giovedì 11 settembre 2008

10 SETTEMBRE: NICOLA LEGROTTAGLIE: "GIOCO, LO VUOLE DIO"

10 settembre 2008
Legrottaglie ha fede: "Gioco, lo vuole Dio"
Dalla Juve all'azzurro: titolare 5 anni dopo: «Il Signore mi ha guidato, devo ricambiare»
(Massimiliano Nerozzi)

S’era perso per strada, Nicola Legrottaglie, nella vita e sul prato, poi ha trovato il suo navigatore: «La Bibbia è il mio gps, me la porto sempre dietro. Se non l’avessi sarei come un uomo senza cibo». Il discotecaro che conobbe Gesù, per lui, non è un aneddoto che fece notizia, due anni fa, ma un’esperienza da vivere tutti i giorni, da atleta di Cristo: «La fede mi ha cambiato la vita, lo dico con presunzione, anche quella trascorsa con il pallone, perché Dio ha preso in mano la mia vita». Così, anche il cammino nel calcio diventa una parabola cristiana, nelle sue parole: Chievo, Juve e Nazionale, poi giù, Bologna e Siena e di nuovo in alto, in bianconero e in azzurro. «Quando un figlio sta smarrendo la strada, i genitori lo puniscono e lo perdonano: Dio ha fatto così come me». Ha fatto le sue penitenze, risalendo nella Juve della serie B, poi in A e, stasera in Nazionale, con la fondata speranza di giocarsela da titolare.«Se mi danno l’opportunità - dice il difensore - devo giocarmela, perché il treno non passa due volte». Anche se per lui, in fondo, questa è la seconda occasione che gli capita, perché già s’era issato in alto, fino al quel 30 aprile 2003, pure con un gol nella partita contro la Svizzera. Stavolta, all’orizzonte dei 32 anni, è un’altra vita, un’altra persona, però: «Lippi ha sempre avuto fiducia in me, anche nei momenti brutti - continua - e io posso solo ripagarlo sul campo. E poi devo ringraziare la Juve e Ranieri». La casa dove s’è rilanciato, lavorando sodo, quando stavano per spedirlo in Turchia, al Besiktas. E dove, anche quest’anno, si sta guadagnando il posto: «So che nessuno ce l’ha assicurato - disse a inizio stagione - e io sono un esempio di questo: lo scorso anno sono partito ultimo e poi ho giocato sempre». Ranieri non se n’era dimenticato: «Mi chiedevo che cosa gli fosse successo in quegli anni - spiega il tecnico bianconero - perché uno non può disimparare a giocare e quando arrivai alla Juve, Bettega mi disse che Nicola era uno che aveva le qualità per starci, a questi livelli». Invece, all’inizio, pareva sulla pista di decollo, con il ritorno di Criscito e l’acquisto di Andrade: tutta gente sparita. Lui, no. Legrottaglie, ogni tanto, ci ripensa: «Mi fermo a riflettere che avrei potuto essere in Turchia e invece ora sono qui in Nazionale: se ripenso a dove ero tre anni fa, mi viene da sorridere e da riflettere. Prendere le batoste, serve: guardate il carattere che s’è formato nella Juve durante l’anno della B. E se siamo qui, se sono qui, vuol dire che il lavoro paga».Perché tre anni fa, girato a gennaio a Bologna poi a Siena, si sentiva disperso: «Tante volte mi è mancata la fiducia in me stesso - racconta - pensando che, forse, non ero poi così bravo. Non avendo fede, capita». Quella che gli ha svoltato la vita: «Ero cambiato e fossi tornato o no alla Juve o in Nazionale, sarei stato felice lo stesso. Poi è chiaro che sono un uomo, quindi è nella mia natura sbagliare: però so cosa è giusto e cosa non lo è. Prima ero rancoroso, adesso perdono. E vivo meglio». Il che non vuol dire smettere di lottare: «Per me il calcio è molto importante. Devo ricambiare il Signore, facendo la sua volontà: e se sono arrivato qui, è perché qui mi ha guidato». Davanti a Lippi, che ieri gli ha parlato a lungo prima dell’allenamento, e in Champions con la Juve: «Lo Zenit era l’avversario che non avrei voluto affrontare, ma noi vogliamo arrivare avanti». Caduta e riscatto, li ha ritrovati nelle sacre scritture. «Vangelo di Matteo, capitolo sei, versetto 33», cita praticamente a memoria: «"Mettete il regno di Dio e la giustizia al primo posto e tutte le altre cose saranno sopraggiunte". È quello che è capitato a me».

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