sabato 18 luglio 2009

QUANDO LE CROCI SONO TROPPE


Quando le croci sono troppe
(di Giovanni Francile)


Un uomo viaggiava, portando sulle spalle tante croci pesantissime. Era ansante, trafelato, oppresso e, passando un giorno davanti ad un crocifisso, se ne lamentò con il signore così:
"Ah, signore, io ho imparato nel catechismo che tu ci hai creato per conoscerti, amarti e servirti... Ma invece mi sembra di essere stato creato soltanto per portare le croci! Me ne hai date tante e così pesanti che io non ho più forza per portarle...".
Il Signore però gli disse: "ieni qui, figlio mio, posa queste croci per terra ed esaminiamole un poco... Ecco, questa è la croce più grossa e la più pesante; guarda cosa c' è scritto sopra...".
Quell'uomo guardò e lesse questa parola: sensualità.
"Lo vedi?", disse il Signore, "questa croce non te l'ho data io, ma te la sei fabbricata da solo. Hai avuto troppa smania di godere, sei andato in cerca di piaceri, di golosità, di divertimenti... E di conseguenza hai avuto malattie, povertà, rimorsi".
"Purtroppo è vero, soggiunse l'uomo, questa croce l'ho fabbricata io! E' giusto che io la porti!". Sollevò da terra quella croce e se la pose di nuovo sulle spalle.
Il Signore continuò: "Guarda quest' altra croce. C'è scritto sopra: ambizione. Anche questa l'hai fabbricata tu, non te l'ho data io. Hai avuto troppo desiderio di salire in alto, di occupare i primi posti, di stare al di sopra degli altri... E di conseguenza hai avuto odio, persecuzione, calunnie, disinganni".
"E' vero, è vero! Anche questa croce l'ho fabbricata io! E' giusto che io la porti!". Sollevò da terra quella seconda croce e se la mise sulle spalle.
Il Signore additò altre croci, e disse: "Leggi. Su questa è scritto gelosia, su quell'altra: avarizia, su quest'altra...".
"Ho capito, ho capito Signore, è troppo giusto quello che tu dici...".
E prima che il Signore avesse finito di parlare, il povero uomo aveva raccolto da terra tutte le sue croci e se le era poste sulle spalle.
Per ultima era rimasta per terra una crocetta piccola piccola e quando l'uomo la sollevò per porsela sulle spalle, esclamò:
"Oh! Come è piccola questa! E pesa poco!". Guardò quello che c'era scritto sopra e lesse queste parole: "La croce di Gesù".
Vivamente commosso, sollevò lo sguardo verso il Signore ed esclamò: "Quanto sei buono!". Poi baciò quella croce con grande affetto.
E il Signore gli disse: "Vedi, figlio mio, questa piccola croce te l'ho data io, ma te l'ho data con amore di padre; te l'ho data perché voglio farti acquistare merito con la pazienza; te l'ho data perché tu possa somigliare a me e starmi vicino per giungere al cielo, perché io l'ho detto: 'Chi vuole venire dietro a me prenda la sua croce ogni giorno e mi segua...', ma ho detto anche: 'il mio giogo è soave e il mio peso è leggerò".
L'uomo delle croci riprese silenzioso il cammino della vita; fece ogni sforzo per correggersi dei suoi vizi e si diede con ogni premura a conoscere, amare e servire Dio.
Le croci più grosse e più pesanti caddero, una dopo l'altra dalle sue spalle e gli rimase soltanto quella di Gesù.
Questa se la tenne stretta al cuore fino all'ultimo giorno della sua vita, e quando arrivò al termine del viaggio, quella croce gli servì da chiave per aprire la porta del paradiso.

sabato 11 luglio 2009

NUOVO MESSAGGIO MEDJUGORJE


Apparizione del 10 Luglio 2009 ore 22:00
Carissimi amici, ecco quanto Krizan ci ha comunicato sull’apparizione avuta da Ivan ieri sera, 10 Luglio 2009, alla Croce blu alle ore 22:00: «Stasera la Gospa è venuta gioiosa e felice. All’inizio, ci ha salutato tutti col suo abituale materno saluto: “Sia lodato Gesù, cari figli miei, figliolini miei!”. Dopo questo la Gospa ha detto: “Cari figli, anche oggi vi invito in questo tempo di grazia: aprite i vostri cuori, apritevi allo Spirito Santo. Cari figli, in particolare stasera vi invito a pregare per il dono del perdono. Perdonate, cari figli, amate. Sappiate, cari figli, che la Madre prega per voi e intercede presso Suo figlio. Grazie, cari figli, per avermi accolto anche oggi, aver accolto i miei messaggi e perché vivete i miei messaggi”. Dopo questo, la Gospa ha pregato su di noi con le mani distese, ha pregato in particolare sui malati presenti, ha benedetto tutti noi con la sua Benedizione materna e ha benedetto tutti gli oggetti che abbiamo portato per la benedizione. Dopo questo Ivan ha raccomandato alla Gospa tutti noi, i nostri bisogni, le nostre intenzioni, le nostre famiglie e in particolare i malati. Dopo questo la Gospa ha pregato un tempo per i malati presenti con le mani distese. Abbiamo pregato con la Gospa un Padre nostro e un Gloria al Padre e poi la Gospa se n’è andata nel segno della luce e della croce col saluto: “Andate in pace, cari figli miei!”»

mercoledì 8 luglio 2009

"PILLOLE" DI MADRE TERESA

Non sapremo mai quanto bene può fare un semplice sorriso. Amiamo.. non nelle grandi ma nelle piccole cose fatte con grande amore. C'è tanto amore in tutti noi. Non dobbiamo temere di manifestarlo. (Madre Teresa)

IL COMANDAMENTO DELLA GIOIA di Don Gabriele Burani


PER IL CRISTIANO LA GIOIA NON E' UN INVITO....E' UN COMANDO!

LA TRISTEZZA E' UN VIZIO CAPITALE, E' UNA FORMA DI EGOISMO

FILIPPESI 4,1

Perciò fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!
[4.4] Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto. Siate lieti. [4.5] La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! [4.6] Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti. [4.7] E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.
[4.8] In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri. [4.9] Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele. E il Dio della pace sarà con voi!


Kaìrete èn Kurio siate lieti, rallegratevi, gioite. È il verbo dei saluto dell'angelo a Maria all'annunciazione. È qui un saluto, un invito, un augurio? No, è un comando; è all'imperativo, e si ripete (anche 2,18, 3,1). Paolo è prigioniero e dà il comandamento della gioia. Uno degli aspetti della genialità spirituale di Paolo è il comando di gioire; la gioia non solo come esito di attività che ben riuscite o di successi, né solo come stato emotivo, né come dato di temperamento.
Se scrive "sempre" vuol dire che è una gioia non motivata in modo naturale: gli avvenimenti esterni cambiano, lo stato emotivo cambia. Certo, la gioia è un dono del Signore ma è anche uno stato da ricercare, da conquistare con impegno, c'è un comando. Come ci sono comandi ad amare, a perdonare, a pregare, a non mentire....

Quanti motivi avrebbe Paolo per non essere nella gioia? È in catene, è solo, ha molti nemici, ha sofferto fisicamente in molte occasioni; si arrabbia facilmente, è scontento per le sue comunità... eppure parla di gioia, anzi comanda la gioia; è un dovere custodire la gioia. Non si tratta di un banale essere allegri e spensierati, di non considerare il male...
Si tratta piuttosto di considerare che nulla, nemmeno la prigione (1,12, può togliere la gioia cristiana di cui parla Paolo. Nessun problema esterno, nessun ostacolo, nessuna persecuzione, nessuna povertà, neppure gli stati d'animo o il temperamento personale.... ci si può e ci si deve educare alla gioia in ogni situazione. Per questo Paolo ha un comando, perché è possibile realizzarlo.

PAOLO DEFINISCE LA GIOIA CRISTIANA

Lieti nel Siqnore La gioia è dono del Signore, ma è un vivere IN Cristo risorto, è un essere uniti o Cristo, è un vivere in lui. Chi vive unito a Gesù, partecipo della vita di Gesù, partecipo della gioia dei Risorto. Lieti NEL Signore, vivendo in lui. E se sono in Gesù, nulla può distruggere la gioia perché nulla può distruggere il suo amore per me, nulla può distruggere il Cristo risorto.

Paolo ha sempre nel cuore l'esperienza di un Gesù che gli ha trasformato l'esistenza e la riempie di gioia profonda.

Siate lieti sempre:

È una gioia continua, che richiede anche un impegno costante. Dobbiamo combattere le tentazioni, come la tentazione della tristezza, che è uno dei vizi capitali, secondo Evagrio Pontico. Non mancano tante minacce alla gioia, momenti di sconforto: non dobbiamo fissarci sui pensieri negativi, non indulgere alla autocommiserazione che è una comoda via di fuga dagli impegni; non lasciare che la tristezza prenda possesso della vita. È un male, un vizio; è una forma di egoismo perché è avere la mente puntata su se stessi più che sugli altri e sul Signore.
È molto ricco questo comando: la gioia stabile significa che non sono gli avvenimenti esterni che ci determinano, né i nostri sentimenti. La vita cristiana è libertà, é molto affascinante.

Gioia e carità.

Amabilità, affabilità nota a tutti, scrive Paolo. Una vita amorevole che è nota a tutti, nel senso che lo stile mite, l'amore, si diffonde come un profumo. Lo si capisce bene: la gioia è un sentimento estroverso, verso l'altro da sé, un sentimento estatico; Dio è nella gioia perché ogni persona divina è rivolta alle altre. Quando c'è amore c'è gioia, e la cura per vivere nella gioia è la carità; chi non è nella gioia è un peso per gli altri, tende a farsi servire invece di servire, cioè si presenta come un problema, uno che manca e si appella agli altri. ( Non è un giudizio morale, è condizione esistenziale inizialmente). Chi manca di gioia impone un peso agli altri e questa è una mancanza di carità.
E lo stile triste e depresso è un puntare l'attenzione su stessi più che sugli altri.

Gioia e umiltà

A volte un considerarsi troppo importanti, un mettersi troppo al centro della attenzione, a volte manifesta un avere pretese, un essere permalosi. Chi è poco umile accumula una serie infinita di motivi per cui essere alterato, arrabbiato, scontroso, triste....

II Signore è vicino:

Il Signore viene, il pensiero della 'parusia' è certamente un motivo di gioia. Come credenti trasmettiamo questo alle persone: il Signore è vicino, è vicino a te, alle tue sofferenze, ai tuoi guai, è vicino alla tua vita. Non temere. Con la sua vita il cristiano incarna la fiducia escatologica.
Paolo non comanda solo la gioia, ma un nuovo comportamento; la gioia cristiana si esprime nella bontà dei credenti, nella capacità di accoglienza.

Rifletti sul tuo modo di irradiarti all'esterno. Non puoi modificarti continuamente su comando ma puoi renderti conto dei sentimenti che di volta in volta ti condizionano, di quanto spazio concedi al risentimento, alla insoddisfazione, alla amarezza, e di quante possibilità crei alla gioia e alla bontà di espandersi al tuo interno e di irradiarsi al di fuori.

Non angustiatevi per nulla.


(meden merimnate) Non preoccupatevi di nulla. È il verbo che ritroviamo nel brano di Marta e Maria (Lc 10,38-42) e che caratterizza Marta, presa dalle molte occupazioni, agitata e distratta rispetto al Signore presente. II contenuto è affine a quello di Mt 6,25: "non preoccupatevi per la vostra vita...". La "amerimnla" cioè l'assenza di preoccupazioni, è una virtù cristiana, testimonia la fede del credente che vive nella attesa dell'incontro con il Signore. Le preoccupazioni sono quelle riguardanti (a vita quotidiana e che possono dividere il nostro cuore; noi aspiriamo ad avere un cuore unito al Signore, senza distrazioni e le preoccupazioni sono questo, sono ciò che ci distrae dal Signore. Non è il lavoro, la fatica per la missione che ci distrae, non è l'occupazione ma la pre-occupazione, è la agitazione, è l'avere il cuore diviso, è l'affanno.
Lavorare, faticare, spenderci ma senza angustiarci, senza affanno: è testimonianza di fede, di abbandono in Dio; il cristiano è chiamato alla pace. II carisma della presidenza richiede la capacità di creare unione, pace tra le persone, di armonizzare i carismi; ma chi ha il cuore diviso (e questo è il dono grande del celibato, avere unità interiore), chi vive in affanno, chi affoga nelle preoccupazioni, facilmente crea un clima di contrasto intorno a sé, crea tensione.
Cosa scrive infatti Paolo? ma in ogni circostanza fate presenti o Dio le vostre richieste, con preghiere_ suppliche e ringraziamenti. La fede viene vissuta nella preghiera, la preghiera è abbandono fiducioso in Dio, è trovare la pace interiore, nel senso di una interiorità non frammentata. Chi è in pace con Dio e con se stesso trasmette pace intorno; chi è unito nel suo cuore tende a creare unione negli altri.
In sostanza, le situazioni che affrontiamo nella nostra vita quotidiana sono problematiche, possono generare affanni, e preoccupazioni ma il dialogo continuo con il Signore ci permette di vivere in questo mondo, con libertà, trasmettendo pace.

E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.

v. 8 Otto qualità: una sintesi etica da ricordare. Non sono qualità caratteristiche del cristiano, sono una lista vicina alla filosofia stoica, qualità 'umane' in senso generale. Questo non ci conduce ad affermare che se uno è un buon uomo, onesto, è già cristiano; Paolo si rivolge a persone già cristiane, con una esplicita fede in Gesù, e le conseguenze che ne derivano. Ma Paolo ci fa capire che la vita cristiana è una vita di pienezza umana. II cristiano è un segno nel mondo di una umanità realizzata in pienezza, una umanità ricca, bella, e anche per questo felice. Una persona nobile, leale, veritiera, pura, giusta... conduce una vita bella, rispettabile, lodevole dal punto di vista umano.
II cristiano si contrappone alla mondanità, che in fondo coincide con le varie forme di idolatria, ma vive su questa terra una vita felice perché virtuosa, bella.
Gesù ha vissuto una umanità bella, vera, gioiosa e così il cristiano può vivere la sua vita come un capolavoro di umanità.
E direi, il prete in particolare, come pastore, come'maestro', è chiamato ad una vita umanamente bella, in quanto vita spirituale. Siamo chiamati ad una vita virtuosa, nobile, autentica; ad una vita umanamente ricca, che dà soddisfazione. Non è un male se viviamo da preti con soddisfazione, se sappiamo apprezzare i valori, le realtà terrene, se abbiamo anche amicizie belle.
Se invece di un prete perennemente indaffarato, teso, svuotato, sacrificato i parrocchiani vedono un prete sereno, pacificato, felice di fare quello che fa, non è una cattiva testimonianza.
II fatto di considerare la vocazione al sacerdozio, che rimane chiamato di Dio, e l'essere disponibili, da parte dei giovani, è certamente legato al nostro modo di vivere. Se siamo felici nella nostra vita da consacrati, diamo una testimonianza, e anche nasce in noi un desiderio di 'fecondità', come una coppia che vive con gioia l'amore di coppia, è portata alla, fecondità.

venerdì 3 luglio 2009

AVVISO IMPORTANTE!

La trasmissione a RAI DUE di sabato 4 luglio su Medugorje e Nuovi Orizzonti registrata questi giorni, è stata anticipata alle ore 9.45! Vi chiedo di fare un passaparola tra i vostri amici, di seguirla e di sostenerci con la preghiera!!! Un abbraccio a tutti da Medu e sempre uniti nello Spirito!!! Ci saranno contributi di Nek, Paolo Brosio, dei Veggenti e tanti altri..

03/07/2009 | Fonte: Avvisi dal sito "Maria a Medjugorje"

giovedì 2 luglio 2009

DECALOGO DELL'AMICIZIA




1. Non aspettarti niente da nessuno, dona tutto a tutti perché Dio dona tutto a te.

2. Accogli il sentimento che nasce spontaneo nel cuore,purificalo da ogni egoismo e rendilo dono.

3. Cerca di capire l'altro per aiutarlo a essere diverso da te: amicizia non è plagio.

4. Non nasconderti all'altro, non nascondere l'altro a se stesso: amicizia è darsi la verità.

5. Crea in te un cuore d'amico, un cuore sereno e gioioso che illumini il volto dell'altro.

6. Allarga lo spazio delle tue amicizie, perché non siano feudi del tuo potere.

7. Dio ha creato le razze perché ti ritrovi in volti e cuori uguali e diversi: sono tutti tuoi amici.

8. La natura è il grande giardino creato per te: amalo e rispettalo, è l'amico che ti rivela i segreti del vivere umano.

9. Dio è l'amico fedele per sempre: ti cerca e ti ama anche se tu lo tradisci o lo ignori.

10. L'amicizia nasce nel tuo cuore, ma prima e perenne sorgente è l'Amore infinito di Dio.

(Don Giorgio Basadonna)

NUOVO MESSAGGIO MEDJUGORJE


Messaggio del 2 luglio 2009 ( Mirjana )


Cari figli! Io vi chiamo perché ho bisogno di voi. Ho bisogno di cuori pronti ad un amore immenso. Di cuori non appesantiti dalla vanità. Di cuori che sono pronti ad amare come ha amato mio Figlio, che sono pronti a sacrificarsi come si è sacrificato mio Figlio. Ho bisogno di voi. Per poter venire con me, perdonate voi stessi, perdonate gli altri e adorate mio Figlio. Adoratelo anche per coloro che non l’hanno conosciuto, che non lo amano. Per questo ho bisogno di voi, per questo vi chiamo. Vi ringrazio.

mercoledì 1 luglio 2009

COME LIBERARSI DAL PECCATO, CANCRO CHE CI PORTA ALLA MORTE DELL'ANIMA (E DEL CORPO)


Discorso ai giovani: come liberarsi dal peccato, il cancro che ci porta alla morte - Eco di Medjugorje

Tra i discorsi del padre Raniero Cantalamessa, predicatore ufficiale del Papa, ce n'è uno tenuto ai giovani, che ha particolarmente colpito e che cerchiamo di riassumere.

La sua riflessione parte dalla condanna che Gesù fa dell'ipocrisia degli scribi e farisei “sepolcri imbiancati”. Queste parole ci permettono di riconoscerci tutti peccatori; ma il cristiano ha anche una grande speranza: “Cristo è morto per tutti i nostri peccati”, ma risorgendo ha abbattuto il muro della morte e ci ha spalancato le porte della speranza. E San Giovanni aggiunge: “Chiunque ha questa speranza purifica se stesso come Egli è puro” (1 Gv.3).

Dunque, partendo dalla morte e resurrezione di Cristo dobbiamo purificarci, cioè deporre il peccato. Immaginate una folla di condannati ai lavori forzati, in un campo grigio e nebbioso, che si trascinano un'enorme palla di ferro ai piedi e perciò non possono scappare. A un certo punto arriva qualcuno che tocca i ferri, si sciolgono le catene e le persone sono libere, camminano, e non credono neppure loro di essere liberi. Ecco, anche noi dobbiamo vivere qualcosa del genere e sentire che ci cade di dosso una palla di piombo. Immaginate ancora dei buoi che haimo lavorato tutto il giorno e arrivano alla sera sfiniti. Viene qualcuno e li scioglie dal carro. Ecco, questo carro è il nostro peccato, è il tumore che ci fa morire per sempre.
Come possiamo essere liberati? Emigriamo dall'Egitto del peccato, facciamo un esodo. Il risultato sarà l'entrata nella Terra promessa.

La 1° tappa è riconoscere il peccato, ammettere che abbiamo peccato e ciò non è facile perchè ci viviamo dentro, viviamo in un mondo che ha fatto del peccato la quintessenza della sua vita. Il mondo non ha più paura del peccato e ci scherza. La stessa lingua italiana ha coniato espressioni per minimizzare il peccato, chiamandolo vizietto, peccatuccio ecc., rendendo così tutto una cosa innocente!
Viviamo in un mondo che ha paura di tutto (AIDS, guerre ecc.) ma non ha paura del peccato, che è la guerra dichiarata a Dio, all'Eterno, a Colui che ti tiene la mano al punto che, se ti lasciasse un attimo, tu ripiomberesti nel nulla. Noi non abbiamo più paura di questo. Siamo tutti sotto narcosi e invece dobbiamo svegliarci. La Parola di Dio vuole che chiamiamo il peccato peccato, che ci accorgiamo che esiste ed è una cosa seria... Il peccato è quella cosa tremenda che è l'odio, la violenza, l'ingiustizia, la povertà, la lussuria, l'abuso... La Parola di Dio ci dice che se vogliamo liberarci dal peccato dobbiamo riconoscerlo; esso non è una cosa astratta, ma il vero pericolo della nostra vita. Il mondo dirà il contrario, ma noi sappiamo dove porta il mondo, che “è tutto sotto il potere del maligno” (1 Gv.5).

Il 2° passo da compiere: pentirsi del peccato. Solo lo Spirito Santo, che conosce Dio, sa cos'è il peccato e il pentimento. Quando lo Spirito Santo viene, per prima cosa “convincerà il mondo di peccato” (Gv. 16,8), il mondo cioè l'uomo. Pentirsi significa cambiare mente, giudizio...: ma non è solo sostituire un giudizio a un altro; pentirsi significa sostituire il nostro giudizio con quello di Dio..., significa gettarsi dentro l'abisso del giudizio di Dio e dire: “Signore, io non mi conosco... Tu sai tutto di me... mi getto in questa verità, accetto il tuo giudizio su di me. Questo è il miracolo del cuore contrito, che per Dio diventa una villa, un palazzo... Dio guarda al cuore contrito”. Così, dopo aver riconosciuto il nostro peccato e esserci pentiti, non ci resta che compiere il 3° passo.

3° Tappa: rompere con il peccato definitivamente. Rompere con quel peccato che ci incatena, che appanna i nostri rapporti con Dio... La catena deve essere spezzata. Questa tappa consiste nel dire un bel “basta” al peccato. Dio ci invita a un divorzio santo tra noi e il peccato, specialmente da quel peccato che diventa per noi una catena e senza il quale abbiamo paura di vivere, perchè poi saremmo costretti a cambiare: e allora lo teniamo ben nascosto in noi.
Adesso dobbiamo decidere: voglio stare col Vangelo o con me stesso? Questo peccato può essere diverso in ciascuno, ma c'è nella vita di ognuno di noi. Quindi dobbiamo dire: “Signore aiutami Tu, da oggi voglio fare senza questo peccato!” Potremo ricadere.., ma sarà diverso perchè adesso il Signore sa che il tuo cuore non è più lì... Appena abbiamo capito qual'è questo peccato, bisogna correre subito a fare un contrario a quel peccato...

Se un uomo ha, supponiamo, il vizio del gioco, per liberarsene non deve dire: Signore, da domani non giocherò più, ma deve decidere di non giocare subito,adesso, in questo momento. Ecco così è possibile la liberazione. Il Signore ci aiuterà, ma noi dobbiamo offrirgli la nostra decisione di non compiere il peccato. Alla fine il padre ci invita all'ultimo passo necessario perchè la nostra liberazione sia completa.

4° tappa: distruggere il corpo del peccato. Continuando a peccare ogni giorno, ripetutamente.., nella nostra vita si è formata una crosta calcarea... che si infiltra nei nostri atti... Confessandoci, andando a messa, il più viene eliminato.., ma siccome la contrizione non è sempre perfetta, succede che rimane un po' di calcare che fa massa, che forma il cuore di pietra. Allora ciò che bisogna distruggere è il nostro cuore di pietra, quello che ci siamo fatti da soli, coi nostri peccati... dicendo di no alle beatitudini...
Dobbiamo andare da Dio nella Santa Confessione per cambiare questo cuore di pietra... là dove il Sangue di Cristo scioglie il nostro cuore di pietra...; la Passione di Cristo è una fornace: gettiamo in essa il nostro cuore di pietra per vederlo disciolto... e ottenerne uno nuovo... Quando gli ebrei hanno cominciato l'esodo avevano paura, ma quando sono entrati nel Mar Rosso ne sono usciti liberi... Diventiamo liberi anche noi per la grazia di Cristo che è morto per noi. (discorso a Poggio Rusco, MN, 3.11.90 — riassunto da Paola)