domenica 31 maggio 2009

CONSIGLI DI UN BUON PADRE AD UN FIGLIO


dal CAP.4 del libro di Tobia

In quel giorno Tobi si ricordò del denaro che aveva depositato presso Gabael in Rage di Media e pensò: «Ho invocato la morte. Perché dunque non dovrei chiamare mio figlio Tobia e informarlo, prima di morire, di questa somma di denaro?».

Chiamò il figlio e gli disse: «Qualora io muoia, dammi una sepoltura decorosa; onora tua madre e non abbandonarla per tutti i giorni della sua vita; fà ciò che è di suo gradimento e non procurarle nessun motivo di tristezza. Ricordati, figlio, che ha corso tanti pericoli per te, quando eri nel suo seno. Quando morirà, dalle sepoltura presso di me in una medesima tomba.

Ogni giorno, o figlio, ricordati del Signore; non peccare né trasgredire i suoi comandi. Compi opere buone in tutti i giorni della tua vita e non metterti per la strada dell'ingiustizia. Se agirai con rettitudine, riusciranno le tue azioni, come quelle di chiunque pratichi la giustizia.

Dei tuoi beni fà elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio. La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai molto, dà molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco.
Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, poiché l'elemosina libera dalla morte e salva dall'andare tra le tenebre. Per tutti quelli che la compiono, l'elemosina è un dono prezioso davanti all'Altissimo.

Guardati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione; anzitutto prenditi una moglie dalla stirpe dei tuoi padri e non una donna straniera, che cioè non sia della stirpe di tuo padre, perché noi siamo figli di profeti. Ricordati di Noè, di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nostri padri fin da principio. Essi sposarono tutti una donna della loro parentela e furono benedetti nei loro figli e la loro discendenza avrà in eredità la terra.

Ama, o figlio, i tuoi fratelli; nel tuo cuore non concepire disprezzo per i tuoi fratelli, figli e figlie del tuo popolo, e tra di loro scegliti la moglie. L'orgoglio infatti è causa di rovina e di grande inquietudine. Nella pigrizia vi è povertà e miseria, perché l'ignavia è madre della fame.

Non rimandare la paga di chi lavora per te, ma a lui consegnala subito; se così avrai servito Dio, ti sarà data la ricompensa. Poni attenzione, o figlio, in quanto fai e sii ben educato in ogni tuo comportamento. Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino fino all'ebbrezza e non avere per compagna del tuo viaggio l'ubriachezza.

Dà il tuo pane a chi ha fame e fà parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Dà in elemosina quanto ti sopravanza e il tuo occhio non guardi con malevolenza, quando fai l'elemosina. Versa il tuo vino e deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non darne invece ai peccatori.

Chiedi il parere ad ogni persona che sia saggia e non disprezzare nessun buon consiglio.

In ogni circostanza benedici il Signore e domanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine, poiché nessun popolo possiede la saggezza, ma è il Signore che elargisce ogni bene. Il Signore esalta o umilia chi vuole fino nella regione sotterranea. Infine, o figlio, conserva nella mente questi comandamenti, non lasciare che si cancellino dal tuo cuore.

Ora, figlio, ti faccio sapere che ho depositato dieci talenti d'argento presso Gabael figlio di Gabri, a Rage di Media. Non temere se siamo diventati poveri. Tu avrai una grande ricchezza se avrai il timor di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore Dio tuo».

venerdì 29 maggio 2009

IL VATICANO APPROVA LE CELLULE PARROCCHIALI DI EVANGELIZZAZIONE



Il decreto pontificio verrà diffuso ufficialmente il 29 maggio

ROMA, giovedì, 28 maggio 2009 (ZENIT.org).- Il Pontificio Consiglio per i Laici ha deciso di procedere al riconoscimento del sistema delle cellule parrocchiali di evangelizzazione, introdotto in Europa, a Milano, poco più di vent’anni fa (1988) e oggi assai diffuso nel mondo.


Il Consiglio vaticano ha chiesto al sacerdote Pigi Perini, presidente dell’organismo internazionale delle cellule, di assicurare la perennità di questo metodo di evangelizzazione. Il decreto di riconoscimento verrà diffuso ufficialmente il 29 maggio. E’ il riconoscimento non di un movimento, ma di un servizio.

Ogni anno da circa venti, viene organizzato a Milano un seminario internazionale di presentazione del sistema delle cellule parrocchiali di evangelizzazione. Quest’anno avrà luogo dal 3 al 7 giugno.

ZENIT ha parlato con padre Arnaud Adrien, responsabile francofono delle cellule, sull’origine di questo metodo.

“C’è un grande impulso evangelizzatore in tutto il mondo che tocca ogni confessione – ha spiegato –. Soprattutto la corrente evangelica, che è estremamente missionaria. In Corea, con un pastore di nome Paul Yonggi Cho, è nata una formula, un metodo di evangelizzazione, le cellule di casa. Un sacerdote statunitense, padre Michael Eivers, in qualche modo ha ‘cattolicizzato’ il metodo e lo ha importato con successo nella propria parrocchia”.

“Nel 1987 padre Pigi, parroco di Sant’Eustorgio a Milano, è andato a visitare questa parrocchia su consiglio di alcuni amici: ha trovato una parrocchia infiammata e si è subito convertito a quel metodo. Ha organizzato sessioni di formazione che hanno avuto ripercussioni in tutto il mondo. Il Pontificio Consiglio per i Laici si è reso conto che questo metodo era fecondo per le parrocchie dei cinque continenti e ha proposto a padre Pigi di creare un organismo internazionale perché dopo di lui questa grazia possa continuare a servire la Chiesa”.

Padre Adrien attribuisce il successo di queste cellule “alla necessità di avere un metodo per tradurre in fatti questo desiderio di evangelizzazione che Giovanni Paolo II ha impresso alla Chiesa. Partendo dalla Evangelii nuntiandi di Paolo VI, tutta una corrente di evangelizzazione ha irrigato la Chiesa. Per i parroci che non hanno un nuovo movimento a sostenerli, le cellule diventano una possibilità di trasformare la pastorale ordinaria in pastorale missionaria, ed è proprio questo l’aspetto attraente del metodo delle cellule: la possibilità di continuare la pastorale ordinaria facendone una missionaria”.

Padre Adrien spiega in cosa consiste concretamente: “E’ un metodo molto semplice che non richiede enormi capacità. Di fatto, il parroco forma la sua parrocchia per l’evangelizzazione. Utilizzando il testo della Evangelii nuntiandi, prendendo tempo per studiare e dando così una coscienza missionaria a tutti. Giovanni Paolo II diceva che ogni comunità cristiana che non è missionaria non è nemmeno una comunità cristiana”.

Per questo, aggiunge il sacerdote, “il parroco deve infondere nello spirito dei suoi parrocchiani questo desiderio di evangelizzazione che fa parte della nostra grazia battesimale. Inviterà ogni parrocchiano a far parte di una piccola fraternità. La chiamerà cellula. Perché? Perché le cellule di un corpo che cresce diventano complesse, si moltiplicano e permettono la crescita del corpo. Inviterà quindi a costituire cellule di una decina di persone. Formerà i leader che formeranno i loro co-leader. Ogni parrocchiano sarà chiamato a servire le persone intorno a lui. In termini tecnici si parla di oïkos, cioè la gente che ci circonda: parenti, amici, colleghi di lavoro. Assumerà rispetto a loro l’atteggiamento di servizio che Gesù ha avuto lavando i piedi ai suoi discepoli. Li inviterà a venire alla cellula e quando questa sarà molto grande si moltiplicherà. E’ molto semplice”.

In questo modo, indica padre Adrien, “il corpo della parrocchia può crescere e arrivare ai non praticanti. Perché le cellule sono costituite in realtà dai non praticanti, da quelli che sono lontani dalla Chiesa. E’ un metodo molto semplice. Voglio insistere su questo perché ogni sacerdote possa dire: ‘E’ un buon metodo per la mia parrocchia’”.

Come può aiutare questo metodo a risvegliare le parrocchie, a riempire le chiese? “Restituendo una coscienza missionaria a ogni parrocchiano – sostiene padre Adrien –. Questa è la prima cosa. Non è molto difficile perché oggi i cristiani sentono che bisogna risvegliarsi ed evangelizzare, altrimenti saranno altri a toccare quanti cercano un senso per la propria vita. Quando un parroco si mobilita davvero, i parrocchiani lo seguono volentieri”.

Padre Adrien ha constatato con sorpresa, quando era parroco a Sanary-sur-Mer (Francia), “che la gente veniva di più, iniziava a tornare in chiesa, e la chiesa si riempiva. Ogni settimana c’era un numero crescente di partecipanti alla Messa”.

“Questo metodo permette anche di risolvere certe tensioni molto forti in questo momento nella Chiesa, come ad esempio la questione dei divorziati risposati. Grazie all’esistenza di una comunità fraterna costituita da cellule, vedevo con gioia e sorpresa i divorziati risposati venire a Messa anche durante la settimana, senza comunicarsi a livello sacramentale ma comunicando davvero, in modo diverso”.

Per il sacerdote il riconoscimento della Chiesa avrà un impatto esterno e interno: “esterno perché quanti contestavano la validità di questo metodo per le sue origini evangeliche non potranno più farlo. Di fatto, Roma riconosce il metodo come giusto e gli dà un’etichetta di cattolicità incontestabile. Questo timore quindi si perde. E questo è molto importante”.

“A livello interno, ci aprirà necessariamente al mondo intero – ha aggiunto –. Visto che Roma afferma che è un metodo utile per la Chiesa universale, non ci possiamo occupare solo della nostra parrocchia. Il Concilio Vaticano II, nel Presbyterum ordinis, dice che ogni sacerdote deve avere cura di tutte le Chiese. Non è solo la cura dei Vescovi. Spetta a ogni sacerdote assumere, come Paolo, la cura di tutte le Chiese. E’ quindi necessario che ogni parroco comprenda di avere una responsabilità di fronte alle altre parrocchie e agli altri Paesi. Questo riconoscimento della Chiesa ci invia. Riceviamo un mandato per proporre alle Chiese locali che lo desiderano questa forma di evangelizzazione”.

Il riconoscimento del Pontificio Consiglio per i Laici, ricorda un comunicato della parrocchia milanese di Sant’Eustorgio inviato a ZENIT, “avviene al termine di un processo intrapreso spontaneamente dal dicastero vaticano ed esprime la volontà della Chiesa di veder proseguire questo metodo, confermando inoltre la cattolicità e la validità pastorale di una proposta in grado di rinnovare profondamente in senso missionario le comunità parrocchiali”.

“Da gigante addormentato a parrocchia in fiamme”: questa è la promessa del sistema delle cellule, oggi oltre 4.300 in tutto il mondo.

giovedì 28 maggio 2009

S.ALFONSO MARIA DE LIGUORI: L'IMPORTANZA DELLA PREGHIERA


Chi prega, certamente si salva; chi non prega certamente si danna. Tutti i beati, eccettuati i bambini, si sono salvati col pregare. Tutti i dannati si sono perduti per non pregare; se pregavano non si sarebbero perduti. E questa è, e sarà la loro maggiore disperazione nell’inferno, l’aversi potuto salvare con tanta facilità, quant’era il domandare a Dio le di lui grazie, ed ora non essere i miseri più a tempo di domandarle

Dal libro "DEL GRAN MEZZO DELLA PREGHIERA" - S. Alfonso Maria De' Liguori
scaricabile dal forum http://www.totustuus.net

martedì 26 maggio 2009

SATANA E LA CONFESSIONE


Una volta un sacerdote ha detto: "Il sacramento più inviso a satana non è, come si potrebbe credere, l'Eucarestia, bensì la confessione". Questa a ben vedere è un 'affermazione assai acuta, che merita di essere seriamente meditata. In effetti, una comunione in stato di peccato grave non solo non è di ostacolo a satana, ma anzi rischia di fare il suo gioco dal momento che si tratta di un atto sacrilego (fermo restando ovviamente che solo Dio può conoscere il livello di consapevolezza e consenso al peccato nelle singole persone).

E' utile a tale proposito riflettere sul modo in cui il Nemico si rapporta alla Confessione: essendo essa una delle più efficaci armi a nostra disposizione, scopo tattico del nemico è scovare e disinnescare le armi di cui dispone l'esercito avversario; secondariamente, qualora non riuscisse a togliere l'arma tenterà di rendere il suo uso il meno possibile efficace.

Satana infatti dapprima insinua che il peccato non è in fondo peccato e che quindi non è necessario confessare certi atti ("fanno tutti così", "Dio è Misericordioso" ecc). Nel caso in cui il peccatore provi un desiderio irresistibile di confessarsi allora lo sobillerà a credere che si magari in astratto sarebbe peccato però non lo è nel suo caso specifico in quanto ci sarebbero motivi che lo giustificano (e il peccatore si sprofonda in tortuosi pensieri auto-giustificativi ai quali finisce per accondiscendere anche se al contempo ne percepisce l'artificiosità). Ma può (per grazia di Dio) accadere che il rimorso sia tale che il peccatore non resiste più e finalmente riesce a confessarsi. E' un colpo duro per satana, ma si arrenderà egli a questo punto? assolutamente no. Se prima cercava di impedire di avvicinarsi al confessionale ora tenterà la strada opposta: insinuerà dubbi sulla validità delle confessioni fatte ("ma veramente mi sono confessato bene?" "ma il confessore avrà veramente capito quel che gli ho detto, sarà valida l'assoluzione ricevuta?" ecc.). Così mentre prima spingeva al lassismo e ad un abuso della Divina Misericordia che la separava dalla Giustizia, ora al contrario tenta di spingere alla disperazione della salvezza che può sfociare nella sfiducia (e quindi di fatto nel rifiuto come cosa impossibile) della Divina Misericordia...

Vigilare dunque e stare sempre accorti: il Nemico soffre d'insonnia...

Dal forum di TotusTuus

lunedì 25 maggio 2009

IL ROSARIO, BENEDETTA MONOTONIA DI AVEMARIE


DAGLI SCRITTI DI JOSEMARIA ESCRIVA':

“Benedetta monotonia di avemarie!”
Capisco che ogni Avemaria, ogni saluto alla Vergine, è un nuovo palpito di un cuore innamorato.
(Forgia, 615)


«Vergine Immacolata, so bene di essere un povero miserabile, che non fa altro che aumentare tutti i giorni il numero dei propri peccati...». Mi hai detto che parlavi così con nostra Madre, l'altro giorno.
E ti ho consigliato, con sicurezza, di recitare il Santo Rosario: benedetta monotonia di avemarie che purifica la monotonia dei tuoi peccati!
(Solco, 475)


Il Rosario non lo si recita solo con le labbra, biascicando una dietro l'altra le avemarie. Questo è il borbottìo delle bigotte e dei bigotti. Per un cristiano, l'orazione vocale deve radicarsi nel cuore, in modo che, durante la recita del Rosario, la mente possa addentrarsi nella contemplazione di ciascuno dei misteri. (Solco, 477)


Rimandi sempre il Rosario a più tardi, e finisci per ometterlo a motivo del sonno. Se non disponi di altri momenti, recitalo per la strada e senza che nessuno se ne accorga. Per di più, ti aiuterà ad avere presenza di Dio. (Solco, 478)

CON I PIEDI PER TERRA E GLI OCCHI VERSO IL CIELO


Permalink: http://www.zenit.org/article-11535?l=italian

La bellezza del cristianesimo, secondo Benedetto XVI


“Con i piedi per terra e gli occhi verso il cielo”, afferma


CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 25 luglio 2007 (ZENIT.org).- Il segreto della bellezza del cristianesimo sta nell’apprezzare anche le cose umane, incluso il gioco, perché viviamo “con i piedi per terra e gli occhi verso il cielo”, spiega Benedetto XVI.

“Sarei contro una alternativa o giocare al pallone o studiare la Sacra Scrittura o il Diritto Canonico.
Facciamo ambedue le cose”, ha detto martedì ai 400 sacerdoti che hanno partecipato all’incontro del Papa con il clero di Belluno-Feltre e Treviso.

Uno di loro ha raccontato al Papa la rigidità dei suoi superiori ai tempi del seminario, che lo rimproveravano perché “a me piaceva più giocare al pallone che fare l’adorazione eucaristica”.

“Ma avvicinare l’uomo a Dio e Dio all’uomo non passa soprattutto attraverso quanto chiamiamo umanità che è irrinunciabile, anche per noi preti?”, ha chiesto al Papa il presbitero.

“Non possiamo sempre vivere nella meditazione alta, forse un Santo nell’ultimo gradino del suo cammino terrestre può arrivare a questo punto, ma normalmente viviamo con i piedi per terra e gli occhi verso il cielo”, ha spiegato il Vescovo di Roma.

“Ambedue le cose ci sono date dal Signore e quindi amare le cose umane, amare le bellezze della sua terra non solo è molto umano, ma è anche molto cristiano e proprio cattolico”.

“Ad una pastorale buona e realmente cattolica appartiene anche questo aspetto: vivere nell’et et; vivere l’umanità e l’umanesimo dell’uomo, tutti i doni che il Signore ci ha dato e che abbiamo sviluppato e, nello stesso tempo, non dimenticare Dio, perché alla fine la luce grande viene da Dio e soltanto da Lui viene poi la luce che dà gioia a tutti questi aspetti delle cose che ci sono”, ha osservato.

“Quindi vorrei semplicemente impegnarmi per la grande sintesi cattolica, per questo et et; essere veramente uomo ed ognuno secondo i suoi doni e secondo il suo carisma amare la terra e le belle cose che il Signore ci ha dato, ma essere anche grati perché sulla terra splende la luce di Dio, che dà splendore e bellezza a tutto il resto”.

“Viviamo in questo senso gioiosamente la cattolicità. Questa sarebbe la mia risposta”, ha riconosciuto il Papa suscitando l’unico applauso dell’incontro.

sabato 23 maggio 2009

MARIA, MADRE DI MISERICORDIA, RIFUGIO DEI PECCATORI


Nella vita del Beato Erolto si narra di un uomo che viveva abitualmente in disgrazia di Dio. La pia moglie, non riuscendo a fargli abbandonare la sua vita di peccato, lo supplicò di recitare almeno 1 Ave Maria ogni volta che fosse passato davanti ad un'immagine della Vergine Santa. Seguendo il buon consiglio della moglie, il marito cominciò a praticare questa devozione. Ma una notte, nella quale si stava recando nei soliti luoghi viziosi e malfamati, notò una piccola luce: si accorse allora di una lampada che ardeva davanti ad un'immagine della Madonna che teneva in braccio Gesù Bambino. Mantenendo la promessa fatta alla moglie, recitò come di consueto l'Ave Maria. Ad un tratto vide il Bambin Gesù ricoperto di piaghe grondandi sangue. A quella vista, il pover'uomo cominciò a piangere i suoi peccati, e poichè il Divino Infante gli voltava le spalle, invocò subito la Madonna, Madre di Misericordia, affinchè si fosse degnata di aiutarlo. Ella rispose: "Voi peccatori mi chiamate Madre di Misericordia, ma poi non smettete di farmi Madri di Miseria, rinnovando a mio Figlio la Passione e a me i miei dolori".
Tuttavia, la Divina Madre si rivolse al suo diletto Figlio per impetrare il perdono a quel peccatore pentito.
Ma il Signore non voleva concedere questa grazia; allora la Madonna, prostratasi ai suoi piedi, implorò ancora misericordia per quell'uomo, affermando che non se ne sarebbe andata via fino a che non l'avesse esaudita.
Per amore della Sua Santissima Madre, il Bambin Gesù perdonò quell'uomo, concedendogli la grazia inestimabile di baciare le sue Santissime Piaghe e di stringerlo in tenerissimo abbraccio.
Da quel giorno il peccatore condusse una vita santa, soprattutto di filiale amore e devozione alla Madonna, sua Celeste Salvatrice

Nei bisogni gettatevi nelle braccia di Maria Santissima, ricorrete a Lei come ad una Madre misericordiosa, poi non vi inquietate, non vi perdete d'animo, ma fidatevi di Lei (San Paolo della Croce)

ACCETTARE LE SOFFERENZE CHE CI CAPITANO PER AMORE DI GESU


Una volta Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe si trovava gravemente ammalata: dolori acutissimi le tormentavano il povero corpo, già tanto provato dalle astinenze e dai digiuni e, a causa della febbre alta, le sembrava che un fuoco inestinguibile e crudele le bruciasse la fronte; non vi era un momento in cui il dolore la lasciasse in pace.
Ad un certo momento, sfinita dalla sofferenza, d'addormetò di un sonno profondo. Fece allora un sogno che le sembrò una visione: vide intorno a sè una campagna deserta, ricoperta di molta neve che continuava a cadere. Girò intorno lo sguardo: nessuno. Scorse soltanto lontano una capanna tutta coperta di neve, da cui usciva un piccolo raggio di luce. Avvicinatasi al misero tugurio, la Santa si fermò sulla soglia, senza entrare. Guardando all'interno della capanna, vide la Vergine Santissima, tutta splendente di luce, che vegliava accanto ad una culla dov'era Gesù Bambino. La Santa ebbe poi un sussulto, vedendo che la piccola culla ove giaceva il Figlio di Dio era formata di spine; pregò allora Gesù Bambino di non muoversi, per non pungersi con quelle spine acutissime. Poi, ricordandosi delle sofferenze che stava patendo in quei giorni, rivolta alla Madonna disse: "Che male ho fatto io, per vedermi così abbandonata dal vostro Santissimo Figlio?". Dalla sua culla fatta di spine, Gesù le rispose: "Ed io, che male ho fatto per essere così tormentato? Solo l'amore per le anime mi ha ridotto in questo miserabile stato! Eppure io non mi lamento...., perchè tu allora ti rammarichi tanto per il tuo soffrire?".
A queste parole del Bimbo Gesù, Francesca decise di sopportare con più umile ed amorosa rassegnazione le sue sofferenze.

mercoledì 20 maggio 2009

NASCE POPE2YOU, NUOVO PORTALE VATICANO


Sul web dal 21 maggio "Pope2you", il nuovo portale vaticano dedicato alla "generazione digitale". Ne parla mons. Claudio Maria Celli

Si chiama "Pope2you" la nuova finestra sul web dedicata ai giovani e curata dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Il micro-portale verrà inaugurato dopodomani ed è stato preparato in vista della 43.ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali di domenica prossima. Gli obiettivi di questa iniziativa sono stati spiegati ai giornalisti dal presidente del dicastero pontificio, l'arcivescovo Claudio Maria Celli. La collega Philippa Hitchen ha raccolto le sue parole:
“E’ un sito che abbiamo preparato in occasione della 43.ma Giornata mondiale delle comunicazioni, che sarà celebrata il 24 maggio. Volevamo che fosse un sito rivolto ai giovani e lo vedete subito dalla grafica iniziale: il Papa, i giovani. Credo che questo sia un primo tentativo valido di un sito che si rivolge ai giovani e cerca di avere con i giovani un dialogo ricco, gradevole, aperto, cordiale. E questo perché il tema quest’anno della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali è proprio “Nuove tecnologie, nuove relazioni” e il Papa ci invita a promuovere una cultura di dialogo, di rispetto, di amicizia. Quindi, abbiamo desiderato che in questo sito ci fosse tutto questo e volevamo che fosse un sito capace di dialogare, capace di essere propositivo e, quindi, vicino alla cultura giovanile di questa "generazione digitale", così come il Santo Padre la chiama. Il sito si muove in cinque lingue, si rivolge a giovani di lingua italiana, inglese, spagnola, francese e tedesca. La prima parte, quella che per noi di profondo significato, è la presentazione del messaggio. Dal prossimo giovedì mattina, il sito sarà accessibile a tutti. Dopo questa breve presentazione, c’è il testo del messaggio. Il sito è frutto di una grande cooperazione con l’Ufficio delle Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana, il Centro televisivo vaticano, la Radio Vaticana, H2O News, e con coloro che tecnicamente lo hanno realizzato”. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

martedì 19 maggio 2009

NON SI PUO' SERVIRE A DUE PADRONI


La donna nemica di satana.“NON SI PUO' SERVIRE A DUE PADRONI” - Eco di Medjugorje nr.78

Fin da quando tentò i progenitori, la volontà di satana si manifestata nella sua interezza e tale resta anche oggi: è diretta a staccarci da Dio facendoci ribellare alla Sua Parola. Il desiderio di satana è di distruggere il Piano divino, che è un Piano di pace, di amore, di felicità. E la nemica di satana, la Vergine Immacolata, si presenta subito come l'umile ancella che obbedisce a Dio, che ci ottiene il Salvatore, che desidera ricondurci sulle vie della pace.

A questi concetti si ispirano i riferimenti a satana contenuti negli ultimi messaggi. “Decidetevi completamente per Dio e non permettete a satana di entrare nella vostra vita attraverso quelle cose che danneggiano voi e la vostra vita spirituale” (25.2.90) Tante volte la Madonna ci ha ricordato che non si può servire a due padroni. Decidersi completamente per Dio significa rinnovare ogni momento quella scelta radicale che abbiamo fatto con i voti battesimali. La rinuncia a satana esprime la volontà di escludere il demonio dalle decisioni quotidiane, osservando fedelmente le parole di Dio, poiché ogni danno vero ci deriva dai disobbedire a Dio, e pregando incessantemente per alimentare la nostra unione con il Signore.

“Desidero proteggervi da tutto ciò che satana vi offre e attraverso cui vi vuole distruggere” (25.3.90). Satana ha tanto da offrirci, specie per soddisfare le tre grandi concupiscienze: l'orgoglio del potere, le soddisfazioni delle ricchezze, i piaceri della carne. E chi abbocca a queste tentazioni resta distrutto, perché frutti che ricava alla fine sono: la corruzione della carne e la dannazione dell'anima, come espressamente ci ricorda S.Paolo Eppure molti cedono, ed è per questo libero consenso dell uomo che “satana è forte e cerca di distruggervi e di ingannarvi in molti modi” (25.9.90). Il demonio è pericoloso perché noi non vigiliamo “forti nella fede”, come ci ammonisce S.Pietro; se noi gli resistessimo, “satana fuggirebbe via da noi”, come afferma S.Giacomo.
Anche a Medjugorje la lotta tra il demonio e la Vergine è in atto con tutta la sua violenza. “Satana tenta di distruggere i miei progetti e di ostacolare i piani che il Padre Celeste desidera realizzare qui (25.9.90). Ecco perché le apparizioni continuano e perché continuano i messaggi. Il Padre Celeste ha un piano di pace che non è stato ancora realizzato interamente; lo attua per mezzo della Regina della Pace. Ma c'è satana che si è scatenato: “Satana e forte e con tutta la sua forza desidera distruggere la pace che viene da Dio... lo desidero aiutarvi e condurvi sulla via della pace (25.10.90).

Questo messaggio di fine ottobre pone bene in luce i due desideri: quello di satana e quello di Maria. Satana desidera distruggere la pace; Maria desidera portarci alla pace. A queste scopo ci invita a vivere i messaggi della pace. Credo che, con questa frase finale, la Vergine intenda riferirsi a tutti i messaggi che ha dato a Medjugorje (preghiera, eucarestia, rosario, digiuno. conversione, confessione, lettura della Bibbia...). Sono tutti messaggi di pace perché portano a vivere nella volontà di Dio. Ed è in questo che sta la pace; non cerchiamola altrove perchè cercheremmo invano.

Don Gabriele Amorth


http://www.medjugorje.altervista.org/doc/pamorth/padroni.html

sabato 16 maggio 2009

14 maggio 2009: Sole rotante a Medjugorje



Giovedi 14 maggio 2009 alle ore 18,40 (ora in cui la Madonna appare ai veggenti) a Medjugorje il sole ha iniziato a pulsare, ruotare e cambiare colore, come avvenne il 13 maggio 1917 a Fatima. Il miracolo non solo è stato visto nel paese di Medjugorje ma anche in tutti i paesi vicini e ne sono testimoni migliaia di persone.

Tra i testimoni c'è anche Paolo Brosio, che ieri (15 maggio 2009) ha confermato il fatto in diretta televisiva su canale 5:

http://www.youtube.com/watch?v=gS9ixGNpDRM

Una signora ha scattato delle foto con il cellulare e, guardandole rientrata in albergo insieme ai compagni di viaggio, afferma di vedervi la sagoma della Madonna.

http://www.youtube.com/watch?v=rDivgO2H78s#

AVVISO AGLI SCETTICI:

che si chiedono quale è il motivo per cui, dopo quasi 30 anni, la Madonna continua ad apparire tutti i giorni: la risposta è semplice e inquietante, in quanto dobbiamo proprio essere veramente lontani da Dio e cioè lontani dalla vera conversione, se la Madonna si prodiga in questo modo (infatti, come dice soprattutto negli ultimi messaggi, satana è slegato e il tempo che abbiamo per convertirci è ormai decisamente limitato).
Per tale motivo l’umanità ha sempre più bisogno di Lei.

Altri filmati da Medjugorje:
http://www.centrogalileo.it/medjugorje/

NOTA:
I miracoli "veri", quelli che salvano il mondo, non sono tanto questi,anche se veri, quanto invece le conversioni, a centinaia di migliaia, forse milioni, ogni anno, di gente che torna a casa cambiata, e che sa che di Dio ci si può fidare perchè Egli può cambiare il male in bene, cambiare la tua vita e regalarti la gioia di vivere, solo se glielo chiedi con tutto il tuo cuore, con tutta la tua fede.

FORMIAMO CENACOLI DI PREGHIERA!



I cenacoli mariani consacrati al Cuore Immacolato di Maria, porteranno di nuovo Gesù nel mondo


Forse pochi se ne rendono conto, ma stiamo entrando nel cuore della battaglia tra la Donna vestita di sole ed il diavolo, tra la stirpe di Maria e gli adepti di satana. Il male è entrato nel mondo a causa della disobbedienza di Adamo ed Eva, ma oggi il male ha una forza maggiore rispetto al passato, perchè come disse Papa Paolo VI°, "il male non è più una deficienza, ma un'efficienza"! Tv, stampa, alcune musiche etc. sono piene di veleno e di illusioni che inducono l'uomo a peccare, a sbagliare e cosa peggiore ad allontanarlo da Dio. Purtroppo l'uomo quando ascolta le seduzioni del demonio, assecondando il proprio egoismo, agendo da empio, diventa (consapevolmente o inconsapevolmente) uno strumento del maligno. Se ci guardiamo attorno, vediamo che la nostra società ha raggiunto un tale degrado e corruzione, che non ha altre conseguenze che la disgregazione, la divisione, la violenza, l'ingiustizia e... la guerra. Quello che permette a satana di agire in modo nefasto, è il peccato, ogni qual volta non rispettiamo l'alleanza con il Signore. Anche il non ascoltare i nostri pastori, soprattutto il Papa (che in materia di fede, per volere di Cristo stesso, ha il carisma dell'infallibilità!), ci allontana da Dio e da Gesù Cristo e ci mette in condizioni negative perchè ci espone di più al potere del maligno. Per questo le apparizioni mariane sono aumentate considerevolmente e potremmo considerare l'inizio delle apparizioni moderne e l'era di Maria, dall'apparizione della Madonna a S. Caterina Labourè alla Rue du Bac di Parigi, nel 1830. Qui la Madonna donò la medaglia miracolosa per portarla come segno e sigillo di appartenenza a Lei. Seguirono poi altre apparizioni, tra cui ricordiamo La Salette, Lourdes, Fatima (rivalutando l'importanza della preghiera del Rosario e del Cuore Immacolato di maria), Amsterdam, Medjugorje etc. etc.
La Chiesa di oggi ha bisogno più che mai di una nuova Pentecoste. Nel primo cenacolo di Gerusalemme, gli apostoli si erano nascosti e lì, insieme alla Vergine Maria, pregavano assiduamente, fino a quando scese lo Spirito Santo su tutti loro! E' lì che tutti gli apostoli vengono trasformati: da paurosi ad eroi (tutti hanno versato il sangue), da ignoranti a dotti, sapienti e pieni di scienza! Potremmo dire che la Chiesa nasce proprio in questo momento, a cui fu presente la Madonna, Madre della Chiesa. Per questo, anche oggi come allora, è necessario rispondere all'appello di Maria e oltre che pregare singolarmente, cercare di riunirci in gruppi di preghiera, o meglio, in cenacoli di preghiera consacrati al Suo Cuore Immacolato e pregare il Rosario. E' così che trionferà il Cuore immacolato di Maria e scenderà finalmente una nuova Pentecoste sul noi ed il mondo intero. Il potere satanico, verrà annientato e seguirà un'era di vera Pace e giustizia!
Ma dobbiamo rispondere! Come? Ebbene in questo modo: pregare il Rosario, soprattutto in famiglia, in parrocchia, formare anche cenacoli di preghiera e consacrandoci al Suo Cuore Immacolato, confessarci almeno una volta al mese (anche una a settimana se occorre), prendere parte all'Eucaristia quotidiana, digiunare o fare delle piccole rinunce, leggere la Bibbia.
Se così faremo, prepareremo il terreno fertile al trionfo del Cuore Immacolato di Maria e con esso, il trionfo di Gesù Cristo!
Qui sopra l'immagine con la preghiera della Signora di tutti i popoli, che raffigura il trionfo di Cristo e la venuta di una nuova Pentecoste!

http://blogcristianocattolico.blogspot.com/2007/03/la-madre-e-signora-di-tutti-i-popoli.html

NUOVO FILM ANTI-CATTOLICO IN USCITA: BOICOTTATELO E DIFFONDETE QUESTA MAIL!

DAL SITO DI DON DAVIDE BANZATO
http://egioiasia.blogspot.com/



RIPORTO QUESTA MAIL RICEVUTA MOLTO INTERESSANTE… Ne approfitto per salutarvi e ringraziare tutti sia per le mail sia per i contributi con i commenti che avete scritto...

Vi ricordo sempre con immensa gioia e affetto nella preghiera,

uniti nello Spirito...Davide


Cari amici,

ieri sera al TG hanno intervistato il protagonista dell'ultimo film di Dan Brown, "Angeli e demoni", Tom Hanks, che ha avuto il coraggio di dire che questo film non è contro la Chiesa cattolica. (Anzi...)

Avendo letto il libro (qualcuno me l'ha regalato...) posso testimoniare invece che è la stessa pappa anti-cattolica dell'altro libro/film di Dan Brown, "Il codice da Vinci". Tutti i personaggi cattolici, specie i preti, sono degli ambiziosi opportunisti il cui grado di malvagità varia dal disonesto al criminale. E se non sono criminali sono cretini.

Bravi sono solo coloro che si oppongono alla colossale perfidia della Chiesa. Fra questi una giovane donna in particolare viene presentata come scienziata rigorosa e al di sopra di tutti gli altri. Sapete da dove le vengono le sue intuizioni? Dallo yoga. Le basta mettersi a fare meditazione yoga facendo il vuoto in sé stessa e meditando il NULLA che d'un tratto si illumina e capisce tutto!

Faccio presente a questo punto che sia le religioni orientali (lo yoga è pratica sia indù sia buddhista) sia l'islam stanno cercando di accreditarsi in Occidente come depositarie delle radici della vera scienza. Della pretesa dell'induismo di entrare nelle scuole dandosi una veste esplicitamente scientifica ho scritto su 'Una Voce Grida' N.44. Quanto alla pretesa superiorità culturale dell'Islam invito a leggere l'ottimo articolo di Guglielmo Piombini, pubblicato in febbraio su Radici cristiane n.41, che si trova qui: http://web2.venet.net/libridelponte/det-articolo.asp?ID=162


Chiudo ricordandovi le parole tanto drammatiche quanto coraggiose pronunciate da Salvatore Martinez sabato mattina a Rimini (convegno nazionale annuale del Rinnovamento dello Spirito).

"È in atto la più gigantesca cospirazione antiumana che la storia abbia mai conosciuto, perché segnata da un’inedita alleanza di potere economico-finanziario, tecnologico e scientifico che cospirano contro l’anima, contro lo spirito, contro ogni rimando alla vita soprannaturale, che cercano di degradare l’uomo a un ammasso di istinti animali, mortificando tutto ciò che è spiritualità.

Si vorrebbero cancellare dalla storia le vie dell’interiorità, per non permettere all’uomo di entrare nella verità del giusto vivere, così da rinchiuderlo nell’arsenale della sfiducia, del disagio, della solitudine, in una sola parola dell’infelicità umana."

Se queste parole vi lasciano increduli o spaventati, invito a riflettere per capire se tali sono le reazioni che Dio si aspetta da noi. O se non si aspetti piuttosto la speranza e l'operosità invocate anche dai relatori di sabato mattina?

Ha concluso infatti Salvatore:

"Ma Dio non vuole il pianto, bensì la consolazione dei suoi figli, Dio non vuole la resa dinanzi al male, ma una fede operosa che allontani il male."

Tale fede operosa, davanti alle calunnie che non si possono lasciar passare in silenzio, è fede che si incarica di informarsi e di informare. Non è il compito dei missionari, è compito di tutti, nella propria quotidianità. Nessuno si dica ignorante. Non è tempo di tacere.

-alex






"ANGELI & DEMONI”: LEGGENDE, BUGIE E CALUNNIE

Il presidente della Lega cattolica [associazione che si impegna a smentire le calunnie contro la Chiesa e i cattolici, ndt], Bill Donohue ha commentato oggi le leggende, le bugie e le calunnie presentate nel film “Angels & Demons”:

“Il duo Dan Brown e Ron Howard vuole far credere al pubblico che Galileo faceva parte di una società segreta, gli Illuminati, e che questo gruppo cerca vendetta contro il Vaticano oggi a causa delle posizioni anti-scientifiche che la Chiesa cattolica avrebbe assunto in passato. Tutte balle.

“Galileo morì quasi 150 anni prima della fondazione degli Illuminati, che avvenne il 1 maggio, 1776. Il libro di Brown dice che questa società segreta fu fondata nel Seicento e il film dice la stessa cosa. Il sito di Brown stesso ammette che il gruppo fu fondato 1776, ciononostante egli afferma esplicitamente che "E' un fatto storico che gli Illuminati giurarono vendetta contro il Vaticano nel Seicento." Per parte sua Howard ha dichiarato in un'intervista che gli Illuminati furono fondati nel Seicento.’

E perché mentono? Perché il loro scopo è di dipingere la Chiesa cattolica come nemica della scienza, e allora quale miglior eroe possono pubblicizzare del loro martire preferito, Galileo? Citano la presunta persecuzione di galileo come prova della guerra della Chiesa contro la ragione.

“Se non fosse stato per la Chiesa cattolica, le università sarebbero morte durante il Medio Evo, Se non fosse stato per la Chiesa cattolica, la Rivoluzione scientifica non sarebbe mai avvenuta. In fondo, la scienza non si sviluppò in Sud America, in Africa, nel Medio Oriente o in Asia. Si è sviluppata nell'Europa cristiana.

“Galileo non è mai stato né incarcerato né torturato. E' stato tenuto agli arresti domiciliari [in ville sontuose, servito e riverito, ndt] perché insisteva a voler presentare le sue idee (prese da Copernico, uno scienziato cattolico che non subì punizione di sorta) come già provate, una cosa che gli altri scienziati dell'epoca negavano.

[traduzione di Alessandra Nucci]


[aggiungo Galileo diceva giustamente che la terra ruotava su se stessa, citando a riprova di questo le maree - ma vedeva il movimento delle maree come frutto del movimento della terra stessa, come di un liquido in una vasca che si sposta con l'inclinarsi della vasca stessa. L'interpretazione scientificamente esatta, cioè l'attrazione della luna, l'aveva intuita il Cardinal Bellarmino, il quale scrisse però correttamente che all'epoca non era ancora possibile provarlo.]

L'UMILTA'


SECONDO SANT'ANTONIO ABATE:

L'abate Antonio disse: «Ho visto tese sulla terra tutte le trappole del Nemico e addolorato ho aggiunto: chi dunque potrà sfuggire ad esse? Allora ho sentito una voce che mi diceva: l'umiltà».


Lo stesso abate Antonio, appuntando lo sguardo fin nel profondo dei giudizi di Dio, chiese: «Signore, come è possibile che alcuni muoiano giovani e altri diventino vecchissimi? Perché alcuni faticano per vivere e altri invece si arricchiscono? E perché sono gli ingiusti a diventare ricchi e i giusti al contrario vivono nell'indigenza?». Una voce arrivò fino a lui che diceva: «Antonio, occupati di te stesso. Questi sono i giudizi di Dio e a te non serve saperli».


Un monaco fu lodato dai fratelli davanti all'abate Antonio. Quando si presentò da lui, questi volle saggiare se sopportasse il disprezzo. Vedendo che non lo tollerava gli disse: «Tu sei come un edificio abbellito sul davanti e dietro devastato dai ladri».


Una volta giunsero dall'abate Antonio dei vecchi e con loro c'era l'abate Giuseppe. Volendo l'anziano, metterli alla prova, propose loro un passo delle Scritture e cominciò a chiedere, a partire dal più giovane, di quale luogo si trattasse. Ognuno rispondeva come poteva. Il vecchio replicava: «Non ci siamo». Alla fine chiese all'abate Giuseppe: «Che ne pensi?». Egli rispose: «Non so». Allora l'abate Antonio disse: «Sicuramente l'abate Giuseppe ha trovato la via perché ha detto: "Non so"».

venerdì 15 maggio 2009

VOCI DA MEDJUGORJE


Video della puntata di sabato scorso del programma SULLA VIA DI DAMASCO, condotto da Don Giovanni D'Ercole, su Medjugorje.


http://www.youtube.com/watch?v=Xhbx8R1DwwA#

Una bella frase tratta dal video: "A Medjugorje sono andata in un periodo di grande sofferenza...cercavo una risposta...la risposta è stata: Cerca di accettare la tua croce e chiedi a Gesù di aiutarti a portare questa croce"

giovedì 14 maggio 2009

IL PERCORSO DELLA VERA GIOIA


Dalla Parola del giorno, commento Eremo di San Biagio
Gv 15,9-17
Non vi chiamo più servi, ma amici

Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.”

Come vivere questa Parola?
Queste parole di Gesù tracciano come un percorso di fede cristiana.
Un primo passo consiste nell’osservare i comandamenti di Dio, cioè vivere secondo il suo progetto che è salvezza per tutti.
Il secondo passo, che scaturisce dall’osservare i suoi comandamenti, consiste nel rimanere nel suo amore, cioè uniti a lui.
Terzo passo: se siamo consapevoli di queste due cose, ecco che non possiamo non essere nella gioia, dunque spargere gioia intorno a noi!
Evidentemente la gioia piena nasce dall’amore, e Gesù lo ripete: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore”; è il comandamento dell’amore il cardine della fede cristiana. E la gioia ne è l’immediata conseguenza.
Il segno visibile dell’amore è la gioia. Come la scia in cielo indica il passaggio di un aereo potente.
È dall’amore e dalla pratica quotidiana del comandamento di Gesù che scaturisce la gioia.

Oggi, nel mio rientro al cuore, mi lascerò ripetere nel cuore le parole forti e consolanti di Gesù:

“la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
Signore, inonda il mio cuore di gioia piena, quella che nasce dall’essere in Te.


La voce di un Padre della Chiesa
O Signore, prendi questo cuore di pietra e donami un cuore umano; un cuore che ti ama, un cuore per rallegrarmi in te.
S. Ambrogio

mercoledì 13 maggio 2009

13 MAGGIO, FATIMA: SOLO MARIA SALVERA' IL MONDO, PREGATE IL ROSARIO OGNI GIORNO




IL TERZO SEGRETO DI FATIMA
Riportiamo il testo di suor Lucia: “Dopo le due parti che ho già esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto, un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui; l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza!
E vedemmo una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un vescovo vestito di bianco ”abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”.
Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni.
Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio”. Tuy, 3-1-1944.

Si riporta uno stralcio della comunicazione letta il 13 maggio 2000 a Fatima, presente il papa Giovanni Paolo II:
“Tale testo costituisce una visione profetica paragonabile a quelle della Sacra Scrittura, che non descrivono in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti futuri, ma sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo in una successione e in una durata non precisate. Di conseguenza la chiave di lettura del testo non può che essere di carattere simbolico.
La visione di Fatima riguarda soprattutto la lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e i cristiani e descrive l’immane sofferenza dei testimoni della fede dell’ultimo secolo del secondo millennio. È una interminabile Via Crucis guidata dai Papi del ventesimo secolo.
Secondo l’interpretazione dei pastorelli, interpretazione confermata anche recentemente da suor Lucia, il “Vescovo vestito di bianco” che prega per tutti i fedeli è il Papa. Anch’egli, camminando faticosamente verso la Croce tra i cadaveri dei martirizzati (vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e numerosi laici) cade a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco.
Dopo l’attentato del 13 maggio 1981, a Sua Santità apparve chiaro che era stata “una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola”, permettendo al “papa agonizzante” di fermarsi “sulla soglia della morte”. In occasione di un passaggio da Roma dell’allora vescovo di Leiria - Fatima, il papa decise di consegnargli la pallottola, che era rimasta nella jeep dopo l’attentato, perché fosse custodita nel Santuario.
Per iniziativa del vescovo essa fu poi incastonata nella corona della statua della Madonna di Fatima.
I successivi avvenimenti del 1989 hanno portato, sia in Unione Sovietica che in numerosi Paesi dell’Est, alla caduta del regime comunista che propugnava l’ateismo. Anche per questo il Sommo Pontefice ringrazia dal profondo del cuore la Vergine Santissima. Tuttavia, in altre parti del mondo gli attacchi contro la Chiesa e i cristiani, con il peso di sofferenza che portano con sé, non sono purtroppo cessati. Anche se le vicende a cui fa riferimento la terza parte del ‘segreto’ di Fatima sembrano ormai appartenenti al passato, la chiamata della Madonna alla conversione e alla penitenza, pronunciata all’inizio del ventesimo secolo, conserva ancora oggi una sua stimolante attualità…”

DIFFICOLTA' NELLA PREGHIERA


Se continuate a trovar difficoltà nel pregare, vorrei rassicurarvi, siete sulla buona strada. E c'è da temere di quel cristiano, di quel religioso, che nella preghiera trova tutto liscio. Solo in Paradiso sarà facile pregare, perché allora Dio stesso con la sua luce sfolgorante attuerà le nostre deboli potenze, fatte capaci di “lumen gloriae” di contemplarlo. Quaggiù no!

Se da queste riflessioni vi portaste via la convinzione che pregare è “difficile”, avreste trovato un antidoto contro il veleno dello scoraggiamento che proprio intorno all'arte di pregare continua a fare le sue vittime . A comune conforto cito una esperta in materia che di orazione se ne intendeva: S. Teresa d'Avila.

Ella ha scritto così divinamente della preghiera, …sembrerebbe che dovesse pregare con grande facilità. Non fu così sentite: “Ohimé, spessissimo, e per anni interi, io sono meno occupata di Dio e dei buoni pensieri che della smania di veder fluire l'ora dell'orazione. Stavo in attesa del momento in cui l'orologio avrebbe suonato. Avrei allora preferito la più rude penitenza alla pena di dovermi raccogliere ai piedi di Nostro Signore, e non saprei dire qual terribile lotta dovessi sostenere contro il demonio e le mie perverse abitudini per portarmi all'oratorio; entratavi, poi, ero presa da una tristezza mortale e dovevo far ricorso a tutto il mio coraggio (che a quanto si dice non è poco) per padroneggiarmi e mettermi a pregare. Finalmente Dio veniva in mio aiuto, e dopo essermi fatta violenza, provavo spesso consolazioni più grandi che nei giorni in cui ero meglio disposta”. Pensate: questo stato di cose, dice la Santa le durò per circa 14 anni.

Constatare tutto ciò ci fa bene! Bisogna tenere a portata di mano certe testimonianze perché, ci mostrano dei grandi Santi alle prese con le nostre stesse difficoltà, e noi ricaviamo incoraggiamento ad andare avanti. Se anime di questa portata sono state così provate, perché meravigliarci se anche noi sentiamo le stesse difficoltà?! “Chi vuole dedicarsi all'orazione deve immaginarsi di coltivare un terreno ingrato e coperto di rovi, per farne il giardino del Signore. Dapprima il divin Seminatore strappa le cattive erbe e al loro posto ne semina di buone. Tocca poi a noi, come giardinieri, di lavorare con l'aiuto di Dio, per far crescere queste pianticelle, e d'innaffiarle spesso perché abbiano a portar fiori leggiadri, il cui profumo torni gradito a N.S.. Se così è, il buon Pastore visiterà spesso le sue care aiuole e vi prenderà le sue delizie.

http://atempodiblog.unblog.fr/tag/preghiere/

lunedì 11 maggio 2009

COME COMPORTARSI DI FRONTE ALLA CROCE



Dalla Conversazione con Mirjana Soldo-Dragicevic il 17.3.2008 a Medjugorje


Provo sentimenti molto profondi per ciascun malato, il suo dolore mi colpisce e farei di tutto per aiutarlo. Una cosa che posso fare per lui è pregare affinché Dio lo aiuti e non lo abbandoni quando già gli ha dato una croce. Prego perché Egli li aiuti a portare la croce che gli ha dato. Credo che la cosa più difficile sia credere di essere soli. Perciò nessuno che porta una croce deve pensare di essere solo, ma deve essere consapevole che ogni croce ha un senso perché Dio ce l'ha data, e attraverso questa croce Egli ci porterà in modo speciale alla nostra salvezza. Questa per me è la verità su ogni croce, senza considerare se sia grande o pesante. Ci sono diverse forme di croce e non c'è uomo in tutto il mondo, credente o meno, che non abbia la sua croce, il suo dolore e la sua pena, poiché la croce è parte della natura umana, come diremmo noi laici.

Alcuni hanno una croce più grande, altri una più piccola, ma tutte queste croci sono uguali, perché a volte Dio ci prepara con una piccola croce ad una più grande. Chi oggi dice di non avere croci, sicuramente domani ne avrà una perché per ognuno di noi il Paradiso arriva attraverso la croce. Nella Sua bontà Dio ci dà tutto per amore e dovremmo accettare volentieri la croce se vogliamo essere chiamati Suoi apostoli. Dobbiamo dire spesso: "Eccomi, Signore; se credi che posso portarla, allora aiutami e non mi lasciare solo. Tu mi hai dato la croce, perciò ti prego di aiutarmi". È normale cadere: infatti anche Gesù è caduto tre volte sotto la croce, ma si è rialzato ed ha portato la croce fino alla fine. È normale anche che diciamo: "Dio, se è possibile, allontana da me questo calice!". Infatti anche Gesù ha pregato così nel giardino di Getsemani, ma alla fine ha detto: "Padre, sia fatta la Tua volontà!".

per il testo completo:
http://www.medjugorje.altervista.org/doc/mirjana/conv-03-2008.html


Durante l'apparizione del 23 giugno 1985, la veggente Jelena Vasilj riferisce che la Madonna ha detto a proposito di questa Preghiera per l'ammalato: «Cari figli, la preghiera più bella che potreste recitare per un ammalato è proprio questa!».O mio Dio, questo ammalato che è qui davanti a te,
è venuto a chiederti ciò che desidera e che ritiene
essere la cosa più importante per lui.

Tu, o Dio, fa’ entrare nel suo cuore la consapevolezza
che è importante innanzitutto essere sani nell’anima!

O Signore, sia fatta su di lui la tua santa volontà in tutto!
Se tu vuoi che guarisca, che gli sia donata la salute.
Ma se la tua volontà è diversa,
fa’ che questo ammalato possa portare la sua croce con serena accettazione.

Ti prego anche per noi che intercediamo per lui:
purifica i nostri cuori per renderci degni di donare la tua santa misericordia.

O Dio, proteggi questo ammalato e allevia le sue pene.
Aiutalo a portare con coraggio la sua croce così che attraverso di lui venga lodato e santificato il tuo santo nome.

(dopo la preghiera, recitare tre volte il Gloria)

sabato 9 maggio 2009

VUOI ESSERE FELICE? PORTA LA TUA CROCE OGNI GIORNO!



Lettera Pastorale di Mons. Giuseppe MANI, Arcivescovo Ordinario Militare d'Italia, per il Giubileo del 2000

"Per raggiungere Dio e la felicità sii fedele alla vita, non sfuggire dalla vita, ama la vita così com'è e troverai Dio nella vita".
"Il pensare che sia sempre altrove il luogo della nostra realizzazione: è il nostro pericolo. La fede cristiana ha invece alla base l'incarnazione, non l'alienazione! È qui ed ora che devo camminare verso Dio; è qui ed ora che posso trovare in Dio la mia felicità!"

Quella sera il padre Gribomont accettò di andare a cena a casa di un amico. Durante la cena il figlio più piccolo, vedendolo vestito in quel modo, non gli toglieva gli occhi di dosso e gli chiese: "Chi sei?". "Un monaco", rispose il padre. E lui di rimando: "Cosa fai?". "Mi alzo alle quattro ogni mattina...". "Alle quattro? E cosa fai alle quattro?". "Comincio ad essere felice", replicò prontamente il monaco.
Ogni uomo deve rispondere così, perché tutti abbiamo diritto alla felicità. Siamo stati creati per essere felici. Ma cos'è la felicità?
È la pienezza di quella gioia di cui il cuore ha bisogno.
Una persona senza gioia è come una barca a vela senza vento, come una macchina con la benzina di pessima qualità: non carbura bene.
Dalla felicità del cuore dipende la qualità della vita e l'operosità di ciascuno. Chi non è felice non vive, spesso si lascia vivere, non produce, o produce male, per cui può diventare pericoloso.
Il comandante della pattuglia delle Frecce Tricolori mi disse: "I miei uomini, anche se addestrati e pronti, quando salgono sull'aereo devono essere soprattutto sereni e felici. Personalmente tengo i contatti con le loro famiglie, perché se tutto non è ok non li lascio partire". Uno stupendo spettacolo di tecnica potrebbe trasformarsi in tragedia.
Senza la felicità nel cuore non si vola alto.
Dio vuole la nostra felicità come ogni padre la desidera per i propri figli. "Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena", ci ha detto Gesù e attraverso S. Paolo ci ha fatto sapere: "Siate sempre lieti... questa è la volontà di Dio verso voi" [l Tess. 5,16]; "Rallegratevi nel Signore sempre, ve lo ripeto, rallegratevi" [Fil.4,4].
A quanto pare, allora, la felicità è un ordine, un dovere... proprio così. Perché se non si trovano le ragioni per la propria felicità, non c'è ragione per vivere.
Eppure quest'ordine di Dio non vale solo quando tutte le cose vanno bene, tutto corre liscio, ma anche quando ci sono le prove e le sofferenze: bisogna essere lieti nonostante le croci e i dolori.
"Siate lieti" questa è la volontà di Dio [Fil. 3,1] .

La felicità è un dovere
Credo sia importante chiarire un equivoco: non dobbiamo confondere il piacere con la felicità, perché si può avere la felicità senza il piacere e anche il piacere senza raggiungere la felicità! Gesù ci ha chiarito l'equivoco parlandoci della donna che partorisce: prova dolore, ma è nella gioia perché nasce un essere umano. In questo caso il dolore coesiste con la gioia; anzi, è la ragione di una gioia più grande.
L'uomo ricerca gioia e felicità, per questo sa sottoporsi ad ogni genere di privazioni e di rinunce. Gesù ha una bellissima immagine: quando un uomo si è messo in testa di comprare un terreno dove sa che c'è un tesoro o di comprare un gioiello, è capace di tutto, vende tutto pur di avere quel che desidera. Ciascuno ha un proprio regno dei cieli per il quale vende tutto; il problema è che il vero Regno dei cieli c'è, ed e quello in cui si trova la vera felicità: Dio. E finché l'uomo non avrà trovato la strada per raggiungerlo, non troverà la sua felicità.
Ogni ricerca dell'uomo -intendiamoci -può essere onesta e sincera perché le aspirazioni profonde dell'animo umano -essere felici, conoscere, amare, ammirare -sono oneste. La ricerca dei beni umani può portare a Dio, ma è indispensabile trovare la via giusta, altrimenti quelle che devono essere viste e ammirate come icone dell'amore e della bellezza di Dio, diventano idoli che noi adoriamo e che chiamiamo con nomi diversi: piacere, potere, sesso, salute... Una volta raggiunti però la nostra vita non si riempie di felicità.
Perché? Perché Dio, creandoci per essere felici, ha messo nel cuore di ciascun uomo un suo seme, un seme che fa parte della pienezza della nostra umanità e che va nutrito, coltivato e forse risuscitato se si fosse seccato o se, addirittura, fosse morto.
Dio è la felicità dell'uomo. Tanti cercano la felicità in Dio, ma il vero problema è come trovare Dio. Dov'è Dio? Si può avvicinare, incontrare, contattare, comunicare con Lui?
Mi ha impressionato la testimonianza di una suora missionaria. Visitando nel Tibet un monastero buddista ha trovato venti giovani italiani che per un mese si sottoponevano alla dura esperienza monastica [ ed è davvero dura], per sperimentare un'esperienza spirituale. Le statistiche di persone, soprattutto giovani, che cercano in Oriente queste esperienze, indicano numeri molto elevati.
Le sette in cui tanti si riversano non sono che un segno di questa fame di felicità, di ricerca di una risposta alle proprie domande interiori.
Ma è possibile trovare Dio? Bisogna trovare la via che ci porta a Lui.
La via della felicità Dio stesso ce l'ha offerta mandando tra noi suo Figlio per insegnarci la strada che porta a Lui. Gesù ci ha detto: "lo sono la Via". Al di fuori di Lui però non esiste altra strada.
Tutto si gioca sulla fiducia in quest'uomo e dopo duemila anni dalla sua nascita devo responsabilmente interrogarmi come mi pongo nei confronti di Lui. Anzi, è Gesù stesso che mi interroga: "Per te, chi sono io?" E non cominciare con le digressioni storiche o le definizioni teologiche o appoggiandoti su ciò che dicono gli altri. La domanda è stretta- mente personale: "Dimmi chi sono io per te". 11 cristiano, con dolcezza e rispetto ma con retta coscienza, deve essere sempre pronto a rispondere a chiunque chieda ragione della speranza che è in lui [Cfr. 1Pietro 3,14-16].
Naturalmente è tutto un problema di fiducia, di fede: credere cioè, che Dio è la nostra felicità, credere che Gesù è suo Figlio ed è venuto per condurci a Lui, credere che Lui è la via sicura. Tutto questo non è cosa da poco, però Dio non condiziona nessuno e non mette in gioco la sua onnipotenza per ottenere la fiducia, no. Prima chiede la tua fiducia, poi farà per te anche miracoli! Ma per prima cosa bisogna credere in Lui, scommettere su di Lui, poi stai certo che Lui non ti deluderà mai: anzi, sarà sorprendente con la sua azione e con i suoi interventi.
"Bene! Do fiducia a Gesù Cristo. Credo che è Figlio di Dio, credo che mi condurrà a Lui, però mi sento tremare le gambe al pensiero di intraprendere questo nuovo cammino". Questo è un buon segno: ricordati che dovrai seguire uno che non vedi, ma che senti, per cui è naturale avere timore di sbagliare.
Nella fede l'unico senso che funziona è l'udito. Per questo Dio nella Bibbia dice continuamente: "Ascolta... Ascolta. ..Ascolta...". Lentamente poi entrano in gioco anche gli altri sensi, ma solo nella misura in cui credi sempre più profondamente, come se tu vedessi senza aver veduto.
Gesù è misteriosamente vicino a te. Non ti abbandona mai, e per camminare verso Dio non ti mette in mano solo una piantina che ti indichi la strada, ma ti prende per mano e ti dice: "Seguimi" e vedrai che arriverai. Ti offre anche delle indicazioni di percorso che non hanno altro scopo se non di unirti sempre più a Lui che ti conduce. Eccole: "Rinnega te stesso, prendi la tua croce ogni giorno e seguimi"[Cfr. Mt. 16-24].
Con queste indicazioni è come se Gesù ti dicesse: "Per raggiungere Dio e la felicità sii fedele alla vita, non sfuggire dalla vita, ama la vita così com'è e troverai Dio nella vita".
Attenzione! un grande cercatore di Dio che ci ha preceduto e che l'ha davvero trovato, San Giovanni della Croce, ci dice: "Dio è in fondo al reale", non in cima all'ideale.
Inserirsi nella dinamica stessa della vita, abbracciarla e amarla fino in fondo è difficile. Il nostro problema più grave infatti, è l'alienazione, la fuga dal reale.
La mamma arriva a pensare che per trovare Dio dovrebbe andare in un convento, e la monaca arriva a pensare che potrebbe fare di più andando in missione. Durante l'anno pensiamo alle ferie, e durante le ferie vorremmo fare tante cose.
L'alienazione, il sentirsi divisi, il pensare che sia sempre altrove il luogo della nostra realizzazione: è il nostro pericolo. La fede cristiana ha alla base l'incarnazione, non l'alienazione. È qui ed ora che devo camminare verso Dio; è qui ed ora che posso trovare in Dio la mia felicità: questo è quanto ci dice Gesù.
Rinnega te stesso È la prima regola della vita. È come se Gesù ci dicesse: "Per essere felici, per raggiungere Dio, siate veri uomini, accettate la vita, state alle regole del gioco".
La vita è sempre in salita o in discesa. Per salire bisogna faticare: in discesa tutti i santi ci aiutano, in salita ci aiutano solo quelli veri.
Nessuna ragazza sale in passerella se non a costo di estenuanti digiuni, nessuno sale sul set o scende in campo se non a prezzo di dure prove e allenamenti. Non esiste neppure il colpo di genio senza un'accurata ricerca e una diligente preparazione; nessuna famiglia sta in piedi senza un impegnativa ascesi di comunione fatta di rinunce e di perdono; e nessun figlio nasce e cresce senza il dolore della madre e i sacrifici dei genitori. Direbbe Gesù: "Stretta è la via che conduce alla salvezza, larga quella che conduce alla perdizione".
Tutto questo è evidente e Paolo ce ne dà anche la spiegazione: "C'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo" [Rom 7,18] e: "L'egoismo infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito desideri contrari a quelli dell'egoismo... Del resto tutti vediamo benissimo quali sono i risultati dell'egoismo umano: immoralità, corruzione, vizio, idolatria, magia, odio, litigi, gelosie, ire, intrighi, divisioni, invidie, ubriachezze, orge ed altre cose di questo genere. Lo Spirito invece produce: amore, gioia, pace, comprensione, cordialità, bontà, fedeltà, mansuetudine, dominio di se" [ Cfr. Gal. 5, 16-17] .
Ecco la spiegazione della lotta interiore di ogni uomo. Chi accetta la vita come lotta vive e vince; chi non l'affronta è finito in partenza. "Non sapete -è ancora San Paolo -che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante in tutto: essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. lo dunque corro ma non come chi è senza meta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l'aria. Anzi, tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che io stesso venga squalificato" [lCor 9,24-27].
Il rinnegamento che Gesù pone come prima condizione per seguirlo verso il Padre è l'atteggiamento indispensabile per divenire uomini autentici, per vincere nella lotta della vita e soprattutto per non essere squalificati.
Il dramma di tanta gioventù è la diserzione dalla lotta della vita, l'autosqualifica nel gioco dell'esistenza. Una vita non può essere corsa senza addestramento, come una partita non può essere vinta senza allenamento.
Noi educatori abbiamo una grande responsabilità. Il Duemila che il Signore ci concede è un'occasione per riassumere la nostra vita in tutta la sua verità: ricomincia la partita e noi, ricordalo, siamo nati per vincere.

Prendi la tua croce ogni giorno
Ecco un altro tocco di realismo: se accettiamo la vita come impegno e responsabilità ed entriamo nel gioco del rinnegamento di noi stessi, siamo sicuri di imbatterci ogni giorno nella croce.
La vita è tutta seminata di croci e Gesù non ci dice di andare a cercarne. Bastano quelle che troviamo; anzi, sono loro che cercano te.
Tutto ciò che è cristiano è segnato dalla croce.
Quando ero vescovo ausiliare di Roma avevo la finestra del mio ufficio su piazza San Giovanni. A pochi metri svettava l'obelisco, che alla nascita di Gesù era già vecchio di duemilacinquecento anni. Quando Sisto V volle ristrutturare il piano urbanistico della città pensò di mettere nei punti strategici gli splendidi obelischi che i romani avevano portato dall'Egitto e che ormai erano caduti o addirittura sepolti, come il nostro. Forse al Papa sembrò eccessivo elevare un monumento pagano nei punti cardinali della città e pensò allora di farlo diventare cristiano mettendovi sopra una bella croce. Quell'obelisco l'avevo davanti, bellissimo, a ricordarmi ogni giorno, con la sua croce, che ciò che non è segnato dalla croce non è cristiano.
Portare la croce è difficile. Parlarne è facile.
Ma quando la croce arriva, quella vera...
La croce si può portare in più modi: sportivamente, ma è molto difficile; stoicamente, sopportando con fortezza l'inevitabile; oppure cristianamente, ed è quello che vorrei insegnarti a fare.
Prima di tutto occorre saper scoprire la croce. E non è facile. Per prima cosa c'è il problema del nome. Sì, perché solitamente la si chiama disgrazia, dolore, malattia, prova, guaio, grana o altro: termini con cui chiamiamo tutto ciò da cui derivano i problemi della nostra giornata. Tutte queste cose hanno un solo nome: croce. Chiamala così e avrai fatto il primo passo. Poi, non pensare di scaricarla sugli altri o di eliminarla in qualche modo.
No, accettala serenamente, sapendo che dopo ne arriverà un'altra, magari dopo aver appena ripreso fiato [ma non è detto che sia sempre così] .
Accettando la croce quotidiana come parte integrante della tua vita, lentamente ti accorgerai che la porti con amore, volentieri, ci hai fatto la spalla. Anzi ti accorgerai che qualcuno ti sta aiutando a portarla.
Quando la madre di Costantino, l'imperatrice Elena, andò a Gerusalemme per dare degna sistemazione ai luoghi santi, desiderava soprattutto ritrovare la croce su cui era morto Gesù. Andò al Calvario e in una fossa vicina trovò un gran numero di croci. Erano quelle di tutti i condannati giustiziati sul Calvario. Come riconoscere quella di Gesù ? Si racconta che fece distendere tutte quelle croci e vi fece adagiare sopra dei paralitici: quanti venivano a contatto con una di esse, guarivano all'istante. La scoperta era fatta, il ritrovamento era avvenuto: quella era la croce di Gesù.
Così è per noi. Abbracciando la croce e portandola con amore ci si sente diversi, cambiati, trasformati, in una parola, salvati, perché abbracciando la croce si abbraccia Cristo. Dal momento in cui Cristo fu crocifìsso sul Calvario, egli è appeso a tutte le croci.
Quante volte hai sentito dire che a seguito di una grande disgrazia qualcuno ha ritrovato la fede o è rinvigorita in chi languiva? Perché, senza accorgersene, si sono incontrati con Cristo, lo hanno abbracciato sulla croce.
Non c'è croce senza Cristo. Chi allontana o disprezza la croce, allontana e disprezza Cristo.
Par questo la croce fa bene. Fa crescere, matura, addolcisce, affratella, rende disponibili. Distinguerei gli uomini in due categorie: quelli che hanno portato e sanno portare la croce e quelli che non l'hanno ancora portata o la disprezzano. I primi sono persone mature, i secondi no, perché manca loro l'esperienza fondamentale della vita.
Fa' anche questo secondo passo: scopri la tua croce quotidiana e abbracciala con amore; abbraccerai Cristo. All'inizio sembrerà dura, poi la porterai volentieri e farà parte del tuo equipaggiamento per il viaggio della vita. Gesù ce l'ha detto chiaro: "Prendete il mio giogo su di voi... il mio peso è dolce e il mio carico è leggero" [Mt. 12,30]. Questa è la vita. Cristo non soltanto non illude nessuno, ma ci offre la sua amicizia come sostegno: "... venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò" [ M t. 12,28] .

...e seguimi

Dopo aver accettato la vita come impegno e quindi come rinnegamento di noi stessi, dopo aver accettato di portare la propria croce ogni giorno con amore, siamo già sulla strada giusta per raggiungere la felicità, Dio. Gesù ti si è già fatto sentire vicino.
Ma dove andare? Qual è l'orientamento della vita? Ce lo dice Gesù stesso: "Seguimi". Ci vuole una grande fiducia per mettersi a seguire una persona che esige da noi fede totale e incondizionata; che ci chiede di guardare a Lui e seguirlo, sicuri che ci condurrà al Padre e alla felicità.
Nel cammino Gesù va tenuto sempre d'occhio, senza perderlo di vista nemmeno un istante, perché "i suoi pensieri non sono i nostri pensieri, le sue vie, non sono le nostre vie" [ Cfr.Fil 55,8] , per cui si rischia di perdere la strada e diventare pecorella smarrita.
Tenere sempre d'occhio Gesù vuol dire avere sempre in mano il Vangelo, così come si fa quando si viaggia in una città che non si conosce: non si può abbandonare mai la guida, come a Parigi che può essere percorsa tutta con la metropolitana sotto terra. Bisogna avere fiducia assoluta nelle indicazioni, sicuri che quando saliremo alla superficie troveremo ciò che desideriamo. Prendere il Vangelo in mano significa dire a Gesù: "Voglio andare dove vai tu, voglio edificare la mia casa proprio come la tua". Proprio così.
Giorgio la Pira diceva che il Vangelo non è un libro di devozione, ma un trattato di architettura per costruire la nostra casa. È infatti un testo da attuare, come uno spartito musicale, come dei disegni da realizzare. Anzi, il Vangelo va visto "vissuto", perché "scritto" risulta difficile da comprendere e, talvolta, anche assurdo.
Come capire "beati i poveri" quando siamo travolti dalla corsa verso la ricchezza. Come accettare "beati i perseguitati, beati coloro che piangono...", quando viviamo tra il più completo edonismo. Eppure, nessuno sa resistere al fascino di Francesco d'Assisi e di madre Teresa di Calcutta perché il Vangelo realizzato è tutta un'altra cosa. Il Vangelo va "visto" più che letto.
Fidiamoci: è un bel progetto!
Dobbiamo caratterizzare il nuovo millennio col PROGETTO VANGELO per edificare la nostra vita sulla roccia, con un piano preciso, sicuri che resterà anche quando infurieranno terremoti e alluvioni, che non mancheranno neppure nel nuovo Millennio.

Non è facile costruire una casa.
Rimasi molto colpito dal rispetto, e direi dal timore, con cui alcuni ingegneri e architetti guardavano un uomo piuttosto rude, un po' scostante e soprattutto molto meno elegante di loro. "Quello -mi disse uno degli ingegneri -è uno che sa tirar fuori una casa da un disegno, e a Roma ce ne sono pochi".
È possibile tirar fuori la nostra casa dal Vangelo. Noi abbiamo tutto: abbiamo sia il Vangelo sia Colui che ci suggerisce tutto ciò che dobbiamo fare: per la scelta dei materiali, per i tempi di realizzazione e per le varie collaborazioni da scegliere: è lo Spirito Santo.
Con il piano chiaro e il Suggeritore di cui ciascuno può disporre, se interpellato, ciascuno è il capomastro per costruire la propria casa.
Il Progetto-Vangelo potrà essere la vera novità del Duemila nella tua vita. C'è una condizione:

Non si può essere felici da soli
La felicità è Dio e quando Lui ci interpella, pur usando il singolare "Se tu vuoi. ..", esige sempre una risposta al plurale "Padre nostro. ..". Nella famiglia dei figli di Dio la condivisione assoluta è la regola fondamentale. Non c'è spazio per l'egoismo di nessun genere: tutto quello che ci è stato donato e di cui siamo titolari è per gli altri. Nessuno è padre per se o madre per se, nessuno è insegnante per se o medico per se: Gesù l'ha detto chiaramente: "Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la troverà" [Luca, 9,24] .La vita non si valorizza conservandola, ma "perdendola", cioè donandola.
Nella Chiesa e nell'umanità tutto è comune: per questo anche il cammino verso la felicità deve essere fatto insieme.
Penso soprattutto che la più bella avventura è la costruzione della famiglia secondo il Vangelo, dal momento che non si può essere cristiani da soli, proprio come non ci si può sposare da soli. Edificare il rapporto di coppia sullo stile della relazione evangelica, educare i figli ai grandi valori evangelici e non alle proposte fasulle della moda e della propaganda, decidere insieme, genitori e figli, perché le scelte familiari siano veramente di famiglia e secondo il pensiero di Cristo, così da poter dire: "Possiamo andare sicuri perché Dio è con noi". Questo aiuta a non invecchiare e a superare quei periodi di stanchezza e, più ancora,di tristezza che le famiglie incontrano quando sembra che non abbiano più niente da realizzare, niente da costruire, perché i figli si sono ormai sposati, la pensione si avvicina o è già arrivata, e i primi malanni si fanno sentire. Camminare insieme verso Dio seguendo Cristo è l'ideale della felicità, la forza della stabilità e la perenne giovinezza di una famiglia.
I politici, i responsabili della comunità, devono poter condividere con coloro che essi rappresentano, le scelte impegnative per il buon andamento della comunità stessa, altrimenti si ridurranno ad essere come i camerieri di un albergo il cui unico scopo è di far contenti tutti, ma nessuno felice.
I giovani devono impegnarsi in scelte serie, soprattutto per costruire una famiglia autenticamente felice nella totale e assoluta condivisione di tutto, perché chiamati a divenire "una sola carne".
Anche i sacerdoti potranno essere felici solo immergendosi in questa ricerca con la loro comunità. Un religioso, l'abbe Pierre, ci parla così della sua esperienza: "Quando tu soffri, chiunque tu sia, io sto male, e tutte le mie energie si mettono in moto unite alle tue, per guarirci insieme dal tuo male ormai diventato il mio, e per la mia gioia e per la tua gioia nella mia".
Essendo la ricerca della felicità quanto di più grande si possa immaginare, apre il cuore e lo dilata oltre misura. "Nessun problema di qualunque popolo ti sia indifferente. Una volta per tutte, adotta la famiglia umana! Vibra con le gioie e le speranze di ogni gruppo umano", scriveva don Helder Càmara. Con il cuore dilatato guardati intorno e sentiti impegnato ad essere profeta di felicità per tutti. Verso tutti sei debitore del Vangelo che hai ricevuto, ad ogni fratello devi un raggio di quella luce che illumina e riscalda.
Il Vangelo è fatto per l'uomo e l'uomo per il Vangelo e la Città di Dio è fatta di tante case costruite sul fondamento e sul disegno evangelico.
La vita di ciascuno vale per il proprio rapporto con Cristo. Per chi non l'ha conosciuto vale il suo rapporto con la verità, la giustizia, la fedeltà. Chi invece lo ha conosciuto sa bene che Lui è tutto questo.
Fidarsi di Cristo è fare la scelta del Vangelo come progetto di vita, è indovinare la strada giusta che conduce alla felicità.

Entrare nel piano generale dei restauri
Roma è tutta un cantiere in vista del 2000.
La città deve essere accogliente e bella, quindi funzionale al massimo e vestita a festa per accogliere il 2000 e anche i numerosi ospiti e pellegrini che verranno a visitare i luoghi del martirio degli Apostoli e a "vedere" Pietro.
Tutto ci parla di rinnovamento, perché il tempo porta sia i valori che le malattie.
Ti restauro della facciata di San Pietro ha riservato scoperte sorprendenti. Il tempo non solo l'aveva sporcata, ma addirittura mortificata, coprendone pure i colori di cui non si conosceva neppure l'esistenza.
Stupenda è l'immagine che Dio ha impresso in ciascuno di noi creandoci: Dio fa soltanto capolavori, tutti unici nel suo genere e irripetibili. Un buon lavoro di restauro farà apparire l'opera delle sue mani e soprattutto farà apparire i frutti di quella felicità del cuore che si riflettono sempre sul volto.
Col 2000 può cominciare l'era della tua felicità. Col 2000 comincia ad essere felice. Il 2000 sarà l'anno del Grande Ritorno a Dio.

Ormai conosciamo la strada per raggiungerlo: è la nostra vita di ogni giorno, con tutte le sue rinunce e le sue croci. La guida sicura è Gesù col suo Vangelo. Non ci manca proprio niente per camminare sicuri verso la meta.

Buon viaggio! Cammineremo insieme uniti da sincera amicizia.

IL DECALOGO DELLO SPIRITO SANTO


1. LO SPIRITO PARLA SOTTOVOCE
Lo Spirito è rispettosissimo della tua libertà; è un amore forte e discreto quello dello Spirito, basta un po' di orgoglio e di superficialità e la Sua voce non ti raggiunge più. Lo Spirito tace, tace e attende.

Il Papa nell'enciclica sullo Spirito Santo dice: "Lo Spirito è la suprema guida dell'uomo, la luce dello spirito umano".

2. SE LO SPIRITO MARTELLA C'E' UN PROBLEMA CHE SCOTTA

Quando lo Spirito martella è perché ci segnala una piaga, bisogna, aprire gli occhi. Ogni ritardo ad accogliere la Sua voce fa gravi danni alla tua vita spirituale; ogni prontezza: nel rispondere ti rinnova e ti apre a percepire meglio la Sua luce. Ma quante volte lo Spirito martella: "Lascia quell' amicizia. Lascia quell'occasione, lascia quel vizio". E allora quando lo Spirito martella bisogna partire.

Il Papa nell'enc. dice: "Sotto l'influsso dello Spirito matura e si rafforza l'uomo interiore. Lo Spirito costruisce in noi l'uomo interiore, lo fa crescere e lo rafforza".

3. IL SEGRETO DELLA GIOIA È DARE CONTINUE GIOIE ALLO SPIRITO SANTO

Ma bisogna partire dalla concretezza, dalle piccole cose. Ogni atto di umiltà, ogni atto di generosità alimenta la gioia che lo Spirito Santo semina in noi. Quando fate un atto di bontà, voi, se non state attenti, dopo vi inorgoglite un po'. Quando fate un atto di bontà adesso non fate più così; fermatevi e dite:"Grazie, Spirito Santo". Io ho inventato per me questa preghiera; quando faccio una gentilezza adesso dico: "Grazie, Spirito Santo, ancora, ancora", per dirgli: "Continua a ispirarmi la bontà, continua a mettermi un' occasione di fare qualcosa di bello per te". Ecco, continuamente lo Spirito Santo è all' opera, ma bisogna lasciarlo operare.

Il Papa nell'enc. al numero 67 dice: "La gioia che nessuno può togliere è dono dello Spirito Santo".

4. LO SPIRITO NON SI STANCA DI PARLARTI, DI ISTRUIRTI, DI FORMARTI

Lo Spirito, voglio dire, è la fedeltà dell'amore e usa i mezzi più semplici: ispirazioni, consigli di persone che ti amano, esempi, testimonianze, letture, incontri, avvenimenti...

Il Papa nell'enc. al numero 58 dice: "Lo Spirito Santo è l'incessante donarsi di Dio".

5. LA PAROLA DI DIO È LA PRIMA ANTENNA DELLO SPIRITO SANTO


Voglio dire: impara «leggere la Parola di Dio implorando lo Spirito; non leggere mai la Parola senza lo Spirito. Nutriti della Parola invocando lo Spirito. Prega la Parola nello Spirito. Quando prendi in mano la Parola, primo: alza l’antenna dell' ascolto dello Spirito; poi prega, prega lo Spirito. È con la Parola e la preghiera che impari a distinguere la voce dello Spirito.

Il Papa nell'enc. al numero 25 dice: "Con la forza del Vangelo lo Spirito Santo rinnova costantemente la Chiesa". Vedete, la Parola di Dio è l'antenna costante che rinnova la Chiesa, per cui la Chiesa si collega con lo Spirito Santo.

6. NON CESSARE DI RINGRAZIARE LO SPIRITO PER QUELLO CHE FA PER TE

La tua vita è un intreccio misterioso e continuo di doni dello Spirito Santo: dal Battesimo fino alla morte. Dalla tua nascita fino alla morte c'è un filo d'oro: i doni dello Spirito; un filo d'oro che percorre tutta la tua vita. Tu percepisci appena alcuni doni, ma devi sforzarti di trovarne tanti. E dei doni che percepisci comincia a ringraziare.

Il Papa nell'enc. al numero 67 dice: "Davanti allo Spirito io mi inginocchio per riconoscenza".

7. IL MALIGNO COPIA DALLO SPIRITO E FA DI TUTTO PER CONTRASTARE LA SUA OPERA

Satana è la scimmia di Dio, copia da Dio. Anche lui manda le sue ispirazioni, anche lui manda i suoi messaggi, manda i suoi messaggeri. Certe volte, quando aprite i mass media c'è il messaggero che vi aspetta, ma la potenza dello Spirito Santo sbaraglia con un soffio Satana. Basta affidarci a Lui totalmente e prontamente; poi vinciamo qualunque seduzione di Satana se siamo ben legati allo Spirito Santo.

Incontro sempre più persone che sono impaurite di Satana: non c'è da aver paura di Satana perché abbiamo lo Spirito Santo. Quando ci leghiamo allo Spirito Santo, Satana non può più nulla. Quando invochiamo lo Spirito Santo, Satana è bloccato. Quando sulle persone imploriamo lo Spirito Santo Satana è inefficace.

Il Papa nell'enc. al numero 38 ha scritto: "Satana, il perverso genio del sospetto, sfida l'uomo a diventare l'avversario di Dio".

8. UN'OFFESA FREQUENTE ALLO SPIRITO È NON RAPPORTARTI A LUI COME UNA PERSONA

Insisterò sempre su questo punto, perché noi non trattiamo lo Spirito Santo come una persona.

Eppure Gesù ci ha affidati a Lui e ha detto che: "Vi insegnerà ogni cosa, vi ricorderà quello che vi ho detto", ci accompagnerà, ci convincerà sul peccato, ci strapperà cioè dal peccato.

Gesù ci ha affidati a Lui e ha detto che è il nostro sostegno, il nostro maestro, eppure molto spesso noi non ci rapportiamo a Lui come una persona viva, viva che vive in mezzo a noi. Lo consideriamo una realtà lontana, sfuggente, irreale.

Il Papa ha detto queste bellissime parole, al numero 22 dell'enc.: "Lo Spirito è non solo un dono alla persona ma è la Persona dono". La Persona che si fa dono, il donarsi incessante a Dio.

E allora abituatevi a cominciare sempre la giornata dicendo: "Buongiorno, Spirito Santo", che è vicino a voi, in voi, e a terminare la giornata dicendo: "Buonanotte Spirito Santo", che è in voi e che guida anche il vostro riposo.

9. GESÙ' HA PROMESSO CHE IL PADRE DÀ LO SPIRITO A CHIUNQUE LO CHIEDE.

Non ha detto che il Padre dà lo Spirito a chi lo merita; ha detto che dà lo Spirito a chi lo chiede. Allora bisogna chiederlo cori fede e con costanza. Il Papa al numero 65 dell'enc. dice: "Lo Spirito Santo è il dono che viene nel cuore dell'uomo insieme con la preghiera".

10. LO SPIRITO È L'AMORE DI DIO EFFUSO NEI NOSTRI CUORI

Più viviamo nell'amore, più viviamo nello Spirito Santo. Più seguiamo il nostro egoismo più ci allontaniamo dallo Spirito Santo. Però lo Spirito non si arrende mai, continuamente ci stimola nell'amore. Il Papa nell'enc. dice: "Lo Spirito Santo è Persona-Amore, in Lui la vita intima di Dio si fa dono".

Mi dona incessante la Sua vita intima, perché l'amore di Dio effuso nei nostri cuori è lo Spirito Santo.

Tratto dalla trasmissione "scuola di preghiera" a cura di p. Gasparino

giovedì 7 maggio 2009

LA CROCE E' LO SCALPELLO CON CUI DIO PLASMA I SUOI



La croce e' lo scalpello con cui DIO plasma i suoi eletti....Si racconta che un giorno Michelangelo, passeggiando in un cortile di Firenze, vide un blocco di
marmo grezzo ricoperto di polvere e fango. Si fermò di scatto a guardarlo, poi, come rischiarato da un improvviso lampo, disse ai presenti:
«In questo masso di pietra è nascosto un angelo: voglio tirarlo fuori!». E si mise a lavorare di scalpello per dare forma all’angelo che aveva intravisto.
Così è anche di noi. Noi siamo ancora dei massi di pietra grezza, con addosso tanta “terra” e tanti pezzi inutili. Dio Padre ci guarda e dice: «In questo pezzo di pietra è nascosta l’immagine del mio Figlio; voglio tirarla fuori, perché brilli in eterno accanto a me in cielo!». Se d’ora in poi sentiamo dei colpi di scalpello e vediamo dei pezzi di noi cadere a terra, cerchiamo di non ingannarci più.
Non continuiamo a dire:
«Che ho fatto di male? Perché Dio mi castiga così?». Sforziamoci, piuttosto, di dire a noi stessi: «E’Dio che mi ama e vuole formare in me l’immagine del suo Gesù. Resisti, anima mia!».
La croce è lo scalpello con cui Dio si plasma i suoi eletti. E’ stato sempre così.
(R. Cantalamessa)

mercoledì 6 maggio 2009

CHI SEGUE ME NON CAMMINERA' NELLE TENEBRE


In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo [...]. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Gesù non è venuto per giudicare, ma per salvare. Ciò nonostante la sua venuta opera un giudizio. Di fronte alla sua rivelazione si deve scegliere: o accoglierlo o rifiutarlo. Non è Dio che ci giudica, ma siamo noi che ci condanniamo. Accogliendo il suo amore ci costruiamo la salvezza, rifiutandolo ci costruiamo la condanna. E il giudizio non è soltanto un fatto futuro, ma presente: giorno dopo giorno ci costruiamo tenebra o luce, ciechi o vedenti. E le tenebre possono divenire così fitte da essere poi impermeabili alla luce. In questi casi si parla di buona fede, ma in realtà c’è responsabilità. È come di un uomo che resta chiuso a lungo, in una stanza buia; posto di fronte alla luce del sole, chiude gli occhi accecato. Si è abituato alle tenebre e non sopporta la luce; si è assuefatto alla menzogna e non comprende la verità. Così è dell’uomo che opera il male. Può stabilirsi nell’animo una tale connivenza con la menzogna che la verità viene rifiutata proprio perché verità. È ciò che Gesù dirà ai giudei (Gv 8,45): «Poiché dico la verità, voi non mi credete; se dicessi parole menzognere, quelle che voi volete sentire, mi credereste».
Il Vangelo è convinto che l’agire condiziona il comprendere. Chi ha il disordine in casa non apre la finestra, perché non vuole che le sue opere cattive vengano smascherate. Chi fa il male vuole giustificarlo. Demolisce la verità e la deride. Si difende. Gesù dimostra di essere un profondo conoscitore del cuore dell’uomo. Ha ragione: solo una vita corretta permette di aprirsi alla verità. Per scorgere la verità - non una verità qualsiasi, ma una verità che impegna la vita, come la verità religiosa o sociale o politica - non basta l’intelligenza: occorre la pulizia del cuore e molta libertà.

Si noti la precisazione delle parole di Gesù. Non dice: chi cade nelle tenebre, ma chi «ama» le tenebre. Il verbo amare (in greco «agapao») indica amore, preferenza, attaccamento, scelta consapevole. Non è dunque semplicemente questione di fare il male, perché può accadere anche di fare il male per debolezza, quasi un incidente che però non denota una scelta di fondo. Non è questo che impedisce di giungere alla verità. Gesù pensa invece a coloro che amano la menzogna, la scelgono, la giustificano con ragioni apparentemente plausibili.

Un’altra precisazione: Gesù dice «fare la verità». Non conoscere, ma fare. E questo perché la verità di cui Gesù parla non è un complesso di idee da imparare, ma un progetto di vita da vivere.

Bruno Maggioni
(tratto da Avvenire online)