giovedì 12 febbraio 2009

LA TENTAZIONE

La tentazione è la forma più comune di cui si serve il demonio per esercitare la sua nefasta azione sul mondo. Nessuno ne va esente, neppure i più grandi santi. L’anima sperimenta i suoi assalti in tutte le tappe della vita spirituale. Variano le forme, aumenta o diminuisce l’intensità, ma la realtà della tentazione rimane. Anche Gesù volle essere tentato per insegnarci come vincere il nemico delle nostre anime. E’ compito specifico del demonio quello di tentare, ma non tutte le tentazioni che assalgono l’uomo vengono dal demonio.Alcune traggono origine dalla propria concupiscenza, come dice l’apostolo San Giacomo "Ognuno è tentato dalle proprie concupiscenze, che lo attraggono e lo seducono" (Giac. 1, 14).E’ fuor di dubbio, tuttavia, che molte tentazioni sono suscitate dal demonio, che invidia l’uomo e detesta Dio. Lo attesta espressamente la divina rivelazione: "Rivestitevi dell’armatura di Dio per poter resistere agli agguati del diavolo. Poiché non abbiamo noi da lottare contro la carne e il sangue ma contro i principati e le potestà, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti maligni sparsi nell’aria" (Ef. 6,11-12)E San Pietro paragona il demonio ad un leone ruggente che gira attorno cercando di divorarci (I Pietr. 5,8).Non c’è una norma fissa o un segno chiaro che ci permetta di riconoscere quando una tentazione proviene dal demonio o da un’altra causa. Tuttavia, quando essa è repentina, violenta e tenace, quando non esiste nessuna causa prossima o remota capace di suscitarla, quando turba profondamente l’anima e suggerisce il desiderio di cose straordinarie ed appariscenti, la si può ritenere come un intervento più o meno diretto del demonio.Quando sentiamo insorgere in noi improvvisi sentimenti cattivi (rancori, risentimenti, invidie, moti sensuali, forti tendenze ad accentuare il nostro io) possiamo pensare che, oltre alla concupiscenza che è in noi, essi siano dovuti anche all’intervento del maligno, soprattutto quando sono improvvisi.Il diavolo, molto più intelligente di noi, conosce bene qual è il nostro lato debole e su di esso innesta la sua azione malefica.A coloro che non vivono una vita spirituale regolare ed intensa, il demonio prospetta il male direttamente, perché sa che con costoro basta poco per farli cadere. Con coloro, invece, che sono più diligenti nel coltivare la vita interiore, egli cerca di circuire. Capisce, infatti, che, qualora proponesse il male apertamente, essi reagirebbero, e allora cerca di farli desistere dalle opere buone. Così, ad esempio, nelle anime impegnate nella preghiera attiva e perseverante cercherà di inculcare disgusto per la preghiera stessa, in modo che esse siano stimolate ad abbandonarla e così ad indebolirsi progressivamente nello spirito. A chi non riesce a superare i propri difetti il demonio procurerà di suggerire sentimenti di scoraggiamento, di demoralizzazione. Cercherà di convincerlo che è inutile insistere e che è tempo perso dedicarsi alla preghiera, alla frequenza ai Sacramenti, alle pratiche ascetiche.Maria SS.ma così dice a Consuelo: "…...Il Signore odia il male, ma lo permette perché, in giustizia, deve lasciare che l’uomo scelga il proprio destino.Il Signore scopre all’angelo custode alcune delle attitudini, dei difetti e delle inclinazioni che nel corso della vita avrà la creatura che si trova ancora nel seno materno affinché, conoscendolo, l’angelo possa prestare un servizio migliore al proprio protetto. Ma, come l’angelo conosce le inclinazioni della creatura, anche gli spiriti maligni le conoscono perché ne studiano molto attentamente il carattere o il modo di essere che renderà la creatura più propensa e vulnerabile ad alcuni vizi piuttosto che ad altri".Dio consente che siamo provati dai nostri nemici spirituali per offrirci l’occasione di maggiori meriti. Egli non permetterà mai che siamo tentati sopra le nostre forze "Dio è fedele, e non permetterà che siate tentati oltre il vostro potere, ma con la tentazione provvederà anche il buon esito dandovi il potere di sostenerla" (1 Cor. 10,13).Sono innumerevoli i vantaggi della tentazione superata con l’aiuto di Dio. Umilia satana, fa risplendere la gloria di Dio, purifica la nostra anima, ci riempie d’umiltà, pentimento e fiducia nell’aiuto divino; ci obbliga a star sempre vigili, a diffidare di noi stessi, sperando tutto da Dio, a mortificare i nostri gusti e capricci; stimola alla preghiera, aumenta la nostra esperienza e ci rende più circospetti e cauti nella lotta. A ragione afferma San Giacomo che è "beato l’uomo che sopporta la tentazione, perché una volta provato, riceverà la corona della vita che Dio ha promesso a coloro che lo amano" (Giac. 1,12)


Psicologia della tentazione
Forse in nessun’altra pagina ispirata appare con tanta evidenza la strategia usata dal demonio come nel racconto della tentazione della prima donna, che cagionò la rovina di tutta l’umanità. L’esame della narrazione biblica è ricca d’insegnamenti.

Si avvicina il tentatore:Non sempre lo abbiamo al nostro fianco. Alcuni Padri e teologi hanno ritenuto che accanto all’angelo custode, deputato da Dio per provvedere al nostro bene ci sia un demonio, designato da satana per tentarci e spingerci al male. Tale supposizione non trova però riscontro nelle pagine della Scrittura. E’ più probabile che la presenza del demonio non sia continua ma circoscritta ai momenti della tentazione. Nel Vangelo si legge che il demonio, dopo aver tentato il Signore nel deserto, si ritirò da lui per qualche tempo. Però, benché a volte se ne allontani, rimane il fatto che il demonio spesso ci tenta. A volte si presenta improvviso allo scopo di sorprendere; più sovente si insinua cauto e, piuttosto che proporre subito l’oggetto della tentazione, preferisce avviare un colloquio con l’anima.

Prima insinuazione: "Perché Dio vi ha comandato di non mangiare del frutto di tutti gli alberi del Paradiso?"Il demonio non tenta ancora, però fa scivolare la conversazione sul terreno a lui più propizio. La sua tattica rimane la stessa oggi come sempre. A persone particolarmente proclive alla sensualità o ai dubbi contro la fede proporrà in termini generici, senza istigarle ancora al male, il problema della religione o della purezza. "E’ vero che Dio esige il consenso cieco della vostra intelligenza o l’illimitata immolazione dei vostri appetiti naturali?"

La risposta dell’anima:Se l’anima, quando avverte che il semplice fatto che il problema sia posto rappresenta un pericolo, rifiuta di iniziare il dialogo con il tentatore, deviando, per esempio, il pensiero e la sua immaginazione ad altri argomenti, la tentazione viene soffocata nella sua stessa preparazione e la vittoria è tanto facile quanto manifesta e il tentatore si ritira umiliato. Ma se l’anima imprudentemente accetta il dialogo si espone ad un grave pericolo." E la donna al serpente: I frutti degli alberi del giardino possiamo mangiarli; ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino, Dio disse di non mangiarne e di non toccarlo, per non averne a morire"L’anima si rende conto che Dio le proibisce di compiere quell’azione, d’intrattenersi su quel dubbio, di fomentare quel pensiero o di alimentare quel desiderio. Non vuole disobbedire a Dio, però sta perdendo tempo ricordando che non deve fare questo.

Proposta diretta del peccato:L’anima ha ceduto terreno al nemico, che si fa più audace e tenta apertamente l’assalto: "E il serpente alla donna: No, che non morirete, Anzi Dio sa che quando ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diverreste come lui, conoscendo il bene e il male"Il demonio riesce a persuadere l’anima che dietro il peccato si occulta la felicità. Non le suggerisce il pensiero che "sarà come Dio" (una simile utopia ha potuto farlo credere soltanto una volta) però le dice che sarà felice se si abbandonerà in quella circostanza al peccato, tanto "Dio è infinitamente misericordioso e ti perdonerà facilmente e sarà cosa facile uscire dal peccato con un immediato pentimento"Se l’anima accondiscende a queste insinuazioni, è perduta. E’ ancora in tempo per retrocedere – la volontà non ha dato ancora il suo consenso – ma il pericolo si è fatto gravissimo. Le sue forze vanno indebolendosi, le grazie di Dio sono meno intense e il peccato le appare sempre più suggestivo.

L’esitazione"Allora la donna osservò che il frutto dell’albero era buono a mangiare e piacevole a vedere e appetibile per acquistare conoscenza…."L’anima comincia a vacillare e a turbarsi intimamente. Il cuore batte con violenza nel petto. Uno strano nervosismo s’impossessa di tutto il suo essere. Non vorrebbe offendere Dio, ma d’altra parte, è tanto seducente la visione che le si para davanti! Ha inizio una lotta troppo violenta perché possa durare a lungo. Se l’anima, in un supremo sforzo e sotto l’azione di una grazia efficace, della quale si è resa indegna per la sua imprudenza, si decide a rimanere fedele al suo dovere, ne uscirà sostanzialmente vincitrice, ma con un peccato veniale sulla coscienza (negligenza, semiconsenso, esitazione davanti al male). Il più delle volte compirà il passo fatale verso il peccato.

Il consenso della volontà"Perciò ne colse un frutto e ne mangiò, e ne diede anche a suo marito insieme con lei, ed egli pure ne mangiò".L’anima ha ceduto alla tentazione, ha commesso il peccato, e molte volte, a motivo dello scandalo e della complicità, lo fa commettere anche agli altri.

La disillusione"Subito si apersero gli occhi ad ambedue e si avvidero di essere nudi onde intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture".Nella sua realtà, il peccato quanto differisce dalla rappresentazione che ne aveva fatto la suggestione diabolica! Dopo averlo consumato, l’anima sperimenta d’improvviso una grande delusione e prova un immane sconforto.L’anima si rende conto d’aver perso tutto. E’ rimasta completamente nuda davanti a Dio: senza la grazia santificante, senza le virtù infuse, senza i doni dello Spirito Santo, senza l’amorosa inabitazione della SS.ma Trinità senza i meriti acquistati in tanti anni di penosi sacrifici. La sua vita soprannaturale è crollata di schianto. In mezzo ad un cumulo di rovine rimane solo la delusione ed il sogghigno sarcastico del tentatore.

La vergogna e il rimorso Inesorabile si fa sentire la voce della coscienza, che rimprovera il peccato commesso:"Udirono il suono del Signore Iddio che trascorreva per il giardino alla brezza giornaliera; e si nascose, Adamo con la sua compagna, dalla vista del Signore Iddio tra gli alberi del giardino. Ma il Signore Iddio chiamò Adamo dicendogli. Dove sei?"La stessa domanda pone la coscienza al peccatore che invano cerca una risposta. Non gli rimane che cadere in ginocchio e domandare perdono a Dio per l’infedeltà commessa, imparando dalla dolorosa esperienza a resistere al tentatore sin dal primo momento per l’avvenire


Condotta pratica davanti alla tentazione
E’ opportuno precisare meglio la condotta dell’anima prima, durante e dopo la tentazione in quanto riuscirà di grande utilità nella lotta contro il nemico.

Prima della tentazione
La migliore strategia per prevenire le tentazioni fu suggerita da Gesù stesso ai discepoli nel Getsemani: "Vigilate e pregate per non entrare in tentazione" (Mat. 26,41): vigilanza e preghiera.

La vigilanza: Il demonio non rinuncia mai al possesso della nostra anima. Se a volte sembra che ci lasci in pace, è soltanto per ritornare all’assalto nel momento in cui meno ce l’aspettiamo. E’ necessario stare all’erta per non lasciarsi sorprendere.Questa vigilanza ci deve portare alla fuga di tutte le occasioni più o meno pericolose; al controllo di noi stessi, all’esame preventivo, alla frequente rinnovazione del proposito di non peccare mai, alla lotta contro l’ozio, ecc.

La preghiera: La vigilanza da sola non basta. Il controllo più stretto e gli sforzi più generosi risulterebbero vani se non ci soccorresse l’aiuto divino. La vittoria sulla tentazione richiede una grazia efficace e solo la preghiera può ottenercela. S. Alfonso de’ Liguori, trattando della necessità della grazia efficace, affermava che essa si può conseguire soltanto con la preghiera e ripeteva: "Chi prega si salva e chi non prega si danna". Ci si rende conto, allora, perché il Signore nel Padre Nostro ci abbia esortato a chiedere a Dio di "non indurci in tentazione". In questa orazione preventiva è opportuno invocare anche l’aiuto di Maria, che mai conobbe il peccato, e del nostro Angelo Custode, che ha la missione di difenderci dagli assalti del demonio.

Durante la tentazione
La nostra condotta durante la tentazione si può riassumere in una sola parola: resistere. Non basta mantenere un atteggiamento puramente passivo, ma è necessaria un’azione positiva che può essere diretta o indiretta.

La resistenza diretta ci porta ad affrontare la stessa tentazione e a superarla facendo il contrario di quanto ci suggerisce. Per esempio: ci fa parlare bene di una persona quando avremmo una gran voglia di criticarla; ci spinge a fare un’abbondante elemosina quando l’avarizia cerca di serrarci la mano; ci induce a prolungare la preghiera quando il nemico suggerisce di abbreviarla o di ometterla; ci dà il coraggio di manifestare in pubblico la nostra fede quando il rispetto umano vorrebbe renderci succubi, ecc. Questa resistenza diretta è sempre consigliabile, a meno che non si trattino di tentazioni contro la fede o la purezza.

La resistenza indiretta, più che ad affrontarla, ci induce a fuggire la tentazione, rivolgendo la nostra attenzione altrove. La si consiglia di preferenza nelle prove contro la fede e la castità nelle quali non è indicata la lotta diretta, dato il carattere pericoloso e sdrucciolevole della materia.In questi casi è meglio impegnare con serenità e calma le facoltà interne, soprattutto la memoria e l’immaginazione, con altri pensieri diversivi. Sono accorgimenti che danno risultati positivi ed eccellenti, soprattutto se si adottano fin dal primo apparire della tentazione.

A volte la tentazione perdura, nonostante i nostri sforzi, e il demonio torna alla carica con un’instancabile tenacia. Non ci si deve scoraggiare. Questa insistenza costituisce la migliore prova che l’anima non ha ceduto. Insista nel suo diniego una e mille volte se è necessario, con grande serenità e pace, evitando il nervosismo e il turbamento.Ogni assalto ricacciato costituisce un nuovo merito davanti a Dio e un nuovo irrobustimento per l’anima. E il demonio finirà per lasciarci in pace, soprattutto se non riesce neppure a turbare la pace del nostro spirito, che era forse l’unico obiettivo dei suoi reiterati assalti.Conviene sempre, specialmente quando abbiamo a che fare con tentazioni prolungate, manifestare quello che passa nella nostra anima al confessore.Il Signore suole compensare con nuovi vigorosi aiuti tale atto d’umiltà e semplicità, dal quale il demonio cerca di allontanarci. Dobbiamo avere il coraggio di manifestare ogni cosa senza circonlocuzioni, soprattutto quando ci sentiamo fortemente inclinati a tacere.Non dimentichiamo quello che insegnano i maestri della vita spirituale: una tentazione manifestata è già per metà superata.

Dopo la tentazione
Ci troviamo in uno di questi tre casi. O abbiamo vinto; o siamo stati vinti; o siamo nel dubbio.

Se abbiamo vinto non dimentichiamo che la vittoria è unicamente opera della grazia. Dobbiamo ringraziare il Signore con un atto semplice e breve, accompagnando il nostro ringraziamento con una nuova richiesta di aiuto per altre occasioni del genere.Potremmo compendiare il nostro atto in questa o in una equivalente invocazione: Grazie, o Signore; devo tutto a voi; continuate ad aiutarmi in tutte le occasioni pericolose ed abbiate pietà di me.

Se siamo caduti non dobbiamo scoraggiarci. Ricordando l’infinita misericordia di Dio, gettiamoci come il figliol prodigo tra le sue braccia paterne, chiediamogli sinceramente perdono e promettiamo con il suo aiuto di non offenderlo mai più.Se la caduta è stata grave, non possiamo limitarci ad un semplice atto di contrizione; accorriamo quanto prima al tribunale della penitenza e approfittiamo della nostra caduta per raddoppiare la vigilanza ed intensificare la preghiera.

Se siamo nel dubbio d’avere o meno acconsentito, non tormentiamoci con un esame minuzioso ed estenuante, perché un’imprudenza così grande provocherebbe un’altra volta la tentazione e aumenterebbe il pericolo.Lasciamo passare un certo tempo, e quando sarà tornata la calma, la coscienza ci dirà con sufficiente chiarezza se siamo caduti oppure no.In ogni caso conviene fare un atto di contrizione perfetta e manifestare al confessore, al momento opportuno, quello che ci è capitato, così come l’ha avvertito la nostra coscienza.

Nota:
Un’anima che fa la comunione quotidiana, potrebbe continuare a comunicarsi fino al giorno stabilito per la confessione nel dubbio di aver acconsentito ad una tentazione?Non si può dare una risposta assoluta, che valga per tutte le anime e per tutti i casi.Il confessore giudicherà di volta in volta e il penitente dovrà attenersi sempre con umiltà a quello che gli manifesterà il suo confessore o direttore spirituale senza discutere.

Bibliografia:
A.Royo Marin – Teologia della perfezione cristiana – Edizioni Paoline
Consuelo – Maria Trono della Sapienza – Edizioni Ancora
M. Calvagno – Il diario di Rosario Toscano

"…..Voi siete i miei figli, e non crediate che vi abbandoni. Siete liberi nelle vostre scelte, il mio è solo un invito ad un retto cammino.
Dio vi ama tanto, ma voi non Lo comprendete. Dio è onnipotente, Dio è clemente, Dio è misericordioso, ma non interviene sempre in questa terra, perché allora non sareste liberi, sareste condizionati e obbligati. Il suo desiderio è quello di avere delle anime che hanno liberamente scelto la retta via.
Io vengo soltanto per aiutarvi: sono la vostra Madre. Siate sempre attenti alle tentazioni, lottate il male nel nome di Dio, perché sia glorificato e proclamato vincitore del male………."
Belpasso, 18 luglio 1986


http://www.rocciadibelpasso.it/tentazione1.htm

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