mercoledì 25 febbraio 2009

PILATO E LA SUA INCONSAPEVOLE RIVELAZIONE


Il titulus crucis è l'iscrizione, riportata dai Vangeli, che sarebbe stata apposta sopra la croce di Gesù, quando egli fu crocifisso, per indicare la motivazione della condanna. L'esibizione della motivazione della condanna, infatti, era prescritta dal diritto romano.

Nelle rappresentazioni artistiche della crocifissione si indica tradizionalmente come titulus le sole quattro lettere INRI, iniziali dell'espressione latina «Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum», che traduce il testo greco del vangelo di Giovanni.

Secondo i Vangeli il cartiglio apposto sulla croce riportava come motivo della condanna: «Questi è Gesù, il re dei Giudei» (Matteo 27,37) oppure «Gesù Nazareno, re dei Giudei», secondo il Vangelo secondo Giovanni (19,19)

Inoltre lo stesso vangelo afferma che, al leggerlo, i capi dei Giudei si recarono da Ponzio Pilato per chiedere che venisse corretto: secondo loro il titulus non doveva affermare che Gesù «era» il re dei giudei, ma che si era autoproclamato tale.
Pilato però rispose "Quod scripsi, scripsi" (Quello che ho scritto, ho scritto!), e si rifiutò di modificare la scritta (Giovanni 19,21-22).

Se, come riferito dal vangelo di Giovanni (19,20), l'iscrizione era stata scritta non solo in latino (e quindi INRI), ma anche in ebraico e in greco (la lingua più diffusa allora), è assai probabile che la scritta ebraica posta sulla croce fosse: "Yeshua Hanozri W(u)melech Hajehudim", cioè letteralmente: "Gesù il Nazareno e il Re dei Giudei". In tal caso le iniziali delle quattro parole corrisponderebbero esattamente con il tetragramma biblico, il nome impronunciabile di Dio, e questo motiverebbe ancor di più le proteste dei giudei.

Ecco che, incosapevolmente (o forse no...), Pilato rivelava al mondo chi è veramente quell'uomo che sta morendo sulla croce, il Figlio di Dio!

Solo una coincidenza?

Come sempre, c'è abbastanza luce per chi vuol vedere e abbastanza buio per chi non vuol vedere!

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