. E triste constatare che l’uomo ha gestito male queste cose, che ha prodotto male. Ed è triste anche vedere che di fronte a tutto questo non diamo il massimo per porvi rimedio... il problema è che quando l’uomo esce dai suoi confini, non tiene conto del suo li mite, perde di vista la sua missione e succedono cose gravi sulla terra.
In questa situazione anche la Chiesa ha sofferto e soffre. In questa situazione si sono verificati i fatti di Medjugorje. Ecco, dopo vent’anni Si può cominciare a vedere quale è lo scopo di queste apparizioni della Vergine: milioni e milioni di persone che hanno incontrato la Madonna sono ritornate a Dio. C’è un fiume di grazia che è partito da Medjugorje e che ha raggiunto tutto il mondo, tutte le nazioni, tutte le comunità e le culture.
Oggi vengono a Medjugorje uomini e donne da ogni dove: dal Giappone, dall’Indocina, dalla Corea e, segretamente e a rischio della incolumità, perfino dalla Cina. E ogni anno molti fra questi, che neppure erano cristiani, ricevono il battesimo.
Maria si è posta qui come luce delle genti, per risollevarci dai nostri problemi per aiutarci a sbrogliare le più differenti e ingarbugliate situazioni. E noi non possiamo far altro che dirle grazie, pieni di riconoscenza per questa donna per la gioia che ci ha donato con la sua presenza. A Lei, sempre obbediente al progetto del Padre, alla volontà di Dio, che anche in questo caso ha rinnovato con Gesù il suo «Eccomi, sia fatta la tua volontà».


Qual è il cuore di questo dono e dei messaggi della Vergine?
La presenza fisica della Madonna in questo luogo. La Madonna in carne e ossa ha fatto visita alla parrocchia fa visita alle case dei veggenti, come ha fatto visita a Elisabetta. Come in quella circostanza, anche a Medjugorje Maria si è fatta incontro con un saluto di pace con « Shalom». E come a Elisabetta, anche ai veggenti, alla gente di Medjugorje e, a tutti noi, Maria, attraverso quel «Shalom» ha trasmesso, ha iniziato la sua azione di grazia.
La sua presenza, poi, è presenza orante: attraverso il suo esempio costante Maria ci chiede di pregare. E se l’uomo risponde a questa chiamata e incomincia a pregare, qui immancabilmente per grazia riceve o rinnova il dono della preghiera. «Per grazia», perché la preghiera è un dono, e così è stato per noi della comunità parrocchiale: un grande dono.
Maria viene per renderci certi che Lei ci è vicina, e che attraverso di Lei l’uomo può ricevere tutto l’aiuto di cui necessita: è già questo il primo dei messaggi, il suo essere con noi, tra di noi. E a Medjugorje si sperimenta questa sua presenza: la si sente nell’ aria, la si respira nella preghiera, la si riconosce nella comunione tra i pellegrini. È una sensazione tangibile, come il calore del sole in estate, e la pioggia di settembre. E questo lo conoscono tutti coloro che vengono a Medjugorje con cuore aperto.
Poi vengono i messaggi: essi servono per aiutarci a correggere i nostri errori, a mettere a posto le situazioni che abbiamo compromesso lasciate in sospeso. Maria parla per ricordarci gli aspetti fondamentali per la vita cristiana e per il nostro futuro; ci ricorda la preghiera, i sacramenti come l’Eucaristia , la confessione, ci invita a leggere la Parola di Dio, ad aprirci alla conversione del cuore: aspetti senza i quali la Chiesa non esiste.
Ho appena incontrato un pellegrino che mi ha confidato «Da quando sono stato a Medjugorje sto amando la Bibbia, vivo la Bibbia»... Ecco il dono, ecco il messaggio: si crea un clima nuovo in cui possono germogliare doni di fede, di pace, di conversione, di amore. Ecco il più grande messaggio, la notizia più importante: l’uomo che rinasce.

Come ha risposto il villaggio di Medjugorje in questi anni?
Che cosa Medjugorje ha fatto in vent’anni? Medjugorje ha pregato e ha fatto digiuno. Medjugorje ha imparato a inginocchiarsi davanti al Santissimo e alla Croce. Medjugorje è il luogo dove si trova la Madre celeste, dove si sente la Madre, dove l’uomo torna a Dio.

C’è chi dice che queste apparizioni sono un po’ lunghe... e che ciò è strano...
Ma come lunghe? Non lo sono affatto: ne abbiamo bisogno, e di più, per ché la partita in cui ci giochiamo la nostra vita spirituale, fortunatamente, non è una gara cronometrica. Perché perdere tempo a chiedersi se le apparizioni sono o non sono lunghe: Maria è qui per indicarci la via, approfittiamone. Non è forse molto lungo il tempo necessario per disintossicare chi è diventato dipendente, «inquinato» dalla droga? Quanto ci vuole per purificare il suo sangue, per ricostruirne la mentalità, rimetterne in sesto il corpo e l’anima? C’è bisogno di tempo, c’è bisogno che Maria appaia.

Maria attraverso i veggenti ci ha messo molte volte in guardia da Satana. Dalle Scritture sappiamo che sarà lei a sconfiggerlo. perché tanta preoccupazione?
La Madonna desidera liberare tutti gli uomini dal male, e per prima cosa dice che Satana c’è, esiste, ed è furbo e meticoloso. Mette in guardia in particolare coloro che ritengono che la vittoria ascetica della Madonna e personale su Satana sia semplice. No, non è semplice: la Madonna trionferà, ma gli uomini devono aiutarla. La Madonna interpella attraverso questi veggenti loro e tutti noi a farci suoi angeli, per aiutarla a sconfiggere il Maligno come è descritto nel racconto dell’Apocalisse. E ci dice: «Cari miei angeli, mi dovete aiutare, dovete vigilare con me».
Che è poi la medesima attenzione che ci è chiesta da Gesù con la parabola della zizzania: il contadino torna a casa dal campo appena seminato e se ne va felice a dormire per il lavoro svolto senza preoccuparsi che il nemico è sempre in agguato; e questi, la stessa notte, trovando la porta sguarnita, viene e sparge il seme cattivo... C’è il Nemico se l’uomo non è disattento lo vede, lo riconosce. Ma se l’uomo è disattento si sveglierà un giorno pieno di spavento con il campo infestato di zizzania, di ciò che non ha seminato.

Dove colpisce il Nemico?
Nelle esistenze di giovani senza vita e senza scopo. Guarda quanti suicidi , quanta disperazione quanta droga. Per fortuna Maria ci mette in guardia. Quante sono oggi le famiglie crollate: genitori e figli che vivono separati in casa, che non si parlano; sposi che non vogliono figli, bambini che vengono uccisi ancor prima di nascere. Sembrerebbe che l’egoismo abbia vinto. Ma, per fortuna, Maria ci dice che non è così e indica una via di uscita, ma ha bisogno di noi.

In che senso ha bisogno di noi?
La Madonna viene a Medjugorje per ricordare i valori che abbiamo smesso, che non si praticano più, e ci dà la grazia di poterli riconoscere e vivere. Ce lo dice con messaggi pieni di tenerezza: «Cari figli, voglio dividere la gioia, il mio amore per voi». La Madonna è piena di gioia perché è piena di grazia. E la grazia è un dono. E a Medjugorje milioni li persone hanno effettivamente trovato e testimoniato questo dono, insieme con il dono della preghiera: ed è per questo che Medjugorje non può essere ridotta ad argomento di chiacchiere e di discussione. Non dipende dagli uomini la verità di Medjugorje, non dipende da un parroco, non dipende dal vescovo. Non dipende dalla tua simpatia o dalla tua propaganda Medjugorje, ma piuttosto dalla tua risposta, dalla tua vita. Se nessuno vivesse Medjugorje sulla terra, essa non esisterebbe, ma grazie al Signore ci sono milioni di persone che cercano di vivere bene messaggi, il digiuno e di pregare di nuovo insieme in famiglia. E ogni settimana aumenta il numero di coloro che rispondono all’invito di fare li più per Dio. Di questi sì ha bisogno la Madonna per i suoi progetti.
Quando san Francesco tornò dalla Verna con le stigmate, i confratelli 1o videro piangere: «Ti fanno male?», gli chiesero. «No», rispose, «piango perché l’Amore non è amato». Gesù non è amato: per questo soffriva san Francesco, per questo il Papa è andato a Gerusalemme a pregare, a cercare il perdono dagli avversari di Cristo. Anche nella Chiesa oggi si ama poco Gesù: l’Amore non è amato. San Francesco in punto di morte fu interrogato dai suoi per conoscerne l’ultimo testamento; e lui, nonostante le sofferenze, disse: «Fino a oggi abbiamo fatto poco; cominciamo a darci da fare di più». Questa è la risposta dei santi e del nostro Papa, oggi.
Che cosa ho fatto io nei miei venti, quaranta, settanta anni di vita come cristiano? Occorre una nuova evangelizzazione perché il paganesimo è rifiorito proprio a partire da quei Paesi che si dicevano cristiani. Bisogna decidersi per Cristo e amare Lui. Ma sta a noi la scelta. Preoccupiamoci di portare frutto: pensate alla parabola del seminatore e cercate di portare molto frutto. Così cresce la Chiesa, non attraverso Internet o la Tv. Non ci sono nuove conversioni grazie alla Tv cattolica o a Radio Vaticana: questi sono strumenti buoni per i credenti, ma che gli atei rifiutano. La fede di pende dai testimoni. Non mancano le università, le scuole, le emittenti, i libri, i programmi, i giornali religiosi; ma mancano i santi nelle università, nelle scuole, nelle parrocchie, nei giornali, anche in quelli religiosi.
Per questo chi viene a Medjugorje ed è toccato dalla grazia, deve do mandarsi: «Chi sono io? Che cosa posso fare per la Madonna?». Quanti sacerdoti sono venuti in questi anni a Medjugorje, e quanti vescovi anche, e hanno fatto poco, e non hanno fatto nulla nelle parrocchie e nel le diocesi. Noi pensiamo: «La Madonna viene, farà Lei». E invece no, perché Lei sempre ripete: «Ho bisogno di voi».

Che cosa dobbiamo fare?
Maria è molto chiara. Come prima cosa vuole la nostra conversione, che lasciamo cadere le lusinghe del male, che ci allontaniamo una volta per tutte dalle sue sorgenti. L’uomo può vincere il peccato solo quando crede e si affida a Dio, quando si lascia guidare come figlio, mano nella mano della mamma. Allo stesso modo del figlio prodigo, che finalmente riconosce la bontà del padre, che finalmente si accorge di quanto lui tratti bene persino i servi e che non gli permetterà più di vivere peggio dei porci, così anche tu torna a casa da Dio tuo Padre.
Ma sappi che Satana ti farà da ostacolo perché è forte della sua gelosia. E evidentemente forte: come possiamo capire sempre dai frutti, in questo caso da quelli cattivi, che sono sotto i nostri occhi. Per questo dobbiamo rompere gli indugi, vincere la pigrizia, essere attivi: e prega re, pregare molto. Perché l’uomo che prega non permette che il Maligno gli entri in casa, che gli insidi la famiglia. Sono quasi cinquanta ormai i messaggi in cui Maria ci ha invitati a mettere la preghiera al primo posto nelle famiglie. E poi il digiuno. Chi fa digiuno e prega, come ha detto Cristo stesso, è più forte del Male: Satana trema di fronte all’uomo e prega e pronuncia con fede il nome di Cristo.

La Madonna, proprio nel giorno del Capodanno del 2001, all’alba del nuovo millennio, ha detto a Marija che Satana è come «libero dalle catene»? Che significa?
Ricordati che Satana non è onnipotente e che l’uomo unito a Dio e a sua Madre è più potente di lui. Ma questa unione ancora manca, e per questo motivo Satana è in qualche modo svincolato, ha libertà di intromettersi fra l’uomo e Dio: per questo occorre rinnovare la preghiera e il digiuno , come Gesù ha insegnato; e per questo, dietro Lui, oggi sua Ma Ire ripete: «Rinnovate la preghiera e il digiuno, con entusiasmo».

Pregare, digiunare, vivere ogni giorno i Sacramenti: se è fatto bene è un programma molto impegnativo...
Impegnativo. La realtà è che noi non siamo capaci più di offrire, di soffrire un po’ con Cristo. Uno dei primi giorni la polizia segreta ha fatto irruzione nelle case e strappato dai letti i giovani veggenti. Spaventati, tristi , senza scarpe, feriti, mi ritrovo in canonica i genitori e i fratelli: «Padre, che cosa possiamo fare?». Soltanto pregare. Ma fu difficile perché il tempo passava e i ragazzi non tornavano: mezzogiorno, niente; le cinque, niente. Al tramonto fummo presi da agitazione e a mezzanotte dallo sconforto. Io non riuscivo a trovare una parola di speranza. Finalmente, all’una e mezzo, per primo un ragazzo e poi tutti gli altri cominciammo a sentire un canto lontano. Erano loro: entrarono in canonica pieni di gioia mentre i genitori scoppiavano in lacrime. A quel punto Vicka si fece incontro alla mamma che si chiama Aurelia e disse: «Perché piangi?». Le fu risposto: «Ma non vedi che ora è? E tu domandi perché piango?». Ma la figlia, fattasi seria, aggiunse: «Non soffrire così; se questo è un tempo di prova, mettiamolo a frutto: chiediamoci che cosa possiamo soffrire per la Madonna, se possiamo offrirle quello che ci accade». E poi ripeté con fermezza: «Mamma è importante soffrire qualche cosa per la Madonna». Fu questo l’insegnamento che una ragazzina seppe dare a sua madre e a noi tutti. Di tutte le domande che avrei voluto fare ai veggenti quella sera non ne ricordo una; invece, da vent’ anni mi accompagna sempre più presente un solo interrogativo: Che cosa posso fare oggi per la Madonna, che cosa posso offrire oggi per lei, per Cristo, per la mia Chiesa? lo sono sacerdote: se non sono capace di soffrire niente la mia vita religiosa non vale niente, è falsa. L’abito che porto mi impone questa riflessione. Un sacerdote che non sa offrire un po’ della sua sofferenza crolla.

Lei è sacerdote: nella crisi che attraversa l’umanità anche tanti sacerdoti e religiosi sembrerebbero oggi disorientati. Non a caso la Madonna avrebbe chiesto a Marija di pregare tanto per loro...
L’uomo che ha ricevuto il dono del sacramento del sacerdozio ha una grande responsabilità che lo rende non confrontabile con nessun altro. Non lo si può paragonare al maestro che insegna, al catechista che predica, al medico che guarisce; no, perché il sacerdote è sacramento, è segno visibile della grazia. Lui è segno che la Chiesa sta camminando sul la strada giusta, che il Signore non l’ha lasciata sola. Ecco il motivo per cui ogni sacerdote è un grande dono, una grande cosa.
Molti sacerdoti sono disorientati, e così molti religiosi. Dobbiamo levare le mani, congiungerle e chiedere nuove vocazioni. La Chiesa, se vuole avere santi sacerdoti, deve pregare per i sacerdoti; tante vocazioni sacerdotali non sono frutto del caso, ma frutto della preghiera. Guarda Anna nell‘Antico Testamento che, nella vecchiaia, chiede a Dio il dono di un figlio: che cosa fa? Prega. Quando è nato l’ha chiamato Samuele, frutto della preghiera, e Samuele è diventato sacerdote, dono per la Chiesa ricevuto attraverso la preghiera. E a questo punto, però, voglio dirvi che a Riga il seminario è di nuovo pieno, non c’è un letto vuoto. Grazie a Maria che ci ha invitato a chiedere con lei questa grazia.
Desidero ricordare ai sacerdoti il messaggio della Madonna del marzo 2001, in cui ci sprona a «deciderci per la conversione e la santità»: cari sacerdoti, la nostra chiamata è essere santi, tutto il resto è un vuoto inutile, è un correre in tondo, è un vento che si disperde. Essere santi non è solo normale, è del tutto normale, come il frutto sull’albero: è normale dare frutto, è normale darlo buono, è normale che la nostra vita sia fruttuosa per gli altri. Se Dio è santo è inevitabile che ci chiami, allora, a essere santi.
Io voglio osservare il sacerdote al vaglio delle Scritture, attraverso la tradizione cristiana: ogni qualvolta la Chiesa ha avuto un santo sacerdote. ha potuto contare su un segno sicuro sulla sua strada; e questo avviene ancora oggi, per fortuna. Dove c’è un santo sacerdote vedi delle comunità ricche di giovani che fondano il loro cammino in una certezza. Gesù ha detto «siete i miei testimoni»: il sacerdote è dono suo, è grazia; non possiamo dimenticarcene o farne a meno. Eppure, oggi, molti sacerdoti sono paventati dalle sfide della cultura contemporanea: si sentono rifiutati e non accettano l’indifferenza. Finiscono per stancarsi, per spegnersi. Trascinano la loro tenda nel deserto e ci si infilano dentro; e la loro voce per le la facoltà dell’ annuncio della Parola, e si svilisce in un grido senza eco E soffrono, e tornano indietro, ma di nuovo non sono accettati. La Chiesa deve accompagnare i sacerdoti, e qui per Chiesa intendo anche i singoli parrocchiani. Il sacerdote è un uomo che, come tale, ha bisogno degli altri; è un uomo che per dare tutto ha bisogno di incontrare la Chiesa di sentirsene parte di essere bene accetto; ha bisogno di essere amato, incoraggiato, aiutato con amore, con amicizia, con sostegni spirituali, con preghiere che supportino i suoi progetti. Il sacerdote non può realizzare le idee che riceve attraverso lo Spirito Santo se poi la Chiesa, i parrocchiani gli voltano le spalle, le menti e il cuore. Viviamo — è vero — in un’epoca che mette a dura prova l’identità del sacerdote, ma chi ha a cuore la Chiesa si prenda cura dei sacerdoti. E Maria che ce lo chiede.


Ma Maria stessa a volte è messa in disparte nella Chiesa, magari in nome dell’unità dei cristiani, dell’ecumenismo...
Non esistono errori altrettanto grandi come quelli commessi dagli uomini contro la Madonna e il suo figlio Gesù. Gesù e stato addirittura crocifisso e non a caso è stato definito pietra di scandalo. Ma anche la Madonna ha dovuto sopportare l’ingiustizia. Perfino Giuseppe all’inizio non ha riconosciuto il piano di Dio attraverso di Lei.
Quanti errori: gli anglicani hanno cancellato la Madonna completamente, relegandola alla funzione di un taxi che ha traghettato Gesù sulla terra. Così i Luterani e tutte le ramificazioni delle chiese protestanti che hanno rifiutato la Madonna. Quanti errori e quanti peccati contro di Lei anche oggi, e nella stessa Chiesa, ogni qualvolta la Madre di Gesù viene messa da parte in nome di un falso ecumenismo. Ogni qualvolta si sente dire, in nome di una futuribile e presunta unità dei cristiani: «Lasciamo un pò nell’ ombra la Madonna e saremo più vicini ai nostri fratelli anglicani, e ci riavvicineremo ai fratelli protestanti». Quanti errori.
Ma è Gesù stesso che ci ha indicato Maria. Sulla Croce ha detto «ecco vostra Madre»: appoggiateVi a Lei. Non può che essere Lei, che grazie al suo «sì» è stata nell’Incarnazione ponte tra Dio e gli uomini, a porsi ora nella Chiesa come ponte di conversione tra gli uomini e Dio. Non è forse per questo che appare a Medjugorje? Lasciamo che ci conduca a suo Figlio...
Quanti peccati... Non possiamo farcela senza la Madonna, senza la Madonna non c’è la Chiesa, così come senza l’Eucaristia non c’è la salvezza, non c’è l’alimento di salvezza. Guardate Elisabetta come ha esultato perché ha riconosciuto che era la Madre di Dio quella donna che veniva a farle visita. La Madre di Dio è venuta a visitarci anche a Medjugorje per insegnarci a purificare la nostra vita dall’egoismo, dall’orgoglio, per riscattarci dalla sterilità. Lei ci vuole capaci di portare frutto e ci dà la grazia per innamorarci del suo «programma», dei suoi messaggi.
In quest’ottica, che non è quella delle polemiche, va inquadrata la dichiarazione pontificia Dominus lesus che è molto importante perché pone rimedio a un errore ormai molto diffuso, quasi legalizzato, che crea va grande confusione. I cattolici non devono rinunciare alla pienezza della Rivelazione, e con essa alla loro identità, perché è in essa che risiede la verità. Come potremmo, per esempio, immolare la Madonna sull’altare di un vuoto ecumenismo, se è Lei stessa il nostro tifoso più fedele, l’instancabile sostegno nel nostro cammino verso il Cielo?
Ascoltiamo la Madonna che ci dice «convertitevi, tornate al Padre»: è questa la meta a cui gli uomini devono tendere per un autentico ecumenismo; è solo attraverso una nuova conversione che i fratelli cristiani potranno ritrovare l’unità.

Perché la Chiesa è così provata in questo tempo senza Dio, in cui molto potrebbe fare?
Ma perché è in crisi la famiglia, che è la cellula originaria della società umana a cui il sacerdote si rivolge. Se vacilla la famiglia il sacerdote cade nel buio. Più di ogni cosa la Chiesa ha bisogno di santi sacerdoti e di santi genitori. Dal cuore del prete inizia il rinnovamento del mondo, un nuovo mondo; e dal cuore dei genitori inizia il rinnovamento della famiglia umana, una nuova famiglia.

Una nuova famiglia. La vita di questi veggenti, così straordinaria nel quotidiano, non è illuminante sul senso della chiamata universale alla santità sottolineata dal Concilio?


Ma certo. Dio ci vuole tutti santi e la via da percorrere sta nell’assecondare la sua volontà secondo il proprio stato e i propri talenti. Ma occorre la nostra disponibilità. Se il Signore sarà presente nella nostra vita saremo sempre a posto; ma permettiamogli di entrare come l’aria nei polmoni. Dipende da noi, perché Dio ci rispetta. La Madonna però dice «ho bisogno di voi» e sollecita con materna cura una nostra risposta.
Vogliamo essere degli strumenti nelle mani di Dio? Senza dite Dio non può realizzare ciò che vuole, non perché non è onnipotente, ma per ché ti rispetta; senza dite Dio non può salvarti. La Madonna è diventata grande quando ha accettato il disegno che il Padre aveva per lei, i santi sono diventati tali dopo aver detto sì.
Vicka è nota a tutti per aver attraversato malattie molto gravi. La prima volta la stavano portando in ospedale dopo che era caduta in coma e ai medici sembrava in fin di vita L’autista può raccontare che a un certo punto si è svegliata all’improvviso e ha chiesto di scendere. Di lì a poco le e apparsa la Vergine ma Vicka dopo la visione, per nulla contenta di essere guarita, e ritornata all’auto in lacrime. Più tardi — dimessa subito dall’ospedale — ci spiego che la Madonna in quell’occasione le aveva chiesto se avesse preferito la salute o la Croce avvertendola che se avesse scelto la salute le apparizioni si sarebbero concluse. Vicka, memore delle sue sofferenze e di quelle dei suoi cari, lì per li chiese la salute. La Madonna allora la benedisse e le disse che le sarebbe apparsa dopo quaranta giorni. Ma già durante quel saluto Vicka si pentì della sua scelta e pianse lacrime inconsolabili per tutto quel tempo, perché il desiderio di Maria era più forte di qualsiasi prova o sacrificio che le sarebbe stato chiesto. E cos’i, dopo quaranta giorni, rimise la sua scelta nelle mani della Madonna.
Da allora sappiamo come è andata: Vicka ha sofferto per malattie molto dolorose, per diversi tumori considerati letali, e più volte è stata sul punto di morire, ma al tempo stesso il suo sorriso si è dilatato, e ci sono migliaia di pellegrini e forse molti di più che si sono convertiti grazie proprio a quel sorriso di chi vive la vita dì Dio. È il sorriso di chi sceglie Dio, nonostante la strada della Croce aperta da suo Figlio.
Con questo voglio dire che non può iniziare la tua vita nuova se tu non la scegli; la fede non è opinione né ideologia, né discussione: la fede è Fiat, è risposta ogni giorno, è pratica, ed è sacrificio, sempre; è rinuncia, è il seme che deve morire, è l’uomo che deve morire a sé stesso e nel corpo, per poi risorgere in Dio.

PERCHE' DA QUANDO MI SONO MESSO SULLA RETTA VIA SONO COSì TRIBOLATO?


14 febbraio
LETTERA DI PADRE LIVIO FANZAGA


Cari amici,

mi giunge a volte da parte di qualcuno di voi un interrogativo angoscioso: "Perchè da quando mi sono messo sulla retta via sono così tribolato?" Nel cuore si insinua così il dubbio che la vita con Dio diventi più difficile.

In realtà è proprio così. Infatti Dio, nella sua sapiente pedagogia, dopo che le persone si sono affidate a Lui, le purifica con molte prove, come l'oro grezzo che si raffina passando attraverso il fuoco.

Il cammino dell'amore passa necessariamente attraverso molte prove, senza le quali rimarremmo deboli e poco affidabili. Accettiamo volentieri che Dio ci plasmi e ci renda forti per le sue battaglie e per la gloria che vuole donarci in cielo.

Non bisogna dimenticare che il demonio non disturba coloro che, camminando via della perdizione, sono già suoi. Anzi, fa di tutto perchè la percorrano fino in fondo senza ostacoli e difficoltà. Al contrario assale quelli che sono sulla retta via, cercando di farli deviare o di sfiancarli perchè desistano dal cammino.

Ma se il demonio si accanisce contro di te, è un buon segno. Vuol dire che sei di Dio e che cammini sulla strada giusta. Rallegrati e segui Gesù con coraggio e fiducia, tenendo ben stretta la mano della nostra Madre celeste.

Vostro Padre Livio

PS Sono a disposizione per chi li desidera i primi 9 cofanetti della catechesi giovanile, ognuno contenente 2 DVD ( video). Li puoi richiedere consultando il sito internet. www.radiomaria.it

PS
Anche la Madonna conferma quanto detto da Padre Livio, in questo messaggio del 18 Marzo 2008
"Cari figli, oggi tendo le mie braccia verso di voi. Non abbiate paura di accoglierle. Esse vi vogliono dare amore, pace e aiutarvi nella salvezza. E per questo, figli miei, accoglietele. Riempite il mio cuore di felicità e io vi guiderò verso la santità. La strada sulla quale vi guido è difficile, piena di prove e di cadute. Io sarò con voi e le mie braccia vi sosterranno. Siate perseveranti affinché alla fine del cammino, nella gioia e nell’amore, potremo tutti insieme tenerci per mano con mio Figlio. Venite con me, non abbiate paura. Vi ringrazio. "


DAL CAP.2 DEL SIRACIDE:
1 Figlio, se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla tentazione.
2 Abbi un cuore retto e sii costante, non ti smarrire nel tempo della seduzione.
3 Stà unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni.
4 Accetta quanto ti capita, sii paziente nelle vicende dolorose,
5 perché con il fuoco si prova l'oro, e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore.
6 Affidati a lui ed egli ti aiuterà; segui la via diritta e spera in lui.
7 Quanti temete il Signore, aspettate la sua misericordia; non deviate per non cadere.
8 Voi che temete il Signore, confidate in lui; il vostro salario non verrà meno.
9 Voi che temete il Signore, sperate i suoi benefici, la felicità eterna e la misericordia.
10 Considerate le generazioni passate e riflettete: chi ha confidato nel Signore ed è rimasto deluso? O chi ha perseverato nel suo timore e fu abbandonato? O chi lo ha invocato ed è stato da lui trascurato?
11 Perché il Signore è clemente e misericordioso, rimette i peccati e salva al momento della tribolazione.
12 Guai ai cuori pavidi e alle mani indolenti e al peccatore che cammina su due strade!
13 Guai al cuore indolente perché non ha fede; per questo non sarà protetto.
14 Guai a voi che avete perduto la pazienza; che farete quando il Signore verrà a visitarvi?
15 Coloro che temono il Signore non disobbediscono alle sue parole; e coloro che lo amano seguono le sue vie.
16 Coloro che temono il Signore cercano di piacergli; e coloro che lo amano si saziano della legge.
17 Coloro che temono il Signore tengono pronti i loro cuori e umiliano l'anima loro davanti a lui.
18 Gettiamoci nelle braccia del Signore e non nelle braccia degli uomini; poiché, quale è la sua grandezza, tale è anche la sua misericordia.


Per cui, miei cari lettori del blog, mi sento di dirvi:
PREGHIERA...E AVANTI SEMPRE!

CONFESSIONI DI UN EX MASSONE



(IN FIGURA: CHIARO SIMBOLO MASSONICO SUL RETRO DEL DOLLARO AMERICANO)

ZI08111002 - 10/11/2008
Permalink: http://www.zenit.org/article-16077?l=italian

MADRID, lunedì, 10 novembre 2008 (ZENIT.org).- Maurice Caillet, Venerabile di una Loggia francese per 15 anni, svela alcuni segreti della Massoneria in un libro di recente pubblicazione e dal titolo: “Sono stato massone” (LibrosLibres).

Rituali, norme di funzionamento interno, giuramenti - in particolare le implicazioni del giuramento che obbliga a difendere gli altri “fratelli” massoni - oltre all'influenza sulla politica da parte di questa organizzazione segreta vengono ora alla luce.

Il volume svela anche la decisiva influenza della Massoneria nell'elaborazione e approvazione di leggi come quella dell'aborto in Francia, a cui Maurice Caillet, in quanto medico, ha partecipato attivamente.

Nato a Bordeaux nel 1933 e specializzato in Ginecologia e Urologia, Caillet ha effettuato aborti e sterilizzazioni prima e dopo la legalizzazione nel suo Paese delle interruzioni di gravidanza. Membro del Partito Socialista Francese, è arrivato a ricoprire incarichi di rilievo nell'amministrazione sanitaria.


Quando è entrato ufficialmente nella Massoneria?

Maurice Caillet: All'inizio del 1970 mi convocarono per una possibile iniziazione. Ignoravo praticamente tutto ciò che mi aspettava. Avevo 36 anni, ero un uomo libero e non mi ero mai affiliato a un sindacato o ad alcun partito politico. Un pomeriggio, in una via discreta della città di Rennes, bussai alla porta del tempio, il cui frontone era ornato da una sfinge alata e da un triangolo che circondava un occhio. Venni ricevuto da un uomo che mi disse: “Signore, ha fatto domanda per essere ammesso tra di noi. La sua decisione è definitiva? E' disposto a sottomettersi alle prove? Se la risposta è positiva, mi segua”. Feci un gesto di assenso e venni introdotto in una serie di corridoi. Iniziai a provare una certa inquietudine, ma prima di poterla formulare sentii che la porta si stava chiudendo dietro di noi...

Nel suo libro “Sono stato massone” spiega che la Massoneria è stata determinante per l'introduzione dell'aborto libero in Francia nel 1974.

Maurice Caillet: L'elezione di Valéry Giscard d'Estaing a Presidente della Repubblica Francese portò Jacques Chirac a diventare Primo Ministro, avendo questi come consigliere personale Jean-Pierre Prouteau, Gran Maestro del Grande Oriente di Francia, principale ramo massonico francese, di tendenza laicista. Al Ministero della Sanità fu collocata Simone Veil, giurista, ex deportata di Auschwitz, che aveva come consigliere il dottor Pierre Simon, Gran Maestro della Grande Loggia di Francia, con il quale io mantenevo una corrispondenza. I politici erano ben circondati da quelli che chiamavamo i nostri “Fratelli tre punti”, e il disegno di legge sull'aborto venne elaborato rapidamente. Adottata dal Consiglio dei Ministri nel mese di novembre, la legge Veil venne votata a dicembre. I deputati e i senatori massoni di destra e di sinistra votarono all'unanimità!

Lei afferma che tra i massoni c'è il dovere di aiutarsi. Continua ad essere così?
Maurice Caillet: I “favori” sono un'abitudine in Francia. Certe Logge cercano di essere virtuose, ma il segreto che regna in questi circoli favorisce la corruzione. Nella Fratellanza degli Alti Funzionari, ad esempio, si negoziano certe promozioni, e in quella per le Costruzioni e le Opere Pubbliche si distribuiscono i contratti, con notevoli conseguenze finanziarie.

Lei ha beneficiato di questi favori?

Maurice Caillet: Sì. La Corte d'Appello presieduta da un “fratello” si pronunciò sul mio divorzio ordinando spese condivise, anziché metterle tutte a mio carico, e ridusse l'entità del contributo che dovevo dare ai miei figli. Tempo dopo, in seguito a un conflitto con i miei tre soci della clinica, un altro “fratello massone”, Jean, direttore della Cassa di Sicurezza Sociale, saputa la questione mi propose di assumere la direzione del Centro per gli Esami Sanitari di Rennes.

L'abbandono della Massoneria ha avuto conseguenze sulla sua carriera?

Maurice Caillet: Da allora non ho trovato posto in nessuna amministrazione pubblica o semipubblica, nonostante il mio ricco curriculum.

Ha mai ricevuto minacce di morte?

Maurice Caillet: Dopo essere stato licenziato dal mio posto di lavoro nell'amministrazione e aver iniziato ad agire contro quella decisione arbitraria, ricevetti la visita di un “fratello” della Grande Loggia di Francia, cattedratico e segretario regionale di Forza Operaia, che mi disse con la massima freddezza che se fossi andato avanti presso il tribunale del lavoro “avrei messo in pericolo la mia vita” e lui non avrebbe potuto far niente per proteggermi. Non ho mai immaginato di poter essere minacciato di morte da noti e onorevoli massoni della nostra città.

Lei era membro del Partito Socialista e conosceva molti dei suoi “fratelli” che si dedicavano alla politica. Potrebbe dirmi quanti massoni ci sono stati nel Governo di Mitterrand?

Maurice Caillet: Dodici.

E in quello attuale di Sarkozy?

Maurice Caillet: Due.

Potrebbe dire a un ignorante come me quali sono i principi della Massoneria?

Maurice Caillet: La Massoneria, in tutte le sue obbedienze, propone una filosofia umanista, preoccupata in primo luogo per l'uomo e consacrata alla ricerca della verità, pur affermando che questa è inaccessibile. Rifiuta ogni dogma e sostiene il relativismo, che colloca tutte le religioni su uno stesso piano, mentre dal 1723, nelle Costituzioni di Anderson, pone se stessa su un piano superiore, come “centro d'unione”. Da ciò si deduce un relativismo morale: nessuna norma morale ha in sé un'origine divina e, quindi, definitiva, intangibile. La sua morale evolve in funzione del consenso delle società.

Come si inserisce Dio nella Massoneria?

Maurice Caillet: Per un massone, il concetto stesso di Dio è speciale, come nelle obbedienze chiamate spiritualiste. Nel migliore dei casi è il Grande Architetto dell'Universo, un Dio astratto, ma solo una specie di “Creatore-maestro orologiaio”, come lo definisce il pastore Désaguliers, uno dei fondatori della Massoneria speculativa. Questo Grande Architetto viene pregato, se mi permette l'espressione, perché non intervenga nelle questioni degli uomini, e non viene neanche citato nelle Costituzioni di Anderson.

E il concetto di salvezza?

Maurice Caillet: Come tale non esiste nella Massoneria, salvo sul piano terreno: è l'elitarismo delle successive iniziazioni, anche se queste possono considerarsi appartenenti all'ambito dell'animismo, secondo René Guènon, grande iniziato, e Mircea Eliade, grande esperto di religioni. E' anche la ricerca di un bene che non si specifica in nessun posto... visto che la morale evolve nella sincerità, che, come tutti sappiamo, non è sinonimo di verità.

Qual è il rapporto della Massoneria con le religioni?

Maurice Caillet: E' molto ambiguo. In linea di principio i Massoni proclamano con fermezza una tolleranza speciale nei confronti di tutte le credenze e le ideologie, con un gusto molto marcato per il sincretismo, vale a dire un coordinamento poco coerente delle varie dottrine spirituali: è l'eterna gnosis, sovversione della vera fede. Dall'altro lato, la vita delle Logge, che è stata la mia per 15 anni, rivela un'animosità particolare nei confronti dell'autorità papale e dei dogmi della Chiesa cattolica.

Com'è iniziata la sua scoperta di Cristo?


Maurice Caillet: Ero razionalista, massone e ateo. Non ero neanche battezzato, ma mia moglie Claude era malata e decidemmo di andare a Lourdes. Mentre lei era nelle piscine, il freddo mi costrinse a rifugiarmi nella Cripta, dove assistetti con interesse alla prima Messa della mia vita. Quando il sacerdote, leggendo il Vangelo, disse: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto”, ebbi uno shock tremendo perché avevo sentito questa frase il giorno della mia iniziazione al grado di Apprendista ed ero solito ripeterla quando, già Venerabile, iniziavo i profani. Nel silenzio successivo – perché non c'era l'omelia – sentii chiaramente una voce che mi diceva: “Bene, chiedi la guarigione di Claude, ma cosa offri?”. Istantaneamente, e sicuro di essere stato interpellato da Dio stesso, pensai che avevo solo me stesso da offrire. Al termine della Messa, andai in sacrestia e chiesi immediatamente il Battesimo al sacerdote. Questi, stupefatto quando gli confessai la mia appartenenza massonica e le mie pratiche occultiste, mi disse di andare dall'Arcivescovo di Rennes. Quello fu l'inizio del mio itinerario spirituale.

[Per ulteriori informazioni su “Sono stato massone”: www.libroslibres.com]


DA S.PAOLO:
La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
(Efesini 6:12)