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tratto da: Charles De Foucald, Come un Chicco di grano, Edizioni Paoline, Milano, 2002
"CHI AMA, IMITA"
«Silenziosamente, nascostamente come Gesù a Nazareth, oscuramente, come lui, voglio «passare sconosciuto sulla terra, come un viaggiatore nella notte», poveramente, laboriosamente, umilmente, dolcemente, facendo il bene come lui, disarmato e muto dinanzi all'ingiustizia come lui; lasciandomi, come l'Agnello divino, tosare ed immolare senza resistenza né parlare; imitando in tutto Gesù nella sua vita a Nazareth e, giunta l'ora, nella sua Via Crucis e nella sua morte» (OS, 356-357).
Desidero seppellirmi fin da ora nella vita di Nazareth come egli si seppellì per trent'anni, facendo per quello che mi è possibile tutto il bene che lui faceva, senza cercare di fare ciò che lui non cercava di fare... Considererò tutto il resto, benché appaia molto seducente, come una tentazione» (OS, 675).
Mio Gesù,
la tua fu una vita di umiltà:
tu che sei Dio, ti sei fatto uomo
e sei apparso come l'ultimo degli uomini. La tua fu una vita di abiezione: sei sceso fino all'ultimo tra gli ultimi posti. Hai vissuto coi tuoi genitori a Nazareth, per vivervi della loro vita, della vita dei poveri operai, del loro lavoro. La tua vita fu come la loro povertà e la loro fatica; essi erano sconosciuti, e tu sei vissuto all'ombra del loro nascondimento. Sei stato a Nazareth, piccola città sperduta, nascosta tra le montagne, da cui «niente usciva di buono», ritirato dal mondo, lontano dalle grandi capitali: e tu sei vissuto in questo ritiro. Eri sottomesso ai tuoi genitori: la tua vita fu una vita di sottomissione filiale: essa fu quella del modello dei figli, vivendo tra un padre e una madre poveri operai. Ecco ciò che fu la tua vita a Nazareth! Grazie, grazie, grazie! (Scritti Spirituali - SS, IX l I, 51-52)
Bisogna cercare di impregnarci dello spirito di Gesù leggendo e rileggendo il Vangelo, meditando e rimeditando senza sosta le sue parole e i suoi esempi: che essi facciano nelle nostre anime come la goccia d'acqua che cade e ricade su una lastra di pietra sempre allo stesso posto (OS, 139).
La perfezione sta nell'essere come il Maestro... Il nostro Maestro è stato disprezzato, il servo non deve essere onorato; il Maestro è stato povero, il servo non deve essere ricco; il Maestro ha vissuto col lavoro delle sue mani, il servo non deve vivere con le proprie rendite; il Maestro andava a piedi, il servo non dovrebbe andare a cavallo; il Maestro stava in compagnia dei piccoli, dei poveri, degli operai; il servo non deve stare insieme ai grandi signori; il Maestro è passato per un operaio, il servo non deve passare per un gran personaggio; il Maestro è stato calunniato, il servo non deve essere lodato; il Maestro è stato mal vestito, mal nutrito, male alloggiato, il servo non deve essere ben vestito, ben nutrito, bene alloggiato; il Maestro ha lavorato, si è affaticato, il servo non deve riposarsi; il Maestro ha voluto apparire piccolo, il servo non deve voler apparire grande... Imitiamo Gesù in tutto, qui sta la perfezione: Gesù è Dio... Dio è perfetto
Noi non dobbiamo né agire senza pregare (questo mai) né pregare senza agire, quando abbiamo i mezzi per agire; dobbiamo agire pregando, e se non abbianmo alcun mezzo di agire, accontentiamoci di pregare (OS, 163).
Tutta la nostra vita, per quanto muta essa sia, la vita di Nazareth, la vita del deserto, così come la vita pubblica, devono essere una predicazione del vangelo mediante l'esempio; tutta la nostra esistenza, tutto il nostro essere deve gridare il Vangelo sui tetti; tutta la nostra persona deve respirare Gesù, tutti i nostri atti, tutta la nostra vita devono gridare che noi apparteniamo a Gesù, devono presentare l'immagine della vita evangelica; tutto il nostro essere deve essere una predicazione viva, un riflesso di Gesù, un profumo di Gesù, qualcosa che gridi Gesù, che faccia vedere Gesù, che risplenda come un'immagine di Gesù (OS, 393).
La fede dell'anima e la fede nelle opere, l'una e l'altra riunite, compongono la fede vera, la fede viva: una fede senza le opere non sarebbe fede, sarebbe una fede morta, sarebbe una derisione della fede (OS, 148).
Amiamo ogni uomo perché è nostro fratello e perché Dio vuole che lo consideriamo e lo amiamo tenerissimamente come tale, perché egli è il figlio del Dio beneamato e adorato e perché è costato il sangue di nostro Signore, amato da Dio fino a dare per lui suo Figlio. Stimiamo, amiamo dal profondo del cuore ogni uomo in vista di Dio, nostro Padre comune (OS, 85-86).
L'amore consiste non nel sentire che si ama, ma nel voler amare; quando si vuole amare, si ama; quando si vuole amare sopra ogni cosa, si ama sopra ogni cosa (OS, 772).
Pensate molto agli altri, pregate molto per gli altri. Dedicarsi alla salvezza del Prossimo con i mezzi in vostro potere, la preghiera, la bontà, l'esempio, è il miglior mezzo per dimostrare allo Sposo divino che voi l'amate.
L'amore non giudica colui che ama, ma cerca di scusarlo, prega per lui, supplica per lui; si è indulgenti verso chi si ama... Agiamo così per umiltà: guardiamo la trave del nostro occhio, piuttosto che la pagliuzza del prossimo; per il raccoglimento: contempliamo Dio, teniamo la mente unita a Dio e non distraiamoci a guardare le creature, a giudicarle; per bontà: abbiamo un cuore dolce, soave, senza asprezze. La carità non si mette a riflettere sul male: «essa tutto crede, tutto spera» (OS, 204).
Compassione, dolore per i mali delle anime e dei corpi del prossimo, tenera afflizione per i peccati, le sofferenze, le infermità morali e fisiche... Questo dolore sarà tanto più vivo quanto più il nostro amore per gli uomini sarà grande, e cioè quanto più elevato sarà il grado in cui noi avremo la virtù della carità (OS, 195).
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