venerdì 16 ottobre 2009

LA VERA PREGHIERA


La Preghiera

Per capire cosa sia la preghiera cristiana è bene leggere il brano di Mt 6,7-8 dove Gesù dice: “Pregando, non fate come i pagani (cioè quelli che non conoscono il Vangelo) i quali credono di venire ascoltati a forza di insistere. Il Padre vostro sa di cosa avete bisogno (in vista del bene eterno) ancor prima che glielo chiediate.”
La preghiera, quindi, non è un modo di influire su Dio, perché Egli non si lascia e non può essere condizionato da nessuno, in quanto è la libertà assoluta, non sbaglia mai, vuole il nostro bene vero ed eterno. Neanche è necessario informarlo, Gesù dice che Dio già sa di cosa abbiamo bisogno.
La preghiera è stare sotto lo sguardo di Dio, cercarlo perché ci illumini su come dobbiamo agire.
Dice Gesù che è “beato chi ascolta la parola di Dio e la mette in pratica” ed ancora: “non chi dice Signore, Signore entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà di Dio”.
In altre parole: la preghiera cristiana non ha lo scopo di far diventare buono Dio, né di sottrarlo alla distrazione perché si ricordi di noi, né di fargli decidere qualcosa a nostro favore.
La vera preghiera è prendere coscienza dei nostri doveri cristiani; è convincersi a vivere da figlio di Dio. Ecco perché la preghiera per eccellenza è il Padre Nostro, dove nella prima parte Gesù insegna a noi quattro motivi per ubbidire a Dio, poi alcune cose da fare per la nostra salvezza eterna.
Con il segno della croce diciamo: Io mi impegno a vivere nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; cioè come mi insegna Dio e non a modo mio. Ecco perché mi ricordo di Gesù che per vivere nel nome di suo Padre ha accettato di morire in croce. Con la parola Amen (cioè: sono d'accordo) esprimo il mio proposito di volere imitare Gesù. Quando si recita l'Ave Maria si promette alla Madonna di vivere come Lei: sempre ubbidiente a Dio e sempre pronta a sacrificarsi per il bene altrui.
Come si vede, qualsiasi preghiera che sia cristiana ci spinge a prendere coscienza dei nostri doveri per viverli ogni giorno.

Preghiera di richiesta
Nel Vangelo ci viene detto di chiedere con insistenza, ma non qualsiasi cosa, bensì lo Spirito Santo!!! Egli ha il compito di suggerirci le cose giuste da compiere; perciò chiederlo vuol dire disporsi ad ubbidirgli anche quando non è facile.
Il cristiano può esprimere i suoi desideri, sempre disposto ad accettare con serenità la risposta di Dio, anche quando non è come la vorremmo. Se abbiamo fede, siamo convinti che Dio fa tutto con saggezza ed amore. Un vero cristiano pregava così:” Ti ringrazio Dio, perché non fai a modo mio”. Nell'orto degli ulivi, Gesù chiede al Padre di non farlo morire, però aggiunge:”se è possibile...”, e continua dicendo:”però sia fatta la tua volontà e non la mia”. Gesù, come uomo, vuole prepararsi ad accettare la morte con serenità: non vuole convincere Dio a cambiare il piano di salvezza.
I falsi cristiani pensano che Dio non ascolta le nostre richieste, invece siamo noi che non vogliamo ascoltare la sua risposta.
Se preghiamo come Gesù, troviamo la pace anche noi.

Pregare per gli altri
Significa cercare di capire quale bene dobbiamo fare agli altri (è opportuno consigliarsi con un sacerdote per non essere preda del proprio egoismo). Quando non possiamo fare nulla li affidiamo a Dio.
Dinanzi alla sofferenza nostra o degli altri, non dobbiamo essere fatalisti, ma dobbiamo darci da fare per cercare di modificare la situazione e contemporaneamente accettare il piano di Dio, perché non è da cristiani disperarsi quando i nostri tentativi non producono il risultato desiderato.
Rifletti: soffrire passa; l'aver sofferto per amore di Dio, non passa. Dice Gesù: ”Beato chi soffre, perché suo sarà il Paradiso”.


Pregare per le vocazioni (cioè perché ci siano più Sacerdoti e più Suore nella Chiesa di Dio)
Anzitutto, vuol dire che mi devo preparare a dire di si al Signore se mi indica questa strada. Inoltre mi devo chiedere cosa faccio per far capire agli altri che devono cercare il progetto divino su di loro e rendersi liberi dall'attaccamento ai propri desideri terreni per essere pronti a compiere, per il proprio bene e dell'umanità intera, la missione che Dio affida loro.
Non dimentichiamo però che vocazione ha un significato più ampio, cioè: chiamata. Ognuno di noi è chiamato da Dio a compiere questa missione: ama il tuo prossimo. Questo obiettivo può essere raggiunto o da consacrato (sacerdote o suora) o nella vita coniugale o da singolo. E' il Signore che deve indicare la strada a ciascuno di noi. Ecco perché il cristiano deve pregare così:”Signore, indicami Tu il sentiero da percorrere: io lo seguirò”.

La preghiera vera incomincia con le parole e si deve trasformare in fatti concreti. Perché ciò avvenga, cioè trasformare il nostro modo di vivere da umano in cristiano, è necessario pregare costantemente ed esercitarsi sul dominio dei propri istinti.
Spesso e volentieri dobbiamo richiamare alla nostra mente i propositi fatti, i difetti da eliminare. Dobbiamo convincere noi stessi sempre di più che è giusto quello che Dio ci insegna e perciò non dobbiamo desiderare a tutti i costi il benessere terreno. Così si esprime Sant'Ignazio di Lojola, fondatore dei Padri Gesuiti:”L' uomo deve usare le cose terrene tanto quanto lo aiutano a raggiungere lo scopo della sua esistenza eterna”. Perciò deve accettare cristianamente sia la salute sia la malattia; la vita lunga come la vita breve; la ricchezza come la povertà; ecc. Tutto è dono di Dio e tutto è una prova di Dio. Il benessere è una prova, perché Gesù dice che bisogna aiutare i bisognosi (non solo i parenti) in misura giusta (è bene consultarsi con un sacerdote per combattere il proprio egoismo!), altrimenti si va all'inferno. “Chi ama, compie il proprio dovere nei confronti del prossimo” (così dice Kant).
L'amore verso gli altri è un atto di fede, chi ne ha poca ha poco amore.
E' male non fare del bene. Ma è anche un danno a se stessi non accettare la sofferenza che Dio ci dà o permette.
La sofferenza è una prova necessaria per la salvezza, se non si accetta, porta alla disperazione.
La preghiera vera ci porta non alla rassegnazione, ma alla gratitudine verso Dio, che attraverso le prove giuste e necessarie, ci dà l'opportunità di guadagnarci il Paradiso. Questa è la nostra fede!
Rifletti:anche se perdi tutto, ma hai ancora la fede in Dio, non hai perso niente. Ma se perdi la fede in Dio, hai perso tutto!!!
Gesù, come uomo, prega a parole ma anche con la vita. Si ritira per quaranta giorni nel deserto per esercitarsi a fare a meno del piccolo benessere che aveva a casa sua.
Nel deserto dorme per terra e mangia alla men peggio: così fa l'esperienza che basta poco per vivere:ecco è pronto a superare la tentazione del benessere.
L'egoista vuole più comodità possibili o come diceva uno:” Si vuole il superfluo necessario”, ma con questa mentalità non si supera nessuna tentazione e non si raggiunge la felicità.
Gesù si esercita a vivere da solo, ma insieme con Dio; così si esercita a non avere bisogno dell'affetto degli altri, né la stima degli altri.
Vivendo da figlio di Dio, sa di essere amato da Dio, quindi non dà importanza al fatto che lo calunnieranno e resta nella pace non nell'amarezza.
Imitiamo la preghiera di Cristo nel deserto, creando il deserto nel nostro cuore perché ci sia posto per i sentimenti cristiani. Se non ci esercitiamo concretamente a vivere cristianamente, imponendoci volontariamente le giuste rinunce per essere padroni di noi stessi, non saremo mai felici. Ecco la necessità di imparare a pregare. E' la preghiera che ci rende felici!
“O Signore, la tua parola illumina la mia vita. Tu sei la vera Vita e mi insegni a vivere nella Verità e nella Giustizia. Nella difficoltà, la certezza della felicità eterna dà pace e serenità: Grazie a te, Signore Gesù. Amen.”
Rifletti: l'amore verso Dio non preserva da ogni dolore, ma ci fa accettare il dolore con serenità.

La preghiera purifica l'anima (chiedendo perdono e impegnandoci ad evitare il peccato con convinzione è possibile migliorare sempre di più); regola gli affetti (più che affezionarsi agli altri bisogna fare loro del bene; bisogna ringraziare Dio nella salute e nella malattia, quando siamo soli e quando siamo in compagnia, ecc.); dirige le azioni (è bene fare ciò che è giusto secondo Dio); corregge gli eccessi; riforma i costumi:” la preghiera vera ci porta alla conoscenza della parola di Dio e perciò, chi è di buona volontà fa ciò che è giusto anche se non piace” (San Bernardo).
“Troppo spesso crediamo che Dio non ascolti le nostre domande, mentre siamo noi che non ascoltiamo le sue risposte” (François Mauriac).
“Pregare vuol dire cercare i rimedi ai propri difetti” (Henry Ford).

La preghiera di lode
Non è un fine. Cristo non vuole ammiratori ma discepoli: “Non sa che farsene di chi lo loda, vuole che lo imitiamo il più possibile” (Kierkegaard Soren, filosofo cristiano).
Gesù sia il nostro fine; negli affetti il nostro amore; nelle parole ed azioni il nostro modello.
Essere cristiani non è facile, ma rende felici. Non è bene il vivere, ma il vivere bene.
Fare del bene è l'opera migliore (Voltaire).
La scelta di bontà non ha limite (Bacone).
I malvagi non raggiungono la felicità.

Preghiamo con Gesù e come Gesù
Il motivo che ha spinto Gesù, in quanto uomo, a pregare è stato quello di diventare padrone dei suoi istinti, dei suoi desideri terreni e dei suoi sentimenti umani. La preghiera gli ha dato la possibilità di vivere la vita terrena così come deve vivere un figlio di Dio.
Notiamo che Gesù non ha avuto una vita facile. Ha avuto tutte le difficoltà che incontra ogni essere umano, ma non si è depresso o scoraggiato e non ha ceduto alla tentazione perché ha pregato e si è lasciato aiutare dal Padre.
Gesù, infatti, ha accettato la Parola di Dio, non ha dato importanza a quello che diceva la gente, o a quello che a lui come uomo sembrava giusto.
Ecco perché Gesù, diventato adulto, si ritira nel deserto: vuole vivere di poco per non essere schiavo dei beni terreni e vivere da solo con Dio per non essere schiavo degli affetti umani.
Amare il prossimo, cioè volere e fare il bene, è una cosa giusta; affezionarsi tanto da pretendere l'affetto degli altri, la gratitudine degli altri è essere schiavi dei propri affetti. La schiavitù non rende felici.

Nelle tentazioni preghiamo come Gesù!
Nel deserto Gesù non si limita a fare buoni propositi o a dire: - Dio mio, aiutami a superare le tentazioni – per poi andare alla ricerca di ogni comodità possibile con la scusa che essendo su questa terra bisogna pur vivere.
C'è modo e modo di vivere! Gesù si esercita a vivere di poco, senza comodità, cercando l'amicizia di Dio e non quella degli essere umani.
Secondo Gesù, noi preghiamo quando cerchiamo di educarci a vivere senza troppe pretese, liberi dal volere a tutti i costi ciò che ci piace.
La preghiera, infatti, non consiste soltanto nel recitare delle preghiere ma in modo particolare nell'esercizio a vivere da cristiani con gesti concreti che ci aiutano a modificare le abitudini peccaminose o i nostri affetti disordinati.
Le tentazioni che Gesù ha avuto sono state l'occasione per prendere atto della sua libertà interiore acquistata proprio perché ha accettato con convinzione di vivere secondo l'insegnamento di Dio che ci è comunicato nella Bibbia.
E' bene leggere attentamente Matteo 4, 1-11.
Nota bene: la libertà consiste nella possibilità di scegliere o tra cose buone o tra cose cattive.
La spinta a fare ciò che è male la chiamiamo tentazione.
La Bibbia è il manuale della Verità; ecco perché è bene conoscerla per metterla in pratica.
Gesù ha stima di suo Padre e lo accetta come guida della sua vita, perciò non cede alle tentazione. Noi invece vorremmo che Dio ci concedesse ciò che a noi sembra giusto; inoltre quando ci è possibile fare a modo nostro, anche se è peccato, lo facciamo lo stesso perché pensiamo che tutto sommato non è un danno per la nostra vita e poi basta chiedere perdono a Dio e tutto finisce lì. Ragionando così si cade facilmente nella tentazione.

Gesù ringrazia
Così prega Gesù (Mt 11,25): - Ti ringrazio, Padre, perché hai nascosto la Verità ai presuntuosi e ai sapienti di scienza umana e l'hai comunicata agli umili.-
Gesù ringrazia, cioè riconosce che Dio vuole il nostro bene e gratis, cioè disinteressatamente e liberamente, comunica a noi la Verità che ci salva. Purtroppo i presuntuosi, i superbi rifiutano Dio perché si sentono sapienti abbastanza per raggiungere la felicità a modo loro, invece gli umili, cioè quelli che riconoscono i loro limiti, accettano la verità che Dio comunica.
Gesù ringrazia, cioè riconosce i meriti di Dio e predispone la sua volontà all'ubbidienza totale.
Grazie, infatti, vuol dire che prendiamo atto che tutto è dono di Dio e che perciò è giusto vivere ed utilizzare i suoi doni secondo le sue direttive perché ci conducono alla vera felicità.

Gesù c'insegna a prepararci ad accettare dalle mani di Dio ciò che piace poco o niente. (vedi Mt 16, 21-23; 17, 22-23; 20, 17-28)
Gesù ripete a se stesso e ai suoi discepoli, e non una sola volta, il Piano di Dio su di lui.
Dovrà soffrire per mano di gente malvagia, morire e infine Risorgere. Lo dice con serenità, con insistenza per preparare se stesso ad affrontare questi momenti difficili con fede e con dignità umana e cristiana.
Gesù ha pregato con fede, cioè per accettare la croce, non perché non ci fosse e così ha conquistato la serenità; se noi non facciamo altrettanto non troveremo mai la pace.
La pace anteriore conquistata a poco a poco è il segno che preghiamo come Cristo. Se siamo e restiamo nell'amarezza è perché preghiamo da pagani, senza fede e pretendiamo che Dio ci dia quello che chiediamo noi.

Chiedere come ha chiesto Gesù (Mt 26, 39-46)
Gesù sta per essere preso ed ucciso. Dopo l'ultima cena, si reca nell'orto degli ulivi e prega così:- Padre, se è possibile, non farmi morire; però non si faccia come dico io, ma come vuoi Tu.
Gesù esprime il suo desiderio umano, ma avendo stima di suo Padre dichiara convinto che vuole ubbidire, nonostante tutto. Dopo tre ore di preghiera costante, monotona, insistente accetta la morte e si rasserena.
Non è male presentare a Dio ciò che vorremmo noi, ma non bisogna mai perdere di vista che Dio, con saggezza ed amore, ci negherà ciò che non ci giova.

Gesù c'insegna a chiedere nel suo nome (rifletti: non a nome suo, chiaro?)
Mt 18,19-20. Chiedere nel suo nome o invocare il nome di Gesù, vuol dire chiedere come ha chiesto Lui: Padre vorrei...., ma se non è possibile, sia fatta la tua volontà.
Quindi prima di chiedere qualcosa ci dobbiamo disporre ad accettare con serenità il contrario di quello che chiediamo, qualora Dio non concede o non concede subito quello che chiediamo.
E lo dobbiamo ringraziare. Meno male che Dio ci dà solo ciò che giova alla nostra salvezza eterna!
Così ragiona e prega il vero seguace di Cristo. I sentimenti di Cristo devono essere i nostri. Gesù ha pregato per accettare la croce, anche noi dobbiamo pregare per raggiungere lo stesso scopo.
Gv 12, 23-28 ci tramanda la preghiera di Gesù: “L'ora è venuta”; Gesù si ripete che è giunto il momento cruciale della sua vita e ci dimostra che fare la volontà di Dio accettando una morte ingiusta, violenta e per colpa della cattiveria umana, è la cosa migliore che si possa fare se si vuole raggiungere la vera felicità . Ecco perché aggiunge che il Figlio dell'Uomo sta per essere innalzato alla Gloria.
Perciò la sua preghiera è cercare i motivi per accettare la prova:- se il frumento non muore, non porta frutto.- Chi ama la sua vita, la perde; chi è pronto a perdere la propria vita per ubbidire a Dio, raggiungerà la felicità eterna.-
E' profondamente turbato, ma riflette con se stesso e dice:- che devo fare? Dire al Padre di farmi evitare questa prova? Ma per questo sono venuto sulla terra! Allora Padre glorifica il tuo nome.
Così combatte il turbamento e lo scoramento, così dobbiamo fare anche noi.
E' vero, Gesù ha anche urlato:- Dio mio, perché mi hai abbandonato? E' l'urlo dell'uomo, ma Gesù ci insegna a non lasciarsi sconfiggere da un sentimento sbagliato. La fede deve vincere e allora conclude:- Padre, nelle tue mai affido la mia vita.
La pace è il frutto della vera preghiera. AMEN.

dal sito
http://www.rocciadisalvezza.it/scritti/itinerario_di_fede/la_preghiera.htm

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