giovedì 2 aprile 2009

MEDITARE LA PASSIONE DI CRISTO


"Diceva S. Agostino che vale più una sola lacrima sparsa meditando sulla Passione di Cristo, che un pellegrinaggio sino a Gerusalemme ed un anno di digiuno a pane ed acqua. Sì, il nostro amante Salvatore ha patito tanto affinché vi pensassimo, poiché pensandovi non è possibile non infiammarsi del divino amore. Gesù da pochi è amato, perché pochi sono quelli che considerano le pene che ha patito per noi; ma chi le considera spesso, non può vivere senza Gesù. Si sentirà talmente stringere dal suo amore che non gli sarà possibile resistere a non amare un Dio così innamorato che tanto ha patito per farsi amare.

S. Francesco piangeva nel meditare le sofferenze di Gesù Cristo. Una volta mentre lacrimava gli venne chiesto che problema avesse, egli rispose che piangeva per i dolori e gli affronti dati al Signore e si dispiaceva nel vedere gli uomini ingrati che non l'amano e non lo pensano.

Se mediteremo spesso la crocifissione di Gesù, resteremo ammaestrati a temere il peccato ed infiammati ad amare un Dio così amante, vedendo in quelle piaghe la malizia del peccato che ha ridotto un Dio a soffrire una morte così amara per soddisfare alla divina giustizia e l'amore che ci ha palesato il Salvatore nel voler tanto patire per farci capire quanto egli ci amava."

Questo brano che avete appena letto è tratto dal libro "Meditazioni sulla Passione di Gesù Cristo" di Sant'Alfonso Maria de Liguori, edito dalla casa editrice Fede & Cultura di Verona. Meditando sulla Passione di Cristo, ci si accende di amore per il Divino Redentore, che ha tanto sofferto per espiare al posto nostro, la giusta pena da noi meritata con i nostri peccati. Inoltre, queste meditazioni aiutano a partecipare con maggiore devozione alla Santa Messa, la quale è essenzialmente la rinnovazione incruenta del Santo Sacrificio di Gesù.

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Tommaso da Kempis dice: « La passione di Cristo meditata, è un tesoro preziosissimo nascosto in Dio, è la pienezza d'ogni virtù, è la perfezione della religione, è la somma di tutta la santità, è il com­ pendio di tutti i beni » ( 11 ).

Origene afferma : « Se contempliamo la passione di Cristo, diventiamo come impeccabili, poiché è tanto grande il vigore della passione di Gesù, che chi la tiene davanti agli occhi, e con devozione la conserva nella mente, diviene impeccabile ».

Santa Teresa esclamava : « Vedere Gesù Cristo in croce e peccare! Come è possibile? Conoscere in quelle pene, in quelle piaghe la gravita del peccato, e tornare di nuovo a commetterlo! Mio Dio! Chi sarà così stolto e perfido? » ( 12 ).
(10) De Passione.
(11) De passione Christi.
(12) Ribera, Vita della santa.

A san Filippo Neri, infermo a letto, venne portata una bevanda saporita. Appena l'ebbe presa in raano e gustata, esclamò: «Mio Gesù, tu in croce, ed io in letto con tanti conforti? Tu il fiele, l'aceto, e io delicate bevande? A te tante pene ed amarezze, e a me tante delicatezze? ». Ciò detto, scoppiò in lacrime, e allontanò da sé la ristoratrice bevanda.

Il venerabile Luigi Blosìo ammoniva: «Meditate l'umanità del Signore, le sue pene, la sua morte, e diventerete anime spirituali, uomini di virtù, odiatori non solo del peccato mortale, ma anche di ogni peccato veniale » (13).

San Bonaventura osserva: « La contemplazione della passione di Gesù disumana l'uomo, lo solleva so­pra di sé, lo fa diventare un essere divino » ( 14 ).

L’amarezza della passione di Cristo guarisce la cecità della lussuria. Un saggio ha detto che la memoria del Crocifisso crocifigge il vizio... Il momentaneo diletto della carne devi immergerlo nell’amarezza della passione di Cristo. Prendi, perciò, la tua carne, che così affettuosamente nutri - senza sapere che non vi è peste più efficace a far del male quanto questo nemico - e immolala a Dio

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